Racconti Erotici > Lui & Lei > Lo scontro
Lui & Lei

Lo scontro


di geniodirazza
29.03.2023    |    17.170    |    2 9.8
"Decisi di affrontare le responsabilità che avevo assunto andando a scopare alle spalle di mio marito; quello stesso pomeriggio mi feci portare da un tassì alla..."
Col passare del tempo, le cose tra me e Mario, mio marito, avevano cominciato a non funzionare più; ci eravamo conosciuti quando ero poco più che diciottenne, lui aveva poco più di venti anni, ed avevamo subito legato; nel giro di un’estate mi aveva aperto a tutte le esperienze del sesso; dotato di una mazza di oltre venticinque centimetri, mi abituò prima e segarlo, come già facevo coi coetanei; poi mi avviò al pompino, di gran lunga più tecnico di quelli che facevo nei bagni agli altri ragazzi.
Quando mi ruppe il culo, soffrii molto, perché era la prima volta; ma mi abituai presto a prenderlo dentro tutto e a sentirmi montata come una giumenta dal suo cazzo cavallino; la stessa cosa successe quando decise di sverginarmi e mi fece abituare a scopare a lungo e spesso, prendendo tutte le precauzioni per non rimanere incinta; per qualche anno, scopammo come scimmie senza limiti né problemi; avevo ventitré anni, e lui venticinque, quando decidemmo di sposarci.
Riuscii a laurearmi e a trovare un posto da professoressa in un Istituto Tecnico della città dove lui aveva acquistato un appartamento abbastanza confortevole in pieno centro; non mi preoccupavo di sapere da dove venissero i soldi, abbondanti, di cui mi faceva disporre liberamente; usavo per i miei vezzi e il mio piacere il mio stipendio e scopavamo ancora con molto gusto e assai di frequente; così è andata avanti la nostra vita fino al suo trentesimo compleanno, ventotto per me.
Poi qualcosa si ruppe nel meccanismo quasi perfetto che regolava la nostra vita; lui cominciò ad essere più impegnato nelle faccende che ci foraggiavano; io mi sentii adulata e coccolata dai complimenti che, forse anche eccessivi, mi venivano da qualche collega, specialmente da supplenti temporanei che sparivano rapidamente dal mio orizzonte; ben presto venni presa dalla fregola di ‘punirlo’ scopando con qualcuno dei più prestanti.
Il primo fu un supplente di Educazione Fisica, un ragazzo molto giovane, poco oltre la ventina credo, che non perdeva occasione per celebrare il mio culo e le mie tette minacciando di farmi chissà cosa se mi avesse avuto a letto; per rispondere con cattiveria alla ‘distrazione’ di mio marito, me lo portai in un alberghetto poco fuori città dove, per ulteriore offesa al marito distratto, pagai addirittura con una sua carta di credito la camera e il pranzo.
Fu un’occasione decisamente bella e interessante; mi spogliò con la velocità della luce, mi gettò sul letto e mi scopò immediatamente a missionaria, smanioso di sborrarmi quanto prima in figa; il suo cazzo non raggiungeva le misure di quello di mio marito, ma riuscii a farmi titillare abbastanza bene e a lungo fino ad ottenere un orgasmo soddisfacente; subito dopo, decisi di fare sul serio e presi in bocca la mazza che succhiai con tutta l’anima, imponendogli un pompino che per lui risultò strepitoso.
Dovetti frenare la sborrata perché non volevo che si spompasse immediatamente, avendo già goduto in figa poco prima; lo ‘distrassi’ facendomi leccare a lungo e procurandomi alcuni dolci orgasmi, guidandolo per la testa a succhiare i punti erogeni preferiti; mi girai a pecoroni e gli imposi di continuare a leccarmi da dietro; quando ebbi sborrato abbastanza, gli imposi di scoparmi in figa a pecorina; quella volta, ancora incerta su quel che volevo fare, non gli diedi il culo.
Quando incontrai Mario, la sera a cena, ebbi la tentazione di raccontargli subito l’accaduto, in modo da costringerlo a prendere coscienza che mi aveva quasi obbligato a fargli le corna, visto che ormai cominciava a vedermi quasi come una parte del suo patrimonio personale; guardava dei documenti e delle foto, mentre cercavo le parole che non mi venivano perché sapevo che, se avessi parlato, avrei perso ogni possibilità di ripetere l’esperienza che non mi era dispiaciuta e che si era meritato.
