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Maturità Classica


di bube
02.02.2023    |    4.041    |    0 9.6
"Prendendomi di nuovo per mano mi chiede sottovoce dov'è camera mia..."
Ero in un lago di sudore: studiare per gli orali di maturità, sia pure con tutte le finestre aperte, era quanto di peggio . Decisi di farmi l'ennesima doccia, almeno mi sarei rinfrescata per qualche minuto. L'unico vantaggio era essere sola a casa, coi miei in vacanza in Norvegia (beati loro...); così ero libera di girare nuda e di mangiare e bere quel che volevo.

Mi ero appena infilata nella cabina e aperta la doccia che sento suonare alla porta. Maledicendo chiunque fosse, mi diedi un'asciugata sommaria e andai a vedere allo spioncino; era la vicina di casa, con indosso un accappatoio.

"Un attimo che le apro!" E vado a infilarmi l'accappatoio anch'io. La vicina, scusandosi mille volte, mi dice che era successo un guaio nella sua doccia, l'acqua usciva dappertutto per chissà quale rottura, e mi chiedeva se forse mio papà poteva darle aiuto. Feci una risatina mesta.

"I miei sono in vacanza in Norvegia, al fresco, beati loro! E ci sarei anch'io, non fosse che fra pochi giorni ho gli orali della maturità. Ma entri, la prego. Vuole qualcosa di fresco da bere?"
"Ma sì, grazie... Angela, vero? Sei davvero un tesoro."

Chiacchieriamo un po', è simpatica la vicina, finora ci eravamo solo incrociate e buongiorno o buonasera, tutto lì. Mi racconta che è divorziata, i figli ormai sono grandi e vanno in vacanza per loro conto, così lei è sola.
"E non potrebbe andare in vacanza anche lei?" Le chiedo. Fa un sorriso mesto.
"Guarda, in vacanza mi sento ancora più sola, io poi sono timida, me ne sto per mio conto e non faccio facilmente amicizia. Sai, in fondo avere la casa tutta per me è già un po' una vacanza."

La capisco, anch'io provo una sensazione analoga, peccato solo che questa mia 'vacanza' sia dovuta agli esami che incombono. Le chiedo se vuole farsi la doccia qui da me, visto che è venuta in accappatoio.
Arrossisce, ride, si scusa ancora. "Sai, mi dice, ero davvero in crisi, avevo bisogno d'aiuto!"
"Ma non si scusi, siamo sole tutt'e due, se non ci si aiuta fra noi..."

Alla fine si convince. La accompagno, le indico dove trovare bagno schiuma eccetera, e lei, come niente fosse, si sfila l'accappatoio ed entra nel box. Da lì si gira, mi sorride, mi ringrazia ancora, ed io resto a guardarla come una scema; il fatto è che da nuda si rivela ben diversa da come appare vestita; cioè non si nota più la sua aria dimessa che la fa apparire quasi insignificante: ha il corpo di una ragazza, è minuta ma perfetta, due seni belli pieni ma sodi, gambe perfette e non un filo di grasso.

Per un lungo momento ci guardiamo, poi mi rendo conto, arrossisco, le chiedo scusa.
"Mi perdoni," le dico, "ma lei è talmente bella così... che sono rimasta proprio incantata a guardarla."
Mi ringrazia, mi fa una carezza. "Ho qualcosa più di quarant'anni," dice con una risatina; "sono fortunata, certo, non ho ancora i segni del tempo; però se guardo te, che potresti essere abbondantemente mia figlia..."
Mi accorgo che il mio accappatoio si è un po' aperto e che ho uno dei seni scoperto; e che probabilmente si vede anche il pube... Ci guardiamo a lungo, in silenzio; poi lei sottovoce mi fa:
"Vuoi fare la doccia con me? "

Rimango come una stupida a guardarla, arrossisco, non so cosa dire. Lei si avvicina a me, mi sfila lentamente l'accappatoio, mi prende per mano e mi porta con sè nel box. Poi apre la doccia e in silenzio ci lasciamo scorrere addosso l'acqua calda.
"La vorresti più fresca?" Mi chiede sottovoce. Faccio cenno di sì.

Lei regola il miscelatore, l'acqua adesso è quasi fredda; prende il doccino e mi fa scorrere il getto dappertutto, insistendo sul seno: i capezzoli mi si inturgidiscono immediatamente. Me li sfiora con le dita; chiudo gli occhi; non so più cosa fare, mi sono lasciata prendere in questa cosa irreale: la mente che gira fra un pensiero e l'altro, il corpo che mio malgrado subisce le sensazioni piacevoli dell'acqua fresca e delle mani di lei...

Mi ha risvegliato un ricordo che avevo voluto seppellire: una storia fa me e una compagna di scuola, mia amica carissima, ai tempi delle medie: studiavamo per l'esame di terza e lei mi aveva insegnato a toccarmi e carezzarmi per provare piacere; certo, lo facevo già da sola, a letto la notte, ma con lei avevo scoperto quanto fosse più piacevole farselo fare...

Intanto le carezze della mia vicina diventano più audaci: mi solletica ìl pube, mi sfiora la vulva, e quando apro la bocca iniziando una protesta, lei me la chiude con un bacio.
Chiudo gli occhi. Mi gira la testa, vacillo; lei mi spinge con la schiena contro le piastrelle, mi bacia con la lingua, e io, dopo un attimo di paura, rispondo al bacio. Poi riapro gli occhi: "Signora, la prego... io non... " Mi mette due dita sulle labbra:
"Ti prego io, non darmi del lei, fa' finta che siamo amiche: mi chiamo Silvia..." E mi sorride.
"Silvia, io... cosa mi fai fare, io non..."

Arrossico ricordando ancora la mia amichetta di terza media. E non riesco ad andare avanti. Silvia chiude la doccia, esce dal box tenendomi per mano. Mi asciuga alla meglio infilandomi l'accappatoio, si infila il suo. Prendendomi di nuovo per mano mi chiede sottovoce dov'è camera mia.
Arrossisco di nuovo, e in silenzio ce la accompagno. Il letto è disfatto, in questi giorni ho altro per la testa. Lei lascia cadere l'accappatoio a terra e sfila via il mio. Mi spinge sul letto.
E poi è tutto un dolcissimo incubo, come un sogno erotico: lei che mi bacia a lungo in bocca carezzandomi dappertutto, io che rispondo ai suoi baci; poi la sua bocca nel collo facendomi rabbrividire; e sul seno, a succhiarmi dolcemente i capezzoli, mentre con una mano mi carezza la vulva, facendo scorrere le dita fra le labbra tumide, a scoprire dalle mie reazioni dove io sia più sensibile.

Chiudo gli occhi, mi abbandono, non voglio pensare più a nulla, solo seguire tremando il percorso della sue dita, e soprattutto quello della sua bocca, che scivola, scende, bacia, lecca, fino al pube... Stringo disperatamente le gambe in un ultimo tentativo di difesa, ma lei mi mette le mani sotto le ginocchia, me le solleva, mi fa aprire le gambe sussurrandomi frasi tenere d'amore, e io mi arrendo, mi apro.

Quando la sua bocca mi si posa sulla fica ho un guizzo, vorrei gridare ma mi esce solo un lungo gemito di piacere, e mi arrendo ai suoi baci, alla sua lingua che fruga, stuzzica, cerca e trova il clitoride, mentre le sue dita si infilano nella vagina ormai fradicia di piacere... Finalmente è l'orgasmo, incredibile, intenso, onde su onde di piacere puro, finché mi abbandono con la testa che gira e il cuore che batte a mille...
Silvia si limita a posarmi teneri baci sulla sommità della fica; e poi viene a baciarmi dolcemente sulla bocca, mentre io piango, senza singhiozzi, un lungo dolce pianto liberatorio.

Restiamo a lungo in silenzio; finché riemergo nella realtà, e stranamente mi viene in mente un'unica cosa:
"Silvia?...
"Dimmi, amore."
"Ma senti... Che sapore ha?"
Ride e mi bacia teneramente. Sapore d'amore, mi risponde.
"No, dai, dimmi bene!"
"Come faccio a descrivertelo? Sentilo tu stessa, bagnati le dita e assaggia..."

Lo faccio. Sapore un po' acre e po' dolce, strano, ma non disgustoso come temevo; però forse perché è il mio? Glielo dico, esprimo anche il dubbio e lei ride, mi fa un pizzicotto in un fianco e mi spiega che quando lo senti in quei momenti è un sapore delizioso.
"Sai Angela, lo assaggi quando ti accorgi che sei riuscita a far godere la donna che ami, e in quel momento è un nettare divino, capisci? Ma se non provi non puoi capirlo."
La guardo severa. "Cos'è, un invito il tuo?"
"Non oserei mai, amore; ho solo risposto alla tua domanda."

Rifletto un momento, poi le dico:
"Dimmi la verità, è stata tutta una balla la tua storia della doccia che non funziona?"
Ride, mi bacia; "sì amore," mi dice, "non sapevo più cosa inventare pur di stare con te."
"E se ti denunciassi per molestie sessuali? "
"Mah...Tu sei maggiorenne, no? Sarei condannata a una pena mite ma con l'obbligo di residenza lontana da te; i miei figli mi detesterebbero, perderei il mio lavoro, insomma mi sarei rovinata la vita, e soprattutto non potrei forse mai più nemmeno vederti".
"Diomio no, no... stavo scherzando!" La abbraccio stretta, la bacio; poi le dico:
"Ora però devi lasciarmi tranquilla a ripassare, fra due giorni ho l'orale."
"Tranquilla, ti lascio lavorare; ma se vuoi vengo solo a prepararti un boccone per la cena stasera: che ne dici?"
"Mi sembra un'ottima idea," le rispondo saltando giù dal letto; "ora però vado a farmi la doccia... da sola, una doccia fredda mi ci vuole! E tu sparisci, ti prego!"
Se ne va ridendo, esce, richiude la porta senza rumore; la sento entrare in casa sua. La doccia fredda è proprio quel che mi ci voleva: tremo un po' ma mi ritrovo bene sveglia, e soprattutto riesco a mettere da parte tutti i pensieri maliziosi che mi girano per la testa.

E ricomincio a ripassare latino e greco.

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