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L'addio al nubilato di mia cognata


di Membro VIP di Annunci69.it lordlady
14.05.2023    |    11.601    |    6 9.3
"E non mi fermai finquando lo spasmo non si placò..."
Era nervosa la mia giovane cognata, sorella di mia moglie, nei giorni prima del suo matrimonio.
Trentadue anni, un corpo slanciato ed un seno 5 taglia, pizzuto e dai capezzoli turgidi.
Il futuro marito…un buon ragazzo ma dall'aria sempre distratta, forse dai troppi pensieri.
Io ho sempre guardato con malizia la cognata… senza che alcuno se ne avvedesse, ovviamente. Ma lei si… Notavo che quando la guardavo e i nostri occhi si incrocianvano una espressione maliziosa le serpeggiava sul viso.
La fantasia volava quando dalla madre, con la quale abitava, la vedevo con una vestaglietta leggera corta e semi sbottonata sul davanti, priva di reggiseno mentr si aggirava per casa. E sembrava lo facesse con proposito.
Non si celava ai miei sguardi anche se io facevo di tutto per non farmi cogliere “interessato” alle sue posture che mettevano in risalto le sue forme.
Ma fantasticavo con la mente… anche se ero consapevole che oltre la fantasia non sarei potuto andare. Ciò non mi impediva di eccitarmi immaginandola prona o inginocchiata con il mio cazzo in bocca.
Quello che però sembrava impossibile e solo un remoto desiderio si materializzò quando il suo futuro marito la informò, un paio di giorni prima del matrimonio, che sarebbe andato con dei suoi amici a festeggiare l’addio al celibato.
“Ed io che faccio? - replicò lei – Le mie amiche sono tutte impegnate e non posso festeggiare alcunché!” Concluse stizzita.
”Non è certo colpa mia, soggiunse lui, organizzati. Di certo non posso portarti con me!”
Il pomeriggio successivo le tre donne decisero di andare in città per alcune commissioni, lasciando me da solo a badare alla casa.
Ma proprio mentre stavano per uscire la cognata disse che non sarebbe andata perché aveva dimenticato di mettere in ordine alcuni importanti documenti per il matrimonio che sarebbero serviti il giorno dopo.
Mia moglie e mia suocera andarono ed io rimasi solo con la cognata.
Vestiva con un pantalone, una camicia a fiori ed una giacca nera.
Niente di erotico. Io ripresi alle mie faccende: la letture di un manuale. Lei si ritirò nella sua stanza.
Benché un pensierino malizioso mi frullò per la testa lo scacciai subito e ripresi la lettura del manuale da dove l'avevo interrotta.
“Gianni lo vuoi un tè?”, mi raggiunse la sua voce.
‘Si, grazie!- le risposi.
E la sentii armeggiare in cucina mentre, pensai, sta preparando la bevanda.
Da lì a poco venne con il tè e dei biscotti.
Ma si era cambiata! Indossava la consueta veste casalinga con l’abbottonatura sul davanti ma in gran parte non abbottonata. E la chiusura era appena assicurata da una sottile cintura in stoffa. I bottoni infilati nelle asole erano un paio e lasciavano la leggera veste in gran parte aperta.
“Quanto zucchero?” – mi chiese, come se nulla fosse – adagiando la guantiera sul basso tavolino.
“No, niente zucchero! – specificai – lo prendo amaro.
Ella si sedette sullo stesso divano dove ero seduto io. La posizione le metteva in mostra le gambe e lo sguardo arrivava fin su. Indossava uno slip rosso traforato e le si intravedeva il pube.
Ebbi una scossa di adrenalina ma feci finta di nulla e sorseggiavo il bollente tè.
La cognata mi guardava maliziosamente.
“Ti vedo turbato, mi disse. C’è qualcosa che non va?”
“No…no, soggiunsi… Ma tu al posto mio con una bella donna in disabigliè che ti guarda con occhi maliziosi come ti sentiresti?”
Bè, disse lei, di certo sarei eccitato, se fossi al posto tuo…” Mi disse aprendo leggermente le gambe. Così facendo poggiò una mano fra le gambe facendola arrivare fino alle mutande.
“Cognatina…lo hai dimenticato che fra qualche giorno ti sposi? Le dissi non convinto di fare la cosa giusta.
“Certo che non lo dimentico… ma il mio futuro marito ha detto che per il mio addio al nubilato devo organizzarmi… e credo che a te non dispiaccia se lo festeggiamo insieme!
“Ma figurati!” Mi affrettai a dirle!”
Meglio in famiglia che con estranei! Soggiunsi.
Così facendo mi avvicinai a lei infilando una mano fra le cosce.
Reclinò la testa indietro distendendosi e slacciando del tutto la veste.
Tutto il suo “intimo” era costituito dal piccolissimo slip rosso, che per meglio definirlo era un perizoma traforato che non lasciava nulla alla fantasia. Era inserito fra le grandi labbra della vagina completamente depilata. Mi inginocchiai davanti le sue gambe divaricandole. Afferrai le sue natiche con ambo le mani e l’avvicinai, chinandomi, alla mia bocca.
Spostai il sottile perizoma e cominciai a leccare delicatamente il clitoride.
Lei con le dita dilatò le grandi labbra per facilitare il mio da fare e la lingua incontrò il turgore del grilletto vaginale già eccitato e umido.
Mugugnava dal piacere ed inarcando la schiena puntellandosi con i piedi mi si offriva. Le stringevo le natiche e ne assaporavo l’umore come stessi bevendo da un decander pieno di nettare.
La lingua la penetrava e lei afferandomi la nuca la spingeva verso sé con forza come se avesse voluto farla entrare tutta nella vagina. Non riuscivo a respirare. Mi divincolai e mi alzai. Tirai giù la patta dei pantaloni e le parai il mio membro già eretto.
Prenderlo in bocca fu un attimo. E faceva andare la testa avanti e dietro ed esso scompariva completamente nella sua bocca. Fino alla radice. Era molto brava. La lingua faceva la sua parte roteando intorno al glande ogni volta che fuoriuscita dalla sua bocca. Cn una mano mi stringeva i testicoli e dilagando la bocca cercava di ingoiare asta e testicoli contemporaneamente.
Ero eccitatatissimo e lexsarei esploso in gola se non l’avessi interrotta.
La girai e mettendola in ginocchio verso la spalliera del divano mi si parò davanti un fondo schiena che sembrava il posteriore di una chitarra. Mi chinai e la lingua le passava dalla vagina al buco dell’ano che era rosa come il bocciuolo di rosa Tea.
Le infilai le dita nella vagina che grondava di umore umido. Non trascurati quel buccino che pur stretto mi invitava a penetrarlo.
Bagni le mie dita con la saliva e infilai il dito indice nel’ano. Non proferì parola. Inarcò ulteriormente la schiena e con ambedue le mani dilatò le natiche. Infilai anche il dito medio e roteando la mano vi infilai anche l’anulare. I suoi mugolii si trasformarono in lamenti di piacere.
“Sfondami!”, mi disse.
Ed io eseguii senza indugi. Appoggiai il mio glande all’orifizio e spinsi. Un urlo accompagnò il mio movimento. Mi fermai… ma lei risoluta mi ordinò di continuare. E aumentai la pressione: sentivo il suo sfintere stringersi intorno al glande e al fine cedere alla mia spinta.
Afferandola per le spalle la traevo verso di me e intanto spingevo e ritraevo il membro. Sembrava lo stantuffo di una locomotiva a vapore.