Mi ‘bruciò’ sul tempo perché, raccolto lo slip che avevo messo a lavare, ebbe delle smorfie di schifo; cominciò a parlarmi dei suoi investimenti immobiliari e, tra gli altri, citò proprio l’albergo dove ero andata a fargli le corna; non mi sfiorò neppure per un momento il dubbio che sapesse già tutto perché l’albergo era di sua proprietà e i custodi evidentemente gli riferivano tutto; fuori dai denti mandai al diavolo lui e i suoi intrallazzi; decisi di non parlare.
Nei tre mesi che durò la supplenza del giovane al nostro istituto, me lo portai a scopare altre cinque volte; ebbi modo di imporgli alcuni perfezionamenti al suo modo di scopare, troppo ingenuo e fanciullesco, e gli diedi il culo da scoparmi; lui pensava di sfondarmelo e non sapeva che la mazza di Mario aveva già provveduto; sei ricche scopate furono sufficienti ad umiliare l’ignaro mio consorte e a darmi almeno la sensazione di disporre della figa come volevo.
Scomparso lui, fu il turno di un supplente di Arte, altrettanto giovane, voglioso e affascinante; mi tampinò per una settimana, prima che decidessi di portarmelo allo stesso posto; il suo cazzo era un poco più grosso del precedente, anche se non raggiungeva le dimensioni eccezionali di mio marito; lo usava anche alquanto meglio e mi dilettai molto, di bocca, di figa e di culo, a farmi scopare nei seguenti tre mesi, quanto durò la supplenza; al termine, scomparve senza lasciare traccia.
La sorpresa mi fu recapitata a scuola, a mano da un corriere, una busta gialla che conteneva numerose foto delle mie scopate con un biglietto che indicava solo un indirizzo e un nome, Loredana; mi bloccai terrorizzata e per tutta la mattinata dovetti fare ricorso alla professionalità per evitare una deblacle che avrebbe creato non so quali sospetti; non potendo rivolgermi a nessuno per un consiglio, ero molto incerta se ignorare la minaccia o affrontare un incontro con la signora.
Parlando, con la massima prudenza e per ‘ipotesi generali’, con una collega più anziana, seppi che la pubblicazione di foto imbarazzanti mi esponeva al rischio di un trasferimento obbligato in una sede lontana e disagiata; lo scandalo per un comportamento poco consono all’etica professionale avrebbe danneggiato la mia immagine pubblica, professionale e privata; il rischio di rovinare il matrimonio era concreto, quello di perdere il posto non era da ignorare.
Decisi di affrontare le responsabilità che avevo assunto andando a scopare alle spalle di mio marito; quello stesso pomeriggio mi feci portare da un tassì alla villa che era segnata sul foglio e mi bastò esibirlo per essere ammessa alla presenza di quella che mi apparve immediatamente come la maitresse di un bordello, anche se di alto bordo; appena si fu seduta, avviò su un tablet il filmato di una delle prime scopate che mi ero fatta all’hotel.
“Non vedo come una scopata possa sollecitare tanto interesse!”
“Oh, cara Titti, mi meraviglia che tu voglia sembrare così stupida; capisci da sola che ti esporrei a qualche rischio se proponessi a tuo marito questi filmati; vedi che sono molti quelli di cui dispongo; conosco uomini che, di fronte alle corna, perdono il lume della ragione; ma non sono qui né per minacciarti né per farti del male.
Io sono una imprenditrice e, da tutte le cose, cerco di ricavare sempre il meglio; è chiaro che ti piace scopare e che non hai un amante fisso; quindi non lo fai per amore ma per piacere; sicché, non ho difficoltà ad avvertirti che, se sarai d’accordo, un paio di volte al mese ti chiederò di offrire le tue prestazioni amorose a clienti che ti proporrò io; non voglio farti fare la puttana; diciamo che ti assumo come escort per clienti particolari.
Se sei ragionevole, qualche volta sarà sufficiente che passi un pomeriggio con un maschio sconosciuto; per garantire la tua privacy, porterai una maschera a tutto volto; il lavoro di escort prevede l’incontro con persone di qualità culturale e sociale, ma anche desiderose di rapporti sessuali; a te non manca nessuna delle caratteristiche necessarie; ti dirò, per onestà, che mi sta benissimo la tua ninfomania perché ai miei clienti piace una borghese adultera che va con sconosciuti per fare le corna al marito.
