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Gay & Bisex

RICORDANDO I VECCHI TEMPI


di RedTales
26.12.2022    |    8.978    |    8 9.5
"Ovviamente gli ho detto qualcosa ma non sono mai andato nei particolari e poi… e poi sono stato molto soft… Come dire…" “Come dire che non gli hai detto..."
Marcello e Gianluca, entrambi sulla cinquantina abbondante, si incontrarono casualmente alla stazione.
Saranno stati più di trent’anni che non si vedevamo ma, dopo un’iniziale incertezza, si riconobbero, quasi contemporaneamente. In fondo non erano cambiati tanto ed i lineamenti assomigliavano ancora a quelli dei due spensierati ventenni che ne avevano passate di cotte e di crude alla fine di quei favolosi anni ottanta.
Si ritrovarono come se fosse trascorso solo poco tempo e, dopo i soliti preamboli su “cosa fai” o “dove vivi”, riscoprirono ben presto la passata complicità iniziando quasi subito a ricordare la loro vecchia intimità.

“E ti ricordi quei due che ci avevano portato a casa? Quelli che ci avevano fatto mettere sul letto alla pecorina, uno di fronte all’altro ordinandoci di baciarci mentre loro, dietro di noi, iniziarono a scoparci come matti?”
“Te lo ricordi quel bacio?”
“Certo che me lo ricordo! Restammo attaccati per… non so nemmeno per quanto. Ma tantissimo.”
“Sì! E ci respiravamo la stessa aria…”
“Dio che matti!”
“Ma ti ricordi quello grosso che sembrava volerci sfondare?”
“Certo che me lo ricordo. Nessuno mi aveva scopato così prima di quella volta…”
“Certo che te li andavi proprio a cercare i matti…”
Risero.
“Ero piccolo ma ero già una troietta…”
Risero ancora.
“Aspetta, aspetta… e quello che ci ha portato in campagna?”
“In campagna?”
“Sì, quello con la 127 blu.”
“No, non mi viene in mente.”
“Ma dai! Ci saremo andati una decina di volte con lui. Ci portava a Borgo Barnetta, in mezzo ai campi.”
“Ah! Sì! Ma non aveva la 127 ma la 128.”
“Sì, è vero, è vero. Ma ti ricordi?”
“E come no! Puzzava come una fogna, sempre. Però… però, te lo ricordi il cazzo che aveva.”
“Altroché! Grosso come un barattolo e…”
“...e sempre duro. E voleva venire due o tre volte, sempre.”
“Vero. E ci voleva tutti nudi mentre lui si apriva solo la patta.”
“E tu continuavi a guardarti intorno per paura che passasse qualcuno”
“Per forza, eravamo così vicini alla strada.”
“Però che scopate!”
“Da urlo.”
“Ci credo. Tu gridavi sempre con lui.”
“Per forza, lo aveva così grosso che mi sembrava che mi rompesse il culo ogni volta. Non ero mica aperto come te…”
“Dai! Cosa vuoi dire, che ero una puttana?”
Si guardarono e scoppiarono a ridere.
“Beh! Forse un po’ lo ero.”
“E io ero così scemo da seguirti per fare tutte quelle porcate…”
Altra risata.
“Ti piacerebbe tornare a quei tempi?”
“Altro che. Ma ormai ho messo la testa a posto.”
“E anche il culo?”
Si guardarono nuovamente con intensità prima che scoppiasse un’altra fragorosa risata.
“Che tu ci creda o no, sono quindici anni che ho solo Armando. E mi basta. Cosa vuoi, il tempo passa e con lui sto bene. Conviviamo da più di dieci ed ormai ci bastiamo. Insomma, stiamo bene insieme. E… anche a letto sa farmi godere davvero.”
“Beh! Anch’io ho ridotto di molto le avventure, ma le cerco ancora, anche casuali o al buio. Che ci vuoi fare, non ho mai trovato quello giusto. Una ventina di anni fa un ufficiale mi era sembrato potesse essere la persona ideale ma dopo qualche mese si è rivelato tutt’altro…”
