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Riempita e farcita bocca e culo. Cap. II


di Membro VIP di Annunci69.it Lorella65Trav
03.03.2024    |    7.805    |    24 9.7
"“Forza, andiamo nella mia camera a divertirci più comodamente!” dissi alzandomi dal divano e, abbracciandoli entrambi per la vita, entrammo nella mia alcova..."
“Tesoro, siamo arrivati. Apri il portone che saliamo?”
Schiacciai immediatamente il pulsante per l'apertura del portone, il cuore mi batteva tumultuosamente dentro il petto come successe quando da adolescente feci il mio primo pompino e, quando la mia bocca, all'improvviso venne riempita da un violento schizzo di sborra.
Passai le ore, che mancavano all'appuntamento, ansiosamente ma anche con una forte eccitazione ma, tuttavia, sembrava che il tempo passasse con una lentezza esasperante perché volevo che accadesse, era il mio più grande desiderio e sapevo che si aspettava che io facessi e che se me lo avesse chiesto, l'avrei fatto sicuramente. Diventare una brava succhiacazzi, per me, era il primo passo verso il successivo step della perdita della verginità anale e, poi più avanti nel tempo, la femminilizzazione definitiva.
Da quel giorno e nei successivi anni, ne avevo presi tanti di cazzi e, quella sera, sarei dovuta essere serena, visto che ormai ero una femmina asservita ai piaceri del sesso e troia, aperta a qualsiasi gioco e con la libidine che scalpitava per trovare piena soddisfazione.
Ma, durante le ore che precedenti, invece, come sempre erano sembrate interminabili forse perché era la prima volta che ricevevo due maschi da gustare appieno tra le comodità della mia casa.
Mi diedi un ultimo controllo allo specchio, era tutto perfetto, la vestaglietta nera trasparentissima di pizzo e raso non lasciava nulla all'immaginazione, dalle natiche nelle quali era praticamente invisibile il sottilissimo filo posteriore al reggicalze che sorreggeva le calze a rete larga al reggiseno con coppe imbottite e le gambe, lunghe ed affusolate, che calzavano scarpe tacco 18 con plateau.
Tutto molto sexy e, la parrucca biondissima lunga fino a più giù del seno, gli orecchini lunghi di strass e un trucco vistoso, con gli occhi allungati con la matita e tanto mascara, mi conferiva l'aria di zoccola così come mi aveva espressamente chiesto Enrico.
Era, un uomo di una cortesia infinita e attento ad essere sempre galante con me, e aveva in mano un mazzetto di fiori di campo, i miei preferiti,
Appena entrò, mi diede un bacio sulla bocca e le nostre lingue si intrecciarono con passione.
“Sei sempre uno splendore, tesoro, questi sono per te e lui è Marco, l'amico di cui ti ho parlato al cellulare.”
Marco, un gran bell'uomo, forse poco meno di cinquant'anni, moro, molto alto e con fisico possente, mi porse una bottiglia di champagne e mi baciò sulla guancia.
Aveva un buonissimo profumo di dopobarba che, per un attimo mi inebriò al punto di stringermi a lui offrendogli le mie labbra e anche noi, ci baciammo a lungo e profondamente e, quando sentii le sue mani che mi stringevano i glutei, non riuscii a trattenermi dal tastare il suo pacco che mi sembrò già bello pieno.
Conoscendo molto bene le dimensioni della dotazione di Enrico, immediatamente fui certa che sarebbe stata una splendida serata e che avrei goduto e fatto godere entrambi più volte e non mi sarei tirata indietro ad ogni fantasia che avrebbero avuto e che avrei avuto anch'io.
“Enrico mi aveva detto che eri molto bella ma, adesso che ti vedo, devo dire che sei davvero uno schianto. Sono molto felice di conoscerti, finalmente e grazie per il caloroso benvenuto.” mi disse Marco che già sembrava molto arrapato.
