Gay & Bisex

ISTANBUL


di Membro VIP di Annunci69.it maturoamodena
10.04.2019    |    4.213    |    20 10.0
"Non so quanto ci rimane, ma è fantastico ricevere un tale trattamento..."
Istanbul mi ha affascinato da subito, così seducente nella ricchezza dei suoi contrasti: da una parte Sultanahmet, la città vecchia, con le stradine, i bazar e gli hammam, e, dall'altra parte del Bosforo, Taksim quella più occidentale, moderna, vitale e nottambula.
Amo viaggiare da solo seguendo i miei ritmi e le mie propensioni, mi piace inserirmi nelle realtà dei posti che visito e ho anche una spiccata facilità nel socializzare così dopo qualche giorno mi sento ovunque a casa mia, il barbiere di fianco all'hotel mi saluta, così come il venditore di souvenir o la signora nell'ufficio del cambio.
Manca poco alla fine della mia vacanza e così decido di concedermi un pomeriggio nel cinquecentesco Cemberlitas Hamami il più celebre ed esteticamente più bello hammam della città.
Nella prima stanza mi libero dei vestiti, indosso intorno alla vita il peshtamal, il classico telo a quadroni, e da lì passo nel Sicaklik, la zona calda, le cui luci filtrano dalla cupola del soffitto. Non è molto affollato, c’è silenzio e buon odore di sapone nero. Mi abituo alla poca illuminazione e mi guardo in giro. Tutti al mio ingresso voltano pigramente lo sguardo al nuovo arrivato e poi ritornano alle loro attività. Alcune persone stanno sdraiate sulla calda pietra ombelicale, altri seduti su delle panchine disposte dentro nicchie intorno alla sala, altri ancora si bagnano alle fontanelle situate in modo simmetrico.
Mi sdraio sul marmo ardente e umido. Una coppia di uomini, certamente turisti a giudicare dai lineamenti e dai colori, parlottano e ogni tanto a bassa voce ridacchiano. Un giovane bruno fa esercizi di stretching. Un anziano magro e canuto sembra assopito in un angolo. Proprio di fronte a me un uomo di mezz'età, non molto alto ma possente, con pettorali e ventre prominenti ricoperti da un fitto pelo scuro. Ha una calvizie avanzata al centro della testa con solo un giro di capelli sulle tempie e sulla nuca, grossi baffi spioventi su una bocca carnosa, gli occhi sono grandi e neri incorniciati da folte sopracciglia. Ogni volta che incrocio il suo sguardo burbero mi sembra di leggere come un rimprovero, quasi fosse seccato dalla mia presenza probabilmente disapprovando l’intrusione di uno straniero in un tempio dedicato ad un rituale locale. Decido di infischiarmene e mi godo il mio relax chiudendo gli occhi e ascoltando lo scorrere dell’acqua mentre dall'esterno giunge lontano il richiamo del muezzin per il salatu-l-assr, la preghiera del pomeriggio. Mi risveglio dal torpore e mi tiro su di scatto quando vengo colpito da una notevole quantità di schizzi d’acqua. L’uomo baffuto è in piedi vicino a me, riempie una bacinella dalla fontanina e se la versa addosso ripetutamente mostrando le ascelle pelose. Ad ogni secchiata il suo peshtamal aderisce sempre di più al suo corpo evidenziando un notevole bozzo sul davanti, quasi delineando il disegno del suo membro e dei grossi glutei. Dal corpo scivolano rivoli d’acqua che pettinano il folto pelo, scorrono sui polpacci voluminosi e finiscono sui grandi piedi tozzi. Mi sollevo dalla pietra calda e mi sposto in una nicchia ai lati della sala dove la temperatura è più attenuata.
