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Il padre della sposa - parte 2


di Membro VIP di Annunci69.it Lupo_di_mare
23.09.2023    |    8.628    |    15 9.8
"Nelle varie fasi della serata, non perdevo occasione per posare gli occhi sul padre della sposa, ma non ero ancora riuscito a vederlo da solo..."
Come era prevedibile, ho trascorso il resto della serata a sperare in un secondo round con Franco.
La cena proseguiva, ma il mio pensiero era totalmente indirizzato a quel maschio e al suo gran cazzo.
Nelle varie fasi della serata, non perdevo occasione per posare gli occhi sul padre della sposa, ma non ero ancora riuscito a vederlo da solo. Era sempre circondato da parenti e invitati, ma un paio di volte lo avevo beccato a guardarmi di sfuggita e a toccarsi il pacco, abbozzando un sorriso sornione.
La mia voglia cresceva sempre di più, ma il tempo passava senza ricevere altri segnali da Franco. Ed ecco farsi strada tra i miei pensieri la paura di non riuscire a concludere quella fantastica scopata che eravamo stati costretti a interrompere.
La serata intanto proseguiva e dopo il fatidico taglio della torta, alcuni invitati, soprattutto parenti anziani e coppie con bambini, avevano iniziato a lasciare la masseria. La festa sarebbe proseguita con balli e musica da discoteca.
Decido così di raggiungere gli altri giovani invitati, serbando nel cuore, ma anche nel culo, la speranza di ritrovare Franco, del quale avevo ormai perso le tracce.
Ma fu proprio in quel frangente, tra luci stroboscopiche e musica a tutto volume, che sento afferrarmi per un braccio. Mi giro di scatto, ed ecco Franco che mi fa segno di seguirlo.
Cercando di non dare nell’occhio, aspetto qualche secondo e poi abbandono la pista, seguendo il toro a debita distanza. Si sta dirigendo nuovamente tra gli ulivi, lì dove poche ora prima avevo potuto assaporare il gusto del suo cazzone.
Finalmente si ferma riparandosi dietro un grande tronco di ulivo. “Qui dovremmo essere lontani da sguardi indiscreti”, mi dice, mentre in lontananza si sente ancora la musica .
“Ormai pensavo che non saremmo più riusciti ad appartarci”, gli dico. “Frocetto di poca fede, non penserai mica che mi sarei lasciato scappare l’occasione di fotterti a dovere. Dai, riprendi da dove ti eri fermato” e mi afferra per i capelli e mi spinge verso il terreno, costringendomi a inginocchiarmi all’altezza della sua patta.
Famelico come non mai, gli abbasso la zip dei pantaloni e infilo la mano cercando di tirare fuori l’uccello che è già duro. Armeggio un po’, ma senza successo. Anzi, nel tentativo di tirarlo fuori, il cazzo striscia sui denti della cerniera ed ecco che mi arriva uno schiaffo sulla nuca. “Fermo frocetto, così mi fai male” mi dice Franco in tono perentorio. E allora inizia a slacciarsi la cinta e i pantaloni liberando quel cobra di carne. Mi afferra per i capelli e mi sbatte il viso sul suo cazzone. Io non capisco, più niente, sono incantato da quel serpente che ha un odore di maschio, non eccessivo, ma estremamente arrapante. Lo bacio, me lo struscio sul viso, sulle labbra, sulle guance, anche sugli occhi. Lo pregusto con la vista e l’olfatto per poi, finalmente, spalancare le fauci e ingoiarlo. O meglio, cercare di ingoiarlo; un’operazione non semplice perché il cazzo di Franco è non solo lungo ma anche parecchio largo. Ma non posso fare brutte figure e assolutamente non voglio deludere quel maschione, in un giorno così speciale per lui. Allora mi impegno per eseguire il miglior pompino della mia vita. Spalanco la bocca il più possibile, rilasso la trachea e inizio a inghiottire quel palo di carne. Lo sento farsi strada nella mia gola, anche se con qualche difficoltà. Per non soffocare inizio a respirare col naso, ma non è un’operazione semplice. Franco gode, ansima, e mi incita a ingoiarlo tutto. Capendo il mio momento di difficoltà decide di darmi una mano, così mi spinge con forza la testa verso il suo cazzo e, allo stesso tempo, assesta dei forti colpi di reni che mi permettono di ingoiare il suo cazzo maestoso.
Così mi ritrovo con le labbra attaccate al suo pube, il cazzone in gola che spinge, e finalmente prendo il ritmo del pompino. Dopo qualche minuto, si è formata una pozza di saliva sotto di me. Sto sbavando come nella migliore tradizione delle cagne, e mi sto divertendo da matti!
