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Gay & Bisex

Un nuovo lavoro


di bisexpassivissimo
27.04.2021    |    26.971    |    43 9.2
"Era un ragazzo magro, alto 160 cm, con la pelle bianca come il latte ed i capelli rossi lunghi fino alle spalle..."
Michele non aveva ancora 19 anni, aveva finito le superiori e non aveva voglia di iscriversi all'università. Era un ragazzo magro, alto 160 cm, con la pelle bianca come il latte ed i capelli rossi lunghi fino alle spalle. I genitori lo stavano spingendo a trovarsi un lavoro dal momento che non voleva continuare con gli studi, e così li assecondò mettendosi alla ricerca sui vari giornali e siti per trovare un'occupazione che gli andasse a genio, non voleva fare il classico cameriere o barista e quindi si mise a cercare altri impieghi, magari più redditizi. Gli capitò un annuncio che diceva "Cercasi ragazzo giovane e volenteroso per lavoro di segreteria e archivio ben retribuito in studio legale", si segnò subito il numero attratto dalla possibilità di essere ben pagato per fare il segretario e chiamò immediatamente. Rispose un uomo con voce profonda e che parlava un italiano preciso e attento senza far trasparire alcun accento che disse a Michele di presentarsi il giorno dopo in ufficio alle 9 del mattino portando il curriculum per sottoporsi al colloquio.
Il giorno seguente si presentò quindi all'indirizzo prestabilito, era un edificio costruito da poco che conteneva uffici, studi medici e locali commerciali, lo studio legale in questione era al secondo piano, Michele prese le scale e raggiunse il portone al quale suonò il campanello. Si era vestito con una camicia, un maglioncino attillato e dei pantaloni eleganti per dare segno di professionalità senza puntare alla giacca e cravatta che gli sembravano esagerati per la sua età. Il portone si aprì e vi apparve l'avvocato in questione, era un uomo massiccio ed imponente, alto e molto robusto, probabilmente un po' sovrappeso, aveva i capelli brizzolati pettinati con la riga in mezzo e portava occhiali di una montatura molto elegante e sicuramente costosa, indossava un completo blu con cravatta. Michele ne rimase subito colpito per lo strapotere fisico che emanava su di lui, ragazzo magrolino e più debole. L'avvocato gli diede la mano stringendo forte e lo fece entrare sorridendo e squadrandolo da capo a piedi fronte e soprattutto retro.
"Bene Michele, per prima cosa ti faccio vedere come è organizzato lo studio, qui abbiamo la sala d'attesa..." disse mostrando la prima stanza con varie poltroncine, 2 tavolini con qualche giornale sopra ed il dispenser per l'acqua con il boccione di plastica classico degli uffici. Alla destra della sala d'aspetto c'era un bancone bianco a forma di L con dietro archivi e librerie "questa sarà la tua postazione se ottieni il lavoro..." spiegò sempre guidandolo attraverso la stanza e illustrando i vari angoli. Poi seguirono un corridoio che portava a 3 porte identiche
"questa a sinistra è il mio ufficio, quella centrale è il bagno, quella a destra è una stanza che usiamo a volte per degli incontri speciali" illustrò l'avvocato mentre Michele si guardava intorno, a quel punto venne invitato nell'ufficio. Si ritrovò in un locale grandissimo e spazioso, c'era un divano sulla sinistra con di fronte un tavolino di vetro, altre due poltrone, diversi scaffali e librerie, e dall'altra parte una scrivania possente quanto il proprietario ma altrettanto ordinata con di fronte due sedie imbottite. Si sederono uno di fronte all'altro divisi dalla grande scrivania e così cominciò il colloquio vero e proprio con le solite domande di rito che si sentono in ogni nuovo posto di lavoro, poi iniziarono ad arrivare domande più particolari e strane dall'avvocato che stava appoggiato alla schienale della sua poltrona con gli occhi fissi su Michele come fosse una leonessa con un'antilope.
"Sei fidanzato?"
