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Lo Scambio (capitoli 5 e 6)


di Federossetta
26.10.2018    |    3.489    |    2 9.4
"La nostalgia affiorò un attimo tra i miei sentimenti per poi inabissarsi di nuovo..."
Lo Scambio, cap. 5-6 su 14
Capitolo 5: Prima Volta

Decidemmo di guardare un film sul divano, nudi sotto una coperta. Il fuoco che avevo acceso nel camino solo per fare atmosfera, nonostante fosse estate, si stava estinguendo.
Verso mezzanotte chiamò mio "padre". Diceva che sarebbe stato come previsto via fino a domenica sera, quindi ancora per quattro giorni, per una serie di riunioni importanti.
Quando mi accoccolai di nuovo vicino a Mattia mi resi conto che si era addormentato. Aveva un suo fascino, così assopito.
Sollevai la coperta per sbirciare il suo cazzo moscio. Capii perché mi era sembrato più grosso, infatti da molle manteneva pressoché la stessa larghezza, sua caratteristica principale.
Ripensai a quello che avevo fatto prima, interrompendolo prima che entrasse in me con il suo possente membro. Certo, un rapporto anale con lui sarebbe stato molto doloroso, anche se non ne avevo mai fatti, neanche con Edoardo, ma nella mia fica sarebbe entrato benissimo, anzi, avrebbe toccato tutti i punti più sensibili e inaccessibili che anche io stesso non avevo ancora trovato.
Dovevo rendermi conto che ora ero Denise, una giovane prostituta che forse per soldi, forse per favori, o forse ancora solo per piacere, andava a letto con coloro che conosceva ai party o in giro e che le piacevano. Una ribelle. E come tale mi sarei comportato. Presi allora la decisione di ospitare Mattia a dormire, tanto era solo mercoledì, e mio padre non sarebbe tornato fino a domenica. La donna delle pulizie passava solo il lunedì e il sabato mattina.
Ero solo quindi con la mia intraprendenza.
Lo svegliai dolcemente poco dopo, baciandolo e mordicchiandogli i capezzoli.
"Sveglia amore. Ho una sorpresa per te."
Si stiracchiò, guardò l'ora, e si agitò "Cazzo è tardi, devo tornare a casa!"
Si alzò, ma io lo fermai: "Shhh non agitarti, prima ti faccio vedere la sorpresa, poi decidi te se andare o no."
Compiaciuto e incuriosito mi seguì nella camera degli ospiti. Intorno al letto matrimoniale avevo messo delle lampade che avevo trovato. Era tutto molto romantico. Capì subito la mia intenzione, e siccome abitava con un coinquilino, lo avvisò con un SMS che avrebbe dormito fuori.
Presi entrambi da una voglia rinnovata, chiudemmo a chiave la porta del piano sotto e sistemammo la casa velocemente per la mattina successiva. Poi ci trovammo di nuovo nella camera da letto. Io avevo tolto i collant e il ridicolo girocollo che avevo preso dal "cassetto del sesso".
Inizialmente ci baciammo in piedi con più fervore di prima, per poi arrivare al letto già nudi. Come già sapevo dovevano precedere alcuni preliminari alla penetrazione che rispettammo con cura. Mi bagnai dopo poche leccate, e così anche lui ebbe l'asta lubrificata in poco tempo. Mi misi quindi a pecorina aspettando la mia prima inculata. Il tempo rallentò quando egli cominciò a toccare la mia fica compiendo cerchi attorno ad essa. Poi, senza preavviso, irruppe nel mio sesso. Il primo colpo fu duro e mi tolse il respiro. Neanche il tempo di riprendermi che era entrato un'altra volta, e poi un'altra, e un'altra ancora. Non riuscivo a prendere il respiro, allora iniziai a urlare sempre più forte. Durante tutta quella notte "di fuoco" le mie urla di piacere rimasero sempre, ad ogni posizione che Mattia cambiava.
Fu possente e anche un poco rude nella penetrazione, ma mi piacque come non mai e raggiungemmo più volte l'orgasmo insieme. Alla fine mi riservò due parole "Ti amo", non so quanto fossero vere ma le apprezzai, perché erano le due parole più belle che avevo ricevuto in quel primo giorno della mia nuova vita.


