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Bellezza in bicicletta: fuga dalla quarantena.


di Membro VIP di Annunci69.it single80fe
03.05.2020    |    14.803    |    7 10.0
"Amo lo sport, spingere il mio corpo fino al limite, sentirlo pulsare di fatica e impegno, sudare forte mentre i pensieri lasciano spazio al dolore..."
Ho 26 anni e il ragazzo in un’altra regione. Mi tocco spesso, invasa dal desiderio che ormai sembra insaziabile.

Forse non ero così prima che iniziasse tutto questo, ma mai come ora mi rendo conto del peso del mio corpo, del peso delle mie voglie. Fino ad ora era bastato il moroso, alto, bello, dotato. Ma è lontano. E la mia voglia si sfoga su siti porno, masturbazioni in casa di nascosto dalla coinquilina, la figa che cola mentre sono in call con i colleghi, sbirciando il telefono per le mille chat porno che ho aperto.

Mi sveglio la domenica mattina, alla vigilia delle aperture. Sono un fuoco, ma resisto. Il sole illumina la camera, le fantasie sono costantemente presenti.

Devo fare attività fisica. C’è una strada di campagna, vicino a casa, bella lunga, stretta, circondata da alberi, molto appartata. Nessuno mi disturberà per un giro in bici.

Amo lo sport, spingere il mio corpo fino al limite, sentirlo pulsare di fatica e impegno, sudare forte mentre i pensieri lasciano spazio al dolore. Forse poco femminile, dite? Vorrei farvi vedere il mio corpo che trema di fatica, e poi ne parliamo.

Una giornata perfetta, la sella che scivola sul mio corpo, tra le mie cosce, non devo pensarci, non devo pensarci, non devo pensarci.

Corro sulla bici da corsa, sulla strada stretta, circondata da alberi ed erba altissima.

Vedo due bici ferme a bordo strada, qualcuno con la mia stessa idea. Sorrido mentre accelero e sfreccio di fianco a loro. Un uomo e una donna, sulla quarantina, abbandonati a bordo strada dopo un bel giro in bici. Passo veloce e non faccio caso a loro, continuo a spingere sui pedali, forte, sempre più forte, mentre la mente è invasa di endorfine, le fantasie mi danno pace.

Sarà passata mezz’ora da quando ho intercettato la coppia, e mi giro per rientrare, sempre spingendo forte. Penso proprio che la doccia durerà molto, la fatica fisica mi porta sempre molta voglia.

Quasi sorrido, nello sforzo e nell’attesa, sadica contro me stessa: ho voglia di corpo, corpi, piacere condiviso.

Ho la testa un po’ persa, mentre vedo la donna, in distanza, farmi ampi cenni con le mani.

Faccio per rallentare, mentre riprendo contatto con la realtà, sudata e accaldata nel mio top e pantaloncini attillati. La guardo, è una bella donna sulla quarantina. Si è messa in costume, in questa calda primavera, prenderà un po’ di sole. Rallento fino a fermarmi vicino a loro.
Lei mi sorride: “Anche tu a violare la quarantena?”. Sono guardinga, il periodo è così.
“Posso fare qualcosa per voi?” “Senti, sai, mio marito ed io siamo usciti per correre in bici, e abbiamo finito l’acqua… non è che ne hai un po’ lì?” e indica con una bella mano curata la borraccia tra le mie gambe.
Leggo pure questo come un invito sessuale, sto male, domani ne parlo alla psicologa.

“Si, certo, fate pure” e faccio timida per allungare la borraccia, poi penso a Covid e a tutto questo casino e quasi mi ritraggo.

“Non preoccuparti, ne verso un po’ nella nostra, non bevo direttamente da lì”.

La donna è sensuale, l’uomo abbandonato sul ciglio della strada, quasi nascosto dal verde. Mentre seguo i movimenti di lei, che versa in costume l’acqua nella propria borraccia, non riesco ad evitare di notare l’eccitazione dell’uomo, malamente nascosta dal costume con cui prende il sole. Brizzolato, anche lui intorno ai 40, un bel fisico piazzato, anche se non definito come il mio ragazzo. Ma ha un cazzo bello grosso, mi scopro a pensare.

“Sai devi scusarci” fa lei tornando lenta verso di me “noi siamo un po’ così, giocherelloni, e puoi immaginare con la pandemia… siamo usciti per correre in bici, ci siamo fermati a limonare come ragazzini, e poi sei passata tu”.

