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Quella dalla testa rossa


di bube
16.03.2024    |    100    |    0 6.0
"Speriamo bene, mi dissi col pensiero..."
E' passato qualche anno ma mi torna in mente, vivida, l'immagine di Nicoletta, la mia compagna di banco del liceo: ero capitata in quella classe, arrivata in città per il trasloco della famiglia, e non conoscevo nessuno. Non che io sia una timida, non lo ero nemmeno allora, ma insomma un po' spaesata lo ero, e preoccupata anche arrivando da Roma in una grande città del nord. In classe, aspettando l'arrivo dell'insegnante, girai lo guardo intorno: quasi tutte ragazze; maschi pochi e tutti con l'aria un po' da bamboccioni. Speriamo bene, mi dissi col pensiero.
Nicoletta si era subito presentata: piccolina, carina, occhiali da vista spessi così e un caschetto di capelli rossi arruffati; ridendo mi aveva detto che era la secchiona della classe, tutti voti alti, e di conseguenza spesso dedita a dare aiuto a chi ne avesse bisogno; la trovai subito simpaticissima.
Poi entra la prof di latino e greco: tutti in piedi a salutare, lei con un cenno ci rimette seduti; poi sfoglia registri, chiama il mio nome: mi alzo, mi sorride e mi dà il benvenuto; mi chiede di presentarmi in poche parole; mi dice che ho trovato un'ottima compagna di banco e che spera che io possa ambientarmi presto; quindi inizia la lezione.
E passa la prima lunga mattinata: l'atmosfera da Roma a Torino è ben diversa, la classe è meno numerosa e i ragazzi sono meno caciaroni; i prof non hanno difficoltà a tenere la disciplina.
Poi nell'intervallo con Nicoletta ci scambiamo le impressioni e lei mi suggerisce, se mi va, di vederci a casa sua o a casa mia, così mi avrebbe aggiornato su dove si fosse arrivati almeno nelle materie più importanti. L'avrei abbracciata!
"Da me per ora la casa è un bordello, siamo appena arrivati e ancora non ci sono tutti i mobili; se posso da te, mi fai un regalo, tra l'altro mi tolgo dal caos e respiro un po'."

Nico è felice, mi abbraccia: "lo speravo sai Alice? Io di solito sono sola in casa, menomale che c'è da studiare un casino, ma la domenica è una tristezza, sapessi." Mi spiega che i suoi spesso sono via per lavoro; la casa è grande e lei potrebbe ospitare un reggimento, ma la mamma le ha imposto regole ferree e comunque in casa c'è la nonna semi invalida. Mi chiede se posso andare da lei già oggi, "così i tuoi mi conoscono", le dico; "gli piacerai moltissimo, tranquilla!"
Rido e le faccio un pizzicotto: "si dice piacerai 'loro' moltissimo, non ti vergogni, tu prima della classe?" Mi restituisce il pizzicotto, poi mi afferra e mi spinge sul letto a fare la lotta; cosa che, chissà come, ci eccita stranamente ambedue; io sono più alta di lei, ma lei è forte, tosta, e mi mette sotto immobilizzandomi i polsi; restiamo un minuto ad ansimare, sorridendoci in silenzio; finché lei mi sussurra "chiudi gli occhi", io obbedisco e lei mi bacia sulla bocca; o meglio, in bocca, perché sto ancora respirando a bocca aperta. Poi mi lascia i polsi. Sono libera, potrei benissimo respingerla, scivolar via da sotto a lei, ma non lo faccio: forse è la lotta, forse un mio desiderio inconscio, ma restituisco il bacio che prolunghiamo a bocca semiaperta, mentre sento in mezzo alle gambe un noto formicolio, un noto brivido premonitore.
Nicoletta se ne accorge, sorride, ed ecco la sua mano scivola giù, si insinua da sotto negli shorts, cerca il mio nido: vorrei protestare, tanto più che ora ho la bocca libera e lei si limita - se così si può dire - a baciarmi le labbra con la punta della lingua; ed anche così rispondo, è un tenero eccitante duello di leccatine, piccoli morsi, mentre le sue dita hanno raggiunto l'obbiettivo e mi masturbano dolcemente.

Eppure non ho mai fatto una cosa simile: con un ragazzo spesso, proprio così, protetta dai calzoncini a godermi le carezze, ma stavolta... Dopo un po' ci stacchiamo; la guardo un po' severamente, lei ride piano.
"Nico, io, io non..."
"Lo so Ali, l'ho capito; ma io con te... Sai ti ho desiderata dal primo giorno; ma se davvero non vuoi, dillo subito e faremo in modo da stare insieme solo per lo studio, anche se io così..." Arrossisce, scuote mestamente la testa. " Io così soffrirei a stare con te, soffrirei a starti vicina senza poter..." Sospira, le vengono i lacrimoni, e istintivamente, le carezzo il viso, glielo bacio leccando via le lacrime. E poi succede. La spingo via un momento, ma sorridendole; mi sfilo i calzoncini, mi sfilo la maglietta, restando con su solo il mio slippino di pizzo bianco. "Solo per stavolta, così smetti di piangere", le sussurro. Lei resta un attimo sbalordita, poi con poche rapide mosse si spoglia; e sono ancora baci bocca a bocca, baci nel collo, baci sul seno con la sua bocca calda a succhiarmi i capezzoli, ed io non capisco più nulla, non protesto quando lei mi sfila lo slip, non mi difendo quando mi apre le gambe e scivola giù coi baci dal seno alla pancia all'inguine: finché, prima incantevole volta della mia vita, mi godo un delizioso lunghissimo bacio sulla fica vogliosa, che presto mi porta ad un lungo delizioso orgasmo.

Dopo un lungo momento di relax, con Nico a coccolarmi, le domando sottovoce: "e tu... Niente?" Lei ride piano.
"Non ci crederai, ma io ho goduto forse più di te, non te ne sei accorta?"
"E come potevo? Ero in paradiso!"
"Questo è il regalo più bello, sai?"
E ci baciamo ancora, a lungo. Nico è tutta nuda, non me ero accorta quando e come l'avesse fatto; la carezzo, le solletico l'incavo fra la schiena e le natiche, le palpo il culetto bello sodo, mentre lei sospira e mi bacia languida sulla bocca, nel collo; finché la voglia ci prende a tutt'e due, e facciamo ancora l'amore. Senza riserve, senza pudori; senza paura di sbagliare da parte mia, perché è la prima volta per me, ma come lei mi aveva detto dopo, se l'era goduta moltissimo proprio per quello.

Dopo, ci rivestiamo alla meglio e facciamo merenda. Mi fa conoscere la nonna, una simpatica vecchia signora con pile di libri sul comodino e per terra. E poi torniamo in camera sua a dedicarci un po' anche a latino e greco.
Ma non dura a lungo. E stavolta sono io a prendere l'iniziativa, la bacio nel collo facendole venire la pelle d'oca, lei protesta, "dobbiamo vedere ancora un po' di cose," dice; e io: "certo che dobbiamo, ma pensavo ad altre cose."

Mi sento audace, sfacciata, aggressiva; la spoglio - è presto fatto - la bacio in bocca, nel collo, le succhio i capezzoli: ha un seno bello morbido, con piccoli capezzoli rosa che subito si drizzano a farsi succhiare meglio; e poi scivolo giù coi baci.
Sono eccitata ma anche timorosa; e se non sono capace? E se - che ne so - sento un cattivo odore o un cattivo sapore?
Ma i dubbi svaniscono: l'unico odore che sento è un lieve profumo di non so che, misto a un odore che invece conosco bene, anch'io quando mi carezzo e dopo mi diverto ad annusare e assaggiare il sapore del mio piacere; ma stavolta sarà ancor meglio, mi dico.
Finalmente arrivo coi baci sul suo pube, sormontato da un delizioso ciuffetto di pelo rosso.
E mi diverto a carezzarla, a cercare il suo punto delicato, che ovviamente è come il mio, all'inizio delle due morbide pieghe: le discosto con le dita, ecco il cappuccetto roseo, è lì!
Quando vi poso le labbra lei geme, si inarca, si offre: poso le labbra, inizio a succhiare, a leccare, mentre cerco con le dita l'ingresso della vagina: facile trovarlo, lei gronda miele di piacere.
Non le ci vuole molto, mi gode in mano mentre la masturbo con due dita e le lecco veloce il clitoride; ed ecco il suo orgasmo, lungo, segnato da guizzi e brevi gemiti.
Le sto leccando la fica, penso atterrita e deliziata; lecco la fica a una ragazza, la faccio godere, e mi piace, mi eccita!
E quando finalmente si calma mi viene un'idea birichina: le offro le dita fradice del suo piacere, lei sorride, chiude gli occhi e se le succhia lentamente, dolcemente. Poi infila le sue nella mia, fruga dolcemente, e a sua volta me le porge da leccare.

Dopo sono baci teneri, lunghi, succosi; con piccole confidenze sussurrate; con inviti a rifare quel che c'è piaciuto tanto.
"Ma adesso a chi tocca?" Chiedo ridendo. E lei: "se vuoi, a tutt'e due insieme."
Lì per lì non capisco, poi mi metto a ridere, rossa di vergogna e di emozione. Lei mi bacia ancora, poi mi corica su un fianco, mi fa sollevare e aprire una gamba. E comincia il meglio.
Baciarsi la fica insieme l'avevo solo visto nei filmini porno, e mi era sembrata un'esagerazione, uno sforzo erotico da ninfomani; e invece mi rendo conto che può essere una cosa tenera ed eccitante, una gara non dichiarata a chi fa meglio; ma lei è troppo abile per me, a un certo punto mi apre con le mani le natiche e comincia a frullare la lingua dappertutto, prima sull'inguine ai lati, poi sulla fica, baci e succhiotti sul clitoride, lunghe leccate su tutta la fenditura, e infine, oddio non lo immaginavo!, mi lecca il buchino del culo, facendomi scoprire un piacere nuovo e inaspettato: lecca e mi penetra con le dita, raccoglie il mio succo del piacere e me lo spalma sul culetto, me lo masturba dolcemente con un ditino; e di nuovo lecca, lecca...

Mi travolge un orgasmo improvviso, potente, interminabile: per fortuna ho nascosto il viso sul cuscino, che così ammortizza i miei guaiti da micia in calore.
E quando mi calmo lei si rigira, mi lascia andare giù senza forze, e mi abbraccia coprendomi il viso di bacini teneri.
E' quel che volevo, non riuscirei a fare altro, né a desiderare altro: vorrei perdermi così, addormentarmi nelle sue carezze, magari per sognare quel che è successo e sentirlo in me ancora una volta.

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