“Sei gentilissimo, grazie per i complimenti e per lo champagne che vado subito a mettere al fresco, nel frattempo, andate ad accomodarvi nel salotto che arrivo subito”
Una volta tornata, Enrico e Marco mi fecero spazio sul divano.
“Dai, vieni a sederti qui in mezzo a noi, è più bello, non credi?” mi disse Marco che mi parve abbastanza intraprendente.
“Con vero piacere e, voglio essere sincera, spero di restare in mezzo a voi fino a quando non saremo tutti esausti” risposi con uno smagliante sorriso mentre facevo scorrere lentamente la lingua sulle labbra rosso sgargiante del rossetto perfettamente in linea con l'immagine di troia che dovevo dare.
Enrico, si alzò poco dopo “Scusatemi, vado a vedere se lo champagne è ben fresco e se lo è arrivo anche con i flùte per brindare a questa bella serata che sembra già iniziata alla grande”
Due maschi, tutti per me, era qualche tempo che non mi capitava ma, ogni volta che era avvenuto, avevo goduto come una cagna in calore sotto lo sferzare continuo e ritmato di uno in bocca e l'altro nel culo ma, quella sera la voglia era particolarmente forte perché volevo essere una vera zoccola non solo nell'abbigliamento e, perciò, gli dissi quasi sottovoce:
“Senti Marco, immagino che Enrico ti avrà già detto quanto io sia infoiata, perciò bando alle chiacchiere, ti dico chiaramente che vi farò tutto quello che desiderate, dal succhiarvi a gola profonda e ingoiare tutta la vostra sborra che, spero sia molto abbondante, fino a lasciarvi totalmente a secco ma voi mi dovete scopare a lungo e sborrarmi dove volete e più volte. Conosco molto bene le qualità amatorie di Enrico e quante riesce a farne durante le lunghe ore di sesso e spero che tu sia bravo e resistente come lui e, se lo sei, ancora meglio!”
“Con una femmina come te, con quello straordinario culo che ti ritrovi e quella bella bocca, stai pur tranquilla che non rimpiangerai di avermi invitato, ed ogni volta che resterai a bocca aperta per la meraviglia, te la riempiremo con decine di schizzi di sborra.”
“Ecco lo champagne, è ben fresco.” esclamò Enrico con allegria entrando in salotto, poi, si sedette di fianco a me e riempì i tre flùte appoggiati sul vassoio.
“Ho la sensazione che stavate già facendo, diciamo, amicizia, o sbaglio?” disse sornione.
“Beh, sì. Giusto per riscaldare un pochino l'ambiente.” rispose Marco mentre mi cingeva una spalla con un braccio e mi baciava sul collo.
“Senza neanche aspettare che io tornassi?”
“Ma certo che stavamo aspettando te, non è vero Lorella?”
“Assolutamente vero, era solo un modo per rompere il ghiaccio visto che ci siamo appena conosciuti” risposi con un largo sorriso mentre sorridevo ad Enrico e gli facevo l'occhiolino.
“Sì, mi stava proprio dicendo che, visto che tra noi due il ghiaccio è stato rotto è disposta a succhiarci anche l'anima se le riempiremo il culo più volte nel corso della serata.”
“Ottimo!” esclamò Enrico aggiungendo “Vedrai che, quando vuole fare la zoccola, ci riesce in pieno e, perciò, preparati ad una nottata di grandissimo sesso. Non ha alcun limite e non le basta mai e diventa una vera ninfomane mai sazia, anzi più viene scopata più ne vuole ancora e ancora.”
“Se, poi, mi volete eccitare davvero fino a farmi scatenare, voglio che mi trattiate da troia anche nelle parole mentre si fa sesso e, perciò, voglio che mi chiamiate con tutti gli appellativi che vi verranno in mente, “vacca”, “cagna” “troia” “zoccola” “succhiacazzi” mi eccitano moltissimo” dissi “ E mi fa impazzire essere tenuta stretta per i fianchi mentre mi scopate alla pecorina ma quello che mi manda letteralmente in estasi, è essere scopata da sopra. Lo so, è una posizione “animalesca” ma adoro sentirlo affondare con forza e fino alle palle” conclusi.
