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Il punto di vista di una segretaria molto particolare


di Membro VIP di Annunci69.it single80fe
07.07.2018    |    36.354    |    14 9.9
"E mente lo penso allungo la mano, faccio scendere molto lenta la zip, e inizio ad accarezzarlo con le unghie e i polpastrelli sopra ai boxer..."
24 anni, neo-laureata. Sono una ragazza ambiziosa, e appena ottenuto il certificato ho cercato e trovato lavoro in una multinazionale.

Sono l’assistenza personale di un uomo di 40 anni, circa. Ogni giorno viene al lavoro, elegantissimo: alla fine credo mi abbia convinto a lavorare per lui il fatto che il polsino della camicia esce sempre di un centimetro esatto dalla giacca. Un certo fascino, una certa eleganza.

Lavoro nell’anticamera del suo ufficio, gli organizzo le giornate, smisto le chiamate, prendo gli appuntamenti; anche per l’anniversario di nozze con la moglie.

Ho scoperto, lavorando per lui, che dietro una porta del suo ufficio c’è una grande cabina armadio, con bagno. Vestiti di Zegna, Armani, Hugo Boss. Il capo dei sogni. Non vi nego, qualche fantasia mi è venuta. Ma non sono ragazza da uomini sposati, non lo sono mai stata.

Ogni volta che mi parla o mi impartisce degli ordini, guarda il computer o il telefono. Non mi considera. Non è questo il rapporto che avevo immaginato per fare carriera.

Ma sono una donna ostinata per quanto gli uomini con cui esco mi chiamino ragazza.

Ogni mattina vado un’ora prima, per pulirgli l’ufficio, sperando che lo noti, da un mese a questa parte. Pulisco a fondo, come un’ombra, e sono perfetta alla mia scrivania, all’orario del suo arrivo.

Vestario provocante, ma con stile. Gonne corte, senza essere eccessive. Tacchi eleganti, senza essere volgari. Cerco di essere perfetta, come so di poter essere. Eppure nulla, non mi nota. Proprio vero che ignorare è il miglior modo per attirare.

Un giorno, però, noto una valigia, nella cabina armadio che sto spolverando. Una valigia chiusa da una combinazione.

Non dovrei, so che non dovrei. Ma quante cose facciamo, sapendo che sono sbagliate?

Provo la data del matrimonio, come combinazione. Avevo prenotato il ristorante giusto qualche tempo prima, per quel loro anniversario. Quel giorno mi ero trovata a fantasticare di come avrebbe chiuso la serata, di come avrebbe fatto godere la moglie. Una punta di ingiustificata gelosia.

Click.

La valigia, incredibilmente, si apre. Non sono certo una puritana, ma ho avuto un piccolo capogiro. VIbratori di ogni foggia, catene, costrittori, collare, frustino, frusta lunga, magic wand, vibratore per punto g. C’erano tutti i sex toys che conoscevo, molti che non avevo mai provato, alcune cose che non avevo mai visto. Imbarazzata chiudo la valigia, e rossa in volto cancello le tracce del mio passaggio e mi siedo alla scrivania, aspettando il suo arrivo.
Mentre lo aspetto, penso all’unica consolazione: dato che mi presta così poche attenzioni, non noterà il mio stato di agitazione.
Ma mi rendo conto di un’altra cosa, appena sfiorita l’ansia del momento. Sono eccitata. Orrendamente eccitata. Si sente l’odore della mia figa bagnata, costretta in un micro perizoma, di quelli che porto quotidianamente. Dio, speriamo non se ne accorga.

E infatti, arriva, un saluto veloce e via al lavoro. La giornata prosegue, come tutte le altre.
La sera non posso fare a meno di toccarmi, ancora eccitata dall’uomo e dalla valigia. Lo immagino dominarmi, con la voce, mi penso a spogliarmi per lui, a sedurlo con il mio corpo fresco e la mia voglia calda.
Vengo in 5 minuti, e me ne vergogno pure, di un orgasmo potente, straordinariamente potente.

Passa qualche giorno, penso sia tutto dimenticato.

Ma un venerdì pomeriggio, alle 17, mi chiama nel suo ufficio.

- Jenny. Vuoi essere licenziata?
Balbetto qualcosa in risposta…
- Davvero credi che con più di diecimila euro di vestiti non abbia messo un telecamera di sicurezza? Ti ho vista strana, qualche giorno fa. E ora - mentre lo dice gira verso di me lo schermo del computer - so perché.

Il mio volto divampa di rossore, e riesco solo a pensare “perché cazzo mi sto bagnando, sto per perdere il posto di lavoro”.

