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L'eredità


di AndreaCork
05.02.2024    |    126    |    0 6.0
"“Dammi ancora in bocca quel cazzo duro!!!” fece lei mentre riprendeva il respiro..."
Isabella Ghenf gestiva un bar di provincia. A dispetto del cognome, che la faceva sembrare uno di quei personaggi dal nome altisonante usciti da un episodio di Diabolik, era italianissima. Passava le sue giornate tra un caffè e un bicchiere di vino serviti ai pensionati della zona, e nella pausa pranzo preparava panini ai camionisti di passaggio e operai che lavoravano nella zona industriale vicina. Per hobby creava vestiti e adorava guardare film horror. Aveva alle spalle un diploma di liceo scientifico e un matrimonio fallito per noia: i rapporti con l'ex marito erano rimasti buoni, non mancavano mai di farsi gli auguri per i compleanni e il Natale e talvolta lui passava al bar a salutarla, intrattenendosi a chiacchierare in amicizia: le piaceva quel rapporto sincero e onesto con Giulio, e anche lei ogni tanto passava a casa di lui per una pizza in compagnia quelle sere in cui non avevano voglia di stare soli. Era single da due anni, lei ne aveva quarantotto e il suo corpo mostrava molto poco i segni dell'età: al massimo qualche segno sul viso e un po' di pancetta, ma il seno generoso e il culo, anch’esso importante, non avevano ceduto più di tanto. Usciva con le amiche e sì, non si faceva mancare gli uomini: in quei due anni ne erano passati parecchi, nella sua vita. Non li aveva contati, ma era sicura che se lo avesse fatto il numero sarebbestato a due cifre e di alcuni non avrebbe ricordato neppure il nome.
Era una mattinata tranquilla e stava seduta a un tavolino del suo bar leggendo il giornale. La nebbia non invogliava i pensionati a uscire di casa: solo Giorgio, un ex tipografo, era passato da lei. Aveva preso il solito bicchiere di rosso e un tramezzino ed era schizzato via per fare la spesa. Faceva davvero freddo quella mattina, e si scaldava le mani tenendole tra le gambe. Entrò una persona: era un signore distinto con i baffi e gli occhiali tondi, vestito con un elegante cappotto di tweed. Teneva sotto il braccio una cartellina e aveva l’aspetto timido, come se avesse paura di disturbare.
"Prego!!!" lo accolse Isabella con la sua solita gentilezza.
"La signora Ghenf? Isabella Ghenf?" chiese. Ovvio che non fosse un cliente, visto che cercava proprio lei. Chi era? Un esattore di qualche tipo? Un venditore?
"Sono io, mi dica..."
"Mi chiamo Lorenzo G., e sono un notaio. Lei è nipote di Gabriella R., giusto?"
"Esattamente..." Un notaio che faceva il nome di sua zia. Ci mise un attimo a capire che la zia se ne era andata.
"Con rammarico le devo comunicare che la signora è mancata alcuni giorni fa. Io sono l'esecutore testamentario, e l'ho rintracciata apposta..." Le spiegò brevemente le cose e se ne andò dandole appuntamento per il giorno successivo per la lettura del testamento. Passò il resto della mattina ricordando la zia: erano anni che non la vedeva e sentiva, ma le aveva comunque voluto un gran bene. Viveva in una città della Toscana in una bella casa sulle colline in provincia di Siena e ricordava con affetto e dolcezza le vacanze estive passate da lei. Era sorella di sua madre, ed era sempre stata dolce e gentile con lei e suo cugino Juri. Zia Gabriella non aveva mai avuto figli e non si era mai sposata. Sentì suo cugino Juri e si misero d’accordo per andare insieme dal notaio.
La situazione era rosea: zia Gabriella non aveva debiti, non c’erano altri eredi oltre a lei e il cugino; il conto in banca non era certo immenso, ma era comunque un piccolo gruzzolo su cui fare affidamento. Lei e Juri avrebbero ereditato quello e la casa in Toscana: lui era un tipo ragionevole e si sarebbero messi d'accordo senza problemi su cosa fare di quell’eredità. Il funerale, già organizzato dal notaio, sarebbe stato tre giorni dopo: aveva tutto il tempo di organizzarsi per presenziarvi insieme a Juri. Sarebbero andati insieme, così avrebbero visionato insieme la casa e avrebbero passato un po' di tempo tra loro. Il viaggio fu piacevole, e i colori dell'inverno toscano rendevano il paesaggio autentica poesia per gli occhi. Si sistemarono in albergo e passarono la serata cenando insieme ricordando la loro infanzia e i momenti passati lì in quel posto. Gli anni di distanza li avevano separati emotivamente entrambi dalla zia, ma erano davvero dispiaciuti della sua scomparsa: era una persona buona di animo e in passato le avevano voluto un gran bene.
Dopo le cerimonia funebre furono fermati da un sacco di gente del paese curiosa di conoscere i nipoti di Gabriella e nel pomeriggio presero possesso della casa, visitandola insieme. Era bella come la ricordavano, un casolare di pietra con un giardino meraviglioso e una vista incantevole. Ed era piena di ricordi. Isabella camminava per il salotto sfiorando i soprammobili, a ognuno dei quali era legato un ricordo. Sopra il camino trovò la bottiglia delle caramelle: una bottiglia di vetro alta una quindicina di centimetri, dipinta a motivi floreali, con l'imboccatura larga, dove la zia teneva le caramelle alla frutta che comprava sempre. Sempre quelle. Non cambiava mai marca. La teneva sempre chiusa con un tappo di sughero. Isabella la prese in mano e la aprì, annusando.
"Hey Juri!!! Senti qua!!! Te le ricordi le caramelle alla frutta della zia? Senti!!! C'è ancora il loro profumo dentro!!!"
