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Gay & Bisex

Le Avventure Di Un PizzaBoy - 02 - La Festa CMNM


di Oduardo
10.11.2020    |    6.872    |    4 9.1
"-Però- disse uno -Sei bravo! -Grazie! Una volta facevo danza..."
-Stai attento a queste!- mi gridò il capo tutto nervoso. Era una di quelle sere in cui c'era molto da fare. Tante di quelle richieste che ovviamente lui nel giro di pochi secondi passava da un umore vagamente normale ad un ansioso in preda al panico. Il peggio.
Ovviamente per questo motivo dovevo continuamente correre come se il tempo stesse scorrendo almeno ad una velocità raddoppiata rispetto alla norma.
Tutto quello stress generale in pizzeria ricadeva su di me. Ero ancora l'ultimo arrivato, motivo per cui ero sempre quello su cui far ricadere la responsabilità qualsiasi cosa accadesse. E questo accadeva anche quando era più che evidente che io non avevo nulla a che vedere con il problema sorto.
Dopo il mio primo giorno in cui ero riuscito a farmi succhiare il cazzo da un uomo di 50 anni, non era successo più nulla di eccitante. Stavo ancora perdendo la voglia di continuare con quel lavoro. Le condizioni non era il massimo, la paga era forse anche al di sotto del minimo sindacale, e le relazioni con i colleghi erano un continuo alto e basso.
Quella che stavo per fare era l'ultima consegna. Si trattava di quattro pizze in una zona della città molto frequentata e per questo trafficata. Come minimo avrei impiegato un venti minuti buoni per andare e tornare. Ma ovviamente questo non interessava a nessuno: dovevo impiegarci la metà del tempo.
Siccome quella sensazione di ansia continua mi si era appiccicata addosso ed avevo voglia di andare a casa il prima possibile, feci l'impossibile per cercare di metterci meno tempo. Presi una scorciatoia, una strada che pur essendo più lunga rispetto a quella indicatami dal navigatore, era però sgombra. Ci misi veramente cinque minuti. Per fare ciò ovviamente dovetti andare più veloce del previsto, e fingere che qualche semaforo rosso in realtà fosse giallo. Non dovevo lo so. Ma non me ne fregava nulla.
Suonai il campanello almeno tre volte prima di ottenere una risposta. Salì al piano indicatomi ed entrai nell'appartamento.
Quattro ragazzi bruni, molto simili tra di loro, mi accolsero con un urlo di gioia piuttosto imbarazzante. Non mi ci volle molto per capire che erano ubriachi.
La prima cosa che fecero fu controllare che le pizze erano ai gusti giusti. In realtà, come capì più tardi, era solo un pretesto per prendere tempo.
Nel momento in cui dissi il conto mi invitarono a stare un po' con loro. Stavano giocando a Just Dance sulla playstation. Ovviamente non avevo tutto quel tempo, ma riflettendo che avevo veramente messo meno tempo del previsto pensai "Ma sì! Che me ne frega! Dirò che c'era molto traffico!"
Mi posizionai sul tappetino davanti alla tv e cominciai a replicare le mosse che il gioco mi diceva di fare. Non sapevo e non so tutt'ora che canzone fosse, era semplicemente orribile. Ma in quanto ex ballerino mancato avevo una certo professionalità, per cui misi in quella coreografia (brutta quanto il brano) tutto me stesso. Tra le mosse richieste c'era anche una mezza specie di movimento con il bacino tendo le mani dietro la testa. Motivo per cui mi si alzò un po' la maglietta.
-La vuoi una birra?
Non avrei dovuto bere essendo in servizio. In più non ero il tipo da amare la birra. Ma al diavolo! Volevo festeggiare con loro. Qualsiasi cosa stessero festeggiando.
-Però- disse uno -Sei bravo!
-Grazie! Una volta facevo danza. Mi piacerebbe riprendere per poter diventare un ballerino.
-Si vede che ti alleni- disse un altro -Hai proprio un bel fisico.