Capitolo 6: Vecchia Vita

Il giorno dopo mi svegliai che Mattia se ne era già andato, lasciando però delle rose e un biglietto troppo sdolcinato.
Mi alzai e mi sentii distrutto. Ero rosso nella zona vaginale e mi faceva male la schiena.
Preparai colazione conscio del fatto che ci sarebbe stata scuola, anche se non sapevo quale scuola. Per cui presi l’iPhone e mi concessi un po' di tempo con esso.
Avevo una chiamata persa da mio padre, una da un numero sconosciuto e tre da "Cati" che doveva essere la mia migliore amica.
Decisi di chiamarla per sapere almeno che scuola frequentavo.
"Pronto? Ciao Cati"
"Ehi ciao bambola, notte di fuoco vero? Mattia mi ha detto tutto, mi ha riferito che è stata fantastica. Mi racconterai tutto spero?"
"Ehm, ovvio. Però prima devo venire a scuola, ma avrei un piccolo problema... Mi sono dimenticato dove sia"
"Dimenticatooo?"
Mi accorsi allora di avere usato il maschile.
"Sì, ecco, scusa sono un po' stanca. Dove sei adesso?"
"A scuola da due ore sciocchina, ma esco lo stesso e vengo a prenderti."
"Ok grazie"
Avevo poco tempo per prepararmi. Mi sciacquai velocemente lavando via tutti i residui del seme di Mattia che in qualche modo sentivo ancora sul mio corpo, poi mi diressi verso l'armadio. Stranamente lo trovai ben ordinato, scelsi quindi un paio di leggins aderenti e un top bianco molto scollato. Non c'era una vera e propria scelta, infatti più o meno i vestiti erano tutti uguali per una mente maschile.
Mi infilai un giubbotto e aspettai appena 5 minuti che arrivò Cati.
Era molto stravagante, con i capelli azzurri, carina però e ben fornita per quanto riguardava il seno. A quanto pareva le amiche Denise le sceglieva bene.
Parlando della sera prima venni a sapere che Mattia era il capitano della squadra di calcio della città, un vero figo secondo Cati, e quella del giorno prima era la terza volta almeno che Denise lo incontrava. A sentire Cati però non c'era stato nient'altro che baci e qualche bocchino.
Quindi Denise la verginità non l'aveva persa con lui.
Ci dirigemmo verso il liceo artistico che frequentavano Denise e Cati ed entrammo per la quarta ora. Nessuno fece domande, solo saluti e felici abbracci tra compagne. Denise era una specie di divinità in quel posto. I maschi mi guardavano a lungo quando passavo, ma ricevevo anche occhiate adulatorie da femmine, sia carine che non.
Mi stavo trovando bene, ma forse solo perché non avevo ancora affrontato la mia vera vita. Durante la pausa pranzo mi chiusi in bagno e telefonai a Edoardo. Si sarebbe preso un bello spavento e io avrei di sicuro ricevuto le risposte che volevo.
"Sì...?" la voce era di Edoardo. La nostalgia affiorò un attimo tra i miei sentimenti per poi inabissarsi di nuovo.
"Ciao, sono Denise Melanie. Non so se mi conosci."
Edoardo rimase senza parole per un po'. Allora ripresi con voce autoritaria: "Sto cercando di mettermi in contatto con Federico Fermo, sai dove posso trovarlo?" probabilmente a sto punto pensava volessi prendermela per lo scherzo.
Però anziché avere paura, si innervosì: "Federico? Mi dispiace non lo troverai. Martedì notte era a casa da solo, insomma i suoi dovevano ancora arrivare, e si addormentò presto. All'improvviso prese fuoco qualcosa, non si sa bene e lui... Bè..." fece una pausa. Non credevo alle mie orecchie. "Non ne è uscito completamente incolume diciamo. Ora è in coma all'ospedale di...." Misi giù il telefono. Non ci credevo. Non poteva essere. In teoria sospettavo fosse successo qualcosa ma il coma... l'incendio... era troppo.
Fu allora che rinviai il problema pensando solo più alla divertente vita di Denise Melanie.
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