"Afedersiniz" mi dice, ma intende dal mio sguardo inespressivo che non capisco ed allora traduce "excuse me". Sorrido come per dire che non c’è problema e allora mi si siede affianco "I’m Furkan. English? Français? Deutsch?" mi chiede ‚"‘Italiano" rispondo. "Italiano! Pizza!" ci risiamo le solite banalità stereotipate sugli italiani, se adesso dice mafia e Berlusconi lo mando a cagare."Parlo piccolo italiano perché studiato in Italia, io chef". Non ho voglia di parlare, ma sono costretto ad un minimo di conversazione in "italiese ed inglesiano". Da vicino sembra più giovane, avrà circa 48 anni. E non ha più quello sguardo burbero anzi, ha un sorriso davvero disarmante con due file di denti bianchissimi, però gli occhi…accidenti…gli occhi sono magnetici: neri con riflessi blu e non li distoglie mai dai miei, è quasi imbarazzante. A volte si alza si dà una secchiata d’acqua e si rimette a posto il telo prima sciogliendolo per poi risistemarlo intorno ai fianchi. Durante questa operazione, e solo per un istante, ho il tempo di vedere il suo membro. È fatto come lui cioè tozzo e poderoso con delle grosse palle. Ogni volta che torna a sedersi si avvicina sempre di più a me. Nel frattempo il vecchio appisolato esce dall'hammam mentre mi accorgo della presenza di altri due uomini, certamente turchi, entrati, forse, mentre io stavo con gli occhi chiusi. Ormai siamo proprio a contatto. Sento le sue cosce contro le mie, le spalle si toccano, i piedi a volte si sfiorano. E continua a fissarmi negli occhi. Davvero non so che fare: assecondarlo e continuare questo gioco eccitante oppure salutarlo ed andare via? In queste circostanze temo sempre di fraintendere le intenzioni e quindi di fare qualcosa che possa mettermi nei guai, oltretutto qui siamo in un paese arabo e il codice penale contiene "pene severe" per "esibizionismo pubblico" e sui "reati contro la pubblica morale". Poggia le mani sulle sue ginocchia e da lì se le fa scorrere fino all'inguine. Facendo così è come se accarezzasse la mia coscia sinistra col dorso della sua mano destra. Devo sistemarmi l’uccello perché non si noti che, mio malgrado, sta crescendo. Le sue spalle spingono contro le mie, ne avverto il calore e la possenza. Lo sento armeggiare mentre scioglie il drappo che lo riveste, lo schiude con un movimento lento e continuo, con la coda dell’occhio vedo, così, dapprima i peli pubici, inaspettatamente molto corti e curati, e in seguito vedo sbocciare il membro semi-eretto. Non è lungo ma è davvero grosso, scuro e circonciso. Sotto i miei occhi s’inturgidisce sollevandosi a piccoli scatti. Mi afferra il braccio e lo porta verso di sé in un chiaro invito. Mi guardo intorno. La coppia di turchi ci sta osservando e perciò esito, ma uno dei due mi sorride e strizza l’occhio mentre l’altro fa scivolare la sua mano fra le gambe del suo compagno. Allora mi faccio coraggio e con cautela i miei polpastrelli accarezzano quel meraviglioso arnese. Lo sento sospirare ed allora lo impugno con forza. Le mie dita non sono abbastanza lunghe da poterlo circondare totalmente. Anche i due turisti si accorgono delle manovre e si sgomitano l’un l’altro, non sembrano disturbati, anzi, forse non aspettavano che questo. Mi volto verso il mio vicino che non ha mai smesso di fissarmi, mi sorride mentre sento la sua mano scorrermi lungo la schiena dai lombi alle scapole e poi lungo il collo. Si ferma sulla nuca, la massaggia un po’ e poi mi attira verso di sé mentre mi avvicina al suo viso, accosta la sua bocca alla mia sempre con gli occhi aperti. Io chiudo i miei e mi lascio andare al contatto di quei baffi singolarmente morbidi, sento la sua lingua calda insinuarsi fra le mie labbra, rispondo con la mia e mi lascio andare a quel bacio umido mentre stringo quel poderoso muscolo palpitante. La sua lingua entra sempre più in profondità attorcigliandosi alla mia. Non so quanto dura ma quando riapro gli occhi è sempre lì che mi fissa.
I due turisti sono agitati e lanciano sguardi seducenti ai due turchi che nel frattempo hanno cambiato posto per godersi meglio lo spettacolo. Altre figure si muovono intorno avvolte dal vapore, ma nessuno sembra interessato a quello che sta accadendo. La mia mano si sposta sul sacco scrotale, lo palpo, accarezzo, soppeso, sembrano due albicocche grosse e vellutate. Con un cenno della testa, accompagnato da una leggera spinta sulla mia nuca, mi fa capire cosa vuole, lo rifà tre volte sempre più pressante, sempre con più fermezza. Lentamente mi chino su quel bendidio, mi fermo a pochi centimetri di distanza, le narici si saturano dell’odore selvatico del sapone nero, indugio solo un attimo e poi passo la lingua sulla voluminosa cappella vermiglia, la strofino sulle labbra e infine, mentre lo sento sospirare forte, con fatica, la imbocco. L’assaggio, l’assaporo, la gusto: sa di buono. Chiudo gli occhi, allargo la mandibola per mandarne giù più che riesco…è proprio grosso, la mia cavità orale è totalmente invasa. Adesso stende le gambe e geme mentre con la mano mi accarezza la testa, il collo, le spalle. Riapro gli occhi e vedo che i due uomini turchi si sono approssimati, con una mano si tengono il peshtamal sollevato e con l’altra giocano con i loro uccelli rigidi. Uno dei due è giovane, chiaro di pelle con un fisico tonico e l’uccello, lungo e sottile, non è circonciso, infatti ad ogni movimento vedo il glande nascondersi e ricomparire; dell’altro mi colpiscono le gambe e le cosce pelosissime, magre come tutto il resto del corpo ma con una dotazione apprezzabile, ha il viso ricoperto da una folta barba nera e un ciuffo di peli all'altezza dello sterno. La circostanza è davvero eccitante, continuo il mio lavoro di bocca guardando alternativamente i tre soggetti. Furkan (ha detto di chiamarsi così, no?) mi stacca dal suo uccello, mi succhia un po’ la lingua e poi mi guida la testa verso il maschio barbuto. Con gli occhi lo interrogo se è proprio questo quello che vuole, mi fa un cenno con la testa e mi avvicina ancora di più. Allora trasferisco il mio lavoro su quell'altro splendido cazzone. Questo è più violento, comincia immediatamente a muoversi nella mia bocca come se volesse scoparla, ogni volta che spinge in avanti va sempre di più in profondità nella mia gola, a volte lo tira fuori del tutto me lo sbatte diverse volte sul viso e poi torna ad infilarlo spingendo più forte facendomi produrre un sacco di saliva e provocandomi qualche conato di vomito. Comincia a farfugliare qualcosa, è sempre più agitato, vedo il suo corpo irrigidirsi, si volta verso il suo compagno che nel frattempo continua a menarselo, si baciano. Faccio appena in tempo a sfilarlo dalla bocca che lo sento mugolare e contemporaneamente mi arrivano i suoi schizzi sul viso, è un attimo e poi anche l’altro viene bagnandomi la coscia mentre le loro lingue restano intrecciate. Dopodiché mi sorridono "teşekkürler...güle güle" dicono e si allontanano. Non so che fare, sono sporco, ho il cazzo duro e sono in imbarazzo per quello che è capitato. Ma il maschione che mi ha condotto a questo mi ripulisce il viso con il suo telo, mi bacia sulla bocca si alza e si allontana con l’uccello teso come un’asta di bandiera. Ci resto male e penso di far passare un po’ di tempo prima di andarmene io pure. Ma l’uomo si ferma, si gira, mi guarda e mi dice qualcosa come per significare "Che fai lì? Andiamo!" il tutto accompagnato da un gesto della mano. Lo seguo nell'altra stanza.
Qui la temperatura è tiepida, molti uomini si stanno insaponando l’un l’altro, ma sembra essere una cortesia locale, senza secondi fini, poi si risciacquano abbondantemente per insaponarsi di nuovo. Qualcuno riceve un energico massaggio col guanto di crine dagli inservienti. C’è chi indossa il telo, chi, invece è con la biancheria, nessuno è completamente nudo.
Il mio amico mi trova un posto vicino a lui, comincia ad insaponarmi la testa, il viso, tutto il corpo, io mi sciacquo con secchiate d’acqua tiepida. Poi capisco che devo ricambiare. E così lo cospargo di schiuma profumata senza trascurare neanche un particolare. È un bellissimo momento d’intimità che ai miei occhi rende meno squallido quanto appena accaduto. Una volta detersi e profumati un addetto ci fornisce asciugamani puliti ed asciutti e si passa in un’altra stanza con dei tavoli e sedie dove tutti sorseggiano the caldo. Ci sono ancora i due turchi di prima. Quando ci vedono ci fanno segno di accomodarsi con loro. Accettiamo l’invito. Loro tre cominciano a parlare forse commentano l’episodio di prima. Quello dalla pelle chiara mi si rivolge in inglese, mi chiede come mi chiamo, di dove sono, quanti anni ho. Dice di chiamarsi Ahmet e il suo amico Muhammed. Nonostante lui sembri parecchio più giovane hanno 38 anni e sono colleghi di lavoro, entrambi sposati e con figli. Dice che al suo amico è piaciuto molto il mio "blow-job" e questa cosa l’ha fatto ingelosire, ma si capisce che è divertito. Parlano fra di loro e lui ogni tanto mi traduce quello che si dicono il tutto fra bicchieroni di the bollente. Mi dice che tutti e tre sono attratti dai miei colori nordici e soprattutto Furkan è affascinato dall'azzurro dei miei occhi. Poi si alzano e Ahmet mi dice "see you later". Come ci vediamo più tardi, dove, quando gli chiedo. Mi spiega che adesso Furkan mi porta a casa sua dove loro ci raggiungeranno in seguito. Faccio di no con la testa, io non intendo andare a casa di uno sconosciuto e se questo m’accoppa per i pochi soldi che ho in tasca? Ma il giovane capisce i miei timori e mi spiega che lui e Muhammed sono della polizia mentre Furkan è il proprietario di uno dei migliori ristoranti di Istanbul. Ci avviamo verso lo spogliatoio ed infatti i due uomini indossano le divise da poliziotti mentre il terzo un formale completo nero con camicia bianca e cravatta. È strano come qui siano pudichi e che strane manovre fanno per non farsi vedere nudi. Usciamo per strada e ci dividiamo dopo esserci scambiati schioccanti baci sulle guance secondo la tradizione turca.
Il mio robusto amico mi pilota per stradine piene di negozietti affollati da turisti, locali dove si mangia ed altri adibiti a lavori artigianali per giungere al portone di un bel palazzo. Apre, con cortesia m’invita ad entrare e mi segue. Siamo in un vestibolo, vedo che si toglie le scarpe ed io faccio altrettanto, dopodiché mi invita ad entrare in una grande sala con un divano azzurro a forma di ferro di cavallo disposto sui tre lati della stanza che abbraccia un tavolo basso e quadrato poggiato su un enorme tappeto di seta grezza, stampe antiche alle pareti e lampade dai vetri multicolore scendono dal soffitto. Resto affascinato. Mi avvicino all'enorme finestra che si apre sull'unica parete libera. Il panorama che si spalanca sui tetti delle case intorno è fantastico: sullo sfondo lo stretto del Bosforo attraversato da innumerevoli imbarcazioni, con la silhouette illuminata del ponte di Galata, ma dinanzi tutto questo la Moschea Blu a destra e Santa Sofia a sinistra. Sono impressionato da tanta bellezza e non mi accorgo che il mio ospite nel frattempo è tornato nella sala portando the e dolcetti. Si è cambiato d’abito ed ora indossa una jabaliya bianca. Mi raggiunge ponendosi alle mie spalle, sorride della mia espressione ammirata e col dito mi segna i monumenti pronunciandoli in turco. È contro di me, sento il suo fiato sul collo, le sue braccia si portano avanti e mi toccano il petto, s’infilano sotto la mia maglietta, mi sfiorano il ventre, mi accarezzano il torace e mi solleticano i capezzoli. Mi parla in turco mentre mi slaccia i calzoni e li fa cadere ai miei piedi. Mi sfila la maglietta. È sempre appoggiato contro di me, ci divide la leggera stoffa della sua tunica e dei miei slip. Con un braccio mi tiene stretto contro di sé mentre con l’altra mano mi massaggia il pacco, individua il mio glande, lo sfiora, lo stringe tra i polpastrelli. Sento la pressione del suo membro contro i miei glutei, mi muovo appena per favorire il contatto. Mi abbassa le mutande e impugna il mio uccello, me lo mena con lentezza, scende a tastarmi i testicoli, riprende il movimento. Mi lascia per un attimo, giusto il tempo per sfilarsi la jabaliya. Con i piedi mi libero degli indumenti che mi impicciano le caviglie. Ora siamo entrambi nudi, il suo corpo è caldo contro il mio, il suo uccello è appoggiato contro le mie chiappe, lo sfrega fra l’una e l’altra, le sue mani vagano sul mio corpo, mentre la sua lingua mi lambisce il collo e le orecchie. Piega le ginocchia così il suo cazzo s’infila fra le mie cosce, la punta mi è contro lo scroto, avverto il liquido pre-spermatico inumidirmi la pelle e così scivola avanti e indietro senza attrito. Poi si accoscia e sento i suoi baffi accarezzarmi la pelle dei glutei, li bacia, li stringe, li separa con le mani, ne aspira il profumo, vi affonda la faccia dentro, lecca il buchino, lo bagna di saliva, lo penetra con la lingua, lo mordicchia quasi, torna a baciarlo, poi scende e fa lo stesso lavoro sul mio cazzo ormai durissimo. È bello sentirselo succhiare dapprima sulla punta e poi ingoiare tutto. Ritorna sull'ano e stavolta lo lecca e allarga con più decisione, capisce dai miei lamenti quanto la cosa mi piaccia ed insiste sempre con più foga. Non so quanto ci rimane, ma è fantastico ricevere un tale trattamento. So che è una preparazione, me lo aspetto, lo desidero. Ed infatti dopo poco avverto che sta indossando un profilattico. Adesso sento la punta del suo membro contro il mio buco, preme piano perché si allarghi senza violenza. Mi concentro ed attendo un spinta maggiore che arriva poco dopo, "relax" mi dice, ancora un’altra spinta. È davvero grosso, fa male ma lo voglio. Adesso lo tira fuori. Sento la sua lingua che torna a bagnarmi abbondantemente. Riprende la penetrazione. Stavolta entra con più facilità. La sua mano mi accarezza il viso, mi tappa la bocca e giù tutto. Mi sento spaccare. Urlo nel palmo della sua mano. Respiro a fondo più volte. Lui è fermo, aspetta che si crei lo spazio giusto. Nel frattempo mi sussurra parole nell'orecchio, mi accarezza il petto, mi massaggia l’uccello. Capisce che per me va meglio ed allora comincia a muoversi dentro, all'inizio lentamente, poi sempre più veloce. Non sento più molto male anzi il piacere mentale mi suggerisce di appoggiare le mani sul davanzale della finestra piegandomi di più a 90 gradi. Mi ghermisce per i fianchi e mi scopa…cazzo se mi scopa! Mentre dalla finestra osservo i gabbiani volteggiare sul canale, sento i suoi grugniti, mi afferra i muscoli pettorali stringendoli forti, e poi con un braccio mi stringe contro di lui il più possibile, ad ogni colpo mi sento scuotere, allargo ancora le gambe e mi comprimo contro il suo ventre, voglio sentirlo tutto e voglio che tutto lui mi senta per dargli più piacere. Ed infatti s’irrigidisce e urla e mi dà un colpo energico, poi un altro urlo ed un altro colpo forte, si ripete quattro/cinque volte. Capisco che è venuto, crolla sulla mia schiena, me la bacia, me l’accarezza, con prudenza lo sfila. Mi fa voltare, mi dà un lungo bacio e s’inginocchia. Me lo prende in bocca, tutto, e comincia a succhiarmelo. Sento il solletico dei sui mustacchi sui peli del pube, mi accarezza le palle e lo spinge fino in gola. Lo tengo per le orecchie contorcendomi di piacere. Sento i suoi risucchi mentre la sua lingua si dimena all'interno della bocca. Non resisto più: sto per venire. Faccio per allontanarlo, ma mi trattiene dentro di sé ed allora godo, nella sua bocca godo, ripetutamente godo. Si solleva e avvicina il suo viso al mio, non sa se può chiedermelo ed allora sono io che lo bacio, le nostre bocche si uniscono, assaporo il mio liquido, lo condividiamo. Tenendomi abbracciato mi conduce al divano, vi si sdraia e mi colloca su di sé, tra le sue gambe, tenendomi abbracciato. Stiamo in silenzio mentre mi bacia le tempie, mi fa scorrere le mani sul corpo, mi mordicchia i lobi delle orecchie, mi passa un dolcetto al miele. Non so per quanto tempo, ma è diventato buio quando si sente il campanello suonare. Lo guardo interrogativo e spaventato pronto a saltare nei miei vestiti e scappare. Ma lui sorride e dice: "Ahmet and Muhammed, don’t you rembember?" Ma sì, i poliziotti dell’hammam! Sorrido anch'io. Sarà una lunga notte, in hotel si chiederanno che fine avrò fatto perché non ho alcuna intenzione di andarmene.
E poi quando si è in vacanza è giusto socializzare con le persone del posto, no? Ed io, ve l’ho detto, sono uno che familiarizzo molto volentieri.
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