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Racconti da un tradimento: tease and denial


di Membro VIP di Annunci69.it single80fe
17.05.2018    |    15.941    |    7 9.3
"Spingeva e spingeva con quegli addominali scolpiti..."
Faccio un anello tra indice e pollice e stringo la corona alla base del glande gonfio, guardandolo negli occhi. Non c’è più nulla da fare per lui, ora è completamente mio.

- Hai voluto giocare, marito mio caro? Hai voluto ascoltare i miei tradimenti? O forse sono solo le mie fantasie?

Gli parlo, ama quando gli parlo. E adora non sapere se quello che gli racconto, in queste sessioni dedicate completamente a lui, sia vero o falso. Onestamente la metà sono fantasie, la metà, diciamo, qualcosa che lui guarderebbe con piacere, ma è un passo molto ardito che abbiam compiuto poche volte.

Prendo la cappella e ci gioco con le dita, sfiorando la pelle tesa con i polpastrelli caldi, la massaggio, la stringo, allargo un po’ il buchino, che sfioro con la lingua. Poi continuo a titillargli la pelle del glande mentre lo sento gemere. Ci ha messo esattamente venti secondi a diventare durissimo, quando mi sono scoperta il seno e gli ho tirato fuori il cazzo dai pantaloni.

- Hai presente il mio collega? Giancarlo? Quello di 28 anni, arrivato da un mese in agenzia?

Giancarlo, di sette anni più giovani di me, Giancarlo che fa palestra ogni giorno che Dio manda in terra. Giancarlo che è un corpo che devo scoparmi da sola, perché, poverino, non ha ancora capito come si fa a far godere una donna.

Sul sito degli annunci è pieno di coppie che cercano uomini perfetti, alti, statuari, dal cazzo gigante. Sembrano quasi assecondare le fantasie maschili. Raramente i bellissimi sono abili giocatori. Ma basto io per entrambi, quando decido di fottermi una statua. (Sì, bella questa).

- Sai, Luigi, marito mio caro. Scoparmi Giancarlo è stato come fottermi una statua. Perfetto, duro, ovunque, duro quanto il tuo cazzo.

E dopo averglielo detto avvicino la lingua, rido, chiaramente, guardandolo, e la spingo appena sul frenulo. Geme, respira pesantemente.

- Non ti aspetterai che cominci già a leccartelo, vero? Cos’è, vuoi venire prima che ti racconti come ti ho messo le corna con Giancarlo?

Sento che gli si indurisce, a pronunciare la parola “corna”. Gli piace, al porco, l’idea che mi scopi altri uomini, specie giovani e belli. Forse gli piacerebbe sapere che lo faccio davvero. Penso al cazzo di Giancarlo dentro di me, mentre lo cavalcavo con forza e mi bagno, chiaramente.
Lascio andare l’uccello di mio marito, gli dico di spogliarsi e di sedersi sulla sedia, immobile. Esegue. Sa che sono capricciosa, sa che basta poco e questo gioco, che ama così tanto, finirà.
Nel frattempo, resto in perizoma, e basta. Seno scoperto, lo guarda ammirato.
Mi avvicino terribilmente a lui. Ha il cazzo praticamente viola. Mi metto a cavalcioni sulla seduta, senza toccaglielo, né con le mani, né con la figa. Gli mostro le mie labbra, scostando il perizoma, e mi masturbo piano davanti a lui, sopra al suo cazzo, lentamente, per bagnarmi ancora.

- Sai, è più grosso del tuo, mi riempiva perfettamente, il cazzo di Giancarlo. Spingeva e spingeva con quegli addominali scolpiti. Era bello appoggiarci le mani sopra, per cavalcarlo più forte. Tu non sapresti tenere il ritmo.

È vero, mio marito Luigi non riesce a scoparmi come un vibratore umano. Ma mi fa godere di più, con la sua mente porca. Eppure non glielo dirò, lo eccita troppo pensare al giovane stallone che mi monta.

Con gli umori sulle dita, ora scivolo a massaggiargli ancora il glande, a stuzzicarlo dandogli piccoli colpetti lenti con le dita, lo avvolgo poi con tutta la mano, e masturbo solo il glande umettandolo con i miei umori.