La situazione si stava facendo eccitante e strana allo stesso tempo.
-Dai, facci vedere come sei messo- disse un altro.
-No, ragazzi, scusate, ma sto lavorando. Anzi, in teoria dovrei essere già di ritorno alla pizzeria ...
Quelli non vollero sentire scuse. Mi circondarono, cercarono in tutti i modi di togliermi la maglietta. Io mi divincolavo come meglio potevo, ma eravamo pur sempre uno contro quattro.
In quel caos la mia mano finì accidentalmente sul pacco di uno di loro. Era gonfio. Mi fermai all'improvviso, come se non me lo aspettassi, anche se a dirla tutta mi sarei sorpreso del contrario. In più cominciai a sentire un gran caldo. Mi sentivo sudare.
E quello fu il momento decisivo. Abbassando la guardia abbassai la resistenza. I quattro riuscirono a sfilarmi la maglietta.
Rimanendo a petto nudo mi domandai in un primo momento di che cosa avessi paura. Non era successo niente di grave. In più sono uno di quelli un po' narcisisti, per cui stare a torso nudo era più un motivo d'orgoglio.
-Wow! Ma che bel fisico! Chissà com'è il resto.
E in que momento sentì nuovamente il panico pervadermi. Tentavano di farmi sdraiare, ma questa volta ce la misi tutta per resistere. Eppure non bastò. Uno sgambetto di uno di loro fu sufficiente per farmi volare a terra di schiena.
-Certo che sei messo proprio bene - dicevano.
Mi tevano fermo come meglio potevano. E nel frattempo i loro indici scorrevano lungo il mio torso. Uno di loro prese un pennarello, e cominciò a disegnare le linee che limitavano i pettorali e gli addominali. Non che fossi particolarmente fisicato, però qualche accenno si vedeva. E quella linea nera disegnata sul mio petto non faceva che accentuare i muscoli.
-E quaggiù che cosa abbiamo?
Due di loro cominciarono a sfregare le loro mani sul mio pacco che ormai si stava facendo sempre più duro. La situazione era eccitante, ma il fatto di non poter prenderne il controllo mi faceva impazzire.
I due mi slacciarono la cintura e sbirciarono dentro i pantaloni. Non portavo le mutande quella sera. Non avevo la minima idea di quello che sarebbe potuto accadere.
Uno di quelli che mi teneva per i bracci aveva messo il proprio pacco sopra la mia mano, e si strusciava contro.
Mi slacciarono i pantaloni, il mio cazzo fu libero. Era duro, ma non abbastanza da stare in piedi. Cominciarono a ridere. Qualcuno cominciò a pizzicarlo, qualcuno lo schiaffeggiò. Il tutto in modo amichevole.
Siccome non facevo altro che ripetere che dovevo andarmene, uno di loro mi mise un bavaglio attorno alla bocca. E successivamente un altro si mise a cavalcioni proprio sulla mia faccia, mentre tutti gli altri si strinsero attorno alla mia asta.
Mi tolsero definitivamente scarpe, calze e pantaloni. Quindi a turno sentì che le loro mani prendevano in mano il mio pisello per masturbarlo.
Parlavano tra loro quasi sussurrando, motivo per cui non capivo bene quali fossero le loro intenzioni. Mi parve ad un certo punto di cogliere la parola bocca, ed effettivamente dopo qualche secondo uno di loro comincio a pomparmi.
-Ha un buon sapore- commentò. -Prova tu.
Una seconda bocca si fiondò sul mio pene. -Adoro la cappella. Se fosse stata già sporca di un po' di sborra sarebbe stata il top.
-Non ci vuole molto- gli rispose un altro -Basta lavorarci- Ed un'altra bocca si prese la mia carne nel suo antro umido.
Dopo qualche secondo mi sentì finalmente liberare. Mi intimarono di alzarmi. Non era certamente finita, lo sapevo benissimo.
Uno si mise alla mia destra, un altro alla sinistra. Misero le mie braccia attorno al loro collo. Nel frattempo mi accarezzavano il petto.