"Fa sentire!!! Cazzo hai ragione!!!" Erano buonissime, quelle caramelle. E quel profumo la fece tornare bambina per un attimo. E poi adolescente. E ancora diciottenne: quando durante una vacanza estiva, dopo aver fatto l'amore per la prima volta in vita sua con Gustavo, un ragazzo del posto, era tornata a casa dalla zia e aveva mangiato proprio una di quelle caramelle. Era alla ciliegia, ricordava benissimo quel momento: zia Gabriella l'aveva guardata in faccia e aveva capito subito cos'era successo. Era una donna dolce, ma diretta nei modi, e a volte anche un po' sboccata.
"Dì la verità... tu oggi hai scopato... vero?" le disse con amichevole confidenza. Ancora con il batticuore per l'emozione, era arrossita per l'imbarazzo ed era rimasta in silenzio, abbassando lo sguardo.
"Guarda che hai fatto benissimo sai?" le aveva detto, sciogliendosi in un sorriso. "E non dirò nulla a nessuno, stella..." aveva concluso.
"Ah… rimane tra noi, quindi..." fece Isabella, tranquillizzata.
“Per chi mi hai preso? Per una spiona?”: aveva creato complicità tra loro. Le aveva chiesto se le fosse piaciuto e le aveva dato consigli saggi sull’amore: era più amica e complice che zia. Avevano passato il resto del pomeriggio confidandosi tra loro e facendo finta di nulla quando Juri era rincasato anche lui.
Isabella tornò al presente. Si diresse nel sottoscala. Sapeva bene cosa cercare: la scarpiera della zia. Con timore reverenziale l’aprì piano: da ragazza era innamorata di tutte quelle scarpe preziose che Gabriella possedeva. In quel mobile ne custodiva di ogni tipo: eleganti, sbarazzine, casual, per tutti i gusti e per tutte le occasioni. Poi le vide: c'erano ancora!!! Il cuore le batteva a mille!!! Le ciabattine scamosciate rosse con la zeppa di sughero, quelle che la zia le aveva prestato la sera dopo la sua prima volta per uscire di nuovo con Gustavo. Non poteva crederci!!! Rivederle la emozionò. Le sfiorò. Le prese in mano e le strinse al cuore. La zia era sempre stata gelosissima delle sue scarpe, non aveva mai voluto che lei mettesse mano nella sua scarpiera ma quelle gliele aveva offerte lei stessa. Era entrata in camera sua mentre si stava preparando per la serata e gliele aveva messe per terra.
"Metti queste, stasera!!!" le aveva detto. E quella sera, la serata con Gustavo era stata infuocata. Che ricordi in quella casa!!! Juri la vide.
"Che fai?" le chiese. "Ah!!! Le scarpe della zia!!! Ha sempre avuto buon gusto, la Gabry..." osservò.
"Scusa, tu che ne sai di scarpe?" chiese Isabella. Il cugino rise.
"Sono un maschio, ma me ne intendo. Ce ne sono di cose che non sai di me, cugina... Le scarpe da donna sono una mia passione..."
"Una tua passione? Sei feticista?"
"In una parola... sì."
"Questo non lo avrei mai detto sai?" Ne aveva conosciuti alcuni, in quei due anni di libertà e la cosa non la stupiva. Al massimo, sapere che lo era anche suo cugino, la divertì. Era fico, Juri. Lo chiamava “bonazzo”, a volte. Non fossero stati cugini, un pensiero su di lui lo avrebbe fatto volentieri.
"Son gusti... e quelle zeppe sono sempre state le mie preferite, tra le sue scarpe..."
"Quindi sei un intenditore..."
"Ho l'occhio buono, cugina… te l’ho detto. Sai, provane qualcuna di queste scarpe, coraggio!!!" le propose.
"Tu sei fuori!!!" disse lei ridendo e dandogli una pacca sul petto. Però era divertente l'idea che il cugino Juri apprezzasse le scarpe. E magari sì, poteva farlo contento. Perché no? Sì, si sarebbe divertita un po' così.
"Quali provo?" Lui prese un paio di decolté spuntate turchesi, di pelle serpentata.
"Queste!!!" le disse. Lei mostrò le zeppe che teneva in mano.
"Non vuoi vedere queste?"
"No, mi tengo il meglio per ultimo..."
"Furbo, il cugino Juri..." Isabella sfiló gli stivali e indossó le scarpe.
"Allora?" chiese, facendo una giravolta.
"Ti stanno d’incanto..." fece lui.
"Peccato che si vedano le calze..." disse guardandosi i collant color carne.
"Ma scherzi???" fece lui. "Isabella, gli stilisti hanno deciso che la calza non si deve vedere, e allora hanno convinto voi donne che non va portata. Ma fidati che un collant così, che si nota appena dalla punta... beh è il massimo sai???" Isabella pensó un attimo, guardandosi.
"Non è un po' fuori moda? Magari andava negli anni 'settanta..."
"Sì è fuori moda ma è sexy da impazzire..." Lei si guardò ancora. In effetti non aveva tutti i torti, il cugino. La calza che si intravvedeva era carina da vedere.
"E poi tu hai anche dei bei piedi, puoi permetterti di farci quello che vuoi..." le disse.
"Addirittura...pure i piedi mi hai guardato!!! Ma sono tua cugina!!!" disse con malizia scherzosa.
“E allora? Tu mostri, io guardo…”
“In effetti… dai, pensi davvero abbia dei bei piedi?”
“Hmmm… sì.”
Juri prese dalla scarpiera un paio di decolté nere appuntite, color cipria. Erano di vernice, con un inserto dorato sul tallone e sulla punta. "Vai con queste, forza!!!” le disse.
“Queste? Sicuro?”
“Fidati...”
Perplessa, Isabella le provò. Le stavano veramente bene. Il tacco altissimo le faceva male, non c’era abituata. Ma le piacevano da morire.
“Cazzo!!! Ma hai ragione!!!”
“Si intonano con il tuo incarnato...”
“Dovresti farmi da personal shopper tu, sai?”
Ora fu Isabella a provare un altro paio di scarpe. Ne scelse un paio basse, a punta, senza tacco.
