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Lui & Lei

La tenacia del ragazzo 4


di geniodirazza
20.10.2023    |    2.985    |    0 9.4
"“ “Sei stata tu, quindi, a suggerirle di far diventare suo figlio il suo amante fisso?” “Ma che dici, per una copula che poi era il recupero di un passato..."
Gerardo è uscito all’alba inferocito contro se stesso e la sua dabbenaggine; essere stato comprensivo ha fatto sì che sua moglie si senta autorizzata a offenderlo con paragoni umilianti, a dichiarargli apertamente che preferisce suo figlio a lui, che non esclude la possibilità che possa cercare altri giovani dotati per assaporare la loro gioventù come meglio ritiene; quello che però lo rode di più è stato vederla cambiare in meno di una settimana.
Non essersi accorto di quello che succedeva nella sua casa e dovere adesso rincorrere per adeguarsi lo fa sentire assai stupido; sul lavoro, quelle incertezze gli sarebbero costate una barca di soldi; nella famiglia, gli possono costare infinitamente di più, dalla spartizione dei beni in caso di divorzio alla nomea di cornuto se emergesse il carattere ‘nuovo’ di sua moglie, evidentemente ninfomane senza saperlo; deve correre ai ripari.
Quasi per sfuggire alle sue stesse responsabilità, decide di lasciare l’albergo dove alloggiano e torna in città, al suo lavoro che nemmeno d’estate gli consente troppa libertà; più ci pensa, più chiaro gli diventa che deve cambiare ‘registro’ se non vuole essere travolto da una realtà che ha dimostrato di non riuscire a controllare come vorrebbe; per fortuna, non gli mancano i mezzi e le occasioni.
La prima cosa che fa, è stravolgere look e abbigliamento; rinuncia ai completi ‘ingessati’ che lo caratterizzano e sceglie combinazioni più eleganti e ‘giovani’; una commessa assai disponibile lo guida tra le varie possibilità e lo propone allo specchio con dieci anni in meno e molto più affascinante di quanto è abituato ad essere; ciliegina sulla torta, accetta un appuntamento per il sabato sera, in un posto legante, con certezza di un dopocena al fulmicotone.
Decide di cambiare anche l’auto; i soldi non gli mancano e fino a quel momento li ha spesi per sostenere sua moglie e le ambizioni di suo figlio, universitario a tempo perso e grande amatore, da quel che ha appena appreso; si reca in concessionaria e sceglie una decapottabile assai vistosa già perfettamente in grado di viaggiare; intende godersi finalmente la vita, dopo avere a lungo stentato per assicurare agi e comodità ai suoi ‘parassiti’.
Passa così tutta una settimana e il sabato notte si impegna giovanilmente con la ragazza del negozio; decide anche un’ultima ‘botta di vita’ e una mattina va a fare colazione sulla rotonda meta di solito della società ricca del territorio, dove non si era quasi mai visto, non almeno in panciolle e per oziare; mentre se ne sta seduto a guardarsi intorno, una vecchia amica che spesso lo ha preso in giro per la fedeltà eccessiva a una moglie niente affatto appariscente, si siede di fronte e lo stuzzica sui rapporti con la sua ‘dolce metà’.
Per la prima volta da tutti gli anni in cui si sono sfiorati, ‘abbocca’ alla fascinazione e si lascia trasportare in un dialogo ambiguo tra voglia di sesso e intenti lavorativi; fino a che, fuori dai denti, l’avverte che, se ha intenzione di approfondire l’amicizia da qualche parte, lui è pronto a dimostrarle quanto sappia essere ‘mondano’ e disponibile; l’altra si alza e quasi lo sfida a seguirla; si dirige all’albergo dove lei occupa una suite e nel giro di mezz’ora sono a letto.