Se ci accordiamo, l’intesa sarà per un incontro mensile che duri solo un pomeriggio, per non incidere troppo sulla tua vita matrimoniale; sempre una volta al mese, dovrai liberarti, con qualche scusa, per un fine settimana; di volta in volta saprai chi sarà il tuo accompagnatore; i rapporti sessuali sono previsti e compresi nell’ingaggio; sarà nostra preoccupazione garantirne la sicurezza igienica e sanitaria; da quel che ho visto, non hai problemi di precauzioni per gravidanze indesiderate.”
“Perché dovrei fare questo?”
“Te l’ho detto! Se non rispondi a una chiamata, se manchi a un appuntamento o mi fai qualunque storia che mi metta in difficoltà, i tuoi filmati andranno in rete immediatamente; qualcuno che sta sopra di me si occuperà di farli arrivare al ministero e in due giorni sarai all’indice per comportamento immorale incompatibile con l’educazione che dovresti impartire; se non l’hai capito, non sono io a tirare i fili ma qualcun altro sopra di me; sgarra e saprà come farti pagare tutto ... “
“Quindi, non ho scampo …. “
“Scampo?!?! Tu hai scelto di scopare a caso; tu hai voluto essere più forte del tuo uomo e l’hai umiliato; qualcuno ha deciso che devi essere schiava della tua figa; se non sei d’accordo, rifiuta e assumiti le responsabilità; quel che sarà dopo, lo calcoli da sola; io devo solo presentarti i termini della questione … “
“D’accordo; come faremo?”
“Riceverai un messaggio sul telefono con giorno e ora; verrai qui e ti prepareremo per il pomeriggio o per il fine settimana.”
“Solo due volte al mese?”
“Sì; se ti prudesse la figa e volessi qualche occasione in più, basterà che me lo dica … “
“No, grazie; io non volevo arrivare a fare la puttana; tu o chi comanda non mi lasciate scampo; mi basta questo.”
“Bada che il prurito per i primi due non te lo abbiamo provocato noi; hai fatto tutto da sola … “
“Io stavo combattendo una guerra con un tiranno!”
“Un altro tiranno ha deciso che le pasionarie come te vanno trattate da puttane; forse si tratta di un avversario di tuo marito; in questo modo, si affianca a te e colpite lo stesso nemico … “
“Lascia stare; è difficile spiegare che io stavo giocando e voi fate sul serio … “
“Hai giocato con le corna? Perché fai storie se ti chiedono di continuare a giocare? Solo un’imbecille può affermare di giocare con le corna; ringrazia Iddio che ti vada di lusso; conosco gente che ha fatto pagare le corna con la vita!”
Non dovetti aspettare molto prima della ‘convocazione’ al primo appuntamento; il giovedì di una decina di giorni dopo mi arrivò il messaggio; andai da Loredana e mi avvisò che l’indomani avrei dovuto incontrare un personaggio al quale ero stata proposta per una serata di sesso, che non andasse molto oltre la mezzanotte, per consentirmi di starmene fuori casa fino ad un’ora compatibile con una qualsiasi scusa che accampassi con mio marito; era previsto sesso senza limiti ma senza violenza.
La nuova trasgressione mi fece fibrillare alquanto nell’attesa; subito dopo la cena, che consumai da sola non essendosi presentato a casa mio marito, dopo l’orario di studio, mi preparai nella maniera migliore, quasi che andassi ad incontrare un innamorato e non un cliente, e uscii di casa con uno spolverino lungo che copriva il mio abbigliamento decisamente da troia, con gonna a filo di figa, scarpe con tacco 12, un top che lasciava spazio al mio seno prorompente e un trucco leggero.
Andai in macchina alla villa dove aveva sede il bordello e, qui, le ragazze, che lavoravano lì come prostitute, mi rifecero tutto, per assegnarmi indumenti dozzinali, quasi da supermercato ma molto provocanti, da buttare facilmente se il cliente li avesse strappati nella foga; mi fornirono una maschera che mi copriva il volto fino alle labbra, per non impedirmi di fare pompini, mi accompagnarono alla sala dove mi aspettava il personaggio previsto per la serata.
