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Lui & Lei

Ripicca o rancore? 2


di geniodirazza
15.12.2023    |    1.291    |    1 9.5
"“ “No; non avendo avuto figli né allevato quelli di altri, è chiaro che non so neppure cosa significhi e cosa provochi..."
Mi aggirai decisa negli spazi della casa e attrezzai la camera per gli ospiti perché vi avrei alloggiato io; la ragazza mi aveva spiegato che Marilena non poteva allattare al seno il bambino e mi illustrò i percorsi per preparare i biberon da dargli ogni tre ore, anche durante la notte; provai un piccolo sgomento di fronte all’impegno che la manovra imponeva, ma ne fui felice; cenai aspettando l’ora della poppata; poi feci tutto a puntino, stringendo il bimbo al seno e giocandoci mentre lo cambiavo.
Finalmente mi stesi a riposare sul letto che confinava direttamente con la culla, per essere pronta a qualsiasi emergenza; dormii anche, per un po’ di tempo, con la mente vigile al suono della sveglia per la prossima poppata; nel languido dormiveglia in cui caddi, udii i rumori della porta che si apriva e si chiudeva e i passi di gente che andava in camera; riconobbi, dopo cinque anni, il passo di Demetrio, tanto mi era impresso in mente; ma mi resi conto anche che l’altro suono era di tacchi femminili.
Ero certa che il padrone di casa non fosse rientrato da solo; per un attimo temetti che Marilena ci avesse ripensato e che l’idillio da me sognato non si sarebbe mai realizzato; attesi nervosamente che passasse il tempo utile perché cominciassero a fare l’amore; mi sentivo molto vile a spiare il mio ex e la sua nuova compagna, forse; ma le illusioni nate nel breve dialogo scambiato nella sala del ricevimento mi autorizzavano in qualche modo a preoccuparmi di sapere con certezza.
Quando i suoni che mi arrivarono furono quelli tipici di una grande scopata del mio ex marito, uscii cautamente nel corridoio, mi accostai alla porta della camera leggermente aperta e con un solo sguardo, nella penombra complice di un abat jour assai discreto, riconobbi sul ‘nostro’ letto la più bella tra le professoresse del locale Liceo; ancora una volta dovetti strabiliare di fronte alla potenza della fascinazione di Demetrio anche su donne di sicura qualità e decoro.
La donna se ne stava carponi sul letto, accovacciata col viso rivolto a me, mentre Demetrio alle sue spalle passava la lingua con sapiente voluttà su tutto il perineo soffermandosi, certamente, a leccare e ad infilare la lingua in figa e nel culo; conoscevo troppo bene il mio grande amore per sbagliare valutazione; le smorfie di piacere sul viso contratto della donna indicavano l’alto grado di piacere che stava ricevendo dal più efficace cunnilinguo di lui, quello a pecorina su tutto il sesso, dal pube all’osso sacro.
Il gracchiare improvviso della sveglia mi obbligò a riparare di corsa nella camera egli ospiti, dove mi diedi immediatamente da fare per preparare la poppata al bambino; mentre facevo scaldare il biberon nel bollilatte, entrò di colpo Demetrio, leggermente allarmato.
“C’è qualche problema?”
“No, è solo la sveglia che ho puntato per preparare a nostro figlio la poppata di quest’ora; scusami, se ti ho spaventato; non sapevo che fossi rientrato ... “
“Nostro figlio, dici? Davvero sei diventata all’improvviso una mammina premurosa e attenta, tanto da svegliarti dal primo sonno per la poppata al bambino?”
“Demetrio, io non ho parlato a vuoto, stavolta; ti prego di non giocare sulla mia volontà di cambiare dentro, definitivamente; sto imparando le gioie di una mamma che rinuncia a se stessa per suo figlio; questo bimbo non è geneticamente mio figlio, ma ho deciso di amarlo più che se lo fosse scientificamente; stavolta non metterò in ombra l’affetto per affermare la mia stupida arroganza; gli darò l’amore che non ho manifestato al mio uomo; scusa l’enfasi, ma troppe cose mi esaltano e mi danno gioia.
