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Gay & Bisex

Per Omnia Saecula Saeculorum


di Membro VIP di Annunci69.it maturoamodena
27.01.2021    |    818    |    8 9.8
"Durante le funzioni la sua voce da baritono mi eccitava e sognavo il momento in cui l'avrei rivisto da solo..."
Un amico, dopo aver letto "Sognavo la filarmonica", mi ha confidato la sua esperienza ed ha voluto che fossi io a metterla per iscritto:

Ero poco più che un adolescente, ma dimostravo molti meno anni, erano altri tempi e perciò, nonostante l'età, si vestiva ancora come bambini. Per natura solitario, un pò fuori posto in un paese che non mi apparteneva. Ecco perché frequentavo la parrocchia; il don mi faceva fare le letture, preparare i canti, lo aiutavo durante la messa. Mi apprezzava, diceva ch'ero il suo preferito e si aspettava tanto da me. Era l'unico posto in cui mi sentivo accettato e benvoluto. Ero molto ingenuo e perciò non mi sfiorava nemmeno l'idea che le sue pacche, il suo braccio intorno alle spalle, la sua mano sul capo che mi metteva a posto il ciuffo, avessero un secondo fine. Ma una volta il suo corpo contro il mio mi diede emozioni diverse, distintamente sentii la sua erezione premere contro il mio braccio. Da quel momento, improvvisamente, cambiò tutto...cominciai a capire le sue manovre per starmi il più possibile vicino. E lui si accorse che io avevo capito e che non solo non mi ritraevo, ma, anzi, gradivo quelle attenzioni. Ed allora cominciò ad essere più esplicito e più frequente. Mi alitava sul collo, mi sfiorava i capezzoli attraverso la maglietta, faceva in modo che la mia mano capitasse contro il suo pacco, ma sempre come se fosse per caso. Io diventavo rosso, restavo immobile, eccitato, ma imbarazzato, incapace di fare qualsiasi mossa o dire nulla.
Un giorno, però, mi venne alle spalle appoggiandosi tutto contro di me. Abbracciandomi da dietro infilò le sue grandi mani sotto la maglia e cominciò ad accarezzarmi il petto magro e glabro da adolescente. Mi leccava l'orecchio mentre mi respirava parole tipo "piccolino mio" oppure "mi vuoi bene?" o anche "hai tanta voglia, eh?". Sentivo la sua erezione contro la schiena (era molto più alto di me). Mi slacciò i pantaloni...mi abbassò gli slip continuando a sussurrarmi parole dolci. Mi palpeggiava le natiche, le allargava, con le dita mi stimolava il buchino. Poi sollevò la tonaca, sentivo qualcosa di caldo che mi scorreva fra le natiche, fra le cosce, mentre continuava a toccarmi il petto, i fianchi, le gambe. Lo sentii gemere mentre mi stringeva più forte. Poi si staccò. Automaticamente mi toccai dietro. Ero tutto bagnato del suo sperma.
Mi liquidò dicendo di andare e che ci saremmo visti il giorno dopo. Ero rosso, agitato, sconvolto, ma anche lusingato ed eccitato. Mentre uscivo lo vidi inginocchiato con la testa fra le mani, immerso nella preghiera. Quando ritornai il pomeriggio seguente mi sorrise da lontano strizzandomi l'occhio. E da quel giorno la prassi era sempre la stessa. Appena possibile mi si accostava, mi parlava all'orecchio con quella voce ipnotica, mi spogliava per quanto potesse e mi toccava dappertutto, ma soprattutto le sue attenzioni erano rivolte al mio culetto. A volte mi faceva sedere sulle gambe. Sentivo il suo uccello che mi scorreva dietro, me lo infilava tra le cosce e, tenendomele strette, lo faceva andare avanti e indietro. E poi mi ritrovavo sempre bagnato. Col tempo diventava sempre più audace, mi toccava tutte le volte che poteva, ovunque ci trovassimo, mi si accostava facendomi sentire il suo turgore attraverso i vestiti, mi diceva all’orecchio quanta voglia aveva di sentirmi nudo sotto le sue mani ( “e tu, hai voglia di me?”) A volte le sue dita mi facevano male, ma aspettavo con sempre più crescente ansia che arrivasse il momento per poterlo rivedere. Vennero le vacanze di Pasqua (in quel periodo mi riaffiorano sempre i ricordi). Arrivai in sagrestia che lui stava parlando con delle persone e feci per andarmene. Mi disse "Ho bisogno