- Ti piace porcello, eh? Ti piace che si seghi mentre mi pensi a cavalcioni sul cazzo di Giancarlo?

Mugola, non è un grado di dire nulla.

- Rispondimi, Luigi, o mi fermo.
- Si, mi piace pensare a quanto sei troia.
- Lo sai che non mi piace sentire quella parola, a meno che non mi stiano montando in quattro.

Gli strizzo appena la pelle alla base del glande, e poi comincio a cospargere i miei umori lungo l’asta, scivolando lentissima con la mano, dalla base, alla punta, dalla cappella, ai testicoli, scivolo, percorro, massaggio, lentissima. So che potrebbe godere già ora, se appoggiassi il pollice al frenulo, glielo sfioro appena, a lui si strozza un respiro in gola, rilascio e gli dò una schiaffetto per far muovere il cazzo sulla punta della mia lingua.
Lo abbandono, ora, alla sua potente e bellissima erezione.

- Ma lo sai che mi piace anche il tuo cazzo, marito mio. Non smetterei mai di segarti mentre mi faccio montare da un toyboy.

Ora lo guardo fisso negli occhi e glielo riprendo in mano. Appoggio le labbra, dopo aver preparato la bocca, piena di saliva. Faccio scivolare un rivolo, e poi abbondo nel farla colare: voglio che la veda e la senta.
Quando ne ho fatta colare abbastanza, dalla base che stringevo, risalgo a punto chiuso con una lentezza esasperante fino alla cappella, al glande che raramente è stato così infuocato per me.

- Ma quanto ti eccita, porco, pensare a Giancarlo che mi riempie la bocca? O ti eccita di più a pensarlo mentre mentre mi fotte a pecora.
- Mentre ti fotte a pecora, Elena, perché così puoi succhiarmi l’uccello. Solo tu mi fai godere con la bocca.
- Ah sì? Solo io? E quanti altri pompini avresti provato ultimamente?
- Una ragazza del sito, lo stesso dove trovi i tuoi toyboy, cara.

Una fitta allo stomaco, non so se sia vero, o falso, credibile o meno. Sono tentata di lasciarlo così a cazzo duro e piantare una scenata.
Non sarebbe giusto, però. Abbiamo deciso di giocare, di raccontare, senza sapere se sia vero o meno.
Rilancio:
- Guarda che io Giancarlo me lo sono fottuta sul serio, non scherzo. - Nel dirlo stringo più forte il suo uccello, voglio fargli male, ma mi trattengo. Lo sento fremere, gemere, sudare mentre vado a mordergli la corona della cappella, facendogli sentire il respiro e il calore della mia bocca.
- Sai, sei… fottutamente… brava - deve fare pause tra le parole, gli ansimi gli accorciano il fiato - ma quella ragazza aveva un lingua unica.
- Ah sì?
- Si… mi circondava… tutta la cappella… solo con la lingua… Ahia - Gli sto stringendo i coglioni ora, bagnati dalla saliva. Gli faccio vedere per bene come mi masturbo, come mi bagno le dita. Poi gliene appoggio uno sull’ano:
- E lei te l’ha fatto questo? - Geme perché lo sto segando profondissima. Lenta ancora, ma scopro e copro il glande, completamente e tirando, ad ogni movimento.

Infilo il dito nel suo culo, mentre gli lascio andare l’uccello che si contrae. Freme, forte ora, trema quasi, ed esce una piccola goccia di liquido.
Mentre mi avvicino con la lingua: - Non ti azzardare a godere, non ancora.
Gli lecco via il liquido pre-spermatico, facendo attenzione di farmi guardare per bene. È buono cazzo.