“Che mi dici di queste?”
“No” disse lui. “Mi piacciono molto, ma vedrai che su di te non staranno bene.”
“E ora vediamo...”: scese dai tacchi sorreggendosi a lui.
“Me li guardi proprio i piedi, tu...”
“Eh...”
“Beh piuttosto che le tette come fanno tutti...”
“Ti guardo anche quelle, se è per questo”
“Sei un idiota, lo sai?”
“Sì.”
Le piacevano quegli sguardi di lui, comunque. Di desiderio, ma sempre rispettosi e delicati. Infilò le scarpe che si era scelta. Sì, non le stavano male ma… in effetti non erano le migliori.
“Allora?” chiese Isabella.
“Non ti stanno malaccio, ma con la gonna no. Dovresti portarle con dei pantaloni, al massimo”
Si guardò dall’alto. Sì, lei aveva una figura tondetta, anche se proporzionata e quelle scarpe stavano bene a una figura longilinea.
“Dai, finiamo di guardare la casa!!!” fece Juri.
“Pensavo ti stessi divertendo...”
“Certo che mi sto divertendo, ma se le provi tutte subito il divertimento finisce...”
“Cazzo tu sei proprio furbo!!!”fece lei. “Ok, guardiamo la casa, ma lo faccio con queste addosso!!!” disse, infilando le ciabattine rosse.
“Allora? Mi stanno bene o no?”
Lui la guardò e deglutì.
“Boia!!! Sì!!!”
“Bene, perché le terrò addosso. Sono anche comode, sai?”
“Andiamo!!!” fece imperioso il cugino.
Finirono di esplorare la casa. I mobili erano sempre belli come un tempo. Salirono nella soffitta: a loro era sempre stato proibito di salirvi, e fin da bambini ne erano sempre stati terribilmente incuriositi. Ora potevano andarvi a curiosare senza che nessuno li sgridasse. Vi erano vecchi mobili vuoti, copertoni di automobile e attrezzi da lavoro. Oggetti per lo più inutili o troppo usurati per potervi fare alcunché. Nell'unico mobile non vuoto trovarono degli album fotografici e delle videocassette senza etichetta.
"Hey!!! Guarda qui… album di famiglia!!!" disse lui. "Diamo un occhio?" Incuriosita, Isabella annuì entusiasta. Ne portarono giù tre e iniziarono a sfogliarli. Foto in bianco e nero di Gabriella da piccola con i suoi genitori, poi più grandicella. Le foto divennero a colori, anche se sbiadite e ingiallite dagli anni. Foto di lei in vacanza. Un altro album: c’erano loro due con la zia e i loro genitori. Che ricordi!!! Isabella era commossa dalle emozioni smosse da quelle foto e le scese una lacrima. Juri gliel’asciugò con l’indice e le fece una carezza sulla guancia bagnata con il dorso della mano. Quel gesto dolce le piacque, anche se arrivava dal cugino. La stanza era illuminata dal sole, e la luce creava un bellissimo contrasto di ombre. Decisero di guardare altri album. Ne presero altri due: in uno, c’erano foto di vacanze della zia con amici. Volti che loro non conoscevano, ma era divertente rivedere la zia quando era quasi trentenne in bikini al mare. Era una bellissima ragazza, e in una foto stava in mezzo a due bagnini che le cingevano la vita e le spalle con le braccia.
“La zia ne sapeva...” disse Isabella.
“Chissà come si è divertita, secondo me era parecchio furba la Gabry!!!”
“Sì, era furba… te lo dico io…”
“E tu che ne sai?”
“Confidenze di donne...” disse solamente Isabella.
“Tu non me la racconti tutta, secondo me...”
“Ma niente, mi diceva che gli ammiratori non le mancavano, tutto qui...”
“Ammiratori?”
“Lo sai, era una bella ragazza, single… avanti coi tempi, chiaro che si divertiva, giusto?”
“Sì… chiaro. Però… hmmm... bella l’immagine della zia che se la spassa...”
“Tu sei un gran maiale, lo sai?”
“Mai negato… e anche tu non scherzi...”
“Siamo umani, Juri” disse lei guardandolo negli occhi. Accavallò le gambe, protendendo un piede verso di lui, che le accarezzò le dita velate.
“Che fai? Allunghi le mani?”
“Queste zeppe ti stanno troppo bene. Non resistevo.”
Guardarono altre foto. Muovendosi Isabella lasciò dondolare la zeppa fino a farla cadere per terra, e rimase così. E Juri ancora l’accarezzava. Ma appena appena con la punta dell’indice, sfiorandola lievissimamente. Le piaceva, quel contatto.
Dai, prova ancora delle scarpe per me...”
Lei si alzò e lo prese per mano.
“Va bene!!! Andiamo!!!”: doveva essere del tutto impazzita a fare quel gioco con il cugino. Vabbè, in quanti avevano esplorato i primi lati della sessualità tra cugini? Tanti. Loro due invece mai. Al massimo, per assolversi, poteva dire a se stessa che stavano recuperavano un po' di tempo perduto. Che poi, insomma, che diavolo, si trattava solo di provare delle scarpe.
Indossò un paio di sandali con zeppa color ocra e viola, usciti direttamente dall’epoca della disco music.
“Come mi stanno?”
“Eh, ti stanno bene cazzo!!! Sembri una pornostar degli anni ‘settanta...”
“Asino!!!”
“Ma ti stanno favolosamente!!! Guarda che piedino che ti fanno!!!”
“Ho deciso. Li sequestro io, questi...” disse, convinta dal commento del cugino. Si vedeva sexy, con quelli. E iniziava a pensare che in effetti la punta rinforzata dei collant donasse qualcosa di più ai sandali.
“Per le tue serate hard…?”
“Ovvio!!!”
“Sei una zozzona, sai?”
“Anche tu...”
