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incesto

Madre e figlia 1


di geniodirazza
14.03.2023    |    11.662    |    0 9.1
"” Non c’era molto da aggiungere; se ne andò in camera e lui trovò requie nel sonno..."
Si erano incontrati abbastanza tardi; Tania era insegnante di 38 anni con alle spalle una vita non semplice, doveva mantenere all’università la figlia Lina, una ragazza di venti anni, nata per una relazione giovanile di assoluta incoscienza da un amore culminato in un matrimonio celebrato in pompa magna con tutti i caratteri del romanticismo ed infelicemente concluso con il divorzio.
Riccardo, avvocato quarantenne di una certa fama, aveva vissuto una vicenda parallela, con un entusiastico amore giovanile, nato tra i banchi dell’Università, coronato da un matrimonio che molti davano per inossidabile e travolto invece dalle carte bollate quando avevano deciso che era preferibile, per incompatibilità insanabili, separare il letto, le vite e persino lo studio che avevano messo su insieme e condiviso per qualche anno con successo.
L’incontro, come raccontavano agli amici, era stato quello di due naufraghi che cercavano una qualsiasi zattera ed avevano deciso di condividere l’unica trovata; gli era andata anche bene, perché si erano subito affiatati anche Lina e Riccardo, che avevano familiarizzato e talvolta apparivano in sintonia più che la madre con il suo compagno; il fatto che lei, per studiare, dovesse vivere nel vicino capoluogo e, come tutti i fuorisede, tornasse a casa solo per i fine settimana, favoriva la pacifica convivenza.
Non era passato neanche un anno che Riccardo trovò alcuni indizi che suggerivano che Tania non passasse le sere, come sosteneva, con le amiche a giocare a carte o a bighellonare per bar e locali di musica, ma avesse uno o più amanti coi quali si lasciava andare a un libertinaggio decisamente in linea con le motivazioni che avevano determinato il divorzio da suo marito; piuttosto che tentare di verificare indagando, preferì parlarne direttamente con lei.
La donna esordì nicchiando e arrampicandosi sugli specchi per trovare risposte valide; quando si rese conto che il compagno, per la sua professione, riusciva facilmente a distinguere la verità dalle menzogne, gli disse fuori dai denti che a lei piaceva assai il fallo e preferiva le dimensioni superiori alla sua dotazione; l’unica soluzione possibile era che lui si adeguasse, la lasciasse libera e si cercasse diversivi paralleli; altrimenti, la rottura era inevitabile.
Riccardo ascoltò in silenzio e quella sera non dormì con lei, ma andò ad occupare la camera che spettava a Lina quando era in casa; avrebbero ripreso poi il discorso; l’indomani, venerdì, la figlia tornò per il cambio settimanale; la ragazza, entrata in casa, avvertì immediatamente l’atmosfera di frizione che c’era tra i conviventi; sua madre, ancora prima di cena, annunciò che andava a raggiungere le amiche per un’importante partita di finale di non so che torneo.
La menzogna le si leggeva sul viso, come sul naso a Pinocchio; ma soprattutto risaltava dall’espressione di lui che era rimasto basito di fronte all’improntitudine della compagna che, dopo aver promesso di riprendere il dialogo, si defilava all’improvviso; si rifugiò in camera e si immerse nella lettura di documenti; Lina lo raggiunse con una bottiglia del suo cognac preferito e due bicchieri; si sedette sul letto accanto a lui e gli chiese se volesse parlare o se ritenesse che i fatti non la riguardassero, anche se, qualora la convivenza si fosse interrotta, i costi dell’Università diventavano troppo pesanti e lei forse avrebbe dovuto rinunciare alla laurea; la via più semplice gli parve la verità; non esitò a raccontare alla ragazza gli avvenimenti per filo e per segno.