“E' vero e vedrai Marco che saprà dimostrarci la sua riconoscenza e la sua dedizione al cazzo in un modo che non puoi neanche lontanamente immaginare. Ma adesso, bando alle chiacchiere, è ora di brindare.” e dicendo questo, Enrico ci porse i flùte e insieme brindammo alla nostra salute e alla grande serata di sesso che passeremo”.
Al secondo brindisi, io che sono sempre stata astemia, cominciai a perdere anche i miei davvero pochi, freni inibitori che ho e mi feci ancor di più audace.
Aprii, perciò, la zip dei pantaloni ad entrambi e afferrai i due cazzi già ben duri. Poi, mi accovacciai davanti a loro.
“Wow. Guarda che bel bastone bello grosso che ha anche Marco, sarà un vero piacere succhiarli entrambi e poi sentirli stantuffare dentro di me” esclamai con occhi pieni di desiderio.
“Forza, andiamo nella mia camera a divertirci più comodamente!” dissi alzandomi dal divano e, abbracciandoli entrambi per la vita, entrammo nella mia alcova.
“Hai veramente un culo da trofeo, Lorella. Bello sodo e sporgente, quasi “brasiliano” e non vedo l'ora di sfondartelo fino a farti urlare di piacere” esclamò Marco che visibilmente era al settimo cielo”.
Davanti al letto, spogliatisi totalmente mi misero a sandwich, Enrico davanti era talmente eccitato che la sua cappella mi arrivava oltre l'ombelico e stringendomi me lo fece sentire in tutta la sua durezza mentre Marco me lo strusciava lentamente e sapientemente appena dietro l'ano.
Fremiti di piacere iniziarono ad attraversarmi veloci la schiena e, quando Enrico iniziò a leccarmi e succhiarmi un lobo dell'orecchio e, poi il collo, la lussuria si scatenò in pochi secondi.
Mi abbassai, allora, davanti a lui e glielo cinsi con le labbra, lo bagnai copiosamente con la saliva e poi con un deciso movimento della testa in avanti, lo imboccai fino a sentirne la punta che toccava la parte più profonda della gola, quasi oltrepassando l'ugola.
Un leggero gemito mi uscì nello stesso momento in cui anche a lui sfuggì un lungo mugolio di piacere che diventò un forte gemito quando iniziai ad andare avanti e indietro lungo tutta l'asta seguendo il ritmo della mia mano che lo segava.
Marco nel frattempo mi rovistava dentro il forellino, pardon dentro la fighetta anale, che a quel tatto iniziò immediatamente a inumidirsi e non aspettava altro che sentirlo entrare.
Mi alzai, allora e tolsi la vestaglietta restando con il solo reggiseno, il mio amatissimo tanga con lo string posteriore e con la splendida guềpière rossa con bordini neri, calze a rete e sandali.
“Mamma mia, che strafiga che sei!” esclamò Marco con occhi stralunati.
Mi accovacciai di nuovo, stavolta davanti ad entrambi e mi sentii come un'ape davanti ad un bel fiore pieno di polline, li presi perciò con una mano ciascuno e li imboccai a turno per distribuire il piacere in modo equo e molto, come dire, democraticamente.
Me li lavorai con tanta saliva, affamata com'ero dei loro cazzi e il sentirli pulsare nella mia bocca mentre gemevano ogni volta che arrivavo fino alle palle e che riuscivo a leccare, nonostante i conati di vomito, e tutto questo mi fece capire che era arrivato il momento di mettermi a pecora sul letto.
“Cazzo, che meraviglia di pompino che fai, Lorella. Mi stai facendo impazzire.” disse Marco ansimando e tenendomi ben stretto il capo e dando colpi a ripetizione.
“Ti piace, porco, come te l'ho succhiando, eh? Dopo che mi avrete scopata fino allo sfinimento, ve lo succhierò fino a farvi schizzare litri di sborra nella mia bocca e me la gusterò un attimo prima di ingoiarla ma, adesso, il mio culo reclama i vostri cazzi e, perciò scopatemi a turno, uno la gola e l'altro il culo e, poi, vi date il cambio.”