Era un anziano di circa sessant’anni, quindi il doppio della ma età, nient’affatto spiacevole ed elegante nei modi; avvertito che non ero una prostituta di professione ma una signora borghese insoddisfatta del marito, si comportò da perfetto gentiluomo, lusingandomi con frasi dolci appropriate, proprio come se dovesse conquistarmi col suo eloquio; mi abbrancò con una certa forza e mi baciò lussuriosamente la bocca, mentre mi spingeva contro il ventre una mazza pregevole.
Le garanzie che gli aveva offerto Loredana lo indussero a essere elegante e corretto in ogni fase; mi accarezzò lungamente tutto il corpo, quando fece scivolare giù la vestaglia trasparente che copriva a malapena la striminzita combinata, brasiliana, che sottolineava, anziché coprire, la figa gonfia e rorida già di umori, infilandosi tra le chiappe a lasciarle totalmente scoperte, e reggiseno che sottolineava le mammelle mature e carnose coprendo a stento i capezzoli.
Lo spinsi sul letto supino e gli aprii il pantalone, tirai fuori un cazzo di circa venti centimetri e cominciai a succhiarlo scatenandogli intensa libidine; si lasciò pompare a lungo mentre io mettevo tutta la mia sapienza a leccare dalle palle alla punta prima di farmi penetrare in bocca a labbra strette la mazza che guidai con la lingua lungo il palato fino a raggiungere, con qualche conato, la gola; quando cominciai a pompare con la bocca rivelò la maturità che avrebbe fatto durare a lungo la scopata.
Si ritrasse di colpo e si spogliò velocemente; subito dopo, mi trovai distesa supina con lui inginocchiato tra le cosce che mi infilava di colpo la mazza in figa, accompagnando la scopata con qualche epiteto a me e a mio marito; nell’emozione della novità, anche il turpiloquio mi diede il senso di una perfetta trasgressione e, poiché ero alla prima esperienza, mi abbandoni anche a qualche orgasmo che mi scaturiva da dentro; avrei imparato presto che era opportuno evitare per non stancarmi.
Dopo avere sborrato in figa con un urlo da maiale sgozzato, mi fece disporre carponi sul letto e mi leccò a lungo tutto l’apparato sessuale da dietro; dopo la prima scarica violenta di sborra, si era alquanto calmato e impegnò molto tempo a leccare e succhiare, quasi che godesse a possedermi con la lingua anche nel culo e nella figa; quando me lo infilò, il cazzo era teso allo spasimo e lo sentii tutto fino all’utero; ma non sborrò.
Spostò la cappella e mi infilò la mazza nel culo, usando per lubrificare il cazzo solo i miei umori e la sborra ancora in figa; mi sbatté con foga per lungo tempo, da dietro a pecorina e poi sdraiata sotto di lui strusciandomi il corpo su tutta la schiena; mi girò a cucchiaio e mi inculò da destra e da sinistra; mi sollevò finché poggiavo solo spalle sul letto e lui mi montava dall’alto; volle incularmi anche viso a viso; si sfilò, mi rovesciò e mi inculò mentre mi succhiava i capezzoli; godetti molto.
Si sollazzò col mio corpo in tutti i modi per un tempo che mi parve infinito; solo alle due di notte, dopo che aveva sborrato abbondantemente in figa, in culo e in bocca, si dovette fermare perché sarebbe crollato ad una quarta sborrata; finalmente libera, recuperai il mio abbigliamento e rientrai a casa; tutto taceva e sospettai che Mario dormisse; per non svegliarlo, mi accoccolai sul divanetto nella sala comune e presi sonno di pacca, stanca della scopata.
Mi svegliai quasi alle nove; di mio marito non c’era traccia; neppure il caffè aveva preparato; andai sotto la doccia e finalmente mi liberai delle scorie accumulate nella serata di sesso; andai in camera per cambiarmi e scoprii il letto intatto; mio marito non aveva dormito in casa; per consolarmi, pensai che forse era un frocio e aveva passato la notte con un amante da qualche parte; ormai, non m interessava più niente di lui e del suo sesso.
A scuola, una collega vecchia amica mi rivelò in segreto che aveva passato la sera in un ristorante sulla pedemontana, un angolo per coppiette, e che vi aveva incontrato mio marito con una ragazza assai giovane e bella che cenavano e si scambiavano tenerezze; per fingermi superiore, le obiettai che avevamo concordato che lui era libero di organizzarsi la serata come, d’altronde, avevo fatto anche io; la lasciai interdetta che si interrogava sulle trasformazioni intervenute nel nostro rapporto.
