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Prime Esperienze

STORIA DI AURORA - Cap. 2 "Giulia"


di Membro VIP di Annunci69.it aurorafilippo
08.04.2020    |    7.813    |    16 9.8
"Solo che la sguardo di Aurora ora cela un ombra, il sorriso è meno limpido..."
Nelle foto di classe delle elementari ed in quelle degli anni del liceo, da piccole sorridenti al mare e attorno alle torte di compleanno, e poi ai saggi, alle gite scolastiche, sulle panchine dei giardini comunali e col gruppo di amici al ristorante, in discoteca, nei viaggi e nelle serate estive.
Aurora e Giulia, amiche da sempre, in tutte quelle foto erano vicine ma di certo nessuno avrebbe potuto scambiarle per sorelle: Aurora magra e bionda, capelli lisci, danza classica, pianoforte e sempre composta, Giulia dai capelli bruni e ribelli, estroversa, fisico sportivo divenuto prosperoso con l'adolescenza, entrambe molto belle.
«Come sono felice, Giulia!», esclama Aurora facendola entrare e abbracciandola.
Dopo il liceo le loro strade si erano divise. Aurora si era iscritta nell'università della sua cittadina, mentre Giulia, che sopportava meno la mentalità chiusa di quelle parti, si era iscritta in una facoltà fuori regione, dove si era stabilità successivamente anche per lavorarci. Ma ora che Aurora viveva a venti minuti di treno da lei avevano colto l'occasione per rivedersi, come si erano ripromesse.
L'odore del caffè avvolge le loro parole ed Aurora comprende meglio i racconti dell'amica ora che le ambientazioni sono le sue e quell'inflessione e quel modo di vita sono il mare in cui anche lei è immersa.
Poi Giulia ascolta di quella cattedra part-time, di quel corso per abilitarsi all'insegnamento e le chiede come se la cava coi soldi, lì dove la vita costa di più rispetto alla loro terra. Le chiede anche della casa e dell'affitto.
«Cosa vuol dire, che per adesso hai risolto almeno con l'affitto? Hai chiesto i soldi ai tuoi?».
Aurora le risponde con un sorriso sfuggente.
«Ne ho parlato col padrone di casa, è stato comprensivo ...», dice con malcelato imbarazzo.
Giulia avverte nella sua risposta qualcosa di troppo dissonante per sfuggire alla sua sensibilità.
«Ma questo padrone di casa … com'è?» ed accompagna la frase con lo stesso sorriso malizioso di quando si confidavano le prime cotte da ragazzine.
Solo che la sguardo di Aurora ora cela un ombra, il sorriso è meno limpido.
Giulia vuole sapere, non si accontenta di quella risposta vaga ed Aurora, che in quelle settimane si era tenuta tutto dentro ed aveva parlato solo con se stessa ed anche quello le restava difficile perché era stato come un dialogo fra sconosciuti, alla fine, si confida.
Le dice di quella proposta che il padrone di casa le aveva fatto, di scontare cioè i 700 € di arretrati di affitto andando a casa sua per sette sere di seguito e che no, non era stata ricattata e che certo, era stata sorpresa, disgustata, ma poi era venuta fuori una parte di sé che non conosceva, e che quindi lo aveva succhiato con sempre maggiore voglia e che le si era conficcato nella mente il desiderio di farlo di nuovo, di farlo sempre, di essere uno strumento di piacere nelle sue mani.
Giulia la guarda e le parole usate all'inizio per descrivere quel «bastardo» diventano sempre meno convinte dal momento che Aurora lo difende e dice che no, la sua è stata una scelta, all'inizio forse meno consapevole, ma lo è stata.
Non ne fanno più cenno per tutto il pomeriggio e Giulia rimane stranamente silenziosa fino a cena, dove pure non parla molto. Dopo un film vanno a dormire.
Appena Aurora spegne la luce, sente Giulia in piedi sulla porta che le chiede: «Sicuro che non si sia fatto più sentire e non vi siate più visti?».
Aurora, da sotto le lenzuola e dando le spalle alla porta, senza voltarsi le risponde: «Si , ci siamo visti dopo un mese, qualche sera fa ...»
Giulia allora avanza verso il letto, si distende sotto le lenzuola di fianco all'amica e le sussurra «Adesso mi racconti tutto ...»
Aurora tace qualche secondo poi, come in un disgelo improvviso, le sue parole si sciolgono.
Le dice di quel messaggio del mese successivo, mentre era al corso, e del suo invito a salire da lui quella sera in cui era a cena con due suoi amici.
Aurora parla guardando nel vuoto e Giulia le si accosta.