Mi misi, perciò, a quattro zampe con le ginocchia appoggiate sul letto e inarcai il fondoschiena in attesa del primo cazzo.
“Chi comincia per primo?” chiesi con un pizzico di provocazione nella voce.
“Lascio a Marco il piacere di iniziare mentre tu continui quello che stavi facendo, poi, ci daremo il cambio, ok?”
“Perfetto, amore e tu Marco scopami dall'alto e sarò tutta vostra, fatemi godere fino allo spasimo.”
Ripresi il pompino ad Enrico con ancora più avidità mentre aspettavo che Marco mi infilzasse dall'alto e quando vidi i suoi piedi appoggiarsi sul letto ai miei lati, capii che stava per entrare.
Un forte gemito mi sfuggì, i brividi aumentarono con l'aumentare della libidine e, mentre Enrico continuava il suo andirivieni nella mia bocca, Marco finalmente mi penetrò con un colpo secco.
“Ma quanto cazzo è grosso 'sto palo che hai?! Ho fatto appena in tempo a sentirlo che mi squarciava l'ano e il primo tratto del culo e, lo sento ancora avanzare! Dai, porcone, sfondami e fammi impazzire di piacere!”
Non so quanto tempo passò, avevo perso la cognizione del tempo, so solo che la libidine e la lussuria si impadronirono di me e non capii più niente se non un immenso e continuo piacere.
“Forza, forza, continuate così, più forte, più a fondo.” riuscii solo a dire a stento e confusamente avendo la bocca occupata dal cazzo di Enrico che mi martellava continuamente.
All'improvviso, entrambi si staccarono da me e si diedero il cambio, vidi Marco togliersi il preservativo e lasciare libero il suo cazzo che mi sembrò, addirittura, essere diventato più lungo e più largo e pensai che per Enrico sarebbe stato facilissimo entrare col suo bel cazzone.
Non riuscii a trattenere più i gemiti, il piacere era troppo forte e, perciò, quando i colpi aumentarono di intensità e si fecero più ravvicinati, quei gemiti diventano un unico gemito, inframmezzato solo dai miei piccoli urli e dall'affanno del mio respiro e dal rumore delle palle contro le mie natiche.
“Porca, ti piace prenderne due, vero? Sei proprio una troia, non te ne basta mai.” quasi mi urlò Enrico mentre mi abbracciava il torace e mi scopava facendomi sentire anche i suoi pettorali sulla schiena un po' come un cane quando scopa una cagna e, in fin dei conti, in quel momento non ero anch'io una cagna in calore che veniva scopata in modo animalesco?
Alla fine, quando ormai erano passati una quarantina di minuti, li sentii iniziare a grugnire come maiali ed aumentare la velocità della scopata, chiaro preludio alla sborrata finale.
Infatti, appena qualche secondo dopo mi sentii i visceri inondati del caldo liquido di Enrico e, nello stesso momento, anche Marco scaricò densi e lunghi schizzi nella mia bocca che buttai giù un secondo prima di riprenderglielo di nuovo e riceverne ancora quattro o cinque altri direttamente dentro la mia cavità orale e, un paio dritti sul fondo della gola.
“Che scopata ragazzi! Mi avete sfondato il culo e la bocca, adesso datemi un po' di tregua per rimettermi in sesto e pulirmi di tutta la sborra che sento scendere lungo le cosce.”dissi alzandomi.
“Sei stata bravissima, Lorella, ci hai fatto godere immensamente e ti sei comportata da vera troia scatenata e abbiamo sborrato molto più del solito. Adesso ci facciamo una veloce doccia, poi, beviamo ancora un po' di champagne e ricominciamo” mi disse Marco visibilmente soddisfatto di come era andata.