"Ehm, no..." non capiva il senso di questa domanda improvvisa.
"Bene, sai come rivolgerti al tuo superiore?"
"In che senso?"
"Sai essere servile e premuroso verso il tuo superiore?" ora si sporse in avanti mettendo i gomiti sulla scrivania
"Credo di si..." rispose un po' a disagio "Come mai vuole solo maschi?"
"Siete più ubbidienti e non rimanete incinti all'improvviso. Perchè vuoi questo lavoro? Sinceramente..."
"Per guadagnare un po' di soldi e perchè non mi va di andare all'università"
"Quindi sei uno scansafatiche in realtà..."
"No no posso impegnarmi e lavorare sodo" si affrettò a correggersi
"Dimostramelo, fammi vedere che vuoi questo lavoro!"
"Come?"
"Se ti chiedo una cosa, per quanto ti possa sembrare strana, la farai?"
"Credo di si.."
"No, voglio una risposta decisa" disse alzandosi a posizionare alle spalle di Michele
"Si..." rispose ancora indeciso
"Vediamo allora: mettiti in ginocchio"
Michele si voltò verso l'uomo trovandolo con le mani in tasca "Come?"
"In ginocchio a terra o non se ne fa niente"
Il ragazzo si alzò titubante e si mise in ginocchio sul pavimento. L'avvocato gli girò intorno guardandolo mentre era inginocchiato con le mani sulle cosce, gli pose una mano sulla testa e la fece scivolare tra i capelli lunghi e lisci del ragazzo
"mi piacciono questi lunghi capelli fulvi" poi d'improvviso strinse i capelli piegando la testa di Michele all'indietro "Ah! Ma che caz..."
"E mi piace che non hai un pelo di barba..." continuò l'avvocato fregandosene mentre con il dorso dell'altra mano carezzava la guancia del ragazzo. Lo lasciò andare ed ordinò "Ora gattona fino al tavolo di vetro lentamente" e si appoggiò alla scrivania incrociando le braccia.
Michele era come imbambolato, sbattè due volte le palpebre e come ipnotizzato con il cuore che batteva forte di voltò ed iniziò a gattonare verso il tavolo.
"Ora torna indietro verso di me"
Il ragazzo invertì la direzione e si mosse verso il capo, arrivato a venti centimetri dall'uomo si fermò restando immobile. A quell'altezza fissò lo sguardo sul pacco del padrone che sembrava bello gonfio, iniziò a temere che gli avrebbe chiesto qualcosa di ancora più sconveniente, o forse la cosa un po' la desiderava?
"Hai visto? Sai essere ubbidiente e servile, questo è quello che cerco, puoi risederti" disse a sorpresa l'avvocato che da quel momento tornò professionale ed iniziò a spiegare le mansioni al ragazzo ancora intontito da quella strana esperienza, dove cercare cartelle, come cercarle, indicazioni sulle telefonate, sui clienti e tutto ciò che avrebbe dovuto fare.
"Bene, sono soddisfatto, puoi iniziare domani alle 8, troverai una busta sulla tua scrivania con dentro ciò che dovrai indossare. Ah un'ultima cosa, hai peli?" chiese l'avvocato
"Come prego?"
"Sei peloso su gambe, braccia, pancia, pube, schiena, sedere, petto?" chiese nuovamente insistendo
"...come?" Michele tornava ad essere inebetito.
"Sei stupido? Rispondi alla domanda"
"No scusi, si sono un pò peloso ma non troppo"
"Troppo vago, vediamo, spogliati completamente" ordinò tirandosi nuovamente in piedi.
"Cosa??? No!" rispose Michele alzandosi a sua volta di scatto.
L'avvocato gli fu di fronte in un lampo e con le mani strinse le zone dove stavano i capezzoli del ragazzo che mugolò di dolore e sorpresa.
"Allora non ci siamo capiti, credevo di essere stato chiaro, se vuoi questo lavoro e guadagnare quel bel gruzzoletto devi ubbidire ad ogni mia richiesta." detto ciò gli diede una spinta buttandolo a terra. Michele lo guardò tenendosi il capezzolo sinistro con la mano, vide nell'uomo una risolutezza unica e come ipnotizzato iniziò a spogliarsi completamente.