- Lo sai dove mi ha sborrato Giancarlo? - Glielo dico spingendo un po’ più forte il dito nel culo, e il cazzo continua a tremare, una stupenda erezione.
- Toccami, ti prego, fammi godere…
- Dove?
- In… in… in culo?
- No, non in culo, porco - ricomincio a masturbarlo lentamente, lo voglio portare ancora a quasi godere. - Lo sai che voglio sentire la sborra e non mi faccio inculare senza preservativo. - Il ritmo della mia sega è perfetto, lento, insinuante, stringo e rilascio l’asta, gioco con la lingua sul frenulo e sotto, massaggio la cappella infuocata e fradicia di liquido e saliva.
- In bocca allora - dice.
- Sì, porco. Mi ha invaso la bocca quasi così - E dopo averlo detto, faccio scivolare le labbra sul glande, tanto strette come se fossero il mio buco del culo, lo prendo in bocca, stretta, lenta, fino alla base, fino a sentirlo gonfiarsi e tremare nella mia bocca piena che riversa saliva copiosa. Risalgo, facendo seguire la mia mano alla mia bocca e stringendogli forte la cappella nel pugno.
- Lo sai che se ti rilascio, sborri, vero?
- Tienilo stretto, sborro comunque
- Allora.. - E lo mollo di colpo, lasciandolo solo. Fa per avvicinare una mano e sborrare da solo, gli prendo il polso, lo guardo: - Non farlo.
- Ha sborrato tanto, Giancarlo, dopo avermi fottuta da sopra, in culo a pecora, gli ho preso il cazzo in mano, inginocchiata, e l’ho segato veloce, non ha la tua resistenza, il ragazzo, solo un corpo e un cazzo da premio.

Gli riprendo in mano l’uccello, e comincio la tortura di una sega interminabile.

- Vuoi godere, vero?
- Sì, ti prego
- Ti sei fatto succhiare davvero da un’altra?
- Sì, ma tu sei meglio… fammi godere, ti prego

È umile ora, quasi piagnucola dalla voglia di sborrare. Mi punirà, un altro giorno, ma già ora il pensiero di un’altra donna che gli succhia il cazzo a mia insaputa mi sta facendo impazzire, lo sa.

- Sei uno stronzo, non te lo meriti - Sta per sborrare, lo sento in mano, glielo lascio di nuovo e mi alzo in piedi.
- Non ti meriti la mia mano - ma mi sto piegando su di lui con la figa fradicia: sarò incazzata ma pensare a Giancarlo che mi fotte, a mio marito che mi prega mentre qualche giorno fa potrebbe aver fottuto la bocca a una troietta, mi eccita da morire. Gli bagno la cappella allargandomi la figa sopra di lui.
- Vorresti scoparmi, vero?
- Sì - e fa per alzare il bacino.
- Fermo. Porco. Hai sborrato nella bocca di quella troietta, eh?
- Sì - e infilo appena la cappella tra le mie labbra fradice, masturbandomi visibilmente la clitoride
- Allora la mia figa non te la meriti - e mi alzo. Quasi guaisce, quel porco di mio marito. Mi alzo quel tanto che basta per fargli sentire il calore della figa che cola, ma senza toccargli il glande. Decido, perversa che sono, di regalarmi un orgasmo sopra di lui. Godo, improvvisamente e in modo forte, intenso, caldissimo. Un rivolo di umori gli cola sopra l’uccello, so che non ce la fa più. Nemmeno io resistevo, tra la tortura che gli sto infliggendo, i ricordi di una scopata impetuosa con Giancarlo, l’immagine sfocata di una donna che prende in bocca mio marito
- Fammi godere, ti prego - mugola lui.

Il mio orgasmo si acquieta, il mio corpo scivola, passo i seni sul cazzo, e scendo ancora, con la bocca. Tre colpi di lingua, ben assestati, alla base della cappella ed ecco il fiotto denso e le sue letterali grida. La sborra mi colpisce in volto, vicino agli occhi e rido mentre glielo prendo completamente in bocca per bermi il resto, tanto, denso, caldo, mio.

Lo lascio riposare nella mia bocca, lo tengo lì mentre continua a colare e continuo a ingoiare, sporca di sperma in viso.
Lo sento tornare moscio in bocca, mi piace la sensazione.
Mi rialzo e mi avvicino con il viso alla sua lingua:
- Puliscimi

Mentre mi lava via con la lingua la sborra, ripenso a quando ho bevuto Giancarlo, e non so se chiedere a mio marito quanta verità c’è stata nelle sue parole.

Ma se di verità parliamo, quella troietta dovrà far godere anche me, con quella lingua, anche se la gelosia mi sta di nuovo facendo bagnare tra le cosce.
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