Dovrei andarmene su due piedi, che sta facendo lei? Eppure sono curiosa, dove vuole andare a parare?

“Sai, non dovrei dirtelo” fa lei mentre torna verso di lui “ma a noi piace un sacco farci guardare”.

Ho capito esattamente dove sta andando a parare, sono paralizzata sulla bici.

“Ci piace” e gli appoggia la mano sul costume “farci vedere” e inizia a muoverla lenta guardandomi.

Mi tremano un po’ le gambe, basterebbe inforcare la bici, sollevarmi in piedi per far vedere loro il mio bel culo sodo, e andarmene.

Ma sono due mesi che non scopo. Sono due mesi che mi masturbo davanti a porno scadenti che non mi fanno arrapare. Due mesi di voglie. Non faccio in tempo a pensarci che lei ha tirato fuori l’uccello del marito, e lo masturba piano guardando me. Lui è eccitato come raramente ho visto un uomo, praticamente non mi riconosco più. Ho voglia di stare con loro, ho voglia di guardarli.

Non c’è nessuno per chilometri. Lo so.

“Ma che cazzo mi fate fare?” Mi scappa, mentre scendo dalla bici e la appoggio nell’erba.

“Mettiti comoda” fa lei, sorridendo con quella magnifica bocca. Sorride anche lui, ammirandomi. Lo vedo, sempre più eccitato dalla situazione. Lo sono anche io.

Lei lo bacia, lo accarezza, lo lecca, dal collo, sul petto, fino all’uccello, inizia piano a prenderlo in bocca, lo bagna, lo avvolge, lo prende completamente in gola e lo lascia andare con una scia di saliva a tenerli ancora uniti e poi ritorno e continua a succhiarlo e a leccarlo, aprendosi al mio sguardo.

Non so come faccio, mi lascio andare e la mano inizia a sfiorarmi il seno coperto dal top, sento i capezzoli duri sotto al tessuto, stringo una tetta, la voglia sale impetuosa. Non mi riconosco.

La mano di lui sfiora le labbra aperte della donna, mentre la mia mano scende sui pantaloncini. Cazzo, sono fradicia. Sono vicina a loro, sento il calore.

“Ma non hai caldo, amore?” Fa lei con il cazzo del marito in mano e la bocca sbavata di saliva. Sarà che mi ha chiamato amore, con una voce tra esser materna e esser troia, ma sono allagata.

Non parlo, non dico nulla. Ho capito di essere il motore del loro desiderio, e loro quello del mio. Mi spoglio, completamente. “Beh, levatevi tutto anche voi, no?”.

Non se lo fanno ripetere, anche se avevano poco addosso. Il seno di lei esplode fuori dal costume, lasciato cadere a terra. Lui inizia a leccarle i capezzoli, avido, guardando la mia mano aprirmi la figa fradicia per loro. Mi stuzzico la clitoride, le labbra, li faccio guardare. Lei si avventa sul cazzo di lui, facendolo scomparire ancora con la bocca mentre mi guarda masturbarmi. Mi sento quasi come nella mia camera, guardando un porno, solo che sono eccitata mille volte di più.

Inizio a gemere, potrei godere ora, se ne accorgono e quasi si fermano, quasi.
Lei lo prende in mano e inizia a strusciarlo stando sopra di lui, mostrandomi la cappella gonfia masturbarla, mentre i miei umori colano e mi invadono.

“Hai visto la ragazza?” Dice lei mentre geme infilandosi il cazzo dentro e cavalcando il marito ansimante. Non resisto ed esplodo in un grido di orgasmo liberatorio e gonfio, profondo, squassante. Lei mi segue, schizzando letteralmente sul cazzo e sul mio corpo.

“Scusamiiii” ride e gode mentre altri piccoli schizzi le escono da quella bella figa gonfia riempita dal cazzo del marito.

“E di cosa dovresti scusarti? Ho goduto come una pazza” Le dico masturbandomi ancora. No, non ho finito, temo di avere appena iniziato. Non dico nulla, ma ho la bocca invasa di saliva e voglia. Continuo a masturbarmi, ma mi avvicino con la bocca. Non pensavo di poter essere così troia.