- Jenny, ti ho assunta pensando fossi discreta. Una donna così brava, e bella, permettimi di dirtelo, dovrebbe essere abituata alla discrezione. Nella tua posizioni le chiacchiere si diffondono rapidamente ed è un attimo sputtanarsi.

Mentre dice proprio quella parola “sputtanarsi” gira un piccolo sorriso, che mi appare come un ghigno sadico. Il computer mostra il mio corpo aprire la valigia, fermarsi a guardarne il contenuto, per molto più tempo del previsto, e poi chiuderla e scappare via di corsa. Non riesco a pensarmi sexy, mentre guardo i giochi, e goffa mentre fuggo spaventata.

- Vedi, Jenny, ora abbiamo un problema di fiducia. Io sono un professionista molto affermato, tu una segreteria promettente, ma all’inizio della carriera. Vuoi davvero rovinarti tutto per la tua curiosità?

Sto per rispondergli, ma continua: - Perché tu, Jenny, curiosa lo sei molto.

Insiste a pronunciare il mio nome. Nella paura, questo, irragionevolmente, mi tranquillizza. Ma che cazzo di effetto mi fa questo uomo di mezza età, carino, eh, potente, che tiene in mano il mio destino? Sto sentendo un fottuto calore tra le cosce, e non vorrei.

- Ora, dimmi, Jenny, cosa sei disposta a fare, per riconquistare la mia fiducia?
- Di tutto, Boss, davvero. Voglio lavorare per lei, crescere con lei, imparare da lei
Dio santo, sembra la dichiarazione di una ragazzina spaventata.
- Si fa presto a dire di tutto, Jenny, ma fino a dove puoi arrivare, secondo me lo devi ancora scoprire.

Fa scorrere la sua sedia fuori dalla scrivania, posso vederlo seduto ora. Non sbaglio, sono certa, è eccitato quanto me. Una messa in scena per avermi? Porco. Penso porco, e la mia figa mi inonda il perizoma, quasi le gambe tremano, la paura e la voglia vanno di pari passo.

Mi alzo in piedi, dalla sedia su cui mi ero accasciata. Lo guardo. Come nella mia fantasia.

Mi sto giocando il tutto per tutto. Se sbaglio qualcosa, addio carriera: è così difficile in questo paese trovare un lavoro così, così giovane. Ma la gioventù mi dà la forza della sfacciataggine.

Faccio due passi verso di lui, aprendomi la camicetta. Non mi interrompe, si mette comodo. Non ho sbagliato. Sì, lo so: sono molestie sessuali. Ogni mio grammo di femminismo si sta sciogliendo tra i miei umori. Faccio scivolare via la camicetta mentre mi avvicino, vedo che guarda con sorpresa e ammirazione la mia terza, nuda, soda, i capezzoli già duri.

Sarò ad un paio di metri da lui, mi muovo lentissima, so di averlo rapito. Mi sfilo il perizoma minimale, è fradicio, ora gli sono vicinissima. Glielo passo vicino al viso e lo lancio praticamente davanti alla porta della cabina armadio.

- Vuoi sentire tra le mie cosce cosa sono disposta a fare per tenermi questo posto?

Praticamente non è la mia voce. E’ la voce di una troia che si è impossessata di me.

Ma non penso più a niente quando sento le sue mani avvicinarsi sotto alla minigonna. Pensavo avrebbe puntato diretto alla mia figa, invece no. Sento le sue dita sull’interno coscia, sfiorarmi. SI muove, sa esattamente cosa sta facendo. Chiudo gli occhi, e sento le sue dita sfiorarmi appena all’esterno delle grandi labbra, percorrerle completamente. E’ lento, misurato, mani calde, mi guarda negli occhi. Potrei essere imbarazzata, non mi sentissi bellissima e posseduta, in questo momento. Lo lascio fare, sono in piedi di fianco a lui, seduto, la cui erezione ora è completamente visibile attraverso il pantalone gessato armani.

Mi sta toccando ora, completamente sulle grandi labbra, gli umori le hanno raggiunte e scivola piano supra la clitoride coperta. Non resiste, come un riflesso involontario vedo che la sua lingua si lecca il labbro superiore: “vuole leccarmi la figa” penso. E mente lo penso allungo la mano, faccio scendere molto lenta la zip, e inizio ad accarezzarlo con le unghie e i polpastrelli sopra ai boxer. L’effetto del tessuto, della mia mano, della situazione lo rende di marmo, riempie completamente i boxer e con un colpetto dato all’asta gli faccio uscire la cappella, ancora parzialmente coperta.