Rimase nudo di fronte al capo coprendosi con le mani il piccolo membro che contro la sua volontà stava indurendosi lentamente. L'avvocato gli girò intorno con espressione pensierosa, poi si chinò a guardargli il sedere, gli allargò le natiche e disse "no, non ci siamo, dovremo rimediare" e si rialzò tornando verso la scrivania.
Michele era confuso, non riusciva a credere alla situazione, al colloquio strano intervallato da domande e spiegazioni professionali, al fatto che era stato invitato a spogliarsi e lo aveva fatto, e soprattutto era nudo con un uomo maturo e la cosa sembrava provocare al suo corpo strane reazione, eppure era etero, lo sapeva. Si rivestì sollevato (o forse deluso) di non aver dovuto fare altro.
"Ora ti mando da una mia amica estetista, le porti questo biglietto e lei saprà esattamente cosa fare, tutto chiaro?"
"Si signore" rispose Michele prendendo il bigliettino ripiegato.
"Bene ora vai e fatti sistemare, ci vediamo domattina alle 8" Disse l'avvocato accompagnandolo alla porta come nulla fosse. Michele uscì e rimase di fronte al portone, subito aprì il bigliettino e lesse "depilazione completa come piace a me, pago io stasera, grazie." Lo ripiegò e se lo mise in tasca, rimase ancora immobile indeciso su cosa fare, assecondare il capo o cercare un altro lavoro? Decise di provare ancora ad assecondarlo, dopotutto prometteva un bello stipendio e chiedeva una depilazione e ubbidienza in cambio, poteva essere peggio, pensò mentendo a se stesso. Si diresse quindi dall'estetista in questione, spiegò da chi era stato mandato e consegnò il biglietto. La donna lesse e sorrise "capisco, vieni pure con me" disse conducendolo in una saletta. Non era mai stato dall'estetista, non sapeva come muoversi, per la seconda volta in poche ore fu costretto a spogliarsi completamente mentre la donna (una signora di 50 anni con capelli biondi legati in una treccia, le braccia grasse e le mani delicate e affusolate) preparava l'occorrente per la ceretta. Nudo si distese sul lettino e lasciò fare alla donna. Non fu piacevole per niente, in certi punti la ceretta faceva molto male e non sapeva perchè continuava a sottoporsi a quel supplizio. Dopo un'ora il lavoro era compiuto, non aveva più un pelo al di sotto delle sopracciglia se non un triangolino lasciato sopra il pene. Si vergognava ma si piaceva molto di più in quel modo, si guardava allo specchio, la pelle era ancora arrossata ma liscia faceva un altro effetto.
"Sarà molto contento vedrai" gli disse l'estetista facendogli l'occhiolino e rimettendo a posto. "Puoi rivestirti e andare, tanto paga lui, ci vediamo presto"
Michele salutò e penso a quel "presto" detto dalla signora, significava che probabilmente avrebbe dovuto continuare a depilarsi per lavorare lì.
Tornò a casa, era vuoto visto che i suoi erano al lavoro, decise allora di denudarsi ed ammirarsi meglio e con calma, andò in bagno si spogliò ed iniziò a guardare le sue gambe lisce, le ascelle glabre ed il suo ano che allargando le chiappe non era più nascosto ma ben visibile. Gli venne voglia di masturbarsi, mise un porno al computer e per la prima volta decise di provare a vederne uno gay. La sua attenzione fu catturata guarda caso da un video con un uomo possente che sodomizzava un ragazzo, prese a masturbarsi furiosamente il pene durissimo e infatti dopo soli 2 minuti di video venne sulla sua pancia liscia. Nella lucidezza post-orgasmo si disse che non era gay, questo era solo una curiosità ed un caso che non si sarebbe ripetuto. La giornata si svolse poi normalmente e la sera andò a letto con la consapevolezza dell'inizio del nuovo lavo che lo attendeva il giorno seguente.