Togliendo i sandali perse l’equilibrio e si aggrappò al cugino. Caddero entrambi, istintivamente abbracciati. Si ritrovarono in un groviglio di braccia e gambe.
“Ti sei fatta male?”
“No no… e tu?”
“No...”
Risero come matti, rialzandosi.
Juri tirò fuori dalla scarpiera un paio di zoccoletti di sughero con la fibbietta nera.
“Vai con queste...”
“Sono uguali a quelle che metto per stare in bar...”
“Lo so… mi piacciono un sacco...”
Lei mise le mani sui fianchi.
“Ma tu mi guardi proprio, allora!!!”
“Sì...”
“Sei incorreggibile, lo sai? Dà qua!!!” disse, infilando gli zoccoletti.
“Allora?”
“Ti prego, tienili addosso!!!”
“Meglio delle zeppe rosse?”
“Quasi quasi...”
“Ok, sono anche più comodi...”
Fanculo. Le piaceva essere guardata da suo cugino!!! Non ci poteva credere!!!
Accesero il camino e vi sedettero davanti a guardare altri album di foto. Isabella appoggiò i piedi sul tavolino.
“Tanto, a te non dispiace se lo faccio...”
“Questa è provocazione, ma fallo pure...”
Juri trafficava con le dita sulle pagine di cartone.
“Che fai?” chiese Isabella.
“Guarda...” disse lui: “ questa foto sono troppo insignificanti. Paesaggi insulsi, cartoline di viaggi in posti insipidi senza indirizzo e senza dediche, foto inutili… e le pagine sono incollate tra loro. Tutte. Senti come sono spesse. C’è un doppio fondo, qui. Ci scommetto quello che vuoi.”
“Lo rovini così...”
“E’ quello che voglio fare. Stai zitta”: trafficava ancora. Riuscì a separare due pagine e ne vennero fuori altre foto.
“Pooooooooooorca puttana... hai… hai… hai… cazzo… hai capito la zia Gabry!!!???” disse lui strabuzzando gli occhi.
“Fà vedere!!!”
“Urca!!!”: anche Isabella rimase di sasso. Una foto di zia Gabriella che faceva sesso. Teneva un cazzo in bocca e sorrideva con aria malandrina. Avrà avuto trent’anni al massimo.
“ Ah però!!! Parlavamo di pornostar anni ‘settanta???” disse lei. Il cazzo nella foto aveva il pube non depilato: la moda di radersi le parti intime doveva ancora venire. Juri prese un’altra foto.
“Oh là là, guarda un po' qui...”: zia Gabriella che prendeva il cazzo dentro di sé. In altre foto lo toccava, si vedeva chiaramente la sua vagina penetrata da vicino, e poi un’altra foto dove veniva penetrata nell'ano. Guardarono altre foto. Quell'album era pieno di foto hard della zia, scattate in periodi diversi, con uomini diversi. Pompini, scopate, sborrate dappertutto, sul seno, sulla vagina, in bocca, in faccia…
Erano shockati nel vedere la zia nei panni di scopatrice.
“Che fai? Ti accarezzi il cazzo???” disse Isabella guardando il cugino.
“Scusa, mi è venuto istintivo, non ci stavo nemmeno pensando...”
“Sei eccitato?”
“Eh… beh… ho sempre pensato che la Gabry fosse una gran fica, e vederla finalmente nuda…”
“Cioè, tu… tu pensavi questo della zia? Dimmi la verità… tu ti facevi le seghe pensando alla zia… Tu-sei-un-pervertito!!! Che poi figurati, se guardi me, figurati se non guardavi tua zia...”: prima gli battè più volte la punta dell'indice sul petto, poi lo prese scherzosamente a ciabattate.
“Non ti si può nascondere nulla, a te… altro che seghe che mi facevo!!!”
“Perchè? Cosa facevi?”
“Eh no, questo non te lo dirò mai e poi mai!!!” fece lui.
“Dai dimmelo!!!”
“Piuttosto che dirtelo mi faccio tagliare il cazzo!!!”
“Sei un infame, prima lanci il sasso, e poi… e poi mi tieni in sospeso così!!!”
“Non te lo dirò mai e poi mai e poi mai e poi mai!!!” disse lui.
In realtà anche lei era eccitatissima da quelle foto: aveva un fascino immenso. Quella figa pelosa, quei cazzi anche loro non depilati… foto chiaramente amatoriali e fatte solo per divertimento… vi era in loro un che di ingenuità casalinga che riportava veramente ai vecchi giornalini porno degli anni ‘settanta. Il cuginetto ci aveva visto giusto, quando lei aveva provato quei sandali. Guardarono altre foto. Sempre più porca, zia Gabry!!! Quanta sborra era finita, in quella bocca? Quella situazione strana, a parlare di sesso con il cugino che le fissava i piedi guardando le foto hard della zia l’aveva eccitata terribilmente. Isa aveva una voglia matta di masturbarsi.
Juri si alzò.
“Isabella… basta. Devo andare in bagno...”
“A farti una sega...”
“Fatti i cazzi tuoi...”
“Tanto lo so...”
“Stai zitta...” disse, andandosene. Quando lo sentì chiudersi in bagno ebbe la tentazione di spiarlo, ma non osò arrivare a tanto.
Quando tornò era visibilmente più tranquillo.
“Ohhhhhhhhhhhhhhhh!!!” disse soltanto.
“Oh, hai fatto...”
“Sssì!!!”
Lei no, non era tranquilla. Era ancora eccitata. Non si era sfogata, lei. E la situazione era sempre più divertente: sapere che il cugino si era masturbato mentre lei continuava a guardare quelle foto la stuzzicava parecchio. E durante l’assenza del cugino la sua mano si era infilata tra le gambe e non ne era più uscita.
“Cugina, sono le cinque e mezza… che facciamo? Aperitivo in piazza e pizza?”
“Ci sto, così non penso più a questo casino… tra la tua perversione e la zia sto andando via di testa...”
“Ma stai zitta che ti stai divertendo un mondo!!!”