E’ una donna non più giovanissima, certamente oltre i cinquanta; ma si è tenuta in perfetta forma, anche grazie a ginnastiche opportune, ed è famosa per una lunga serie di amanti di cui non riesce quasi a fare a meno; il corpo statuario si regge ancora su due gambe snelle ed altissime, su un fondo schiena disegnato col compasso e su un seno abbondante, forse una quarta taglia; il viso ancora giovanile è illuminato da occhi neri e profondi.
Appena hanno varcato la soglia, è lui ad aggredirla con un bacio da idrovora, col quale percorre più volte sensualmente tutta la cavità orale, carezzando dolcemente guance e palato; usa la lingua come un piccolo fallo e mima penetrazioni varie, a volte dolci e pastose altre volte dure e violente; sente che l’altra risponde con altrettanta lussuria e ingaggia autentici duelli per far prevalere la propria leccata su quella dell’altro.
Coglie in molti tratti le sensazioni che aveva ricevuto da Vera, quando si era esibita nel suo bacio al fulmicotone; capisce che è una tecnica adottata forse dalle adultere per eccitare l’amante di turno; non gli fa piacere dovere ammettere che la sua fedele e casta moglie si è fatta travolgere da una passione immotivata e distruttiva; il timore che le abbia preso una botta dura di ninfomania non è ormai solo un’idea peregrina.
Sensazioni analoghe riceve quando lei lo cattura, seduta sul letto, e gli abbassa pantaloni e slip per impossessarsi del fallo e dedicarvisi con passione smodata; rivede pari pari Vera che succhiava l’uccello e lo percorreva tutto alla ricerca di un piacere che anche lui provava smodato; non si fa scrupoli, stavolta, e prende a copulare in bocca con violenza, quasi ad imporre la sua mascolinità; con la durezza che sua moglie gli contesta a parole e che invece cerca nei fatti.
Si abbandona ad una fellazione lunga e sapiente; la donna è particolarmente esperta ed è una gioia lasciarle titillare con labbra bocca e lingua la mazza vogliosa e dura, con l’intento di strappargli il massimo del piacere possibile e, al tempo stesso, sollecitare la sua libidine per orgasmi nitidi che segnala con lunghi gemiti e con una salivazione importante; per almeno mezz’ora, la signora succhia, lecca, mordicchia e, soprattutto, gode fino ad urlare.
La donna si stende supina sul bordo del letto, tira su le gambe e si apre scosciata a fargli ammirare la vulva carnosa, depilata completamente, con il clitoride in ottima evidenza, considerato che è lungo qualche centimetro; si accoscia davanti alla vagina magnetica e prende a succhiare, a leccare, a mordicchiare, a penetrare con dita sempre più numerose; le strappa orgasmi sapidi, lunghi e abbondanti sfiorando lui stesso l’eiaculazione, tanto è il piacere.
Anche in questa funzione riconosce molti dei dati che hanno caratterizzato il cunnilinguo da lui praticato a Vera, ma in realtà imposto e guidato da lei che vi trovava il massimo della soddisfazione di una femmina dominante; in questo caso, la spinge a rotolarsi con lui sul letto finché la tira su di lui, a contrasto, per succhiarsi vicendevolmente; lei ha molta esperienza anche in quella pratica e si organizza per bloccare lui quando agisce lei e per fermarsi quando vuole la sua fellazione.
E’ passata più di un’ora, in questi preliminari; finalmente lei esige di essere penetrata; la fa sistemare carponi e riprende a leccarla, stavolta da dietro, partendo dalla vulva e scivolando fino nell’ano; la sente partecipe e goduriosa per tutto il tempo che gode a leccare, succhiare, titillare, penetrare con le dita in vagina e nel retto; è quasi tentato di rinunciare alla penetrazione, ma sa che ormai la donna aspetta solo quella.
Accosta la cappella alla vagina e spinge con forza; la monta per un poco, con colpi violenti che le squassano le reni; poi prende a possederla con dolcezza e quasi con amore; riprende poi con colpi lunghi e profondi, da spostarla tutta in avanti; si è ormai assuefatto alla meccanica del sesso e, senza amore, agisce come un automa destinato al piacere della femmina; lei non ha nessuno dei suoi problemi e si limita a prendere nel corpo la mazza che le è piaciuta sin da subito; gode come una scimmia.