“Mi spiace.”
“Acqua passata. Ma… ti ricordi quello con la barca?”
“Dio! Certo che lo ricordo. Che stronzo! Quante balle ci ha raccontato.”
“Ho la concessionaria, la Ferrari, lo yacht, la villa…”
“Sono single, gioco a golf…”
“E non era vero niente. Lo diceva per far colpo su di te.”
“Ehi! Vacci piano. Non eri tu quello che sbavava per fare il giro in Ferrari.”
“Ah già!”
“Però nella villa ci portava…”
“Sì, peccato che non era sua ma doveva venderla o affittarla…”
“Comunque anche con lui grandi scopate. Peccato per il suo vizietto.”
“Già, ma solo con te. Io non volevo e non ci ha più provato.”
“Davvero? Sai che questo non me lo ricordavo. Quindi pisciava in bocca solo a me?”
“Direi proprio di sì.”
“E tu?”
“Guardavo…”
“Comodo guardare…”
Altra risata.
”Però eravamo dei bei porcellini.”
“Su questo hai ragione. Ne abbiamo fatte davvero tante e siamo stati proprio bravi a non farci mai scoprire dai nostri a casa.”
“È vero! Facevamo tutto di nascosto. E tua mamma che ci chiedeva spesso cosa avevamo fatto e tu ti inventavi un pomeriggio al cinema o in sala giochi o in centro o a casa di… A casa di chi dicevamo di andare?”
“Carlo. Di Carlo.”
“Giusto di Carlo. Che neanche esisteva. Te lo eri inventato. E quella volta che siamo stati sabato e domenica a casa sua al mare?”
“Giusto! Sai che quel fine settimana con quello me lo ero dimenticato.”
“Per forza, avevamo una paura bestia di essere scoperti. Per fortuna che i telefonini non c’erano.”
“Già! Però sono stati due giorni di fuoco.”
“Per forza, pensavamo di scopare con Giulio. Si chiamava Giulio?”
“No, Giuliano.”
“Sì, sì, Giuliano. Che porco! Senza dirci niente aveva invitato due amici.”
“E che amici.”
“Già.”
“Ci hanno scopato per due giorni.”
“Sì, due giorni. E uno mi metteva, non so neanche quante volte, seduto contro la spalliera del letto con i cuscini sotto al culo in modo che avessi la bocca all’altezza del suo cazzo e mi scopava come se me lo avesse messo in culo. Dritto fino in fondo alla gola.”
“Sì, adesso mi ricordo. Ha provato anche con me ma mi veniva la nausea e quindi lo faceva solo con te.”
“Certo che quella volta siamo davvero tornati a casa con il culo sfondato.”
“Sì, ma quanto abbiamo goduto?”
“Da impazzire. Ci sapevano fare…”
“Ma… Ma Armando le hai dette tutte queste avventure?”
“Più o meno. Ovviamente gli ho detto qualcosa ma non sono mai andato nei particolari e poi… e poi sono stato molto soft… Come dire…"
“Come dire che non gli hai detto la troietta che eri e che mi hai fatto diventare.”
“Bon! Detta così suona male ma… più o meno… Però non lo ho mai tradito. Da quando sono con lui ho avuto solo lui.”
Parlarono ancora un po’ dei vecchi tempi ma poi i loro impegni li costrinsero a salutarsi. Ovviamente si scambiarono i numeri di telefono promettendosi reciprocamente di risentirsi e di fare una bella rimpatriata con calma.
“E cosa dirai ad Armando? “Che hai un impegno di lavoro con… Carlo.”
“Dai! Gli dirò che vedo un vecchio amico. Gli ho parlato di te, anche se non… sono sceso nei particolari...”
Risero ancora prima di salutarsi, certi che si sarebbero rivisti presto.
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