Questa è la terza poppata che preparo per nostro figlio; non so spiegarti quale piacere anche fisico mi da vederlo succhiare dal biberon; se avessi potuto allattarlo al seno, credo che avrei avuto per tutta questa serata orgasmi continui, ma d’amore e non di sesso; so che non sei disposto a credermi, ma è così e, se vuoi, te ne convincerai; purtroppo, non ho mai avuto figli; ma credo proprio che sarebbe stata un’esperienza meravigliosa, anche per la figa e per il corpo tutto ... “
“Quando avremo più tempo per parlare di te, di me, di noi, discuteremo anche di questa sensualità e di questa libidine; ora torno a letto dove ho lasciato una donna che si aspetta da me tanto amore!”
“Mi fa piacere per te, che ti sei meritato questo ‘riposo del guerriero’ e per lei, perché so quanto amore sai mettere anche in una scopata senza prospettive; spero solo, egoisticamente, che non sia un’altra Marilena, che non te ne innamori e che non lasci tutto per lei; se dovesse succedere, fammelo sapere; devo per lo meno prepararmi adeguatamente a fare da sola, ma per me e per mio figlio, stavolta.”
“Non so più capire fino a che punto mi imbrogli facendo finta di confonderti tra mio, nostro e tuo, parlando del bambino; una cosa mi pare evidente, che non cerchi di mistificare il tuo amore vero, per lui; questo è già un ottimo segno; mi rasserena sapere che mio figlio avrà una madre attenta e razionale; spero che sia sempre così, anche per altri problemi ... “
“Forse qualcosa ho imparato da un grande maestro, che tiene sulla corda tante donne con un idea dell’amore che fa emergere anche nelle scopate più animalesche; aspetto che parliamo, una volta per tutte; forse dobbiamo dirci cose molto dure ma anche molto utili per chiarirci tra di noi; forse dovrò imparare ad ammettere che ti amo e tu dovrai fare altrettanto ... “
“Buona notte, dolce mammina di MIO figlio; cerca di riposare; una poppata ogni tre ore ti può demolire!”
“Buona notte e buon divertimento, perverso romantico del sesso; auguri a te e alla bella che dorme con te, se ci riesce ... “
Cominciò una fase nuova e diversa della nostra storia, di vita ma non ancora d’amore; non impiegai molto tempo per portare le mie certezze nella casa in cui avevo trascorso tutta una vita; la donna di servizio che si occupava di tutto la mattina, quando i due erano entrambi al lavoro, non ebbe nessuna difficoltà a recuperare con me un rapporto che già era largamente sedimentato, prima della ‘fuga’ in una strana avventura di sesso; adesso ci impegnavamo in due a ripristinare antiche abitudini.
A parte il lavoro impegnativo per occuparmi del bambino, dovevo affrontare immediatamente il problema di rendere attraente, per il signore e padrone di tutto, la casa, più delle donne più o meno innamorate che lo catturavano fuori; la bravura della colf in cucina e la sua buona volontà fecero sì che ogni giorno una cena deliziosa fosse pronta; non era facile catturare l’attenzione di Demetrio, preoccupato di offrire cene e dopocena a signore di ogni livello sociale ma sempre disponibili.
Ma volevo farlo e ci riuscii, la volta che trovai il trancio di pescespada giusto, al mercato ittico, e lo preparai come lui lo aveva apprezzato enormemente in Calabria, in una delle prime vacanze che facemmo dopo sposati, tanti anni prima; bastò il profumo che inondava la casa tutta a mettere sul chi vive Demetrio, che alla fine scelse di disdire l’appuntamento che aveva per quella sera, in cambio di uno dei suoi piatti preferiti in assoluto.