In realtà, ero livida di rabbia; io credevo di piegarlo al mio amore col tradimento e lui forse mi faceva più corna di quelle che pensavo di fare io, forse con conseguenze più gravi, visto che più volte mi aveva ripetuto che faceva sesso solo se era amato o abbastanza innamorato; se aveva scelto un’altra ragazza per la sua serata di coccole, dovevo temere che avesse incontrato un nuovo amore, altro che l’amante maschio che io mi ostinavo ad attribuirgli!
Mi riservai di parlargliene a sera; ma non ebbi né il modo né il coraggio di affrontare l’argomento nei termini che mi ero proposta; quando esordii chiedendogli se avesse dormito in casa, mi rispose con occhi feroci che non avevo mai dato spiegazioni sui miei movimenti fuori casa, soprattutto quando andavo a fargli le corna; mi facessi gli affari miei come lui si faceva i suoi; da quel momento, le nostre strade si separarono e non mi si accostò mai più, soprattutto per scoparmi.
Per i successivi sei mesi, almeno una dozzina di volte andai alla villa di Loredana e scopai per un intero pomeriggio, fino a notte inoltrata, due volte al mese, e passai fuori interi fine settimana, senza dare spiegazioni a mio marito, per farmi sbattere da clienti occasionali, che non avrei ricordato nemmeno per la dimensione del cazzo, visto che rispondevo ad un autentico ricatto e le mie scopate erano solo una rassegnata obbedienza a scelte imposte per non finire peggio.
Non riuscivo a spiegarmi perché Mario non accettasse mai di affrontare con me il problema dei nostri rapporti, ormai inesistenti; l’unica volta che rispose ad una mia domanda su quello che stava succedendo, si limitò a contestarmi la mia stupidità perché, pur avendola provocata, non mi ero resa conto della separazione de facto, vale a dire concreta, che stavamo vivendo e che certi temi sarebbero stati posti quando la separazione sarebbe stata sancita de iure, cioè trasformata in separazione legale.
Ero terrorizzata dalla coscienza di avere distrutto un matrimonio in fondo assai bello e un amore che era stato meraviglioso per dieci anni e che avevo trasformato in fogna in un anno di turpitudine incosciente; ne parlai a una mia collega che qualcosa sapeva del diritto di famiglia; quando accennai ai miei eccessi, mi suggerì di muovermi con la massima cautela; se, in forza dello scandalo, mi negava un assegno di separazione, sarei rimasta senza i suoi mezzi di sostentamento.
L’idea di diventare di colpo ‘povera’, col solo stipendio da professoressa, mi tormentava; ma era la coscienza della fine squallida della mia vita che mi abbatteva; purtroppo, il ricatto che mi aveva imposto Loredana era sempre pressante e potevo evitare lo scandalo solo confessando a mio marito l’errore ed implorandone il perdono; ma questa ipotesi mi bruciava assai più della povertà; mi trascinavo senza determinazione e subivo ormai il sesso selvaggio.
Per fortuna, le richieste non andarono mai oltre i due appuntamenti mensili; ma mi atterriva la richiesta che potevano fare quando la mia età, ormai oltre i trenta, mi avrebbe resa improponibile per la funzione di escort; anche se ormai avevo perso ogni lucidità, questa possibilità era fin troppo evidente anche dal semplice confronto con le ragazze che vedevo lavorare con me o da quelle che i pettegolezzi cittadini attribuivano a mio marito, ormai diventato il cazzo più ambito della città.
Ero quasi sul punto di affrontare il problema con Loredana o con Nicola, il suo referente coi ‘capi’, quando un maledetto pomeriggio, entrando nella ‘sala del cliente’ vi trovai Mario in paziente attesa; era lui il maschio che veniva proposto per farmi scopare quel pomeriggio fino a notte alta; ebbi un moto di terrore, chiusi la porta e scappai da Loredana quasi urlando che il cliente era mio marito; mi tirò uno schiaffo e mi obbligò a calmarmi.
“E allora? Non avevi messo in conto che anche lui poteva essere informato delle tue prestazioni e volerti assaggiare? E’ tuo marito? Benissimo! Basta che non fai niente che ti faccia scoprire; hai la maschera; gli dirò che sei sordomuta e non ti riconoscerà dalla voce; sei qui per lavorare e lo farai se non vuoi pagare il prezzo che sai; se ci scopi, corri il rischio che ti riconosca; se ti tiri indietro, dallo scandalo verrà informato delle tue bravate e saranno cazzi tuoi. Decidi; che fai?”