Lo guardò storto. Iniziava davvero ad avere voglia di cazzo. Appena fosse tornata a casa, avrebbe chiamato qualcuno dei suoi amanti per farsi scopare come si deve.
“Sì quelle foto sono una figata, ma… vabbè...”
“Vabbè cosa?”
“Tu mi dici che ti facevi le seghe pensando alla zia, e anche altro e non mi dici cosa. La zia che si faceva foto porno con gli amici, poi che mi dici che mi guardi con desiderio… cazzo Juri è forte come situazione sai?”
“Dai mettiti gli stivali che si esce… vedremo di stare più tranquilli...”
“Sì tranquilli, ma anche io sono una donna sai? Non una santa...” cazzo!!! Ma stava davvero provandoci con suo cugino???
Uscirono. Vennero riconosciuti come gli eredi di Gabriella e durante l’aperitivo e la cena vennero trattati come se fossero persone importanti: la zia era molto benvoluta in paese.
Quando sedettero in pizzeria, venne loro detto che quella sera sarebbero stati ospiti del locale.
“Mi piace, qui...” disse lei. “Potrei trasferirmi, mi fanno sentire a casa...”
“Vorresti tenere la casa?”
“Ci possiamo mettere d’accordo...” disse lei.
“A me basta che non litighiamo Isa… sono cose delicate e mi dispiacerebbe rovinare i rapporti con te...”
“Sarebbe sempre aperta per te, la casa...”
Juri non era interessato alla proprietà della casa.
“Isa, troveremo un accordo, ne sono sicuro...”
Lei sorrise. Era bello avere a che fare con una persona accomodante.
“Senti, io stanotte dormo lì. Non mi va di stare in albergo. Stai lì con me?”
“Torniamo giovani per una notte?”
Lei si strinse nelle spalle.
“Se ti va...”
“Ci sto, cugina...”
Passeggiarono tra i viottoli del paese, e nel freddo della sera lei infilò il braccio sotto il suo. Lo sentì stringere affettuosamente, come se non volesse lasciarla scivolare via. Ritirarono le valigie all’albergo e tornarono nel casolare.
La casa si era scaldata ed era accogliente. Isabella si mise comoda. Tolse di nuovo gli stivali e infilò gli zoccoletti che Juri aveva scelto per lei.
“Eh ma allora lo fai apposta...”
“Sono troppo comodi e mi piace come mi stanno...”
Sedettero sul divano a chiacchierare.
“Ma alla fine… dai… cosa facevi con la zia, non me lo vuoi proprio dire?”
Lui le accarezzò il tallone del piede che lei aveva appoggiato sul divano.
“E allunghi ancora le mani...”
“Mettimi uno di questi piedi in faccia, e te lo dico. Scambio equo.”
“Porco!!! Ho le calze addosso da questa mattina poi, non so se sia il caso...”
“Tu fallo e io te lo racconto...”
“Aspetta che tolga le calze, almeno...”
“Eh no!!! Mi piace con le calze!!!”
“Ma tu vuoi i piedi o le calze?”
“Piedi con calze, grazie...”
“Sei matto.” Si guardò le gambe. “Magari ti da fastidio...”
“La vuoi sapere quella cosa o no?”
“Tieni!!!” disse lei sollevando la gamba. La curiosità la stava divorando.
Lui l’afferrò e mise il viso sulla sua pianta.
“Cazzo!!!” disse lei sentendo il calore del respiro del cugino.
“Che c’è?”
“Eh… è bello...” disse. Si sentiva annusare il piede con dolcezza e la sensazione le piaceva.
“Cazzo… finalmente riesco ad averli!!!”
Isabella rise. Non era propriamente eccitata da quel gioco ma molti divertita e stuzzicata all'idea di eccitare un uomo in quel modo. Non un uomo, suo cugino.
“Ma da quanto li volevi?”
“Anni e anni e anni”
“Divertiti un pò che poi mi racconti, che ora sono curiosa da morire...”
Juri le baciava la pianta e si prendeva il suo odore.
“Hai un odore meraviglioso sai Isa?”
“Pensavo fosse fastidioso, lo sento io che è intenso...”
“Sì ma non troppo, e mi piace un sacco...”
Lo guardò ancora divertita ma stranita.
“Ok, il feticista sei tu, a me non costa nulla… ma non eccitarti troppo che qui la cosa si fa pericolosa, ok?”
“Niente di più di questo...”
Sempre più eccitata si mise d’istinto un dito in bocca, ma levò il piede dal viso del cugino.
“Ora racconti...”
“Quel che è giusto è giusto. Ok, quello che ho fatto a te io lo facevo alla zia.”
“COSA??? MA SEI VERAMENTE UN PORCO!!! E LEI TI LASCIAVA FARE???”
“Ehm… no. Lo facevo di nascosto quando riposava sul divano.”
“Ma se ti sgamava? Lo sai cosa succedeva?”
“Una volta è successo.”
“E lei?”
“Ha riso, mi ha detto che ero un porco e mi ha dato uno scappellotto scherzoso sulla nuca, ma la cosa è rimasta tra noi.”
“E poi?”
“E poi niente, mi sono vergognato da morire ma...”
“L’hai fatto ancora, giusto?”
“Sì, ma stando più attento...”
“Ma proprio a me doveva capitare un cugino così?”
“E una zia zoccola...”
“Già, e una zia zoccola...”
“E ricordati che anche tu non scherzi, da quando ti sei separata. Hm? Vero?”
“Ok, dev’essere una cosa di famiglia. Senti Juri, io ora vado a letto. Dormi con me o nella stanza con i letti piccoli?”
“Il letto della zia è comodo...”
“Mani a posto, vero? E non mi annuserai i piedi mentre dormo, vero?”
“Mani a posto e anche il resto… tu vai pure, io rimango un altro po' qui. Non ho voglia di dormire ora...”
