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La ragazza con l'orecchino di perla - Capitolo 3


di Bellastronza69
30.12.2021    |    3.398    |    9 9.9
"Tiro fuori il mio pene moscio ma discretamente grande dal perizoma, voglio che lo veda per bene..."
Mi ero addormentato indossando nuovamente la culotte di raso che avevo usato il giorno prima.
Mi svegliai con gli schiamazzi della gente che provenivano dalla finestra.
Vivere a Soho aveva sicuramente i suoi vantaggi, ma la tranquillità non era uno di questi.

Mi alzai dal letto e mi levai la culotte. 
Preso dall’eccitazione, il giorno prima non avevo disfatto le buste, quindi procedetti a mettere tutto l’intimo che la commessa aveva impacchettato con cura in un cassetto che avevo svuotato a causa dell’incompiuto cambio di stagione.
Mi fermai due secondi a guardare l’intimo nel cassetto e presi il perizoma bianco.
Sfiorai le calze di seta.
Resistetti all’impulso di indossarle, sapevo le avrei usate per qualcosa di speciale, anche se non avevo ancora idea di cosa sarebbe stato.
Presi il reggiseno bianco e i collant e li indossai.

Mi diressi in cucina per fare colazione, senza paura di essere visto dato che tutte le persiane della casa erano ancora chiuse.
Bevetti il mio thé nero, mangiai un cookie che avevo lasciato qualche giorno prima su di un’alzatina e tornai davanti al mio amato specchio.

Iniziai a guardarmi e a soffermarmi sulla mia figura.
Iniziai a notare tutte le cose che non andavano in me.
Sebbene avessi dei glutei sodi, non erano larghi come quelli di una donna. Il mio girovita era diminuito, certo, ma era comunque pari alle spalle. Infine, il reggiseno aveva la giusta taglia, visto che non mi stringeva il petto, ma le coppe erano troppo larghe e vuote.
Avrei dovuto prendere qualcosa di più stretto, probabilmente una coppa A, sebbene dubitassi della sua esistenza.
Pensai che forse un corsetto avrebbe potuto accentuare le mie forme, in maniera tale da darmi una forma più simile ad una clessidra.

Un’improvvisa ansia mi prese il petto.
Cosa stavo facendo?
Per quale motivo mi stavo comportando in questa maniera?
Mai una volta mi sono sentito attratto dagli uomini in vita mia, perché indossare lingerie e sentirmi femminile mi eccitava così tanto?
Mi fissavo allo specchio e più mi fissavo, più mi eccitavo.
Ormai nei collant avevo una vistosa erezione e il mio pene spingeva così tanto sul perizoma in pizzo da farmi male.
Lo tirai fuori in maniera tale da non sentirlo spingere.

Mi strinsi il bacino e mi immaginai con un corsetto, con dei capelli più femminili e magari con dei tacchi.
Quello che immaginavo mi piaceva sempre di più, ma sapevo non sarebbe potuta andare avanti.
Mi fermai un attimo a pensare.
“Stasera, vado all in. Poi, niente più lingerie”.
Nella mia testa iniziai a pensare a cosa avrei potuto fare per rendere speciale questa giornata.
Migliaia di idee mi vennero in mente, ma per il momento misi in atto la più semplice.
Rimisi il pene all’interno dei collant, ma non del perizoma.
Iniziai a toccarmi mentre mi dirigevo verso il letto. Presi i cuscini e li disposi al centro. Mi stesi sul letto, poggiando l’arcata lombare sul cuscino e iniziai a toccarmi il pene.
Infilai l’indice della mano sinistra in bocca ed iniziai ad inumidirlo per bene.
Con la mano destra spostai il perizoma e diressi il dito verso l’ano.
Ci girai un po’ in torno, in maniera da inumidirlo per bene e poi lo infilai.
Sentii un po’ di bruciore inizialmente e sentii molta resistenza.
Tolsi la mano, la rimisi in bocca e riportai l’indice verso l’ano.
Spinsi con vigore e finalmente il dito entrò. Iniziai a muoverlo avanti e dietro, a ripetizione mentre con la mano destra continuavo a toccarmi il cazzo.
Finalmente venni, ma questa volta non sulla pancia.
Misi la mano sulla cappella, che si riempì di sperma.
Sfilai il dito indice dall’ano e lo appoggiai all’interno dell’altra mano. Una volta ricoperto di quella sostanza calda appena uscita dal mio corpo, lo portai nuovamente vicino al mio ano e spinsi nuovamente.
Mossi il dito come se stessi facendo un ditalino, poi lo tirai fuori, completamente pulito.
Mi alzai con le chiappe appiccicose di sperma e saliva e andai a lavarmi, per la prima volta questa giornata.