Non avevo alternative; tornai in camera e mi accostai timorosa a mio marito nella ‘divisa’ che ormai mi competeva, la vestaglia trasparente su un intimo molto ridotto; mi avvolse in un abbraccio che non avevo dimenticato e che solo qualche mese prima era mio privilegio straordinario; avvertii ad un tratto tutto l’amore che Mario comunicava anche solo con un abbraccio; mi sentii sciogliere e mi afferrai a lui avvolgendolo nel bacio più sensuale che ricordassi; non si ritrasse e partecipò con entusiasmo.
Per la prima volta, in oltre dieci anni, mio marito mi sbatté improvvisamente sul letto; sembrava emergere in lui un amante spietato che non avevo mai conosciuto; il cazzo si infilò deciso nella figa e mi stravolse il canale vaginale; lui, che di solito mi leccava fino a farmi sdilinquire, non accennò a nessun preliminare; cercai di afferrare il cazzo con una mano, per frenarlo un tantino; ma sembrava fuori di sé e mi sbatté come un tappetino; sentivo i suoi colpi duri e spietati sull’inguine.
Mi rivoltò sgarbatamente e mi piombò sulla schiena; sentii la sua mazza, decisamente dura e forte, infilarsi tra le natiche e affrontare il buco con un’energia ed una spietatezza che non aveva mai espresso; in un attimo, il fallo mi violentò le viscere; non potevo nemmeno urlare, perché lui sapeva che ero sordomuta; le lacrime mi scorrevano inarrestabili sotto la maschera; le dita sul volto sentirono l’umido e si bloccò per un momento; mi urlò offese sanguinose perché non mi comportavo da puttana vera.
Non ero in grado di ribattere niente e mi abbandonai alla sua violenza che non riuscivo a capire; neppure per un attimo pensai che forse sapeva bene chi si celasse dietro la maschera e stesse facendomi pagare mesi di corna in una volta sola; la mia tigna mi dava la sicumera per essere convinta che fosse solo un tiranno che stava rivelando la sua natura di oppressore; sconvolgendomi ancora una volta, mi esortò a non piangere e cominciò a scoparmi come sapevo che faceva normalmente.
Quando si calmò, cominciai a godermi il piacere della mazza che si muoveva avanti e indietro nel retto procurandomi dolci emozioni; mi accorsi di godere senza volerlo, più di una volta; stavo quasi per sciogliermi nel piacere di avere ritrovato l’amante che per dieci anni era stato solo mio, quando si sfilò dal culo e mi piantò il cazzo in bocca, con una violenza che non aveva mai espresso nelle migliaia di pompini che gli avevo fatto prima e durante il matrimonio.
Il terrore che mi soffocasse mi prese alla gola; gli occhi dovettero dimostrarlo apertamente, perché si bloccò e cominciò a scoparmi con la dolcezza di sempre; mi gustai finalmente il piacere di assaporare il suo cazzo centimetro per centimetro e impegnai tutta la mia grande maestria a cercare di farlo godere e, se mi fosse riuscito, a farlo finalmente sborrare; ma era duro come sapevo che diventava nel lavoro e continuò imperterrito a slogarmi le mascelle pompando in bocca.
Per oltre due ore mi fotté a suo piacimento e, ogni volta che allentavo la tensione perché era diventato più ‘umano’, lui rincarava la dose e mi violentava ancora di più; ormai sanguinavo dalla figa e dal culo, ma sembrava non curarsene; feci cenno all’orologio per intendere che il suo tempo era scaduto; mi urlò che ero solo una puttana e che lui stabiliva per quanto tempo mi poteva fottere; non potevo nemmeno singhiozzare e mi limitai a lacrimare impotente.
Quando si arrese, finalmente, e si ‘degnò’ di sborrarmi a lungo in figa, mi abbandonò come uno straccio usato e andò via; mi precipitai in ufficio da Loredana e le urlai tutta la mia rabbia per avermi sottoposto a quella sevizia; Nicola, che comparve da un angolo, mi sbatté in faccia che ero lì per obbedire a certe leggi; che quelle le faceva e le dettava lui; che un cliente andava sempre ampiamente soddisfatto, come era nella prassi del locale; che mio marito era un VIP e come tale andava rispettato.
