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Prime Esperienze

STORIA DI AURORA - Cap. 1 "Sette sere"


di Membro VIP di Annunci69.it aurorafilippo
03.04.2020    |    11.377    |    19 9.7
"Aveva così telefonato al proprietario di casa, dicendogli che in quel momento proprio non disponeva di quei 700 €, che li avrebbe chiesti presto ai suoi..."
Le sue labbra serrano nervosamente il cappuccio della penna, l'altra mano è posata sul foglio che riporta solo una data, nessun appunto è stato ancora trascritto.
Attorno a lei una ventina di persone siedono in silenzio, l'oratore proietta le sue slide sullo schermo, qualche rumore proviene dalla strada sottostante.
Aurora sembra che ascolti, ma il suo sguardo è perso nel vuoto, la mente è altrove.
Ogni tanto la collega di corso le dice qualcosa e la scuote dai suoi pensieri.
Quando questi sembrano perdersi lei cerca un appiglio con la realtà, qualcosa che distingua fra ciò che è vero e le cose solo immaginate.
Accende per un attimo lo smartphone fra le gambe, nascondendolo agli sguardi perché ha ricevuto da poco un messaggio che non vuole leggere lì.

Aveva chattato con lui esattamente un mese prima,
«Ho una proposta da farti, per quel tuo problema ...», era stata la prima frase.
Il problema.
Aurora aveva accettato quella sua prima supplenza a scuola fuori provincia, da precaria dopo una lunga attesa. Aveva deciso così, contro il parere dei suoi famigliari e del suo ragazzo. Lei aveva sempre vissuto nella sua cittadina, vi aveva frequentato il liceo, l'università e poi per due anni si era arrangiata con lavori provvisori in attesa del concorso da insegnante. L'attesa l'aveva resa insofferente e le aveva fatto sembrare inutili tutti i suoi sforzi da studentessa.
Così quando ad ottobre era stata chiamata per quella supplenza annuale part-time a 300 km da casa, in una fra le sedi prescelte, senza dire niente a nessuno e dopo una notte insonne, si era decisa.
Aveva accettato la supplenza telefonando alla segreteria della scuola e solo dopo l'aveva detto a tutti. Era sua la vita e la prospettiva di quel lavoro l'aveva motivata dopo tanti anni di studi solitari.
Era partita da un giorno all'altro, prenotando online il biglietto del treno ed un b&b non troppo lontano dalla scuola di servizio.
Nei giorni successivi si era rivolta ad un'agenzia immobiliare che le aveva proposto un mini appartamento arredato in un condominio per 350 € mensili. Nel giro di due giorni era lì.
Il padrone di casa l'aveva conosciuto alla consegna delle chiavi. Abitava al piano di sopra, era un uomo prestante, di poche parole e dai modi secchi ma gentili.
Dopo un primo periodo di servizio le si era presentata un'occasione importante, perché in città stava per cominciare un corso per abilitarsi all'insegnamento.
Era piuttosto impegnativo e costoso ma lei, orgogliosa e impulsiva, aveva deciso di iscriversi pensando che ce l'avrebbe fatta con le sue risorse giacché non voleva chiedere niente ai suoi con i quali ultimamente si sentiva poco.
In realtà cominciò presto ad avere problemi perché la vita in città era costosa e lo stipendio da part-time non sufficiente ed aveva così chiesto al proprietario di attendere qualche settimana per l'affitto. Ma col passare del tempo Aurora si era resa conto che non solo non sarebbe riuscita a pagare quel mese di affitto ma anche quello successivo. Aveva così telefonato al proprietario di casa, dicendogli che in quel momento proprio non disponeva di quei 700 €, che li avrebbe chiesti presto ai suoi famigliari ed avrebbe infine versato tutto.
Lui le disse solo di non preoccuparsi.
Il giorno dopo, mentre era al corso, le era arrivato quel messaggio … Ho una proposta da farti, per quel tuo problema ....
«Quale sarebbe la tua proposta?», gli aveva subito risposto, più che altro per la sua naturale curiosità.
«Mi piace essere diretto, se la cosa dovesse offenderti o intendi rifiutare dimentica quello che ti sto scrivendo. Ovviamente il problema dell'affitto arretrato in quel caso rimarrebbe ...»
«Sentiamo ...», rispose Aurora.
«Mi devi 700 €, per cui da stasera, per le prossime sette sere, dopo cena vieni da me».
Aurora faticava a credere a ciò che stava leggendo, si era guardata attorno temendo che qualcuno potesse sbirciare o cogliere il suo turbamento.