Isabella salì e fece una doccia. Mentre apriva l’acqua, sentì Juri che saliva in soffitta. Dopo nemmeno un minuto lo sentì ridiscendere. Era eccitata da quanto aveva vissuto, e finalmente con l’aiuto del getto, si toccò fino a godere. Ok, non era un cazzone che la scopava in ogni buco, nessuno che le leccasse il clitoride e niente mani aggrappate alle sue tettone, niente cappelle da succhiare e niente sperma a riempirle la lingua, ma almeno aveva potuto sfogare un po' dei suoi ormoni. Uscì dalla doccia e indossò l’accappatoio. Aveva sete, e voleva scendere di nuovo a bere dell’acqua.
Sorprese Juri seduto sul divano a guardare la tv. No, non era proprio la tv che guardava. Era un film porno: la pellicola era vecchia, quindi le immagini non erano di buona qualità. E… cazzo!!! Era un porno della zia!!! Non faceva solo fotografie, ma anche film!!! Si avvicinò a Juri e…
“Ma sei proprio un maiale!!!” gli disse quando vide che si stava masturbando lentamente. Lui non si scompose.
“E tu che fai? Mi guardi di nascosto?”
“Dove hai trovato quel film?”
“Dopo le foto ho pensato alle videocassette in soffitta. Mi sono insospettito e ho provato a guardarne una. Il videoregistratore funziona ancora, e allora…”
“E allora facciamoci una sega guardando la zia che scopa, giusto?”
“Eh...”
Il cazzo del cugino, nonostante fosse stato colto in flagrante, non accennava a scendere.
“Guarda lì che roba… ma mettilo via và...” disse Isabella prendendolo in giro.
“Ma torna a letto tu e lasciami guardare qui!!!”
“Hmmm no. Un cazzo!!! Voglio vedere anche io!!!”
“E allora mettiti qui e non rompere...”
“Hey!!! Calmino!!!” disse lei sedendosi di fianco a lui. Non battè ciglio all’idea che lui non accennasse a mettere via il cazzo. Anzi. Tornò a masturbarsi mentre guardavano la zia che succhiava due cazzi contemporaneamente. I due uomini la possedevano a turno mentre ne teneva uno in bocca, e poi… zia Gabry, quella zozzona, si lanciava in una selvaggia doppia penetrazione. E doppia sborrata in faccia e in bocca.
“Cazzo però… è eccitante davvero...” disse Isabella. Si era appena calmata i bollenti spiriti sotto la doccia, ma era tornata subito a essere terribilmente eccitata.
“E secondo te perché sto qui con il cazzo di fuori?”
“Dai fammi guardare...” disse Isa. Si strinse tra se stessa. Lui la guardò.
“Sai che sei fica, in accappatoio e con l’asciugamano in testa?”
“Tu la devi smettere di guardarmi, hai capito?” disse girandosi di scatto, con fare scherzoso: nel movimento un seno le uscì e lui lo vide. Lei si affrettò a ricoprirsi.
“Ecco, ora mi hai visto anche le tette...”
“Beh, tu mi stai guardando il cazzo… e comunque, niente male davvero...”
“Ma smettila!!! Ti sto lasciando fare non so nemmeno io perché!!!” disse. Lo sapeva bene invece. Le piaceva tutto questo, anche se era profondamente combattuta tra il suo desiderio e le convenzioni sociali.
La casa era calda ma aveva un po' freddo, lei e si avvicinò istintivamente a lui posandogli la testa sulla spalla. Il seno tendeva ancora a uscire. Sì, gli guardava il cazzo mentre lui se lo massaggiava lentamente. Era davvero la situazione più assurda che le fosse mai capitata: aveva scopato in auto, sul cofano dell’auto, sui lettinidi una spiaggia di notte, era andata vicina a farlo con due uomini, aveva scopato nel suo bar, e anche più di una volta, una volta aveva scopato con un uomo nel sedile di un’auto mentre la sua amica guidava anche; ma… eccitarsi all’idea del cugino, quello mai. Non lo avrebbe mai immaginato nemmeno nelle sue fantasie più ardite. Eppure, là sotto, la sua vagina bagnata e pulsante parlava fin troppo chiaro. Guardava un po' il video e un po' il cazzo duro di Juri. Non era male, come cazzo. Anzi, si difendeva bene.
Nel video, Gabriella era impegnata a prendere un dildo nella vagina mentre un uomo le metteva il pene in bocca e indossava i sandali che lei stessa aveva provato nel pomeriggio. Isabella si guardò ancora le gambe, i piedi, e il seno coperto appena dall’accappatoio mezzo aperto. E guardò ancora il cazzo di Juri, a nemmeno mezzo metro dalla sua faccia. La mano di lui andava su e giù pianissimo.
“Ma… non vieni?” chiese lei, stupita.
“No.”
“E perché?”
“Vuoi vedermi godere?”
“Sì...” alt. Lo aveva detto davvero? Lei? Ok. Era troia, ma quello era troppo. Eppure lo aveva detto e in realtà non se ne era pentita: in fin dei conti era vero. Voleva vederlo godere.
“Ma io non voglio godere ora, poi mi rovino il film...”
“Che palloso che sei!!!”
“Il cazzo è mio e ne faccio quello che voglio!!!” disse Juri.
“Ma io voglio vederti godere...”
“E mi vedi, ma quando lo dico io...”
Isa aveva una voglia terribile. Non ne poteva più di quell’escalation di tensione che sembrava non esplodere mai. E voleva scopare con lui.
Ok. Voleva la guerra, e l’avrebbe avuta. Si allontanò e si girò verso di lui. Mise una gamba sul divano per stare più comoda e aprì l’accappatoio. Si sfiorò i capezzoli, stringendo i seni.
“Ah però!!! Questo è meglio della zia Gabry!!!”
“Dà qua...” fece lei: tolse la mano di Juri dal cazzo, e lo prese in mano con la vagina bollente di desiderio, iniziando a masturbarlo.
“Ti si vede la figa, cugina...”