Le sue dita ora stanno sfiora le piccole labbra, in prossimità di dove vorrò accoglierlo.
Lo so che mi sente fradicia, sono in suo potere, ma le mie dita, invece, stanno stuzzicando appena il glande, e con i polpastrelli lo scopro lentissima, facendomi guardare il viso che fissa il suo cazzo.

Afferro l’asta e glielo faccio uscire dai pantaloni. Ho sempre trovato un uccello eretto che sbuca da un pantalone elegante una tra le cose più eccitanti del mondo. Ma lui lo sente, e in quel momento inizia a massaggiarmi la clitoride, con una lentezza esasperante. Gemo e respiro affannosamente, mentre cerco di rendergli pan per focaccia, iniziando a percorrere il suo cazzo con la mano, dopo averla bagnata con la mia lingua, in un modo così sfacciato che mai avrei pensato di poterlo fare.

Quando lo afferro con la mano bagnata, mi fa scivolare due dita dentro, lo afferro con la figa e quasi, dico quasi, godo. Ma mi manca così poco che ho paura di urlare, che ci sentano.

Il risveglio è brusco, quando il telefono dell’ufficio suona.

Risponde mentre lo masturbo, ma è costretto a staccarsi dalla figa fradicia. Sono infastidita.

- Sì, certo, le dica pure di salire. - Mette giù. Sorride. - Arriva mia moglie. Nasconditi.

Prendo le mie cose in fretta e furia, mi butto nella camera armadio.

Lui si ricompone, molto tranquillamente, cercando di nascondere l’erezione dietro alla scrivania.

Lei entra, e io li guardo attraverso le fessure della porta. Ma, cazzo, mi rendo conto di aver lasciato il perizoma di fianco alla porta, nell’ufficio del mio capo. Il mio capo che ora sta parlando con la moglie.

- Che fai amore? - dice lei.

La conversazione è molto calda, affettuosa, lei gli si avvicina baciandolo sulla guancia e sulle labbra. Limonano, platealmente. E’ quasi bello, dopo anni di matrimonio, che si vogliano ancora così.

- Ma sei eccitato? - gli sorride lei, sfiorandolo sui pantaloni.
- Certo amore - risponde lui - mi stavo scopando la segretaria. Ridono.

Io ho paura, dietro alla porta. Ho paura e sono eccitata, sembra il mio nuovo stile di vita.

- Ah sì? E la segretaria è brava come me? - dice mentre gli tira fuori l’uccello ancora duro e forse umido della mia saliva. Inizia a toccarlo, mettendosi in ginocchio e facendogli scivolare saliva dalla bocca appoggiata sul glande. Con la lingua arriva alla base dell’asta e raccoglie il rivolo, lo riporta in cima, inizia a leccarle il glande, partendo dal buco che lo sovrasta, e scivolando fino al frenulo.

Il porco si è girato apposta, penso, per farmi vedere lo spettacolo.
- Non era ancora arrivata a leccarmelo - sorride lui, pensando ad una battuta - ma tu sei un’artista.

Lei lecca, ora, lenta, lo guarda, accoglie il glande tra le labbra e con un unico movimento lento fa scomparire quel grosso cazzo nella sua bocca, senza conati.

Lui si abbandona, lei scivola fino alla cima dopo averlo tenuto in bocca per infiniti secondi, con la mano gli massaggia le palle, il perineo e fa scivolare la sua saliva fino al culo dell’uomo.

Io riesco solo a pensare a quanto sono maiali, a quanto vorrei essere lì tra loro in quel momento. Non mi riconosco più, li sto spiando, eccitata e bollente, e quasi non mi accorgo che mi sto masturbando sotto alla gonna, che la camicetta è abbandonata a terra. Seminuda, mi tocco, spio, il piacere sale a ondate, riesco solo a pensare che non dovrò farmi sentire nel momento dell’orgasmo più potente della mia vita.

Lei lo prende in mano, si gira, gli dà le spalle. Solleva la gonna
- Sei uscita senza mutandine, porca - le dice
- Certo, maiale, dopo la leccata di stamattina non vedevo l’ora di essere scopata, ma sei fuggito per venire al lavoro

E mentre parla se lo infila dentro, di fatto dandomi il viso. Lo sta cavalcando piano, ruotando il bacino, lui mugola e geme, lei pure. Sono perfetti. E io non resisto.

Godo, abbandonandomi, troppo.

- Cos’è questo rumore? - dice lei, sorridendo, senza smettere di scoparlo.
- E cos’è quel perizoma a terra? - ora si alza, e io mi rendo conto di essere stata scoperta.

Lui ride, cazzo duro e bagnato in bella vista. - Te l’avevo detto che stavo scopando la segretaria, amore.