“Certo, abbiamo ancora molte ore davanti a noi ed io ho ancora voglia di entrambi. Lo so, sono una vera ninfomane ma non posso fare a meno di cazzi come i vostri e, se vorrete, è la serata buona per provare una doppia anale.”
“Amore, tutto quello che desideri! Ma sei sicura di voler provare due cazzi che ti entrano nel culo? Guarda che questa esperienza non è da tutti. Da quello che so per per averlo già fatto qualche anno fa ad una donna che, quando entrò la sola cappella del secondo cazzo, urlò a squarciagola tutto l'immenso dolore che sentiva ma chiese lo stesso di continuare. Così, il secondo entrò tutto strisciando sul mio che era da sotto e sembrò per un attimo che stesse per svenire implorandoci di uscire tutti e due. Non so se l'abbia mai più ripetuta quella esperienza ma, almeno per quella volta non se ne fece più niente, nonostante fosse stata le a chiedercelo,” esclamò Enrico.
“Forse perché eravate entrambi molto dotati, probabilmente. Comunque, è un sogno che ho da molto tempo ma, va bene, ci penserò a lungo prima di decidere se provare o no.”
Riprendemmo, allora, i nostri giochi con rinnovato vigore e passione.
Mi scoparono altre due volte e fu ancora più esaltante, mi desideravano quanto li desideravo io e non ci risparmiammo in niente, mi farcirono di sborra e tutte e due le volte ingoiai i fiotti di sperma che mi riempirono la bocca e provai almeno quattro orgasmi anali.
Mi riempirono anche di elogi per il piacere che gli avevo procurato per ben quattro ore, intervallate da una mezz'ora giusto per risistemarmi il trucco, lavarmi dalla sborra dal viso e da quella che mi colava dal culo lungo le cosce.
Poi, alle 3 di notte andarono via con la promessa di ripetere quella scopata tutte le volte che ne avremmo avuto voglia e, magari, organizzare una bella serata con un paio di coppie di cui una con il loro trombamico black al seguito e coi quali avevano già giocato.
Restata sola, mi svestii e mi feci una bella doccia calda rilassante, poi, indossata la camicia da notte, ovviamente un po' sexy e che mi faceva sempre sentire una donna, tornai in salotto per sistemare velocemente i flùte e gettare la bottiglia ormai vuota.
Poi, mi sedetti sul divano e mi ritornarono alla mente tutte le cose che avevamo fatto durante le ore che eravamo stati insieme ma, mentre pensavo a quelle scopate memorabili, il mio sguardo si posò sul mobile del salotto e, sulla libreria piena zeppa di libri sul cui ripiano spiccava una matrioska che mi aveva regalato un'amica di mia madre al ritorno da un suo viaggio in Russia quando avevo poco più di 12 anni.
Mi era sempre piaciuta molto, non tanto per i colori, che trovavo un po' troppo sgargianti ma perché, mi era sempre apparsa che rappresentasse in qualche modo la mia vita e che, anno dopo anno mi aveva accompagnata in questo lungo percorso di vita da trav.
L'andai a prendere, la aprii e disposi tutte le 7 bamboline sul tavolino di vetro davanti al divano, dalla più piccola alla più grande e le guardai con un po' di nostalgia dei tempi passati.
“E' esattamente così! Sono proprio io” dissi tra me e me.
Quella più piccola, pur essendo di pochi centimetri mi ricordava quando a 12 anni iniziai a sentire in me la forte presenza del mio lato femmineo che lottava per uscire con forza ed affermarsi mentre invece, quella appena più grande mi ricordava di quando a 14 decisi di prendere coscienza di questa forza dirompente che più tardi mi portò a diventare Lorella e, così, per tutte le altre bamboline più grandi che mi portavano alla mente le varie tappe della mia vita.
Ma questa è un'altra storia, o meglio una parte della storia che parlerà di quando decisi di iniziare ad indossare, di nascosto, abitini, gonne, reggicalze e calze velate e che racconterò nel prossimo capitolo, ovviamente se, questo sarà di gradimento a quanti lo avranno letto e avranno voglia di leggerne i successivi.
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