Franco decide che è arrivato il momento di accelerare, così mi afferra per i capelli, tenendomi ferma la testa, e comincia a scoparmi la gola. Si muove avanti e indietro, allontanando e avvicinando il cazzone. Lo tira fuori per poi ricacciarmelo in gola con dei colpi degni del miglior film porno.
“Che pompinara che sei. Nessuno riesce a prendere il mio cazzone in gola come stai facendo tu! Brava, sei proprio una puttana!”.
Le sue parole mi inorgogliscono e mi spingono ad impegnarmi ancora di più per farlo godere. La scopata di gola, prosegue per altri minuti finchè Franco non si ferma ed esclama “ora, però, voglio il culo!”. Quella frase mi eccita e mi preoccupa allo stesso momento. “ma come il culo?! Dai è pericoloso, e se ci vedesse qualcuno?” gli dico con tono preoccupato. “Che c’è zoccola? Hai succhiato finora in mezzo agli ulivi e ora ti preoccupi che qualcuno ci possa vedere? Dì la verità, hai paura di non riuscire a reggere il mio cazzone nel culo?!”
“Ma figurati, ne ho presi di ben più grossi” gli dico, ostentando una sicurezza che non corrisponde però alla realtà.
“Ah si?! Allora non avrai difficoltà a farti sfondare. Dai alzati e piegati a novanta che sto porco vuole il culo della troia”. Mi solleva di peso e mi preme una sulla schiena facendomi piegare. Un po’ preoccupato, appoggio le mani al tronco dell’ulivo. “Almeno leccamelo, così a secco mi fai male!” lo imploro.
“Ma come?! Non sei abituata a prenderne di più grossi?! Non te lo lecco il culo, bastano un paio di sputi” e così sento la sua saliva colpire il buco. Un altro sputo lo indirizza sulla sua cappella e dopo pochi attimi avverto un bruciore che non scorderò mai. Con un colpo secco, lo stronzo mi ha infilato tutto il suo cazzone in culo. Penso di aver smesso di respirare per qualche secondo per lo shock, ero pronto ad urlare con tutto il fiato che avevo in gola, anzi l’ho fatto, ma fortunatamente Franco mi aveva messo una mano davanti alla bocca soffocando l’urlo.
“Toglilo, cazzo, toglilo” gli dico, ma Franco non mi ascolta, anzi inizia a scoparmi con ritmo.
“Non preoccuparti, tra un po’ il bruciore passa e inizierai a godere come una troia!”
E in effetti è quello che succede. Il dolore lascia spazio al piacere, e inizio a godermi quell’inculata.
Franco mi scopa come un montatore esperto, e a ogni suo colpo il mio culo trasalisce. Punto le mani sulla corteccia dell’ulivo per evitare di sbattere la faccia e graffiarmi a ogni spinta che ricevo.
Il piacere che provo è indescrivibile. Mi sento pieno come non mai, e già questa sensazione mi dona un’eccitazione mai provata. In più, sento i suoi enormi coglioni sbattermi sul buco come delle palle da biliardo. “Dai troia, che Franco tuo ti sta facendo il culo” mi dice. “Cazzo, andrai a casa che avrai una caverna al posto del buco”. Ed è proprio così che mi sento. Il culo è spalancato e pieno allo stesso tempo.
Intanto lo sento ansimare, il ritmo si fa più incalzante e Franco continua ad incitarmi. “Dai troia che Franco ti scarica tutta la sborra in culo!”
“No, cazzo, la sborra in culo no” protesto. “Zitta troia e prenditi il latte di toro!”
Sento il cazzo di Franco ingrossarsi ancora di più e iniziare a pulsare, mentre il culo è invaso da fiotti di sborra caldi, anzi bollenti. Non so da quanto tempo non sborrasse, ma nel culo ho la sensazione di avere un lago di sborra bollente. Sono in estasi, abbasso lo sguardo e mi accorgo di aver sborrato anche io senza neanche toccarmi. La mia sborra è finita anche sul tronco dell’ulivo!
Franco esce finalmente dal culo e mi assesta una fortissima cinquina sulla chiappa destra “Bravissimo frocetto, mi hai fatto proprio divertire! Ora però puliscimi il cazzo, non posso mica rientrare così”.
Protesto, ho sborrato anche io e l’eccitazione di qualche secondo prima si è dissolta. Non mi va di ripulirgli il cazzo sporco di sborra e umori.
Ma Franco non vuole sentire ragioni, mi afferra ancora una volta per i capelli e mi avvicina la faccia al cazzo. Riluttante, tiro fuori la lingua e ripulisco quel cazzone che fino a pochi attimi prima era dentro al mio culo…
È stato davvero un bel matrimonio, non c’è che dire!
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