Il suono dei colpi che le assestavo facevano aumentare la mia libido. E ciò era amplificato dal sudore che imperlava i nostri corpi avvinchiati “a cucchiaio”. Io sopra e dietro di lei non davo tregua al suo culo che lei dilatata allargando le natiche.
Avevo voglia di inondarla ma mi fermai per godere di quel momento di possessione. La girai e rovesciandola a 69 ed alzandomi le offrii la mia cappella che scomparve nella sua bocca. Il suo clitoride, turgido e umido si prestava ad essere secchiato. Sembrava un piccolo pene. Le divaricai le grandi labbra e immersi la mia lingua dentro di lei. Urlava, la poverina. Incuranti, entrambi, che potevamo essere colti in flagrante e peccaminoso oltraggio alla fedeltà coniugale. Il mio membro le navigava in bocca e lei non trascurava il mio foro anale, infilandovi lingua e dita. Una sodomia di rara libidine. Le succhiavo la vagina intera quando un fiotto di liquido e acidulo mi inondò la bocca. Era troppo…per poter ancora apparire un indomito macho. Sentii lo spasmo dell’orgasmo scendere dallo stomaco verso le gonadi. Il cazzo cominciò a palpitare e spingendolo in profondità le inondai la gola. I fiotti di sperma le riempirono gola e bocca. E non mi fermai finquando lo spasmo non si placò. Lei ripulì per bene il glande e ingoiò tutto lo sperma. Rimanemmo avvinchiati l’uno all’altro per dei minuti. In silenzio. Poi alzandomi le dissi: “Pentita?”
“E perché, mi rispose, non abbiamo mica ammazzato qualcuno!”.
Le sorrisi, accarezzandole la testa.
Ci ricomponemmo, lei si andò a vestire come l’aveva lasciata la sorella.
Si mise a mettere in ordine fra le sue carte. Io a sbrigare email da evadere.
Quando riempirono, madre e sorella, non vi erano tracce del nostro rapporto.
Sono trascorsi alcuni anni e, di tanto in tanto, ci concediamo una rimpatriata. E non proviamo rimorsi o sensi di colpa. Ma in cuor mio si è affacciato un nuovo, perverso pensiero: fare sesso con lei e mia moglie contemporaneamente. Ma questa è un’altra storia….

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