Si sorprende a domandarsi, mentre le sbatte ancora la mazza nell’utero, se non sia quella la situazione che sua moglie cercava di nascondere dietro le proclamazioni di grande amore; in fondo, i meccanismi sono gli stessi e le reazioni sono molto simili; è quasi convinto che anche per Vera l’amante sia un’esigenza fisiologica e che la dichiarazione di una sola copula col figlio sia alquanto improbabile; si riserva di approfondire, prima di decisioni radicali.
Sa già che quando sposterà la cappella dalla vagina all’ano non troverà nessuna obiezione o difficoltà; anche a vista, lo sfintere è assai rilassato e deve essere abituato a ricevere mazze; si sfila dalla vulva e sposta la cappella; la strofina un poco nel canale vaginale per raccogliere umori di orgasmo che facilitino la penetrazione anale; appoggia la punta e spinge con forza; il sesso penetra nel retto come un coltello caldo nel burro.
Il suono del ventre che sbatte contro le natiche sode è tipico ed eccitante; si accorge che, di tutta la vicenda, è la cosa che lo stimola di più; gode molto a giocare col retto, a sentire l’utero stimolato da dietro e l’intestino aprirsi a ricevere la mazza; la monta alla grande con un entusiasmo quasi giovanile e decide che finalmente può abbandonarsi ad una sana e ricca eiaculazione; subito dopo, si rilassa un poco sdraiato supino accanto a lei; finalmente va in bagno e si lava; si vestono ed escono insieme.
La donna quasi lo ringrazia per l’occasione regalatale; gli chiede se si riproporrà per ripetere l’esperienza; lui non sa rispondere e glissa; decide però che quella sera, dopo una settimana di assenza, andrà a trovare la moglie, sperando di trovare un’accoglienza meno aggressiva; passa il pomeriggio a sbrigare lavori sospesi e dopo una cena frugale va sulla nuova macchia verso il mare; non impiega molto e arriva inatteso, perché non ha telefonato.
Sale in ascensore al piano e si avvia alle porte delle due camere; la prima, quella singola dove doverebbe dormire Caio, è stranamente silenziosa, pensa che forse suo figlio è uscito con gli amici; dalla camera matrimoniale invece vengono rumori inconfondibili di copula dura; origliando con l’orecchio attaccato alla porta sente il vocio esaltato di sua moglie e di suo figlio che stanno copulando alla grande; lei lo incita a sfondarla profondamente.
Scende alla reception, si fa dare la chiave della camera singola, apre e si stende sul letto; per un poco ascolta attento i suoni della copula magistrale che i due stanno mettendo in atto; poi recupera i tappi che sa essere nell’armadietto del bagno, si stende e dorme saporitamente; ormai ha deciso e bisognerà solo recitare la parte più fastidiosa e squallida di una vicenda che si sta concludendo malissimo.
Prova un dolore intenso, pensando che venti anni di matrimonio felice stanno per scaricarsi in una fogna fuori da qualunque possibilità di immaginazione; in una sola settimana, l’irruenza della sua donna, l’entusiasmo di suo figlio indirizzato male e forse anche una sua piccola colpa nell’offendersi per le frasi pronunciate da lei hanno determinato una frana generale e irreversibile; la cosa peggiore è che, se Vera chiederà la metà del patrimonio per divorziare, lui sarà costretto a scelte che non vorrebbe fare.
Quando, all’alba, Caio lascia la camera matrimoniale e passa nella singola, si trova di fronte al corpo di suo padre, immerso nel sonno, nel suo letto; si precipita da sua madre e quasi urlando la avverte che Gerardo è tornato inaspettato, li ha sorpresi e si è fermato a dormire nella stanzetta; lei resta a lungo inebetita; poi avverte suo figlio che è meglio se si cambia, prende le sue cose e sparisce per qualche giorno; a quel punto della vicenda, non può garantire che suo marito accetterà quest’altra mazzata.