“Senti, Ricky, che mia madre fosse una mezza ninfomane, l’ho saputo da quando si massacrava con mio padre, prima della separazione e del divorzio; con lui un certo discorso non potevo farlo perché pesava il timore dell’incesto; a te non mi legano vincoli di sangue; quindi, quell’ipotesi non esiste; ora io dirò a te quello che avrei voluto dire a mio padre, che ha più o meno la tua stessa età; non sono una verginella e con qualche maturo ho già fatto sesso.
Ci siamo intesi sin dal primo incontro e sai bene che c’è tra noi qualcosa più dell’amicizia o dell’affetto; se tu te la senti di togliere le briglie alla passione che ci lega, ti propongo di scambiare la madre con la figlia; a me darebbe gioia venire a casa, a fine settimana, non solo per il cambio degli abiti o per la ricarica della carta di credito sempre in rosso; se vi trovassi anche un uomo intelligente, appassionato e bello, stai certo che sarei felice che mi desse gioia, sesso e amore, se ne prova.”
“Ci vai giù pesante, ragazzina; l’hai detto tu, che potrei essere tuo padre … “
“E allora!?!?!? Senti, padre putativo mancato, cosa credi che farà stasera la tua casta e immacolata figlioletta elettiva? Sesso, Ricky; e non si preoccuperà di valutare, prima, quanti anni abbia il suo amante occasionale; addirittura, in qualche caso, noi ragazzi siamo così incoscienti da non valutare neppure i rischi di una gravidanza inopportuna o di un contagio imprevedibile; se invece adesso andiamo di là nel mio lettone, cambia il mondo intero.
Per esempio, tu mi dai tutte quelle emozioni di cui mia madre parla tanto e di cui ho conoscenza indiretta perché l’ho ascoltata mentre vantava le tue capacità amatorie, anche se, da quel che mi dici, adesso sta rinnegando tutto, per giustificare le sue scelte incoscienti; io ti ricambio con tutta la passione che sono capace di mettere in una copula grande come quella che mi aspetto da te; passeremo la più bella serata della nostra vita e ci inventeremo i giorni futuri; che ne dici, saggio profeta?”
Non era il caso di parlare, a quel punto; la prese per mano e si diressero alla camera di lei; sin da quando varcarono la soglia, lui si rese conto che le qualità di quella ragazza erano assai più notevoli di quanto avesse pensato; figlia di quella generazione che ritiene il sesso una manifestazione ‘leggera’ della gioia di vivere, aveva evidentemente già maturato importanti e varie esperienze; d’altronde, sua madre, alla sua età, aveva già lei di due anni; si sa che il frutto non cade mai lontano dall’albero.
Il bacio lussurioso in cui Lina lo avvolse appena entrati in camera non trovava eguali nella sua memoria, per quanto precisa e minuziosa; sentì le labbra di lei succhiargli la lingua; il fallo gli si rizzò nello slip e premette contro il ventre caldo a pronto a riceverlo; anzi fu lei stessa che, con poche sculettate sapienti, fece in modo che il clitoride rimanesse costretto, pur con il filtro degli abiti, tra pube e mazza fra le cosce; ebbe l’impressione di un primo orgasmo leggero.
Lina arretrò trascinandolo con se fino al letto, si sedette sul bordo, aprì il pantalone e lo fece scivolare ai piedi, tirandolo giù insieme allo slip; il sesso le balzò grosso e forte contro il viso; lo prese a due mani e lo masturbò mentre teneva stretti i testicoli che leccò amorosamente; spostò la lingua alla mazza e svariò su asta e cappella lambendo tutta la superficie; lui fu costretto a frenarla perché la ragazza lo aveva portato alla soglia dell’orgasmo.
La spinse garbatamente per le spalle e la fece cadere supina sul letto, con i piedi ancora fermi sul pavimento e il vestito intatto; le sfilò abilmente gonna e camicetta lasciandola in intimo; le sollevò le gambe e le spalancò per avere accesso più facile alla vagina; lei si sfilò lo striminzito perizoma e lo lanciò lontano; diedero inizio a un cunnilinguo da enciclopedia, nel quale lui mise tutta la passione soffocata, anche quella per sua madre, e lei si dimostrò amante di lusso.