«Per fare cosa?», rispose, con un residuo di candore.
«Entri in casa, ci mettiamo sul divano, me lo succhi senza dire niente e te ne vai. Non ti chiedo altro. Questo per sette sere. Ovviamente così i due mesi di arretrati risulteranno saldati, ti farò la normale ricevuta.»
«Non può essere!» pensò.
Aurora, d'istinto, aveva per prima cosa spento lo schermo dello smartphone. Se avesse potuto avrebbe spento anche la sua mente. Un succedersi di emozioni, rapidissime la pervasero: stupore, poi uno stupore ancora più forte, poi rabbia, quindi turbamento, fortissimo.
«Ma come è possibile che l'abbia scritto? E' impazzito?», pensò fra sé.
Il fatto di trovarsi in quell'aula la costrinse a controllarsi e a non reagire d'impulso.
Sorrideva fra sé nervosamente e impercettibilmente scuoteva la testa.
Dopo mezz'ora, in segno di sfida, rispose.
«Ti sembra una proposta accettabile?!».
«Secondo me lo è, è anche rifiutabile ovviamente. Nessun obbligo. Scusa se sono stato così diretto. Non parliamo più, se accetterai alle 21,00 sarai da me. Ciao.»
Quella sera, alle 21,00 Aurora suonò alla sua porta.
Entrò con grande imbarazzo e lui cordialmente l'aveva fatta entrare, l'aveva condotta verso il divano e si era seduto, facendole cenno di sedersi accanto a lui. Quindi si era slacciato i pantaloni e se l'era tirato fuori, dicendole «Vieni qui».
Lei aveva lo sguardo verso la tv accesa, esitò, poi si chinò e glielo prese in bocca. Lo sentiva crescere e diventare duro, si sentiva umiliata e piena di rabbia e quando lui aveva goduto, era andata di corsa verso il lavandino della cucina e vi aveva sputato dentro, uscendo subito dopo sbattendo la porta.
Le seconda sera, stessa scena. Lei però voleva farlo venire velocemente quindi ci mise più foga. Quando lui eiaculò le tenne la testa costringendola a bere.
Le terza sera, appena chiusa la porta, lui non la portò verso il divano: se lo tirò fuori lì sul corridoio e lei dovette inginocchiarsi per succhiaglielo. La spinse contro il muro e le scopò la gola a lungo, alternando momenti in cui le strusciava quel cazzo durissimo sulle labbra e sul volto. Alla fine le inondò la bocca con un fiotto che sembrava non dovesse finire più. Quella sera Aurora faticò a prendere sonno.
La sera successiva la fece sdraiare sul divano. Lei chiuse gli occhi ed attese con la bocca semichiusa. Il tutto avvenne con lentezza ed infine lei assaporò il suo sperma, mentre la sua mente era persa nel desiderio.
La quinta e la sesta sera entrò con un sorriso, fu lei a sbottonarlo e a fare tutto, scoprì di essere capace di desiderare di succhiarlo con tale avidità che si fece paura.
L'ultima sera aveva deciso di provocarlo: indossò una gonna corta, autoreggenti, una camicetta molto scollata e mentre era seduto sul divano si spoglio lentamente, restando completamente nuda. Lui si comportò come tutte le altre sere, non le chiese altro oltre che farselo succhiare solo che, mentre lei glielo leccava, le accarezzava lo splendido corpo nudo. Quando Aurora sentì il suo sperma nella bocca si distese ingoiandolo molto, molto lentamente.
Lui a quel punto si alzò ed estrasse dal solito cassetto il blocchetto delle ricevute dell'affitto. A lei la scena parve surreale ma non disse nulla. Come le aveva detto le fece la ricevuta degli ultimi due mesi di affitto e quindi, allo stesso modo dei mesi precedenti quando lei le portava i soldi, la salutò cordialmente.

È passato quasi un mese da quell'ultima sera, non l'aveva più sentito prima di questo messaggio che le è appena arrivato.
Ora, nell'aula del corso, lei serra lo smartphone fra le mani. In un attimo di distrazione del relatore, si alza di scatto come per rispondere ad una chiamata improvvisa e corre in bagno
Chiude bene la porta e accende lo schermo per leggere quel messaggio su WhatsApp.
Lo legge:
«Ciao, stasera sali su da me, un po' più tardi delle altre volte, diciamo verso le 23,00. Ho due amici a cena, ti aspettiamo, ovviamente ti farò la ricevuta per l'affitto dell'intero mese».
Aurora ha un fremito in tutto il corpo e il sangue le pulsa nelle tempie.
Quindi, con le mani tremanti e come se ci fosse dentro di lei qualcun'altra a rispondere al suo posto, risponde: «Va bene, a stasera ...».
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