Gli altri due si inginocchiarono: sempre uno a destra ed uno a sinistra. Quello a sinistra lo prese in mano e mi masturbò.
-Eddai! Fai qualcosa!- disse l'altro ridendo -Sennò faccio io.
Così quello a sinistra cominciò a pomparmi. Nel frattempo l'altro giocava un po' con le mie palle.
-Tocca a te.
Quello di destra prese la mia asta. Cominciò con il leccare dolcemente la cappella.
-Non gli hai ancora fatto uscire niente.
-In realtà ho già bevuto qualcosa.
Scoppiarono tutti a ridere.
Quello che aveva preso possesso del mio cazzo cominciò un pompino lento. E piano piano si portò la punta dell'asta a toccare la gola. Il deep throat è il mio tallone di Achille, la cosa che più di tutto mi fa impazzire. Mi dimenai un poco, ma dovetti sforzarmi molto per non sborrare.
Notando come mi piacesse i due cominciarono a turno a farlo. Era un piacere ed una tortura allo stesso tempo.
-Ora però lo voglio nel culo- disse quello di sinistra.
Senza opporre resistenza mi feci sdraiare. Il ragazzo si tolse i pantaloni, e facendosi aiutare si mise il mio cazzo nel culo. Faceva su e giù molto semplicemente.
-Non è abbastanza lungo da arrivare fino in fondo, ma è comunque abbastanza grosso da dare piacere - commentò
-Fammi provare a me- disse un altro.
Si mise anche lui a cavalcioni facendo su e giù. Di tanto in tanto si fermava e descriveva con il mio cazzo dei cerchi nel suo culo. Era davvero bravo. Non potevo fare a meno di domandarmi quanti ne avesse già presi.
-Ora tocca a me
Il terzo, a differenza degli altri si mise con la faccia rivolta alla mia. Mi guardava negli occhi, ed era chiaro che mi desiderava come una cagna in calore desidera essere ingravidata. Quello sguardo mi diede quel qualcosa in più per darmi da fare. Cominciai a muovere un poco il bacino, giusto per dare qualche spinta in più.
Toccò quindi al terzo, che per tutto il tempo non fece altro che accarezzare il petto, lodandolo per la sua bellezza. Quelle lusinghe mi eccitarono al punto tale che misi più foga.
Il ragazzo roteò gli occhi all'indietro, per poi chiuderli. Lanciò un gemito che diventava sempre più forte.
-Hey, ferma! Guarda che la sborra la devi dare a tutti noi. Sei pronto?
Feci segno di si con la testa.
Mi fecero alzare e mi appoggiarono al muro. Una mano prese a segarmi con foga, mentre altre due mani giocavano con i miei coglioni. Il quarto avvicinò la lingua alla mia cappella ormai bagnata.
Quando finalmente sborrai chiusi gli occhi. Non so quanta me ne uscì, ma mi sembrò tanta. La mano non smise di muoversi, e cominciò a sbatter il mio cazzo come fosse un pennello che schizza gli ultimi rimasugli del colore di cui è pregno. Quindi sentì le bocche metterselo in bocca una alla volta, come se stessero pulendo. E quando riaprì gli occhi li vidi intenti a leccarsi la faccia a vicenda.
Fui finalmente slegato dal bavaglio.
-Ora puoi andare- dissero.
Feci per prendere i miei vestiti, ma con uno spintone mi sbatterono alla porta e mi fecero uscire dall'appartamento.
Ero completamente nudo sul pianerottolo, senza sapere che fare.
Sentì delle urla provenire dall'appartamento. Pregai dentro me che stessero facendo ciò che speravo. Scesi in strada, fortunatamente vuota, e trovai i miei vestiti per terra. Con un sospiro di sollievo mi rivestì il più velocemente possibile. Nella tasca dei pantaloni trovai i soldi. Guardando l'orologio notai che ero in ritardo di dieci minuti rispetto alla tabella di marcia. Non mi importava. Feci la strada del ritorno sorridendo.
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