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Gay & Bisex

Vittorio, Simone e il Prof di matematica. Parte 3


di Oduardo
12.11.2020    |    6.575    |    2 7.7
"Mi inginocchiai istintivamente, e con un po’ di fatica riuscì a farmi strada tra quelle chiappe per raggiungere l’ano..."
Con la saliva cercavo di bagnare il più possibile l'asta del mio amico. Ogni tanto tentavo di prenderlo fino alla gola, ma non resistevo molto a causa di probabili attacchi di vomito che volevo evitare. Simone in un primo momento se ne stò a gambe larghe senza far nulla, poi cominciò ad accompagnare con le mani la mia testa, senza fare fortunatamente nessuna pressione. Dopo di che le sue mani si mossero sulle mie spalle, mi tolsero la camicia, e si misero ad accarezzarmi il petto.
"Prof, lei non partecipa?" domandò.
Ancora nessuna risposta. Simone si alzò dal banco, si posizionò completamente nudo davanti al prof menandogli a pochi centimetri dalla faccia il cazzo duro e bagnato della mia saliva.
"Ragazzi! ... Io ... Non si può ..." disse finalmente, ma a voce tradiva tutta la voglia che aveva di scopare con noi. Persino le sue mani si toccavano il pacco. In realtà sembrava più che lo stessero nascondendo.
Il ragazzo si avvicinò alla bocca dell'uomo, che senza opporre nessuna resistenza si aprì per accogliere la verga giovane.
Mi avvicinai anch'io, spostai le mani di lui dal suo pacco, e vidi che effettivamente stava nascondendo la sua erezione. Gli aprì la patta, giocai un poco con il cazzo duro nelle mutande, e poi finalmente glielo tirai fuori. Un cazzo di modeste dimensioni. Niente di che. Presi a succhiarglielo un po'.
Mi alzai e mi misi vicino a Simone. La bocca del prof lasciò il cazzo di lui per il mio. Si stava finalmente lasciando andare. Una mano si strinse attorno all'asta del mio amico, segandolo nel frattempo che mi pompava, mentre l'altra era occupata segarsi. Fece a cambio, per poi passare a pompare uno per volta.
Avvicinai di più il mio cazzo a quello di Simone. Spinsi talmente tanto per entrare nelle bocca del prof che per un attimo entrambe le nostre cappelle riuscirono ad entrare.
Feci alzare l’uomo, lo misi al muro, Simone gli tolse i pantaloni e le mutande e si prese in bocca l’uccello mentre io lo segavo.
L’uomo se ne stava con gli occhi chiusi e la bocca aperta, come se si aspettasse il mio cazzo. Purtroppo non ci sarei mai arrivato.
Lo girammo, e finalmente ci trovammo davanti a quello che veramente volevamo vedere: il culo.
Grosso, muscoloso, sodo. Mi inginocchiai istintivamente, e con un po’ di fatica riuscì a farmi strada tra quelle chiappe per raggiungere l’ano.
Il buco era pulito, nessuno odore, niente tracce di feci. Con la lingua cominciai a bagare le parte più esterna, come se si trattassero delle grandi labbra di una vagina. Poi con più forza entrai dentro.
Lo sentivo lamentarsi e gemere allo stesso tempo. La cosa mi eccitava talmente tanto che mi fermai dal segarmi per non sborrare subito.
Intanto Simone cominciò a puntare il suo cazzo. Gli lasciai terreno.
L’uomo fece un gemito di dolore appena percepibile. Era ovvio che non fosse la prima volta che lo prendeva. Lo spostai dal muro e lo abbassai fino a che la sua bocca non fu a portata del mio cazzo. Senza indugiare aprì le labbra e si infilò dentro tutta la mia asta fino alla gola.
Sentivo gemiti soffocati. Forse stava anche chiedendo pietà, ma a me non interessava. Percepivo i primi rivoli di sborra uscire dalla mia cappella e bagnare tutto attorno.
“È il mio turno” reclamai.
Stesi l’insegnante sulla cattedra, puntai bene, e delicatamente cominciai ad infilarlo andando sempre più a fondo. Se gli facesse male o meno non lo sapevo: la sua bocca era occupata dell’uccello de mio amico. Ogni tanto mi sfilavo per poi rimettermi dentro con colpi più decisi. Le mani dell’uomo cercavano la mia asta, e prontamente la guidavano per rientare nel suo buco.
“Ed ora il momento della verità” disse Simone. Si mise a sedere e accompagnò il bacino del professore affinché il suo cazzo rientrasse nel suo culo. Per un attimo rimasi lì a segarmi cercando di capire dove volesse arrivare il mio amico. Simone prese le gambe dell’uomo e le portò più in alto mostrandomi il culo. E allora capì.
Mi avvicinai, e dopo aver puntato, con un colpo secco entrai nel buco già occupato.
L’uomo non riuscì a trattenersi dal lanciare un urlo. Prontamente gli mise una mano sulla bocca, e cominciai a fotterlo con tutta la foga possibile. Sentivo il mio cazzo strusciare contro l’asta del mio amico, e la cosa mi faceva impazzire. Dovetti trattenermi molto dal non sborrare.
Ma non era così facile. Il prof cominciò a leccare le dita della mia mano, se le mise in bocca per succhiarle. E come se non bastasse Simone aveva cominciato a masturbarlo. Nel giro di poco Carnavale sborrò. Non furono spruzzi a fontana, ma erano abbastanza copiosi, e le gocce cadevano a rivoli per tutto il corpo del suo cazzo sporcando anche la mano del ragazzo, che portandola alla bocca dell’uomo lo incitò a pulirla. Cosa che lui fece.
Non potevo resistere più a lungo. Tolsi il cazzo dal buco, lo portai all’altezza della bocca di lui, e finalmente venni. Gli spruzzai sulla faccia più che altro, ma quello aprì la bocca e se lo prese ancora un po’, per poi pulirsi con la lingua tutto attorno alla bocca.
Simone disse che stava per sborrare anche lui. Il prof si alzò sfilandosi il cazzo dal culo, si mise in ginocchio ed aspettò a bocca aperta che la sborra del ragazzo gli schizzasse in faccia come con la mia. Quindi anche con lui prese a pulirgli per bene l’asta, e con la mano cercò di prendere quante più gocce di sborra possibili dalla sua bocca per potersele poi portare in bocca.
Io e Simone ci rivestimmo. Il prof rimase ancora per un bel po’ inginocchiato davanti alla cattedra a riprendere fiato.
“La lezione è finita ragazzi. Andate a casa”
Non ce lo facemmo ripetere due volte.
Ma ancora non sapevamo che in realtà la lezione non era veramente finita.
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