Lecco ora, piano, la figa di lei scopata dal marito, la mia lingua passa sull’asta e sulla figa senza soluzione di continuità “Ma che bella sorpresa” geme lei godendosi la mia lingua di seta. So di essere brava, e infatti le sfilo il cazzo da dentro e lo prendo in mano. Spingo la cappella sulla clitoride e lecco il frenulo vorace, con la punta della lingua. Il cazzo trema nella mia mano, sulla figa di lei che mi ammira: “Ma quanto sei brava, stai facendo godere entrambi, ragazzina” Lui ha il cazzo gonfio sulla mia lingua, lo prendo in bocca mentre guardo lei eccitata che allunga la mano e sfiora figa cazzo e faccia, siamo tre in un unico enorme piacere e continuo a succhiarlo e leccarlo mentre lei si masturba ancora più velocemente.

Il sole illumina i nostri corpi sudati e fradici di voglia in questa campagna di epidemia, tre persone sole che godono di loro, la mia figa cola a terra, il cazzo pulsa nella mia bocca.

“Fermati, avida, che altrimenti ti sborra in bocca” mi dice lei. In tutta risposta inizio a masturbarlo furiosa davanti alla sua figa: “Potrei fartelo schizzare addosso” e lui geme sempre più forte fino a quando decido di fermarmi di colpo, afferrandolo. Grida.

“Ci sai fare, ragazzina, sorride lei affiancando la mia mano sul cazzo del suo uomo. “Non lo vuoi dentro?”.

Alle sue parole si contrae ancora la figa. “Sì”.

“Mettiti a pecora” Eseguo i suoi ordini. Mi accomodo e lei si mette sotto di me. Ho il volto quasi a terra, mi reggo sui gomiti, sono scomoda e fradicia. E li sento, li sento baciarsi davanti alla mia figa, entrambe le lingue che mi allagano culo e fighetta, li voglio dentro tutti e due ora e non faccio in tempo a pensarlo che lei gli infila un preservativo e lui mi scopa, forte, all’aperto e io grido col cazzo di lui dentro e sua moglie che mi lecca la figa gonfia come una forsennata.

Non so dopo quanti colpi vengo ancora, ma esplodo in un orgasmo così profondo che mi gira la testa, praticamente cado al suolo, coperta di sudore e di saliva della moglia che mi sta leccando completamente il corpo, in ogni punto.

Sono stravolta. La donna se ne accorge e mi prende il capo tra le sue gambe sedute, mi accarezza il viso, dolce, nuda, ancora così eccitata, come me.

Suona il mio telefono, maledizione, è il mio ragazzo.
Tre squilli e lei fa: “Rispondi” con l’occhiolino. Mi hanno rapita questi due maiali.
“Pronto amore?”

Lei ha il mio viso sul grembo, il cazzo del marito in mano, fradicio. Me lo sega praticamente sulle labbra.

“Sì, amore, sono andata a fare un giro in bici, per quello mi senti così”

Ad ogni colpo della mano di lei sento la cappella sempre più in bocca mentre provo a parlare con il mio ragazzo, la figa gronda.

“Certo amore, ti aspetto nel pomeriggio, anche se non si può”
Lei inizia a masturbarmi, hanno deciso di possedermi completamente.
“Amore” dico al telefono “Ma se mi spogliassi e mi masturbassi in campagna? Con te al telefono?” Mi è venuta l’idea di prendermi la sborra in bocca mentre il moroso è al telefono.
“Ah, dici di no? E’ rischioso?” L’ultima sillaba la perdo perché lei mi infila completamente il cazzo di lui in bocca. Poi lo sfila, ansimo.
“Va bene, sì, torno a casa che sono un po’ accaldata” e non faccio in tempo a mettere giù che lei mi mette la cappella in bocca, segando forte l’asta e masturbandomi.

Il terzo orgasmo arriva mentre sento l’uomo scoppiarmi in bocca, invadermi di sborra dolce, calda, densa, fiotti che mi rimepiono la bocca, qualcosa scivola giù. “Avida, lo sapevo” fa lei mentre con la lingua raccoglie un rivolo di sperma e cerca la mia per farselo travasare davanti ai suoi occhi.

So cosa arrapa un uomo, da oggi un po’ di più.

Ci scambiamo i numeri, nudi, esausti. “Non sarà facile tornare in bici” sorridiamo. In effetti la figa gonfia rende difficile il ritorno, pensando a come farò godere il mio uomo, dopo, magari raccontandogli quello che stavo facendo mentre era al telefono come me.

Se mi lascerà, peggio per lui.


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