Mentre lui dopo cena si rilassava in salotto con un bicchiere di cognac, mi precipitai a preparare il biberon per il bambino; lo tenni delicatamente tra le braccia mentre gli facevo succhiare il latte tiepido dalla tettarella; lui mi guardava quasi con curiosità; poi non resistette e fece il commento che gli bruciava da tempo.
“Tu naturalmente non hai mai avuto occasione di fare sesso mentre davi la poppata a un bambino ... “
“No; non avendo avuto figli né allevato quelli di altri, è chiaro che non so neppure cosa significhi e cosa provochi ... E tu?“
“Io ho avuto modo di fare l’amore con donne che allattavano, due addirittura al seno; è di una dolcezza assolutamente indicibile leccare una tetta mentre il figlio di lei succhia dall’altra la linfa vitale della sua esistenza; lei poi mi confidò che si scioglieva letteralmente nel piacere che le scorreva dalla figa; era una primipara, non aveva quindi esperienza e si affidò a me; mentre il bambino succhiava dal seno sinistro, io leccai quello destro, sulla mammella intera, sull’aureola e sul capezzolo.
Dovetti stare attento a non succhiare, perché avrei sottratto latte alla poppata se avessi stretto troppo il capezzolo come il bimbo stava facendo, ma lei quasi vaneggiando mi sussurrò più volte che godeva come non era mai successo prima; le infilai una mano fra le cosce, artigliai il clitoride e la masturbai a lungo finché sentii un fiume di umori inondarmi la mano; subito dopo la poppata, naturalmente, la libidine accumulata si scatenò in una scopata di cui non ricordo una simile.
L’altra mamma che allattava al seno era più smaliziata; fu lei, accingendosi a far poppare suo figlio, a suggerirmi di approfittare del seno libero, a patto di non succhiare latte prezioso per il bambino; quando presi in bocca il capezzolo e cominciai a leccarlo devotamente, mi invitò a manipolare la figa ed ebbe non meno di tre grossi orgasmi che urlò alla piazza; mentre ancora il figlio era attaccato all’altro seno, mi fece accostare e tirare fuori l’uccello; lo prese in bocca e mi succhiò in contemporanea col figlio.
Non credo che resistetti a lungo; ricordo però senza errori che quella che le scatenai in bocca fu un’alluvione di sperma; alla fine della performance, lei scherzò che aveva gareggiato col figlio a succhiare il latte preferito dall’organo più amato, il bimbo dal suo seno e lei dal mio cazzo.”
“Senti, Demetrio; io so per certo, perché l’ho provato per quasi vent’anni, che tu fai e dai amore anche quando fai sesso; è la cosa più attraente di te; ed è anche quella che mi è mancata di più, nella mia follia; ma so anche che non sai essere infedele; cosa ti è rimasto di me, nelle storie che ti costruivi, anche in quelle importanti come deve essere stata necessariamente quella con Marilena, visto che siete arrivati a fare un figlio, comunque siano andate le cose?”
“Non credi che sarebbe stato più corretto se prima mi avessi spiegato tu cosa ti ha spinto ad umiliarmi tanto e cosa hai trovato negli altri che con me non avevi?”
“Forse questo atteggiamento dice già molto sulle motivazioni; tu giudichi e condanni, fai sentire me e gli altri dei poveri imbecilli. Ma di questo vorrei parlare con calma, dopo, perché non ho la tua padronanza a raccontare e mi ci vuole più tempo; se mi dici tu, forse mi sarà anche più facile tentare di spiegare le mie motivazioni, per inaccettabili che siano.”
“D’accordo, visto che siamo alle confessioni, diciamo subito che ti ho amato da quando mi concedesti le tue verginità, avevi quindici o sedici anni, e non ho smesso di amarti con la stessa illusa intensità anche quando mi hai fatto molto, ma molto male senza motivo se non un piccolo scivolone una sera al bar, che però avevi immediatamente ricambiato con una scopata davvero vergognosa.