Mi allontanai depressa e sconfitta; mi feci aiutare a tamponare le piccole lacerazioni all’ano e alla vagina; uscii di nascosto, perché Mario era nell’ingresso a colloquio con Nicola e Loredana; riuscii a sgattaiolare come una ladra, senza essere vista; salii e in macchina e partii; mentre mi allontanavo, notai, ingenuamente, che mio marito non aveva riconosciuto la mia auto, accanto alla quale aveva parcheggiato; non mi sfiorò neppure allora il dubbio che lui sapesse e mi avesse umiliato apposta.
Quando rientrò, avevo già provveduto a medicare le piccole lacerazioni al sesso e me ne stavo in cucina, seduta davanti ad una tisana per la notte; prese dal tavolo alcuni fogli che neppure avevo notato; mi spiegò che era la domanda di separazione legale senza oneri per nessuno; se avessi firmato, avremmo definitivamente rotto ogni rapporto e sarei stata libera di andarmene a fare quel che meglio mi aggradava dovunque e con chiunque volessi.
Gli obiettai piccata che non era la fine del nostro amore che volevo, ma solo un suo atteggiamento più ‘da innamorato’; esplose in una risata isterica e offensiva che mi fece molto male; mi chiese sornione se il perdono doveva comprendere le corna che gli avevo fatto così volgarmente da farle diventare il soggetto privilegiato di tutti i pettegolezzi della città; risposi che le corna se le doveva tenere, perché erano irrimediabili.
“Solo alla morte non c’è rimedio; lo dicevano i miei vecchi per saggezza antica; e per te potrebbe esserci solo l’irrimediabile, se non decidi, una volta tanto, di ragionare con la testa e non con l’utero … “
“Mi stai minacciando?”
“Sto solo citando un antico proverbio; convinciti che devi andartene; se fai obiezioni, non rispetti un impegno che hai preso e ne pagherai le conseguenze … “
“Io non ho preso impegni con te ... “
“Ma io non ti ammazzerei mai!!!”
Fece una telefonata; mi allontanai verso lo studio dove ormai dormivo da sola; il telefono squillò; era Loredana che mi invitava a fare quello che il cliente chiedeva, se non volevo finire come mi era stato minacciato; tornai come una furia in cucina e lo aggredii.
“Stronzo, quindi sapevi tutto … “
“Cosa avrei dovuto sapere?”
“Che la puttana che hai scopato stasera ero io, anche se mascherata … “
“Titti, ti stai uccidendo con le tue mani! Su consiglio dei miei avvocati, sto registrando questo colloquio; la tua ultima frase stabilisce che ti prostituisci; questo è un reato; insieme ad altri che hai commesso, puoi finire in galera. Di quale puttana parli? Dove sarebbe avvenuto questo congresso carnale? Perché eri mascherata? Capisci che dovrai rispondere di molte gravi accuse, senza considerare le conseguenze quando si saprà che un’educatrice fa la prostituta … “
“Quindi, hai vinto un’altra battaglia?”
“Di quale battaglia parli? Chi erano i contendenti? Per che cosa si combatteva? Quali erano le forze in campo? Parli di cose che neppure conosci; se si combatte una guerra, si valutano le forze, gli armamenti, i generali, le truppe, le strategie, le tattiche. Io non avevo notizia di una guerra che avrei dovuto combattere; avrei spazzato qualunque nemico perché non mi piace perdere; mi hai dichiarato guerra tu, forse? Perché? Con quali eserciti? Con quali obiettivi? Capisci che sei strana? Parli ma non sai cosa dici.”
“Sono stata io a scatenare la guerra senza dichiarartela; hai ragione; non ho valutato il nemico; mi sono trovata accerchiata e assediata; ho dovuto cedere tutte le posizioni, mi sono arresa e sono diventata schiava di te e dei tuoi alleati; ora sono alla vostra mercé e tu vuoi la resa incondizionata; ho sbagliato tutto e devo andare in esilio. Dammi i fogli; ti firmo tutto quello che vuoi, basta che non rendete pubblici quei video e non mi distruggete totalmente; lasciami almeno vivere … “
“Non ho mai pensato di distruggerti; sei stata tu che hai voluto sfidare tutto e tutti; se tra i tuoi amanti trovi uno che sopporta quello che hai imposto a me, forse puoi mantenere il tenore di vita che ti avevo garantito; ma dubito che la fogna che hai tra le cosce possa attrarre qualunque imbecille; ho l’impressione che ti toccherà rinunciare a tutti gli accessori e vivere come una qualsiasi professoressa; bada che la loro esistenza è finanche felice, senza le tue esagerazioni.