Assai per tempo, Vera scende in spiaggia; non è riuscita a riprendere sonno, nonostante la violenta copula della notte; suo marito fa la sua comparsa verso le dieci; è stato già a fare colazione; saluta con eleganza Lia e con amicizia Gigi; ignora completamente sua moglie; nessuno dei due trova opportuno aprire il dialogo e sbandierare le colpe.
“Gerardo ho visto che hai una nuova macchina; anche il tu look è cambiato; c’è qualcosa che bolle nell’aria?”
“Gigi, stai prendendo per i fondelli? Siete stati tu e tua moglie, da quel che ho sentito, a scatenare il terremoto che ha distrutto la mia famiglia!”
“Non so se Lia c’entri qualcosa; io non ho mosso foglia!”
“E allora? Sono stata io a suggerire a Vera di fare quel che il cuore le dettava; non siamo nell’ottocento ... “
“Sei stata tu, quindi, a suggerirle di far diventare suo figlio il suo amante fisso?”
“Ma che dici, per una copula che poi era il recupero di un passato giovanile ... “
“Profia, ignori che la tua amica ha già passato, per quello che ho constatato di persona, due notti brave, con suo figlio; è una relazione stabile, quella, non la soddisfazione di non so quale carenza psicologica che ti sei inventata per te e per questa troia!”
“No, non posso crederci, Vera, hai ancora fatto l’amore con tuo figlio?”
“Senti, Gerardo, è inutile girarci intorno, io sono da sempre innamorata di Caio; nel confronto, ho capito che non amo te ma lui; lo so che è una storia brutta e pericolosa, perché prima o poi lui se ne andrà a io dovrò rimettermi in sesto dopo l’errore; ma per ora va così e tu puoi solo arrenderti e accettare la separazione e il divorzio.”
“Bene, prendi tuo figlio e andate via!”
“Dove vado? Lo sai che siamo dipesi sempre da te e dai tuoi soldi!”
“Beh, li ricambiate con grande amore i miei sacrifici per rendervi la vita facile; comunque, a questo punto mi comporto come sul lavoro; non me ne fotte niente di te e di lui; siete due Giuda che mi hanno colpito alle spalle; a casa mia non voglio neppure sentire l’odore di voi; andate al diavolo; se fossi io cacciarti, ti spedirei a casa dei tuoi; visto che sei tu ad andartene, l’unico posto dove puoi rifugiarti è la casa paterna; comunque io domani disdico l’affitto e me ne vado al cantiere dove ho da alloggiare; tu e tuo figlio riceverete la polizia quando il padrone di casa vi denuncerà per occupazione abusiva dell’appartamento.”
“Non lo puoi fare; non puoi cacciarmi in mezzo alla strada ... “
“Vera, perché non vuoi andare a casa dei tuoi genitori?”
“Se mio padre viene a sapere che ho fatto sesso con mio figlio, mi spara nel ventre col fucile da caccia ... “
“Sono ancora così indietro dalle tue parti?”
“Lia, fa’ conto che solo qualche anno fa Letizia la tettona, così la chiamavano tutti, fu uccisa a sassate dai concittadini come adultera, perché così aveva deciso il boss don Cesare ... oh, dio mio, don Cesare.
Gerardo, non posso credere che abbia tradito tutte le tue convinzioni e che ti rivolgeresti a don Cesare per vendicare l’offesa che ti abbiamo arrecato ... !”
“Vera, hai coscienza delle sciocchezze che dici? Tu hai calpestato tutti i principi di umanità, di decenza, di morale, di legge, di logica; e ti permetti di chiedere alla tua vittima di rispettare le sue convinzioni contro la malavita?”
“Io ho messo in fila una serie di errori da bambina; lui è un uomo maturo e ragionevole; può evitare una tragedia; se don Cesare, che è il suo padrino, decide che l’onore è stato offeso, sicuramente manda Franchino, il grande amico di mio marito, a uccidere me e Caio; è un artista ad inventarsi situazioni per coprire i suoi delitti; nel nostro caso, basterebbe inventare un incidente di auto, una rapina o un tentativo di violenza: Gerardo, chiederai aiuto a Franchino?”
“Vattene con dio; non ho più niente da dirti.”
“Va bene; ci vedremo in tribunale ... “
“ ... se ci arriviamo alla causa in tribunale!”
“Gerardo, puoi giocare con Vera che è un’anima candida, anche se si sta rivelando assai sporca; ma a me non la fai e, per amicizia, non posso tacere; Vera, bada che se presenti la domanda di separazione siete morti davvero, tu e tuo figlio; bada che con la separazione hai diritto a chiedere una parte dei capitali di tuo marito; se paghi un buon avvocato, tra te e tuo figlio riuscite a strappargli metà dei suoi possedimenti; qui non si parla di sentimenti ma di interessi; se presenti istanza in tribunale, è dura.
Se Gerardo viene messo alle strette, come farebbe qualunque avvocato che dovesse difenderti in una causa di divorzio, diventa una belva; tu non lo conosci sul lavoro perché davvero hai vissuto nel benessere senza sapere quanta lotta ci fosse nelle sue conquiste; io che ho seguito molte cause per lui, so che diventa sanguinario, se difende se stesso, il suo lavoro e, finora, la sua famiglia; se diventa feroce, non c’è niente che lo può fermare, tanto meno chiedere l’intervento della malavita.
Se lui si prostituisce al sistema della ‘famiglia’, la colpa è tua, che hai innescato lo scontro e la rottura; se lui si associa, i soldi che due parassiti vorrebbero rubare sono della famiglia, non solo di Gerardo; a quel punto, sarebbe vitale per don Cesare fare sparire due eredi pericolosi; se cerchi di andare in tribunale, è facile che cerchino di impedirtelo; insomma, se intenti causa di separazione e di divorzio, temo per la vostra vita.”
“Gerardo, ti prego, parla almeno di questo; è vero quello che dice Gigi? Se ti rivolgi a don Cesare, davvero Franchino può avere l’ordine di ammazzarci?”
“Io posso solo ammirare la logica dell’avvocato; non posso dare risposte su un quesito così delicato; se parlo, rischio la denuncia per minacce; quindi, cerca di riflettere su quello che lui ha detto; e non fare promesse che non intendi mantenere; Franchino non perdona, lo sai bene; se a casa di tuo padre rischi i pallettoni nel ventre, con la separazione non sarai mai certa che all’angolo di una strada non ci sia un giovane assoldato per farvi fuori tutti e due; è nella logica malavitosa.”
“Esistono altre vie per risolvere una questione così spinosa?”
“Lo chiedi a me? Hai fatto e disfatto tutto tu; l’input iniziale l’ha dato Lia ma poi hai agito a modo tuo; cosa pensi di fare?”
“Gerardo, per favore, non diventare all’improvviso intransigente; non lo sei mai stato; lo sai che, se avessi pensato, non avrei fatto le sciocchezze che ho fatto; mi sono affidata, come sempre ho fato, al pensiero altrui; a quello di Lia, a quello di Caio, e anche a quello tuo; poi ho dato la stura alla velleità ed alla smania di dominio; la conclusione è stata lo sfacelo che stiamo registrando; non puoi più fidarti di me, non sono in grado di meritare la tua fiducia, il tuo amore.
Spero che ti riesca di credermi se dico che non è successo niente, prima di ieri era; ieri però ho commesso l’altro clamoroso e stupido errore, ho bevuto un poco a cena e sono andata in camera brilla; neppure mi sono resa conto che Caio mi aveva seguito, si era spogliato e stavamo copulando; il piacere ha fatto il resto ed ho perso la Trebisonda; non pensare che stia bluffando, per favore; davvero non mi sono quasi resa conto di quel che facevo; quando sono rientrata in me, il guaio era fatto.”