Aveva cenato, preparato la lezione per l'indomani e poi si era truccata e vestita in preda ad uno sdoppiamento di personalità, lasciando spazio solo a quella parte di sé che solo da poco aveva conosciuto. Cercava di non pensare a nulla, di non prefigurarsi la situazione, si concentrava solo sul gesto di ogni istante successivo.
Alle 23,00 in punto era salita a casa sua.
Lui le aveva aperto la porta con la solita cordialità, l'aveva accompagnata lungo il corridoio passando vicino al soggiorno dove c'erano i suoi amici che però non la videro, erano entrati in camera sua e l'aveva fatta sedere sul bordo del letto.
«Sta tranquilla» le disse «ormai sai che puoi fidarti di me. Tu resta seduta qui, ho detto io a loro come comportarsi, verremo uno alla volta, non dovrai fare nulla di più di ciò che è già successo fra di noi. La ricevuta dell'affitto te la lascio domani nella cassetta della posta», e così l'aveva lasciata seduta sul bordo del letto nella semioscurità della poca luce che veniva dal corridoio.
Racconta di essere rimasta alcuni minuti così, da sola e in silenzio, mentre li sentiva conversare e ridere come se lei non ci fosse.
Così dicendo ad Aurora si incrina un po' la voce, cerca col capo la spalla di Giulia. Questa la stringe a sé col braccio sulle spalle e le poggia l'altra mano su una gamba, accarezzandola e a volte stringendola.
Poi aveva sentito dei passi avvicinarsi ed il primo di loro entrando nella stanza le si era posto innanzi nella penombra. Senza dire una parola, in piedi, si era slacciato i pantaloni e quindi, con un gesto delicato ma deciso, le aveva preso la testa e l'aveva avvicinata a quel grosso membro già quasi completamente turgido e lei, con un gesto automatico, l'aveva preso in bocca.
Sentiva le voci in soggiorno mentre lei glielo succhiava in modo sempre più rapido ed alla fine con dei movimenti accelerati le aveva tenuto la testa e le era venuto in bocca. Era restata così diversi secondi, col suo cazzo premuto in gola e poi lo sentì rilassarsi mentre continuava a succhiarlo. L'uomo non ebbe nemmeno bisogno di ripulirsi, si riallacciò i pantaloni e andò via.
La voce di Aurora si è fatta un ansimante, la mano di Giulia durante il racconto è scivolata giù ed ora è poggiata fra le sue gambe con una lieve pressione.
Il secondo l'aveva raggiunta subito dopo, sembrava essere più giovane dell'altro, se lo tirò fuori che era già duro e gemette quando lei glielo prese in bocca. Poi le scopò con forza la gola ed alla fine, facendosi leccare le palle, si masturbò tenendola dai capelli per voltarle il volto verso l'alto e le venne sul viso dicendole «Siii, troia!».
La mano di Giulia ora preme sulla fica di Aurora, fremendo.
Aurora, in attesa del terzo, si era pulita il volto con le dita, leccandosele, col desiderio di toccarsi.
Subito dopo era arrivato lui. Le disse a bassa voce, accarezzandole il capo, che era stata brava e quindi se lo era tirato fuori e lei, ormai senza più volontà, aveva cominciato a succhiarglielo.
«Ma nessuno di loro ha pensato di dare piacere anche a te, di toccarti qui?» e dicendolo Giulia infila le dita sotto gli slip di Aurora cominciando ad accarezzarla.
«Ti hanno trattato come un oggetto!».
«Siii» risponde Aurora restando con la bocca aperta e con le palpebre chiuse con forza mentre Giulia la penetra con un dito.
Il padrone di casa le disse che era pieno tutto per lei e che non si era toccato da diversi giorni in attesa di quell'incontro. Le venne in bocca riempiendola in modo tale che lei restò così alcuni secondi, ingoiando il suo sperma solo dopo averlo assaporato a lungo.
E su queste ultime parole Aurora, stringendo con forza il braccio di Giulia che la sta penetrando con passione e con più dita, ha un intenso, liberatorio e irrefrenabile orgasmo.
Resta così, quasi priva di sensi, nella stanza illuminata dalle sole luci dei lampioni che filtrano dalla strada, poi, come spossata da un lungo periodo senza sonno, si addormenta fra le braccia dell'amica.
È ormai giorno quando l'odore del caffè la sveglia.
Sul tavolo della cucina trova la colazione pronta e Giulia seduta con la tazza del cappuccino in mano che la saluta col suo sorriso più bello.
Mentre Aurora sorseggia il suo caffè, le dice:«Dobbiamo farla pagare a quello stronzo, ho in mente una vendetta ...».
Aurora le risponde con un sorriso di assenso pieno di curiosità, con lo sguardo rivolto a quei turgidi seni puntati proprio su di lei e illuminati dalla luce di quel assolato e insolito mattino.
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