Una volta in bagno notai dei peli sul mento.
Purtroppo la barba ricominciava a crescere. Presi le mie fidate lamette e mi rasai nuovamente.

Una volta finita la doccia, mi diressi verso il computer.
Cercai su Google dei negozi di lingerie a Londra e il mio occhio si fermò su uno chiamato Agent Provocateur.
Il sito mostrava oltre che della lingerie veramente di classe, anche una serie di vestiti e camisoles per la notte.
Mi segnai l’indirizzo sulle note e poi cercai dei negozi che vendessero delle scarpe adatte al mio 44.
Purtroppo la ricerca non mi portò a nessun risultato utile: l’unico negozio con un catalogo interessante era chiuso la domenica.

Mi diressi quindi verso il punto vendita di Soho di Agent Provocateur.
Entrai e la commessa mi squadrò dalla testa ai piedi.

“Ciao, è il compleanno di mia moglie, vorrei farle un regalo molto erotico. Hai qualcosa che potrebbe fare al caso mio?” Esordì io.
“Certo, hai preferenze?” Disse lei mentre mi fissava con un sorriso sornione.
“Non saprei. Vorrei qualcosa che sia provocante e che piaccia anche a me.” risposi “Mi eccitano molto corsetti, vestiti aderenti e ovviamente intimo poco coprente.” continuai.
“A chi non lo fanno. Forse ho qualcosa che fa per te, ma ti costerà parecchio.” Mi disse la commessa con sguardo incuriosito.

Dopo qualche minuto la commessa tornò con cinque scatole enormi.
Apri la prima.
“Questo è un corsetto, Emilia. È fantastico sulle donne in carne. Accentua le forme e sicuramente non le resisterai.” Mi disse.
Toccai il corsetto incantato dalla stoffa e, mentre lo guardavo con occhi sognanti, lei mi guardò e mi sussurrò: “Ti divertirai molto, ne sono certa”.
Io trasalì. Le chiesi il prezzo e lì per lì stavo per sentirmi male.
“Sono 650£. Per questo. Vuoi vedere altro?”
“Sì” risposi io, ancora shockato dal prezzo.
Lei aprì un’altra scatola e tirò fuori un lungo vestito bianco in seta, con ricami in pizzo.
“Questo è Christi” disse “Utile per sedurre e per iniziare una serata nella maniera più romantica possibile”.
“Wow” sussurrai io. “La sensazione è…”
“Indescrivibile?” Continuò lei. “Sai, raramente capita che un uomo indugi così tanto. Solitamente sono attratti dalle cose che coprono meno e via. Tu sembri avere un gusto molto femminile. La tua ragazza deve essere fortunata. Come si chiama?”
Fui colto alla sprovvista. 
Ovviamente il primo nome che fui in grado di pronunciare fu “Paola.”.
“Donna fortunata. Scommetto che è anche soddisfatta” mi disse ammiccando.
Sorrisi imbarazzato.
Lei mi guardò negli occhi, poi aprì altre tre scatole.
“Questo set è Hinda. Sono una giarrettiera, delle calze di seta, un perizoma e un reggiseno. Viene dalla nostra linea bridal, però non penso sia necessario sposarsi per mettere qualcosa di così bello.”
Io ero completamente perso. 
Per quanto mi riguarda, avrebbe potuto vendermi anche della roba fabbricata in Cina, ma le cose che mi mostrava erano talmente belle che io ero completamente fuori di testa.
“Quanto verrebbe tutto?” Chiesi titubante.
“2000£. Sono i nostri capi migliori”.
Sebbene guadagnassi bene, 2000£ erano davvero troppi.
Lei mi guardò negli occhi e mi disse: “Vorresti vederli indossati? Sicuramente ne rimarresti piuttosto convinto”.
Lei prese il vestito in seta, mi guardò e disse: “Vieni con me nei camerini”.
La seguii senza battere ciglio mentre il cuore mi batteva a mille. 
E se avesse capito tutto? Mio dio, ora me la fa indossare, sono fottuto. È così evidente?
Aprì un camerino, si avvicinò al mio orecchio e mi disse “Oggi la vedi su di me, poi mi dirai come sta su tua moglie”.
Entrò nel camerino, e vidi le braccia superare la parte alta della porta mentre si toglieva la maglia nera di ordinanza.
Poi la sentii togliersi le scarpe e vidi i jeans per terra.
Dopo pochi secondi sentii la porta aprirsi e ne uscì lei.
Aveva la pelle scura e i capelli ricci e castani, completamente in contrasto con il bianco puro del vestito. 
I capezzoli premevano contro il vestito e poi si girò, mostrandomi il sedere.
La guardai, dalla testa ai piedi, dove notai che aveva delle calze velate.
Rimasi a bocca aperta e sentii che il mio pene diventava sempre più grosso e spingeva sempre di più sulla cerniera dei jeans.
Si avvicinò a me, mi soffiò sul collo e mi disse “Se sta così bene a me, figurati come ti starà. Paola.”
Io trasalì.
“Shh. Non preoccuparti. Ma tu sei un tipetto carino, chissà se la tua dolce metà è come te”.
Mi guardò ancora, avvicinò le sue labbra al mio orecchio e mi leccò la parte inferiore del lobo.
Si allontanò, rientrò nel camerino e si rivestì.
Una volta uscita mi sorrise e mi disse “Suppongo tu sia convinto dell’acquisto adesso”.
“Sì” risposi io, ancora troppo eccitato per mettere in fila più di due parole.
Tornammo alla cassa.
“Sai, se serve possiamo consegnare a domicilio. Delle consegne di oggi me ne occupo io stessa.” Disse mentre attivava il POS.
Non so, c’era qualcosa di rassicurante nella sua voce. “Ok, perfetto. Abito qui vicino, 45, Hopkins Street” le dissi. “Ha un costo extra?”