“Anche la scelta di avvertirmi che vuoi la separazione e il divorzio la dobbiamo alla tua presunta sbronza?”
“No; sono anche abbastanza imbecille da fraintendere; da due settimane, ormai, non faccio che convincermi di essere migliore di tutti, a cominciare da te; Lia ha parlato di autostima; io invece sono già scivolata nella sicumera e nella presunzione; ora mi comporto come se dovessi importi le scelte più opportune; e non sono in grado di decidere niente neanche per me stessa; ma non vorrei tornare alla condizione della povera imbecille che dipende da suo marito in tutto, riesco a spiegarti come mi sento?”
“Mi provochi ancora a offenderti; come posso capirti se tu non ti capisci? Tu non hai idea di quello che ti sommerge e vorresti che io inventassi una soluzione per farti mantenere la botte piena e la moglie ubriaca; tuo figlio è ormai un cumulo di arroganze imbecilli e dovrei salvarlo per te, sapendo che appena possibile cercherà di derubarmi di tutto; lo ha fatto con mia moglie, con la mia dignità, col mio ruolo; adesso gli offri l’occasione per prendersi il mio lavoro, i miei guadagni; cosa posso capire?”
“Che sono un cumulo di contraddizioni; finché eri per me l’unica voce da ascoltare, la verità assoluta, forse ero schiava della nostra famiglia, ma viaggiavo sicura; da quando mi hanno suggerito che posso fare da sola, sto sbagliando tutto e sto camminando sull’orlo di un suicidio annunciato; ti prego, torna ad essere il mio Mentore, scegli per me le soluzioni; fallo per quel poco di amore che ti è rimasto dopo il massacro che ne ho fatto io; voglio solo ricominciare insieme e tornare ad essere unanime con te.”
“Io spero che tu ti renda conto che la situazione ci impone molti sacrifici dolorosi; in primo luogo, non me la sento più di vivere a fianco a un uomo che mi ha tradito peggio di Giuda; nostro figlio non da più nessun valore al ruolo di padre; si prende sua madre come fosse suo esclusivo possesso, mi tratta con degnazione ed è convinto di essermi superiore mentre vive da parassita alle mie spalle; devi accettare che si separi da noi e non crei più turbativa, sono certo che col tempo cambierà atteggiamento; fino ad allora, mantenere la distanza è decisamente consigliabile.
La soluzione c’è ed è semplice; basta che accettiamo di fargli fare l’esperienza biennale negli Stati Uniti che lui stesso ha richiesto; forse può fare male a una donna innamorata che deve separarsi dall’oggetto del suo amore; ma può formarsi culturalmente e lasciarci in pace; tu devi tornare ad occuparti della casa e di noi due come fossimo l’unica realtà che meriti di essere vissuta; non devi considerarla schiavitù ma libera scelta di vivere per noi due.
Io avrò bisogno di tempo, forse; ma devo accettare di dimenticare queste due settimane e quello che hanno significato; ma non basterà; devo anche, e soprattutto, perdonare e cancellare gli episodi che mi hanno segnato più profondamente; sarà come abituarsi a portarsi addosso i segni di frustate che hanno fatto molto male, che hanno prodotto ferite ma che alla fine possono diventare la base per riprendere fiducia in te e ricominciare sulla nuova piattaforma concordata.”
“Non è difficile capire tutto, anche a chi è sballata come sono io in questo momento; una sola cosa vorrei aggiungere e spero che non sia estranea al progetto che hai fatto; vorrei che tu mi prendessi a lavorare con te; mi ha fatto molto male sentirmi dire più volte che ho sfruttato da parassita la ricchezza che tu hai prodotto; io non ho lavorato e mi sono crogiolata nella ricchezza che producevi; ma ti sono stata vicina sempre, tranne in due stupidi momenti di presunzione.