Io avevo scopato in piedi, con una sveltina anonima, una ragazza di cui si è rapidamente persa la memoria; tu ti sei presentata a casa con un collega più giovane, l‘hai coccolato come un vecchio amante, gli hai dato tutto, figa, culo, tette e bocca, con una passione inspiegabile e ci hai scopato a lungo; hai fatto cose inenarrabili fino a scoparne cinque insieme; non potevo più restare con una tale puttana come moglie; ma non avevo, e non ho, smesso di pensare alla ragazzina che mi aveva dato tutto.
A costo di farti gongolare, ho operato ogni volta un transfert; è vero che non so fare sesso ma solo dare amore; tutte le donne con cui sono andato lo sanno e tutte sapevano che nella mia testa c’era un tarlo grosso come tutto il cervello, il ricordo di te e delle nostre scopate; tutte sapevano che, mentre slabbravo una figa e lei aveva la sensazione di un piumino che le carezzasse l’utero, la mia testa era a te; non riuscivo neanche ad odiarti.
Mi rifiutavo di pensare che in quello stesso momento forse tu ti stavi facendo sbattere dall’ennesimo caprone; eppure sapevo che era molto probabile; io comunque continuavo a pensare con dolore a te, mentre davo e prendevo amore da donne che spesso avrei dimenticato appena voltato l’angolo; anche per qualche storia più impegnativa, la situazione non cambiava; tutte, anche quelle che mi hanno amato per qualche tempo, sapevano che ho vissuto e vivo con una spina nel cervello, il ricordo di mia moglie.
Con nessuna ho mai pensato di fare una nuova famiglia; molte, nei momenti più alti di estasi da orgasmo, le ho talvolta chiamate, offendendole senza volerlo, col tuo maledetto nome che mi risuonava in testa; sei stata e sei una sorta di malattia da cui non so, non posso e non voglio guarire; la storia con Marilena è stata d’amore, ma senza speranza e senza prospettiva; sin da quando venne a letto con me, sapeva che sarebbe tornata con Giuliano; rimase incinta per un stupido incidente meccanico.
Insomma, si ruppe un preservativo e voleva abortire; le chiesi di non farlo impegnandomi ad assumermi il carico del figlio; pensavo di poter sposare un’altra, divorziando da te; poi apparisti tu inattesa e imprevedibile; ci stordisti con quel discorso che io avrei voluto fare a te; te lo avrei fatto qualche minuto dopo, ma tu mi precedesti; Marilena proprio quella sera ricevette dal marito la proposta di riappacificarsi; io ero pronto a farmi carico del bambino o, alla peggio, adottarne uno da un orfanotrofio.
‘Io sono la tua moglie legittima, il bimbo è tuo figlio legittimo, quindi sono sua madre legittima anche se non genetica; lascia che me ne occupi io!’ Sei stata straordinaria, quella sera; le tue parole riparavano danni incalcolabili, a te, a me, a Marilena e a Giuliano; ti avrei soffocato di baci, se non fossi stata tu; credo che anche Marilena abbia resistito a stento alla voglia di abbracciarti; per tua informazione, Giuliano non ha mai fatto un problema del figlio mio e di sua moglie.
Hanno già messo in cantiere un figlio loro e stanno per trasferirsi dio sa dove; vogliono azzerare tutto e ricominciare; lei rinuncerà quasi certamente all’ormai nostro figlio; e non porta con se niente del nostro amore, perché lei era il paravento alle mie pene per te; non so se ti è chiaro che ho fatto l’amore con te, per tutti questi cinque anni, anche le altre donne con cui mi accoppiavo erano amate solo in quel momento e ti impersonavano per transfert.
Visto che ci siamo, per tua informazione ulteriore, anche gli amplessi che ti fanno ingelosire di più, quelli con Susanna, la bella professoressa, sono dei transfert che mi portano a te; lei lo sa e lo accetta; tu li vivi anche senza sapere tutto; anzi adesso potrai ancora più liberamente masturbarti quando sentirai lei che urla d’amore perché sto copulando con te attraverso il suo corpo.”
“Quindi sai anche che spio i tuoi incontri amorosi? E continui a tenermi lontano dal nostro letto? Non pensi che forse potresti, almeno una volta, farmi essere una delle tante su cui operi il transfert e risparmiarmi una lunga e dolorosa masturbazione facendo godere anche a me il piacere immenso che il tuo amore sa dare a letto?”
“Olga, stai attenta! Avevamo detto che sarebbe stata la confessione di entrambi; tu invece ancora avanzi pretese inspiegabili se non si chiarisce la natura del nostro rapporto .... !”
“Scusami; è vero; mi sono fatta prendere dall’enfasi della rivelazione che sapevi delle mie masturbazioni; preliminarmente, lascia che confessi anch’io che da quando avevo quindici anni mi innamorai di te e non ho mai smesso di adorarti come un dio in terra perché per tanti aspetti lo meritavi e lo meriti sempre; ma qualche anno fa, prima dell’episodio che erroneamente metti alla base della mia follia, credo di essere diventata schizofrenica.
Non è stata la sveltina in bagno con la cameriera a scatenare la mia tigna contro di te; bolliva e si agitava già sotto; uno dei motivi, te l’ho già detto, era che il tuo atteggiamento porta chi ti ascolta a sentirsi un povero stupido, forse addirittura un invalido mentale; bada, non sei tu che offendi; ti limiti a usare la testa; ma chi ti ascolta ha sempre la sensazione, quando riflette a freddo, di non poter mai essere all’altezza; quando questo capita ad una moglie fedele, affettuosa, innamorata e adorante, scatta la voglia di ripagarti.
La sera che ho invitato quell’emerito imbecille a cena e mi sono scatenata come una puttana con lui, sapevo perfettamente che non valeva niente e che la tua sveltina poteva meritare al massimo un cazzo succhiato in macchina; ma era scattata la tigna di vederti umiliato ad accettare le offese, addirittura obbligato a dichiararti impotente e schiavo di fronte a me che talvolta mi sentivo impotente di fronte alla tua genialità.
A quel punto, una serata di umiliazione non poteva essere sufficiente; addirittura, in un raptus di resipiscenza, ti feci scopare in coppia con lui; ma questo aggravò, anziché alleggerire come avrei voluto, la ruggine tra di noi; io non sono brava a spiegare, a raccontare, a commentare, come sei tu; vedi, anche adesso, prendere atto delle differenze mi fa male; ma sono vaccinata contro la tigna e capisco che non devo attribuirti come colpa problemi solo miei.
Quella sera ti attribuii tutte le colpe immaginabili di una frana che avevo provocato io; da quel momento mi parve quasi che fermarsi non sarebbe servito a niente ed esagerare mi sembrò l’unica opzione per obbligarti ad ammettere almeno una volta, una sola volta, che ero stata migliore o più forte di te; invece il mio unico immenso amore stasera ha gettato nel fango l’ultima mia illusione di aver fatto la proposta giusta.
Credevo che reclamare l’affidamento di tuo figlio e ottenere che mi prendessi con te fosse una mia conquista; tu mi hai rivelato che con la madre del bambino avevate già previsto tutto; è una di quelle sconfitte alle quali, fino a ieri, avrei risposto scopandomi il primo passante; forse sono bacata; forse sbaglio tutto, ma so che avrei risposto così ad una manifestazione di superiorità; e non so come guarire da questa fobia; ho paura di risultare incapace, lo capisci?”
“Un momento! Forse qualcosa c’è di vero in quello di cui mi accusi; io non volevo affatto farti apparire stupida; ti ho detto apertamente che hai avuto una trovata geniale; sono felice che tu sia qui anche se non me la sento ancora di fare l’amore con te, io e Marilena avevamo deciso che si teneva il bambino e me lo lasciava in affidamento se tornava col marito; ma non avevo nessuna idea che ti avrei incontrato, che avresti avuto una geniale trovata e che le tessere del mosaico sarebbero andate a posto.