“No, però vorrei vedere la faccia della fortunata, se non ti dispiace" disse lei.
“Non saprei, non è a casa oggi, tornerà domani mattina alle 9. Oggi troverai me dalle 18 in poi.” risposi frettolosamente.
Mi guardò, si avvicinò sempre di più a me e sussurrò: “Mi accontenterò di te. Sarò puntualissima alle 18”.
“Grazie. Posso sapere come ti chiami?”

“Mallory” rispose lei.


Uscii dopo aver pagato.
Non capivo. Era convinta fossi sposato o aveva capito tutto?
Le mie scuse avevano retto?
Pazienza, non c’era modo di saperlo. L’unica cosa che mi importava era avere la roba per cui avevo appena dato quasi metà del mio stipendio.

Tornai a casa e finalmente indossai la mia giarrettiera, le calze in seta, il perizoma G string e il reggiseno verde. Sebbene mi sentissi già eccitato, mi fermai un attimo al computer. Aprii Zalando e cercai delle scarpe con tacco adatte a me.
Misi nel carrello un paio di décolleté nere in vernice e un paio di stivali al ginocchio con tacco.
L’idea di camminare su dei tacchi mi eccitava terribilmente, ma mi spaventava, dato che non avevo idea di come si facesse.
“Imparerò” pensai.
Prima di riprendere con la masturbazione pomeridiana però, mi lasciai spingere dalla curiosità e andai su Reddit.
Cercai per chiave e trovai un subreddit chiamato r/TrapsUk.
Lì rimasi ammaliato dalle centinaia di foto di crossdressser che abitavano nel Regno Unito, ma rimasi colpito da una di loro che aveva dei seni enormi che, per quanto ovviamente fossero finti, erano abbastanza realistici.
Aprii i commenti e vidi che qualcuno chiedeva che modello fossero i seni.
“Cosa? Modello? Ho letto bene? Quindi si possono comprare?” Pensai.
Vidi che OP consigliava un certo sito, special-trade.eu.
Lo cercai su Google. Era pieno di accessori per crossdresser.
Gli occhi caddero su dei seni adesivi della linea Aphrodite, che sembravano incredibilmente realistici.