Arrivò finalmente il mattino, Michele fece colazione, andò al bagno, si lavò notando come fosse strano farlo senza avere peli poi si mise una camicia, un pantalone stretto ed uscì verso l'ufficio. Giunto davanti al solito portone si sentiva emozionato, era il suo primo lavoro, voleva far bella figura e riuscire a non fare troppi errori nonostante fosse il suo primo giorno, suonò il campanello, erano le 8 in punto, il portone risuonò dell'apertura a distanza e Michele potè quindi entrare. L'avvocato non lo aveva accolto ma gli aveva detto di mettersi quello che avrebbe trovato nel sacchetto e gli aveva poi spiegato che il primo appuntamento sarebbe arrivato alle 9. Girò dietro alla sua postazione, si guardò intorno pensando a come quello fosse il suo regno e poi rivolse l'attenzione al pacchetto sulla scrivania. Era più una busta che un vero pacchetto, Michele la aprì e guardò dentro, lo stupore si impossessò del suo volto, all'interno c'erano delle mutandine femminili, delle calze autoreggenti nere ed un babydoll nero trasparente che lasciava scoperta la parte dei seni. Rimase a bocca aperto per qualche secondo, poi pensò ad uno scherzo o ad un errore, no, non poteva essere nè l'uno nè l'altro, era una provocazione, ma stavolta non avrebbe ceduto, prese la busta e si diresse verso l'ufficio dell'avvocato, spalancò la porta ed entrò.
"Devi bussare" disse subito l'uomo che era seduto intento a scrivere qualcosa al computer.
"No signore questo è..."
"Hai messo quello che c'era nella busta?" chiese interrompendolo.
"No, sono cose..."
"Devi indossarle o sei licenziato, ultimo avvertimento" incalzò l'avvocato con tono deciso e mantenendo lo sguardo serio e fisso.
"Ma.."
"Vai, indossale e torna qui!" comandò l'uomo e detto ciò tornò a concentrarsi sul computer.
Michele era stato di nuovo annullato, uscì dall'ufficio, chiuse la porta e tornò alla sua postazione, si mise seduto con di fronte la busta. Che fare? Era davvero deciso a spingersi così in là? E come mai non era riuscito a ribattere? Perchè questa sensazione di essere impotente e docile era allo stesso tempo spaventosa ed eccitante?
Una volta ancora decise di accontentare chi lo stava pagando, si spogliò alla sua scrivania e si mise ciò che era nel sacchetto, rimase a studiarsi, le mutandine lasciavano una strana sensazione tra le chiappe, era più sensibile, dopotutto non gli stavano male quelle cose ed erano addirittura della sua taglia precisa, la sua pelle non era più arrossata dalla ceretta ma era tornata candida. Si incamminò lentamente verso l'ufficio, busso con fare indeciso e attese.
"Vieni pure"si sentì provenire dall'altra parte.
Michele aprì la porta ed entrò a testa bassa con il viso imbarazzato e rosso.
"Guarda come sei bella depilata ed agghindata a dovere" disse l'avvocato alzandosi e venendogli incontro. Ora il ragazzo era al centro della stanza con le mani giunte all'altezza del pene, mentre l'uomo aveva ripreso a girargli intorno.
"Che bel culetto che hai, sapevo che avrebbe fatto un bel lavoro depilandoti" dicendo così gli tastò il sedere in modo deciso, Michele era impietrito.
"Volevo fare le cose con calma ammaestrandoti a poco a poco, ma sei stata una bambina cattiva a non ubbidire al primo comando del primo giorno e ora dovrai essere punita"
Michele non era mai stato appellato al femminile ma doveva ammettere che in quel momento c'era ben poco di mascolino in lui. "Cosa vuole che faccia capo?" chiese.
L'avvocato prese posto su una delle poltrone ai lati del tavolino di vetro "sdraiati sopra di me così" disse trascinandolo ed adagiandolo sopra le proprie gambe di traverso.