Se tu, al tempo, mi avessi parlato delle difficoltà in cui ti mettevo coi miei giudizi, sai che ne avremmo parlato e ci saremmo evitati cinque anni di dolore; non so cosa tu abbia vissuto in questi anni e mi fanno paura le conseguenze, ma non voglio che te ne vai né che ti senta inferiore a nessuno, soprattutto a me; sono per la libertà e per la parità; se talvolta sbaglio, per favore, fammelo notare subito e senza tigna!”
“Se davvero sei sincero, allora comincia a decidere se e quando mi vuoi dare un poco dell’amore che dai a tante senza preoccupazioni; se ancora ti frenano le riserve nei miei confronti, preferisco saperlo subito; ormai ho solo due maschi nella mia vita; se perdo il padre perché la sua arroganza gli impedisce di guardare in profondità, mi resta solo il figlio; quello me lo tengo stretto e lo difendo come una bestia feroce, una lupa, una pantera o una leonessa; non faccio sconti a nessuno.
Se invece sei in grado di passare su certi errori che ti sembrano imperdonabili e torniamo a guardarci negli occhi senza transfert di nessun genere, allora sappi che nessuno può avermi slabbrato o spanato, perché dove sei passato tu non ce n’è per nessuno; e tu ci sei passato e ripassato, per vent’anni, in quelle che hai definito le mie cloache; sai bene che, dopo sei mesi di totale inattività, i muscoli sono tornati ad essere forti ed elastici come sono sempre stati.
Se vuoi di nuovo prenderti le mie ‘quasi’ verginità, in me c’è ancora la ragazzina innamorata che ti da tutto perché ti ama oggi come una volta; ti ripeto, se non te la senti quest’amore è tutto per nostro figlio; sarò la mamma che lo guiderà, gli insegnerà i rudimenti delle cose e, se fosse necessario, lo svezzerà; lo amo perché i suoi cromosomi sono in parte anche i tuoi e io voglio riprendermi il tuo amore, da te o da tuo figlio.”
“La smetti di alzare l’asticella e di minacciare? Io non so ancora capire se ti voglio fino a star male o se mi fa paura l’idea di spaventarmi di fronte al fallimento delle nostre illusioni; è chiaro che voglio riprovarci; non hai scelto a caso il menù per la cena; hai scelto la Calabria, la prima vacanza ‘nostra’ con pochi soldi e tanto desiderio; hai scelto l’amore; e non so se sei furbissima e mi stai ancora incastrando o se la ragazza di allora è ancora qui davanti a me.
So che devo recitare un atto di fede e accettare che tu venga con me nel nostro letto e facciamo l’amore come un tempo; ma non cerchi di capire la mia paura che la delusione mi porti di nuovo al fallimento; sento che sei sincera e che devo recitare questo ‘credo’ all’amore; ma, per la miseria, tu non ti sforzi nemmeno per un momento di capire che cinque anni sono un’eternità e che in questa eternità mi sono sentito morto, disprezzato, rifiutato.
Adesso andremo nella nostra camera e faremo tutto l’amore di cui saremo capaci; ma non meravigliarti se il dubbio ancora mi assillerà; sarò io stesso a dirti che è passata, che nostro figlio è assai più importante di qualunque scopata; so che succederà; ma tu devi accettare che sarà dopo che avrò metabolizzato l’abbandono di Marilena, la tua comparsa, l’assunzione in toto della paternità di mio figlio e l’accettazione di te come moglie e madre di nuovo degna di affetto e di fiducia.
Ce la fai d aspettare che qualcosa cambi in me?”
“Se intanto mi fai fare l’amore, questa micina randagia che hai raccolto potrà restarsene nell’angolo fino a che le ombre saranno state cancellate; ma ho bisogno di un segnale di volontà tua di accettarmi nonostante le mie colpe, al di là degli errori, in nome della ‘nostra’ famiglia in cui ho stentato a credere per troppo tempo.”
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