Ho sofferto con te, quando eravamo due poveracci; ma ero con te anche quando vincevi; non è vero che ignoro il tuo lavoro; non conosco le pieghe, ma so quanto ti ha fatto penare e quanto abbiamo gioito nei momenti di successo e stretto la cinghia quando è stato necessario; vorrei che tu mi assegnassi un ruolo qualsiasi, anche piccolissimo, ma vorrei esserti ancora più vicina e, soprattutto, non aspettarti a casa o in un bar quando tu ti stai sbattendo per far funzionare le cose.
Fammi fare la segretaria, fammi fare l’assistente, anche la donna delle pulizie del tuo ufficio, se è necessario; ma non lasciarmi più a casa a meditare su assurde filosofie che poi mi sballano; non mi lasciare bere da sola perché le sbronze mi fanno molto male, prima e dopo; Gerardo, io ti amo, davvero; ne sono più che convinta, più che certa; cerca i percorsi per stare insieme ancora, fino alla vecchiaia; non mi interessa che tu mi sia fedele; stammi vicino e dammi amore, se ti riesce ancora.”
“Vera, io non ho mai smesso di amarti; ero impreparato a certe polemiche; non mi ero abbastanza informato sul sesso e sui modi di praticarlo; ma si sta poco a capire tutto; anche se può darti fastidio, in nome di quella lealtà che per me è ancora base valida per stare insieme, ti confesso che sono andato a letto, ieri mattina, con una delle tante signore, non conta neppure il nome, una di quelle che se non ha un amante se lo inventa al momento.
Ho fatto sesso, io che non sono mai stato capace di accoppiarmi bestialmente, senza amore; ho scoperto che tecniche e modi sono standard; si leggono su un testo o si guardano in un video in internet e si propongono pari pari con chiunque; è esattamente il sesso che tu hai praticato con me, quello che tuo figlio ha appreso da qualche fonte e pratica identico con qualunque femmina; io mi sono sentito disgustato mentre lo facevo e registravo in quella donna, più vecchia di te e profondamente diversa, le sensazioni e i gesti che tu avevi ripetuto con me, forse quelli che ripeti con tuo figlio ogni volta che ci copuli.
Io che ti amo non ti prendo nelle forme e nei modi standard; io ti amo e te lo comunico anche quando ti bacio, ti accarezzo o ti sculaccio, ti dico parolacce o ti prendo in giro; io ti amo anche quando minaccio di farti ammazzare; sta a te comunicarmi che mi ami davvero, qualunque cosa mi dici in quel momento; avrò bisogno di tempo ma voglio perdonare, dimenticare e cancellare anche le tracce remote di quello che mi ha turbato.
Anche proporti di allontanare tuo figlio è un gesto d’amore; se mi provoca ancora, non so se reggo alla voglia di sbranare lui e te che lo difendi anche quando non ha diritto a difese; se resta lontano qualche anno, i nostri rapporti si assestano e non ci odiamo più; so che per te sarà una sofferenza, ma sono convinto che è meglio un figlio vivo in America che un figlio morto in Italia; se sgarra ancora, mi costringe a chiedere l’aiuto di chi sai e non posso garantire sulla sua incolumità.”
“Amore mio, non c’è bisogno di giustificazioni; mi sta bene affidarmi a te e lasciare che mi guidi e mi aiuti a crescere; Caio deve imparare a starmi lontano; meglio se comincia subito e con un progetto di crescita culturale e umana; le uniche cose che vorrei sapere sono se mi troverai un posto per stare a lavorare con te dieci ore al giorno, e quando pensi che riuscirai a farmi fare l’amore senza riserve; spero che presto avrò riposte a tutte e due i quesiti.”
“Vera, per il lavoro, un posto da assistente è preferibile perché non ti vincola ad orari e incombenze; comunque ho bisogno soprattutto di una compagna, più che di una segretaria; puoi cominciare anche appena torneremo a casa; per fare l’amore, ogni occasione può essere buona; io non ho mai smesso di amarti e di desiderarti; aspetta di smaltire la stanchezza che il tuo giovane innamorato ti ha provocato in un’altra ‘notte brava’; poi ne riparleremo.”
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