Li aggiunsi al carrello ma senza comprarli.
“Per il futuro” mi dissi.
Chiusi il computer, andai nel letto e mi lasciai completamente prendere dalla ragazza che era in me.
Dato che ormai avevo infilato qualcosa nel mio culo, decisi di aumentare il numero di dita.
Presi indice e medio della mano sinistra e li infilai in gola, fino ad avere una specie di conato.
Toccai la mia cappella, già fuori dal perizoma, con la mano sinistra ancora piena di saliva e lentamente scesi verso l’ano.
Iniziai a infilare lentamente il primo dito. Entrò molto più facilmente della prima volta, così infilai anche il secondo. Iniziai a muovere il bacino, invece che la mano, mentre la mano destra iniziò a masturbare il mio pene con movimenti lenti e decisi.

Volevo di più.
Tolsi le dita dall’ano, portai la mano alla bocca e leccai anche l’anulare fino in fondo.
Divaricai nuovamente le gambe, sempre in maniera molto lenta, sollevai le ginocchia, portai la mano nuovamente vicino l’ano e infilai tre dita della mia mano sinistra.
Non appena l’anulare entrò del tutto, schizzai violentemente. Lo schizzo fu così potente da sporcarmi non solo il reggiseno questa volta, ma anche la faccia, ben più che il semplice mento come la prima volta.
Raccolsi la sborra calda dal mio viso con la mano destra, tolsi le dita della mano sinistra dal mio ano, spalmai il liquido raccolto con la mano destra sulla sinistra e finalmente lo feci.
Leccai la mia mano avidamente, come se fosse l’unica fonte d’acqua nel deserto e ingoiai.
Fu una sensazione completamente folle.
La consistenza sembrava disgustosa ma in gola era calda, avvolgente e dolce.
Mi distesi completamente rilassato sul letto.
La voglia era ancora forte, quindi, lentamente, con due dita della mano destra, toccai la cappella, raccolsi qualche goccia rimasta attorno al glande e riportai la mano alla bocca.
Tutti questi anni ho nascosto questa parte di me, per la prima volta in venticinque anni, però, mi sento viva.
Sento che inizio a parlare di me al femminile quando sono vestita. Mi piace. Ma ciò che mi piace ancora di più e sentire qualcosa nel mio ano.
Riprendo a masturbarmi, ma stavolta non tocco il mio pene.
Con una mano divarico le natiche, con l’altra invece infilo le dita.
Muovo il bacino con un ritmo lento e regolare.

Sento che l’erezione torna potente. La ignoro, mi concentro sul mio ventre e sui movimenti che faccio con il bacino.
Su, giù, su, giù, costantemente, senza mai fermarmi. 
Vengo un’altra volta ma non mi fermo, continuo a muovere il bacino.
Tolgo la mano che apriva le natiche e raccolgo nuovamente la sborra calda dalla mia pancia, la porto con la mano alla bocca e la faccio cadere lentamente, goccia per goccia sulla lingua.
La raccolgo tutta, la tengo un po’ sulla punta della lingua, mentre continuo a masturbarmi con forza l’ano e poi ingoio.
Il pene nel frattempo è di nuovo duro.
Continuo, vengo ancora.
Raccolgo.
Ingoio.
Continuo così per più di un’ora.
Ormai sono tutta sudata, sporca di sborra in più punti del mio corpo e il mio ano pulsa sempre più forte.
All’improvviso, sento suonare il citofono.
L’incanto finisce. Tolgo di scatto le dita dall’ano e prendo il cellulare.
Mi rendo conto che sono passate più di tre ore da quando sono tornato a casa e sono le 18.
Merda. Mallory!
Provo a rispondere al citofono ma nessuno mi risponde.
“Meno male” pensai. “Se n’è andata”.
Mantre iniziavo a riprendere il respiro, sento bussare alla porta. Tre tocchi.
“Apri dai, so che sei lì” sento dall’altro lato della porta.
Non rispondo.
Trattengo il respiro per non fare rumore.
“Lascerò il pacco dietro la porta. Paola”
Un brivido mi attraversa la schiena.
Lei sa. Penso. 
L’ha capito.
L’eccitazione e la paura mi attraversano. Il mio pisello è ancora moscio ma sento il mio culo pulsare ancora fortissimo.
Ormai sono cosparso da un odore fortissimo di sperma, umori e sudore.
Sono quanto di più lontano da Michele.
Mi rimetto a posto il perizoma, posiziono bene il reggiseno, aggiusto le calze.
Mallory continua a bussare.
Tiro fuori il mio pene moscio ma discretamente grande dal perizoma, voglio che lo veda per bene.
Mi avvicino alla porta, afferro la maniglia e apro.
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