Fece in modo che il sedere sporgesse per bene e poi fece partire una prima sculacciata poderosa che colpì la natica destra. Michele reagì d'istinto gridando e sobbalzando, ma subito l'altra mano dell'avvocato lo prese per i suoi lunghi capelli e gli abbassò la testa facendo partire una seconda, terza e quarta sculacciata, tutte della stessa potenza. Il ragazzo era inerme, iniziava a sentire un immenso calore sulla propria chiappa destra ma avvertiva anche il suo pisellino che era diventato duro e sfregava sulla parete interna del tanga. L'avvocato ora si succhiò l'indice, scansò le mutande di Michele e puntò dritto al suo ano. Il ragazzo non fece in tempo neanche a reagire tanto era inebetito, sentì il dito che seguiva il contorno dell'ano bagnandolo, poi premeva ed infine entrava nella sua cavità vergine. "Ah..." disse ritirando su la testa
"Hai capito come comportarti puttanella?" chiese l'avvocato tirandolo a sè per i capelli e leccandogli la guancia mentre con il dito si divertiva a penetrarlo.
"Ora in ginocchio" si interruppe lanciandolo a terra. Michele veloce come uno scarafaggio si mise in posizione ansimando e poggiando le mani sulle cosce.
"Mani dietro la schiena" il ragazzo obbedì. L'uomo si alzò.
"Apri la bocca" il ragazzo obbedì ancora tenendo gli occhi rivolti al volto dell'uomo. "Ora assaggia il tuo culo" e gli infilò l'indice, che prima aveva messo nell'ano, in bocca. Non aveva nessun gusto particolare, anche se il cervello di Michele provò a dirgli che era una cosa schifosa, il ragazzo era soggiogato al potere del suo capo e la cosa gli stava iniziando a piacere, sentiva il suo pene durissimo anche se l'avvocato sembrava non farci caso. Succhiò il dito muovendo la testa mentre l'uomo si slacciava i pantaloni, li lasciava cadere a terra e abbassava gli slip rivelando un cazzo notevole e massiccio come il proprietario. Il dito uscì dalla bocca che rimase aperta stupita dalla grandezza del membro che aveva di fronte.
"Secondo te ora cosa devi fare?"
"....succhiare?" la voce era flebile e quasi impercettibile
"Parla più forte!" e lo riprese per i capelli
"Le devo fare un pompino"
"Che ragazza perspicace"
Spinse il proprio pene durissimo e grosso in bocca del ragazzo che pur non avendo esperienza nella fellatio riuscì a sopportare metà membro prima di avere i primi conati.
L'uomo continuava a scoparsi la bocca del diciottenne senza alcuna pietà tenendolo per i capelli mentre il ragazzo teneva ancora le mani dietro la schiena, aveva cominciato a lacrimare e a sbavare mentre continuava a sentire il glande sbattere sulla sua gola. Dopo 5 minuti l'uomo forse troppo eccitato sfilò il cazzo dalla bocca ansimante, si segò ed eiaculò il suo seme sul viso del ragazzo. "Puliscimelo" ordinò in estasi l'uomo. Il ragazzo esitò un attimo ma poi si abbandonò completamente leccando il cazzo che stava tornando a riposo, mentre lo sperma che aveva sul viso colava sulle ginocchia.
"Brava, ora vai a lavarti il viso, rimetti sopra questi i tuoi vestiti e torna in postazione, tra 10 minuti arriva il primo cliente, non puoi farti trovare così"
"Si signore..." disse Michele alzandosi, aveva ancora il cazzo duro e il cuore che pompava forte per l'eccitazione.
Si diresse in bagno, si guardò allo specchio ricoperto di lacrime sperma e saliva, abbassò le mutandine ed iniziò con una mano mentre con l'altra si torceva un capezzolo per poi passare ad infilarselo lentamente nell'ano, non gli importava del cliente in arrivo.

Se vi piace scriverò dei seguiti, fatemi sapere.
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