Riccardo avvertiva nella vagina non vergine una freschezza che solo una donna che non avesse partorito, come sua madre, e poco avvezza a violente e aggressive copule poteva vantare; godeva a trapassare con la lingua il canale vaginale e a raccogliere gli umori che la foga giovanile faceva versare alla sua inaspettata amante; sentiva scatenarsi nel ventre il piacere fin lì vissuto spesso con Tania e quello infinito che, inconsciamente, aveva sempre provato per la figlia di lei.
La ragazza, a sua volta, sentiva la passione caricarsi del desiderio di possedere il maschio di sua madre, che da sempre l’accompagnava nei sogni erotici non infrequenti; il piacere che la lingua le provocava nella vagina, fino all’utero, si accentuava al ricordo delle dichiarazioni fatte da sua madre che, in un momento di ‘verità’ con una sua complice ed amica, aveva descritto esattamente quello che il suo corpo adesso provava, forse con maggiore intensità.
Mentre gemeva, urlava e godeva in continuazione, si chiedeva perché mai Tania tanto ostinatamente si intestardisse a prendersi copule provvisorie e distratte in un bagno, china a novanta gradi davanti ad un giovane sconosciuto incontrato per caso quella stessa sera, oppure si inginocchiasse davanti a un maschietto qualsiasi per succhiare l’uccello come non avesse in casa un signor compagno assai ben dotato.
Riccardo invece si perdeva nel piacere sensuale di leccare in tutti i modi e assai profondamente quella vagina nuova, per lui, beandosi del piacere che gli orgasmi denunciavano chiaramente; la voglia di possedere la ragazza montava decisamente e lo faceva sentire quasi feroce, ma tanto appassionato, forse addirittura innamorato; cercava di ricondurre tutto alla relazione con sua madre, di cui lei era quasi una derivazione; ma sapeva che si trattava di una vagina diversa e assai più intrigante.
Lina dimostrò di non essere una dilettante; lo staccò da se; lo spinse supino al centro del letto e gli montò addosso, a sessantanove; cominciò una galoppata esaltante delle bocche sui sessi; lei adorava il fallo, lo succhiava tutto, lo spingeva in fondo alla gola e lo tirava fuori per ricominciare; con le cosce, gli imprigionò la testa e lo obbligò a starsene fermo a succhiare delicatamente solo il clitoride su cui era capitata la bocca.
La ragazza voleva distinguere le fasi del cunnilinguo; allentò la presa sulla testa quando fu sazia della fellazione e lasciò che fosse lui a scatenarsi su tutto l’apparato sessuale; leccò e succhiò tutto, dalla vagina all’ano, spaziando con la lingua a spatola su tutto il perineo; i gemiti continui di lei e gli urli che ogni tanto le scappavano erano una musica dolcissima per le sue orecchie e riprese più volte il percorso, finché le cedette di nuovo il passo.
Continuarono per un po’ ad alternarsi nella fellazione e nel cunnilinguo; in un momento di stasi, Lina si sollevò dal corpo disteso di lui, gli montò seduta sul ventre e guidò l’asta alla vagina; si penetrò dolcemente, delicatamente, assai a lungo.
“Ricky, sei davvero un amante straordinario; non mi stancherei mai di prenderti dentro di me; sai, mia madre è stupida pregiudizialmente; non riesce a rendersi conto che sei l’amante più dolce e meno aggressivo che si possa desiderare; tu stai qui a farti possedere e lei non sa di farlo, probabilmente; o almeno non se ne rende conto; non sei tu che mi stai penetrando o possedendo; sono io che mi prendo nel corpo, nella vagina, il tuo sesso; sono io che ti voglio e ti amo con tutta me stessa.
Lei crede di ribellarsi a un tiranno andando a piegarsi davanti a ragazzi sovreccitati; invece il suo presunto tiranno è qui, davanti ai miei occhi, che si piega a farsi divorare il sesso con la vagina; sono io che ti sto violando, penetrando, impossessandomi della tua mascolinità; ma la sua prevenzione le impedisce di capire e di vedere che siamo in sintonia come lo è lei quando copula con te; non riesce a cogliere la grandezza di questi movimenti.
Io sto cercando il tuo piacere mentre mi prendo il mio; tu sei pronto a favorire ogni mia iniziativa per godere insieme; lei si attacca a ipotesi assurde per affermare un libertinaggio che è sterile; se potessi, ti strapperei a lei, mi farei amare fino alla consunzione e ti darei tanto piacere da legarti per sempre; mi dispiace che prenda tale abbaglio; sospetto che con mio padre sia stata la stessa cosa; ti turba se ti dico che in questo momento ti amo alla follia?”
“Non può turbarmi una chiarezza cristallina come la tua; anch’io sono preso per te da qualcosa che è amore, non solo affetto; e mi dispiace che dobbiamo uccidere forse le sue speranze di vita comune; ma sai meglio di me che non si arrenderà mai; vuoi che percorriamo tutti i sentieri dell’amore e del sesso?”
“No, amore mio, permettimelo; adesso tu scarichi nel mio ventre tutta la passione che hai; non ho verginità autentiche da offrirti, ma sono certa che, con te, anche i percorsi già battuti diventano nuovi, perché ami con un’intensità che non ha pari; se mia madre non recede dalle sue determinazioni e sei disposto ad avere ancora con me momenti di passione, io mi farò possedere da te dappertutto; anzi, possiederò il tuo sesso dovunque e non mi stancherò di prendere e dare amore finché non sarai stanco; e mi pare che ce ne voglia, per stancarti!”
Accelerò il movimento sul sesso e lo portò all’orgasmo, forse troppo rapidamente per il desiderio di tutti e due; lui le esplose nell’utero un’eiaculazione di cui non ricordava pari; lei si sentì il ventre spaccato e sconvolto dal più bell’orgasmo della sua vita; godette intensamente ad ogni spruzzo che colpiva la testa dell’utero e, sfiancata, si abbatté su di lui; lo baciò delicatamente, quasi un bacio d’amore, e gli carezzò dolcemente il volto; si sganciò e si precipitò in bagno tamponandosi la vulva per non sporcare.
Mentre Lina si ficcava sotto la doccia e si preparava per una notte di riposo, lui andò nella camera, si spogliò meticolosamente, appoggiando ordinatamente i capi su una poltrona, e si ficcò sotto le lenzuola; quando Tania rientrò, a notte fonda, si svegliò per un attimo ma decise che era opportuno tacere e fingersi addormentato; lei sacramentava sottovoce, forse perché mezza ubriaca o insoddisfatta della serata di copule, ma dovette accucciarsi e cercare di dormire.
La mattina seguente, prima che uscissero per le diverse incombenze, trovò il modo di chiedere a Lina se avrebbe gradito andare a cena con lui; lei scherzosamente rispose che avrebbe accettato solo un invito in un posto elegante; lui le garantì sul serio un tavolo nel locale più ‘in’ della città; aggiunse che sarebbe stata l’occasione per sfoggiare un abito da sera usato in una sola occasione e abbandonato nell’armadio.
Quella fu per la ragazza una serata davvero da ricordare, nella quale sfoggiò tutta la classe che possedeva, innata e coltivata, scatenando ammirazione, invidia, gelosia, dubbi ed equivoci sulla natura del rapporto tra lei e il compagno di sua madre; nelle sue convinzioni della ‘leggerezza’ della vita, quelle emozioni pesavano moltissimo; tornarono a casa abbastanza prima di mezzanotte e copularono come scimmie; alla fine, lo spedì nella camera matrimoniale a recitare il marito noioso e addormentato.
La domenica scivolò senza infamia e senza lode, con Tania che si sforzava di immedesimarsi nella parte della madre affettuosa e della compagna premurosa; preparò la solita pasta al forno e pretese le lodi dei due che la deridevano apertamente; si incazzò ancora di più e, accompagnata Lina alla stazione per prendere il treno che la portava in città, neppure rientrò in casa; andò direttamente al bar con le amiche; copulò anche quella sera, con un partner casuale, ma rientrò presto, per le sue abitudini.
Trovò che Riccardo era tornato a dormire nella camera di Lina; entrò arrogantemente e lo svegliò.
“Senti, avevamo lasciato in sospeso un discorso e tu devi riprenderlo ora!”
“Chi credi di essere tu, per decidere che ora si parla e in un altro momento si tace perché vai a copulare e torni ubriaca a notte fonda? Vuoi la libertà fino al libertinaggio incontrollato? Bene, anzi, benissimo; fai quel diavolo che ti pare; io mi cercherò altre vagine e, visto che neanche il sesso funziona tra di noi, mi cercherò una sistemazione e me ne andrò; poi ti arrangerai tu con tua figlia e con gli impegni che hai assunto con il doppio stipendio … “
“Aspetta, scusami; ho esagerato senza rendermene conto; io non dico che il sesso non funziona tra noi; intanto ti amo e non devo neppure dimostrarlo; per me, il sesso e l’amore sono due cose profondamente diverse; io vado a copulare, non vado a dare amore a un altro; ti chiedo di accettare e fare tua la convinzione che il sesso è mio e lo gestisco io, come tu puoi gestire il tuo; una volta tanto, ti riesce di non imporre la ‘tua’ verità e di subirne un’altra che non ti piace, non condividi o non ti convince?
Io sono una troia e lo sono sempre stata; è stato questo a determinare il divorzio; ma tu lo sapevi da quando mi hai conosciuta ed ero sicura che per te certe cose avessero un valore diverso, che sapessi guardare un filmato di una mia copula senza dare i numeri per la mascolinità offesa; ti chiedevo solo di non sottolineare ogni mio errore anche piccolo, come fai anche adesso; è questo che mi ha indotto a tradirti; volevo almeno una volta, in qualche cosa, esserti superiore e importi una verità sgradevole.”
“Stai ottenendo molti ottimi risultati, con questa condotta; la tua verità è lampante; posso esporre la mia o devi vincere anche adesso parlando di te come centro del mondo, senza dare nessun peso agli altri?”
“Non volevo fare questo; ho detto che, se vuoi, puoi copulare con chi vuoi … “
“Ti ringrazio per il permesso che mi concedi di fare sesso o dare amore, dopo che tu ti sei arrogata il diritto di fare il tuo comodo; hai mai provato a valutare chi esercita una tirannia tra noi due? Ti riesce tanto difficile pensare che io non sia d’accordo con te a separare il sesso dall’amore? Ci arrivi a capire che copulavo con te perché mi stavo innamorando? Lo sai che non so fare sesso bruto come invece piace a te? Puoi concedermi di non misurare vagine e ani per forme e dimensioni ma cuori e cervelli per le emozioni? Riesci ad arrivare a capire che faccio sesso solo se sono innamorato, oppure che, addirittura, della eventuale partner mi devo innamorare per poterci fare sesso?”
“Ma se ti innamori di un’altra, tu mi lasci … “
“Per questo ti ho parlato dei pericoli connessi alla rottura; io non sono capace, costituzionalmente capisci?, di copulare senza amore; se faccio sesso e mi innamoro, allora ti lascio, perché tu, il mio amore, lo hai scaricato nel bagno, per prenderti sperma in vagina ogni giorno!”
“Se tu mi amassi davvero, non dovresti avere esitazione ad amare anche gli orgasmi che realizzo con altri maschi … “
“Sai come si definiscono quelli che amano in questo modo? … Si chiamano cuckold; sono cornuti contenti e schiavi ... Ti risulta che io lo sia, schiavo e cornuto contento?”
“Se mi amassi davvero, lo accetteresti.”
“Tu dici che mi ami; facciamo finta che ti creda; andresti a buttarti sotto un treno se te lo chiedessi?”
“Sei pazzo; ti amo ma non fino a morire per te!”
“E non prendi in considerazione neppure per un attimo che non posso amarti se mi chiedi di uccidere il mio orgoglio, la mia dignità solo perché vuoi la prova del mio amore?”
“No, ti chiedo solo di avere la pazienza dell’innamorato di una mezza ninfomane alla quale piace copulare e che vorrebbe vedere il suo compagno ammirarla per come copula!”
“OK; resta con le tue convinzioni; io procedo con le mie; adesso, se non mi lasci dormire, ti massacro, fisicamente bada!”
“Non sai discutere; io voglio ricostruire una piattaforma comune e tu parli di violenza … “
“Tu cerchi di pigliarmi per i fondelli e io continuo a sperare che sia abbastanza intelligente da capire l’enormità di quel che dici.”
“Senti stupido; io capisco perfettamente; non sono la sciocca che vuoi disegnare; esigo da te un gesto di umiltà e me lo darai, prima o poi, per quanto è vero che sono viva.”
Non c’era molto da aggiungere; se ne andò in camera e lui trovò requie nel sonno.
Passarono le settimane; si erano ormai accomodati nella routine, per cui Tania per cinque giorni, dal lunedì al venerdì, sembrava preoccuparsi di reggere il timone di una casa di cui ignorava alcune parti segrete; riusciva anche a convincere Riccardo a fare sesso, qualche volta, fingendo di avere rinunciato al progetto di averlo cuckold ad una sua copula; dal venerdì sera al lunedì mattina era libera di esprimere la sua libidine dovunque se ne offrisse l’occasione.
Riccardo non aveva perso l’autocontrollo e, determinato a costruirsi le prospettive per una vita diversa, con un’altra donna, frequentava gli ambienti opportuni; ormai aveva deciso di venire meno agli impegni morali con Tania e la tradiva con chiunque fosse pronta a passare con lui una serata o una notte con cena e tanto sesso; addirittura, arrivava a inventarsi lavori straordinari per passare ore con amanti occasionali o viaggi particolari per portare qualcuna che lo desiderasse in visita a città d’arte.
L’unico legame che mantenne e che coi giorni si rafforzò fu quello con la giovane Lina con la quale viveva dei fine settimana da sogno che lo facevano fibrillare ogni giorno di attesa; grazie alla sinecura ed alla superficialità di sua madre, poteva dedicargli due notti a settimana, venerdì e sabato, perché la domenica pomeriggio doveva rientrare; puntualmente soli in casa, si lanciavano nelle copule più intense e avventurose; il sabato sera era rituale cenare fuori, in un posto elegante.
Lina gli aveva confidato che tendeva ad innamorarsi ogni giorno di più, perché cominciava a non ricercare e anzi a respingere amanti occasionali per veloci copule nei bagni; si sentiva sempre più vincolata a lui e al bisogno di aderire al modello ideale del suo amore; invano Riccardo cercava di farla riflettere che il gap generazionale sarebbe stato letale, specialmente nel caso di un figlio nato da quell’amore; ma Lina era figlia di sua madre e, come quella avrebbe fatto, fingeva di non sentire da quell’orecchio.
Tania non demordeva dalla sua volontà di piegare il compagno ad assistere da cuckold ad una sua copula; quel gesto di umiltà forse la poteva indurre a calmarsi; o, meglio, si era convinta che avrebbe potuto far scoprire a lui la tendenza nascosta e convincerlo a farsi schiavo di lei dominante; si sarebbe allora aperto uno scenario totalmente nuovo; dopo lunghi ripensamenti, arrivò alla determinazione che un giovedì pomeriggio sarebbe stato il momento perfetto per costringere Riccardo a obbedirle.
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