Se proprio non riesci a fare a meno del cazzo e del lusso, vai a parlare con Nicola; so bene che fino ad oggi dalle tue scopate non ricavavi un centesimo, tanto pagava il cornuto impotente e frocio, mi definivi così, non è vero?; adesso, dopo che saremo separati, puoi fare con Loredana un altro contratto, farti pagare per gli stravizi che ti danno tanto piacere specie quando riesci a farti trattare da zerbino; se lavori molto e bene, potrai permetterti ancora qualche lusso … “
“Immagino che tu sappia che i tuoi complici mi ricattavano; la vita da escort è dipesa da due sole stupidaggini fatte l’anno scorso; senza quel ricatto, non mi sarei mai prostituita; puoi anche ridere, se ci riesci, sulle macerie di una vita, ma all’inizio credevo solo di giocare un poco col sesso perché ti ritenevo superiore al discorso delle corna; poi mi hanno ricattato, o mi hai fatto ricattare tu?, e mi sono prostituita; ma non l‘ho mai voluto e non lo voglio; preferisco cucirmela, se non trovo un uomo da amare.”
“Mi pare che dopo la debacle cominci a valutare i nemici e le strategie; troppo tardi, mia lurida ex moglie; non credo che con la confusione che hai in testa avrai difficoltà ad innamorarti del primo che ti corteggi; il problema è trovare un imbecille che ti ami follemente per anni, come ha fatto il cornuto impotente e frocio che tu hai fatto diventare anche coglione, visto come l’hai mortificato, umiliato e calpestato per un anno intero, tra supplenti e clienti.”
“Ho fatto molti errori; ma solo perché avevo un infinito bisogno d’amore e non ho saputo leggere correttamente quello che mi davi ogni giorno, ogni momento; non credere che sia passato ignorato il vuoto che hai lasciato nel mio letto, nella mia figa e nel mio cuore; ho capito che cercavo quello che avevo già in casa; non posso farci niente; non posso portare il tempo indietro e fermarmi; non posso frenare la mia tigna imbecille che mi ha spinto a lottare i mulini a vento. Cosa facciamo, ora?”
“Tu firmi la domanda di separazione; io avverto Nicola che sei libera; tu decidi se vuoi continuare a fare la puttana facendoti pagare bene per i pochi anni che ti restano per meritare attenzione; non dimenticare che sei già oltre i trenta e in quel mestiere si regge solo per pochi anni giovanili; io continuerò a leccarmi per qualche mese, o per qualche anno, le ferite di un amore sgonfiatosi nella sborra dei tuoi clienti.
Poi forse cercherò qualcuna a cui chiedere un erede perché non si disperda il patrimonio che avevo voluto per noi e che adesso morirebbe con me; diversamente da te, progetto la mia vita e so che non riuscirò facilmente a farmi masturbare di nuovo da una ragazzina dietro le cabine, né a sverginarla sulla battigia una sera di agosto; non potrò comprarle un braccialetto da quattro soldi al nostro primo anniversario … si proprio quello che hai al braccio e che stai accarezzando … “
“Non riusciresti a ricominciare con quella ragazzina?”
“Ho toccato quel corpo, stasera; ed era quello di un cadavere; non credo di avere la forza e la voglia di riportarlo in vita … “
“La parte maggiore della strada l’abbiamo fatta insieme; ci si può riprovare … “
“Vai a dormire; per il momento, resteremo separati in casa; quando avrai bisogno dei tuoi spazi, te ne andrai e non devi neppure dirmelo; lo capirò da solo.”
“Vado in camera mia; una cosa però vorrei che la mettessi nei calcoli che stai facendo, della nostra vita; non ho mai messo in gioco il mio amore per te; le scopate passano; quello che provo con te, per te, lo conosci meglio di me e l’hai combattuto bene, stasera; mettici anche quello nel conto; qualche scopata non mi turba, anche se ti porti l’amante della nostra camera; ma l’amore, quello vero, quello che mi hai fatto sentire anche oggi, mentre punivi la mia protervia, resterà per sempre appannaggio della ragazza della spiaggia, anche se ti fa male accettarlo.”
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Lo scontro:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni