SCARPE ROSSE parte terza

Era arrivato al ristorante sul mare poco prima che arrivasse lei. Il tempo necessario per ascoltare il silenzio che c’era in spiaggia. La leggera brezza contraria alle onde ne smorzava il rumore.
Il proprietario del ristorante sembrava compiaciuto di poterci offrire il suo pezzo di mare dalle grandi vetrate sulla spiaggia.
Moira era arrivata accaldata, come sempre. Aveva l’abitudine di fare ogni cosa con energia, anche una semplice passeggiata, la faceva di corsa. Certe volte la invidiava, si scontrava con la sua natura generalmente pigra.
“Amore che meraviglia! Il ristorante è vuoto! Figata!”
Durante il pranzo lei le aveva detto: “Ho messo le scarpe davanti alla porta dei vicini, quelli fighi del 2 piano”
“Ho visto amore, ormai le avranno viste. Saranno usciti di casa. Che piani hai?”
“Ho tutto in mente, ma mi devi aiutare”
Il rossetto le era andato via ma le labbra erano ancora rosee, carnose, le avrebbe baciate, assaggiate. Guardava i suoi occhi veloci che acquisivano ogni dettaglio con il suo sguardo curioso e attento. Prima di frequentarla non aveva la capacità di cogliere il bello delle cose ma grazie a lei aveva potuto guardare la realtà con occhi nuovi, pronti a mangiarsi le meraviglie che la vita ci concede. Un giorno per esempio erano attesi ad una cena e casualmente erano rimasti bloccati in strada da una festa di paese con saltimbanchi e sbandieratori. Lui era infastidito mentre lei era raggiante, felice come una bambina. Diceva: “Che meraviglia, un intermezzo ludico e anche gratis!”

“Dunque, come ti dicevo voglio che mi vendi! Io ho bisogno di essere usata. Ho capito di non essere come le altre. Non so se non sono normale, ma a me eccita da morire! Per iniziare voglio che mi vendi a quelli del 2 piano. Ho messo le scarpe davanti alla loro porta per incuriosirli. Vediamo stasera se le hanno tolte o sono ancora lì.”

Non avrebbe mai pensato che una donna arrivasse a tanto. Si era sempre chiesto come fosse la sessualità di una donna. Per gli uomini è tutto molto scontato, banale: tette, figa, culo, scopare. Ma una donna? Come vede la sessualità una donna? Cosa eccita una donna? Tra donne sono volgari come gli uomini tra uomini? Si scambiano le loro fantasie? Si raccontano le loro avventure?

“Va bene! Cosa devo fare? Ma soprattutto quanto.. vali?”
“Poco, pochissimo, meno di una prostituta di strada! Molto meno!”
I suoi occhi sembravano essersi accesi, pieni di scintille.
In realtà non aveva la minima idea di cosa costasse una prostituta, men che meno una prostituta di strada. Non poteva azzardare cifre a caso. Non avendo parametri di riferimento immaginava prestazioni come se una prostituta fosse un professionista. Le spese per i vestiti, il trucco, la palestra. bho.. 150 euro?
“Sono sincero: non so quanto prende una prostituta.”
“Lo so, voglio che tu vada ad informarti, lo sai dove battono no?”
“Ma io pensavo che tu valessi molto di più! Ti vuoi mettere al livello di una prostituta di strada?”
“Certo! Anzi molto meno! Lo vuoi capire che io devo essere usata! Mi piace da morire! La mia sessualità è grezza, violenta, brutale, primitiva! Voglio essere un oggetto, una cosa da usare e sporcare!”
Mentre lei parlava il suo sguardo si posava sulle sue mani affusolate, ben curate, con le unghie appena rifatte dall’estetista. E poi la sua pelle, vellutata, profumata. Era indubbiamente una donna molto raffinata. Come poteva desiderare di essere usata e..sporcata?

“Poi devi fare in modo di conoscere il compagno della bionda, trova il modo, seguilo, pedinalo. Dovete diventare amici e poi gli dirai che hai per le mani un troione da scopare!”
Anche il compagno della bionda era un una persona molto curata nell’aspetto, molto cordiale, raffinato, elegante. Come avrebbe reagito ad una simile richiesta? E la bionda? Anche lei elegante, eterea, intoccabile, così perfetta che se avesse saputo sarebbe morta di infarto.
Nella sua mente erano iniziate una serie di combinazioni e strategie per fare in modo che la cosa si concretizzasse. Fili invisibili di eventi concatenati fino ad arrivare ad invitarli a casa loro.

A scopare Moira.

“Non vuoi aiutarmi? Rinunci?” aveva detto Moira.
“No amore, sto riflettendo, devo trovare il modo, devo riflettere”

Pensava alle dinamiche alle quali era abituato con la sua ex moglie, così terribilmente diverse da quelle che stava vivendo. Aveva passato moltissimi week end sempre uguali, oppure dai genitori a pranzo la domenica, seduti tutto il pomeriggio a tavola, e poi i matrimoni degli amici, le cresime dei figli degli amici.
Pazzia.
Adesso si sentiva veramente libero, stava vivendo come avrebbe voluto. Era davanti ad una donna splendida, guardava il suo seno e le sue labbra e il mare e ascoltava parole nuove, vive, estreme.
E poi Moira era estrema ma lo amava, desiderava lui con lo stesso desiderio che la animava nell’offrirsi sessualmente a chiunque. Non lo reputava un tradimento o una mancanza di amore. Sapeva che lei lo avrebbe apprezzato se lui avesse sedato la sua smania, il suo fuoco. Lo avrebbe fatto, per lei, perché la sua felicità, la sua serenità sarebbe stata ricambiata dal suo amore, dalla sua dolcezza.

“Andava tutto bene signori? Gradite il caffè? “

“Grazie, benissimo! Tutto buonissimo, si 2 caffè lunghi per cortesia”

Sul pianerottolo ancora le scarpe davanti alla porta della bionda e dal compagno elegante. Erano rimaste lì, intonse, nessuno le aveva toccate.
“Le avranno viste? Secondo te le hanno viste? Cosa avranno pensato?”
“Si, le hanno viste. Adesso tocca a noi, domani mi informo sulle tariffe di una prostituta”

Fine parte terza