“E tu guardala… non l’hai detto tu che comunque io ti sto guardando il cazzo?” rispose lei. Si stava godendo il cazzo duro del cugino tra le mani. Le piaceva da morire tenerlo così. Lo accarezzava col palmo della mano, poi col dorso e infine lo riprendeva in mano. Guardava un po' l’asta e poi gli occhi del cugino, estasiato anche lui da quella situazione.
“Hai un bel cazzo, sai?”: era attratta dalla pelle che copriva e scopriva il glande, e anche lei muoveva la mano lentamente per lasciarsi ipnotizzare da quel movimento.
“E tu sei bravissima…”
“Ho fatto esperienza...”
“La mia cuginetta troia...”
“Il mio cugino bonazzo...” disse lei. “Ora faccio una cosa…”: Isabella lasciò cadere un copioso filo di saliva sul glande del cugino, lubrificandolo.
“Oddio!!!” disse lui. Sapeva che le piacesse il cazzo, ma che fosse anche così giocosa, no.
Si avvicinò a lui con il viso. Juri sentiva i seni della cugina premere sul suo braccio. Si baciarono. Prima sulla guancia, poi sulla bocca. Le chiacchiere erano diventate silenzio, con il sottofondo dei gemiti del film che ancora andava nel vecchio videoregistratore. Isa si chinò e lo prese in bocca.
“Cazzooo!!! Ma come lo succhi?”: era davvero brava, teneva la bocca morbida e si muoveva piano. Con la mano seguiva il movimento della testa e lasciava che la saliva le cadesse sulla mano. Teneva il glande in bocca, stringendolo dolcemente con le labbra e accarezzandolo con la lingua.
Isabella aveva il batticuore. Non ci poteva credere che stesse facendo un pompino a suo cugino, e che le stesse pure piacendo. Lui le accarezzava i capelli, scendendo sulla schiena. Le toccava le gambe e le accarezzava i piedi mentre lei si prendeva, oltre al cazzo, il petto e le gambe di lui.
Sentiva che lui era indeciso se allungare ancora le mani. Si tirò su e lo baciò sul viso, poi ancora sulle labbra.
“Juri, ma toccami cazzo…”
Lui le accarezzò il viso e poi i seni. Isabella tirò indietro la testa e lasciò che lui le baciasse il collo e il petto, arrivando ai seni e ai capezzoli: adorava quando la baciavano lì. E Juri era porco, ma dolce. Le strinse i seni.
“Isa...”
“Juri...”
“Ti voglio...”
“Stasera sarò molto troia… solo per te...”
Altri baci, mentre le loro mani toccavano ovunque. Lei sentì le dita di Juri carezzarle il clitoride.
“Isa!!! Hai la figa pelosa!!!”
“Non ti piace?”:
“Mi piace da morire!!!” disse accarezzandole il pelo.
“Oh meno male!!! Avevo paura di non piacerti… Mauro… il mio amico… gli piace così col pelo e allora sai, lo faccio contento...”
A quella dichiarazione, sentendola parlare così esplicitamente di uno con cui scopava ebbe un moto di eccitazione e inarcò il bacino come a chiedere alla mano di lei di masturbarlo ancora.
Lui le accarezzò il clitoride con decisione e prendendola alla sprovvista, strappandole un singhiozzo di piacere. La penetrò piano con le dita sentendo quanto fosse bagnata.
“Cazzo… Juri...”
La toccò, mettendosi poi le dita in bocca per assaporarla.
La baciò ancora, toccandola. Non lasciò libero dai baci nemmeno un centimetro della sua pelle. E lei respirava piano, accarezzava il cugino e gli toccava il pene con desiderio. Lo sentì arrivare alla sua vagina e leccarla, bevendo da lei. L’accarezzava, la penetrava con dolcezza e la leccava. Lei aveva un clitoride molto grosso, e lui glielo poteva tranquillamente succhiare. La fece godere di quei baci. Isa gli prese la testa tirandolo a sé con tutte le sue forze mentre lui la leccava, al punto che Juri sentì proprio male alla bocca. Ma non si fermò per questo: con le dita le stuzzicava l’interno mentre con la lingua le torturava il clitoride e l’ano. Di nuovo a bere da lei tutti gli umori che colavano... e continuò fino a sentirla venire nella sua bocca.
“Dammi ancora in bocca quel cazzo duro!!!” fece lei mentre riprendeva il respiro. “Siediti qua che ci pensa la cugina Isa a te...”
Isabella tolse i pantaloni al cugino, si inginocchiò davanti a lui e tolse l’accappatoio. E di nuovo lo prese in bocca. Accarezzava l’asta con le labbra e poi con la lingua, la prendeva in bocca e di nuovo l’accarezzava con la lingua morbida. Si passava il pene del cugino tra i seni, riuscendo ancora a succhiarlo da quanto erano grandi. E i loro occhi si incrociavano di continuo. Il film era finito, e il salotto era illuminato solo dalla luce della Luna.
“Mi piace che usi tutta quella saliva...”
Lo guardò ancora, mostrandosi con la bocca aperta: muoveva la lingua a destra e a sinitra sopra il glande, in una posa oscena in cui la saliva colava su di lui.
Sedette sul divano, aprendo le gambe e toccandosi.
“Ora tu mi scopi, cazzo!!!” fece Isabella.
Lui, in piedi, la guardava. La stronza aveva capito com’era fatto, ed era stata bene attenta a non togliere gli zoccoletti. Si toccava piano il cazzo duro e la leccò ancora.
“Mettimi il cazzo dentro!!! Dai!!! Guardala, questa figona pelosa e bagnata!!!” disse lei all’apice della voglia. Si era trasformata da donna dal fare dolce a zoccola vogliosa di cazzo e di piacere. Era sempre così, quando stava per fare sesso. Juri le posò il pene durissimo tra le labbra, tenute aperte da lei. L’accarezzò prima di entrare. E piano piano, guardandola negli occhi la penetrò.