Lei mi apre la porta davanti agli occhi. Sono pietrificata. Ma mi sta sorridendo.
- Esci da lì, ragazzina. Certo che te le scegli bene - gli fa - proprio belle e porche.
- Ora dovrò punirti, sai? - mi dice. Mi tremano le gambe. - Tu ti stavi fottendo mio marito, ma non potevi sapere quanto siamo libertini. E che, e mi allunga una mano sulla figa fradicia, le ragazzine come te mi eccitano da morire.

Nel dirlo mi prende la mano e la mette sulle sue labbra. E’ bagnata quanto me. Mi lascio trascinare, la tocco piano, lenta, come stava facendo lui a me. La voglio compiacere.

- Ora vai a succhiare mio marito, piccola troietta che gode di nascosto. Perché stavi godendo, là dietro, vero?
- Sì, Signora - oh cazzo, mi è uscito spontaneo. - Vado, Signora.
- Mettiti a quattro zampe e succhiargli per bene il cazzo, ragazzina. Non essere troppo avida che con due donne come noi ti schizza in bocca in un attimo.

Eseguo, ormai è solo la lussuria a guidare le mie azioni, non ho più paura, l’incoscienza rispetto alle conseguenze tra guidando il mio corpo.

E’ così buono, quel cazzo sporco di umori di lei, finalmente lo lecco e lo succhio. Solo ora mi rendo conto davvero di quanto lo stavo desiderando. Vado piano, come mi ha consigliato, ordinato forse. Lecco lenta, dalla cappella all’asta alle palle, al perineo fino al buco del culo e risalgo.

Ma con la coda dell’occhio vedo uscire la moglie dalla cabina armadio, con uno strapon. La paura risale, come gli umori che grondano dalla mia figa.
- Succhialo più in fondo, ragazzina. Non hai ancora capito che te l’abbiamo fatta trovare apposta la valigia?
Mi tremano le gambe, sono caduta nella loro trappola. E, forse a malincuore, forse no, ne sono felice ed eccitata.

So cosa mi aspetta. Mi sprofonda lo strapon in figa e inizia letteralmente a fottermi, come se fosse un ragazzetto in un bagno di una discoteca. Mi fotte energicamente e quell’energia si trasferisce alla mia bocca, al cazzo di lui, che pulsa e si ingrossa sulla mia lingua, tra le mie labbra, nella mia gola.

Schizzo dopo pochi colpi. - La troietta squirta - ride lei, levandosi per un attimo. Vedo con la coda dell’occhio lo strapon fradicio dei miei umori, e il secondo orgasmo mi sta facendo tremare. Lei si insaliva le dita e mi massaggia il buco del culo ora: - Pensi sia finita?

La moglie si sdraia a terra, masturbandosi il cazzo finto: - Siediti su di me.

Non capisco nulla, sono un coacervo di voglie da appagare. Mi chino su di lei, faccio scivolare dentro quel cazzo apparentemente freddo, ma scaldato dai miei umori. E la bacio, con una dolcezza infinita, dolcezza che lei ricambia, stringendomi però forte il collo, prima e strizzandomi i capezzoli, poi. Io gemo, quasi grido, mentre lo vedo masturbarsi ad un centimetro dalle nostre lingue che si incrociano. Noi lo cerchiamo, lo lecchiamo, l’ano si sta dilatando involontariamente. Ora lo so, l’ho capito. Penso alla doppia penetrazione che sta arrivando, scopata da una coppia, penso al cazzo del mio capo nel culo. Il pensiero è talmente forte che l’orgasmo arriva mentre lo infila. Non appena mi sento piena esplodo e non capisco più nulla.

Non so per quanto mi abbiano scopata. So solo che da quel momento in poi è stato un orgasmo continuo.

Mi risveglio con il cazzo di lui in bocca, lo sto succhiando mentre lei masturba le palle e l’asta che non riesco ancora a prendere completamente in bocca.

Sono passate ore, ormai, l’ufficio sarà vuoto. Infatti il mio capo, ora, grida prepotente il suo orgasmo per le sue donne e il mio sperma schizza sul mio viso e nella mia bocca, in fiotti densi, caldi, infiniti.
Bevo. Bevo quello che ho in bocca, mentre sua moglie raccoglie con la lingua quello sul mio viso e viene a baciarmi. Siamo piene di sborra, lo abbiamo fatto godere come un animale.

Sono stremata, e anche loro. Incredibilmente non c’è imbarazzo, siamo già, alla prima volta, andati troppo oltre.

Ho addosso un odore di sesso che non avevo mai avuto sulla pelle, nonostante le mie esperienze. Mi sento potente e fragile, eccitata, ancora, stanca, fradicia.

Una cosa la so: questo posto di lavoro è diventato ancora più prezioso.
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