“Ohhhporcaputtana il mio cugino bonazzo!!! Senti come sei duro!!!” fece lei, stringendolo con le gambe mentre si sentiva riempire da lui. “Dai Juri, scopa quella troia di tua cugina...” fece ancora. E lui iniziò a muoversi dentro di lei, prima piano e poi più velocemente, al ritmo crescente dei loro respiri.
“Dai Isa… fammi sentire quanto ti piace il cazzo...” diceva lui baciandole i seni e poi le labbra.
“Senti come sono troia, senti come mi piace il cazzo duro...”: le piaceva da matti farsi scopare da lui. Doveva proprio ammetterlo… e aveva il cazzo che puntava in alto, Juri: andava a toccarla proprio nel punto g. Se ne venne in un orgasmo che la fece tremare tutta. Lui lo tirò fuori e le inserì due dita. La toccò ancora in quel punto. Il piacere di Isabella colava sui cuscini del divano, mentre lei con le mani stava aggrappata ai cuscini dello schienale. Sembrava stesse soffrendo a vederla, mentre invece lo incitava a non fermarsi. Quando la toccavano in quel modo squirtava sempre e non sapeva fermarsi perché le piaceva troppo. E fanculo se bagnava tutto. Ancora tremava, sconvolta dal piacere.
“Cazzo Juri!!!” disse. “Ancora non ci posso credere… sto scopando con te...”
Parlando, si masturbavano l’uno di fronte all’altra. La baciò ancora, mettendola in ginocchio.
“Mamma che culo che hai!!!” disse, infilando il viso tra le natiche e leccandola anche lì. Isabella si mordeva i denti.
“Pure il culo mi lecchi… quanto sei porco, cugino...”
“Sei tu che sei zoccola… vero?” le disse dandole uno schiaffo. La penetrò ancora.
“Sì che sono zoccola!!!”
“Ne hai presi tanti, eh?”
“Sì sì sì sì sì sì sì sì che ne ho presi tanti, ne prendo tanti di cazzi, mi piacciono i cazzi duri!!!” diceva Isabella.
“Juri-i-i-i-hhh hai il cazzo di marmooo!!!” faceva lei. Le piaceva come scopava il cugino: odiava chi le dava colpi martellanti nella vagina, le faceva male. Suo cugino invece faceva un dentro e fuori continuo. Ogni tanto si fermava spingendo più a fondo che poteva, per poi riprendere a muoversi. Dopo un altro orgasmo, sedette su di lui e fu Isabella a scoparlo finoa godere ancora.
“Allora cugino, non godi?” fece la donna. “Eh? Non vuoi godere con quella troia di tua cugina? Eh?”
“Fammi godere tu, con quella bocca, dai...”: Isabella lo baciò ancora, e lui le leccò le labbra.
“Ah, vuoi vedere la Isa che si fa sborrare in bocca da te, eh?” disse.
“Sì...”
“Vuoi vedere la bocca di Isabella con la tua sborra, vero?” faceva lei. “Ecco… fallo...”
Lo prese in bocca un’altra volta. Lo masturbò lentamente, incitandolo.
“Dai, godi nella bocca della Isa… dai che adoro la sborra...”
Lo portò all’orgasmo. Lo fece godere nella sua bocca. Con il viso sporco di sperma, si leccò i rimasugli dalle labbra e sedette di fianco al cugino. Si guardarono e si baciarono, accarezzandosi il viso. Lei gli teneva ancora il pene in mano.
“Certo che sei proprio un porco sai?” gli disse agitando il pene ancora parzialmente duro.
“E tu una gran troia...”
“Vero… Ma senti Juri… quel film della zia, secondo me era un film vero e non una cosa amatoriale sai?”
“Certo che era un film vero!!! Tu non l’hai visto dall’inizio. Aveva i titoli e tutto...”
“Ecco perché la famiglia si è allontanata da lei… faceva l’attrice porno...”
“E se ne vergognavano… non ci hanno mai detto nulla per tutto questo tempo… che teste di cazzo...”
“Sì” fece Isabella indossando l’accappatoio. “Per le loro vergogne del cazzo noi abbiamo perso l’affetto di una brava zia…”
“Questa cosa mi da parecchio fastidio però, sai?”
“E cosa possiamo farci alla fine? La ricorderemo sempre, noi due. Come si meritava… non merita di essere dimentica. Comunque senti, andiamo a letto? Ho freddo e sonno ora...”
“Hm. Sì, andiamo a letto dai...”
Isabella indossò una canottiera e delle mutandine per dormire.
“Non vorrai dormire vestito, vero?” chiese lei.
“Ormai…”
Sdraiati sul fianco, si guardavano. Lui le fissava i seni che scappavano dalla canottiera. Le piacevano, le donne in canottiera: le trovava più sexy delle donne nude. Le sfilò le mutandine.
“Che fai???”
“Scusa sai, io sono nudo, ma tu...”
“Ok ok ok…” disse lei aiutandolo.
“Senti ma...” chiese Juri. “Quelli che indossavi stasera non sono gli zoccoletti della zia.”
“No, quelli sono proprio i miei...”
“Cazzo… quelli che usi in bar…?”
“Sì, perché? Li vuoi?”
“Magari...”
“Sei proprio un fissato tu eh?” Isabella li raccolse da terra e glieli porse. Lui li prese e se li mise in faccia. Si prese ancora il suo odore.
“Ti piacciono?”
“Sono buonissimi...”
“Fanculo Juri… sei un idiota… e uno zozzone...” disse lei.
Era divertente vederlo così eccitato dal suo odore, ed era anche gratificante. Si girò sull’altro fianco dandogli le spalle, alzò la gamba e con la mano si infilò nella vagina bagnata il pene ancora durissimo del cugino.
“E tu sei una troia...” rispose lui, riprendendo a scoparla.
“Chiaro… sono la nipote di Gabriella, no?” disse lei stringendosi il seno.
Fine.






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