del tuo aiuto...devi darmi una mano a trasportare quegli scatoli in canonica. Aspettami che appena ho finito andiamo". La canonica era confinante alla parrocchia ed era il posto dove lui abitava in una specie di mini-appartamento. Appena entrati mi fece posare gli scatoli e con la mano grande quasi quanto la mia schiena mi pilotò nella sua camera. Lì mi levò di dosso velocemente tutti i vestiti, dopodiché si spogliò anche lui. Era la prima volta che lo vedevo nudo, mi era sempre stato dietro e sempre mezzo vestito. Era alto, robusto, con il petto e la pancia ricoperti di pelo scuro. Ma soprattutto non riuscivo a staccare gli occhi dal suo membro. In palestra, sotto le docce avevo visto dei ragazzi nudi, ma erano…normali. Il suo mi sembrò enorme, il più grande che avessi mai visto. Ero un ragazzo ingenuo ed ancora non sapevo che anche il mio sarebbe cresciuto con gli anni.
Da quel momento cominciai ad agire come un automa. Lui mi toccava, leccava, girava e rivoltava ed io mi sentivo felice e fortunato di essere nelle sue mani. Mi fece inginocchiare e me lo appoggiò sugli occhi, sulla fronte, sulle labbra. Con le dita mi fece aprire la bocca e me lo infilò. Non sapevo che fare, mi soffocava, lo spinse dentro, mi venne da vomitare, lo tirò fuori e mi disse “adesso ti faccio vedere io come devi fare” cominciò a spompinarmi. Il mio cazzo era piccolo ma duro come un sasso e la sua bocca calda, la sua lingua estremamente mobile. “Hai capito? Adesso tocca a te, devi succhiarlo con tanta saliva facendo attenzione ai denti. Stai sulla punta e poi ingoialo lentamente, vedrai che un po’ alla volta ce la fai”. E cominciai il primo pompino della mia vita. Dai suoi respiri capivo quando andavo bene o quando sbagliavo. Mi teneva per i capelli e a volte mi fermava lo tirava fuori dicendomi che non era ancora il momento.
Mi ritrovai sul lettino con le sponde in ferro battuto ed un ruvido copriletto in cotone verde. Mi fece mettere prono. Mi baciava la schiena, la leccava, la mordicchiava, scese fino ai glutei, sentivo la sua lingua scorrergli in mezzo, mi leccava il buco. Mi piaceva, cazzo quanto mi piaceva! Mi venne sopra. Riconoscevo lo scorrere del suo membro fra le natiche. Ero abituato a questo, sapevo come sarebbe andata e quindi mi rilassai. Ma era la prima volta che ero bloccato dal suo peso addosso e dalle sue braccia che mi avvolgevano da dietro. Ero piccolo-piccolo in confronto a lui. Fu un istante. Sentii un dolore atroce mentre la sua mano mi premeva sulla bocca soffocando il mio urlo. Mentre mi teneva imprigionato con le braccia e con il suo stesso corpo, io mi dibattevo ed urlavo nella sua mano e lui continuava a spingere dicendomi all’orecchio “shhh…scusa, ma è necessario…tranquillo, passerà…non agitarti è peggio…solo così saremo uniti per sempre…adesso sei mio, mio per sempre…piano, buono, tranquillo…vedrai che ti piacerà”. Era pesante e mi sovrastava, le lacrime mi scendevano abbondanti , ma avevo smesso di urlare. Mi sentivo lacerare, ma lui non finiva mai d’entrare…ma quanto era lungo???? Avanti ed indietro, dentro e fuori. Dapprima lentamente, poi sempre più veloce, sempre più forte. Il pelo del suo corpo accarezzava la mia schiena, il suo sudore mi colava addosso. Inarcò la schiena quasi ululando. Smise di muoversi. Solo il suo respiro affannoso. Sentivo il suo uccello ritirarsi lentamente da me, uscire assieme ad un rivolo di liquido vischioso e caldo.
Poi riprese ad accarezzarmi la schiena, il collo, le natiche. Mi tirò su dal letto prendendomi in braccio. Si mise a sedere sulla poltrona e mi prese sulle gambe pelose. Fu allora che cominciò a baciarmi i capelli sudati, gli occhi ancora umidi, le guance arrossate, le labbra gonfie per lo sfregamento che avevano subito. Mi infilò la lingua in bocca afferrandomi il cazzo che quasi scompariva nella sua mano. Mi masturbava baciandomi voglioso e quando si accorse che stavo per venire la sua lingua entrò ancora più profondamente. Poi mi asciugò, ripulì e rivestì e mi rimandò a casa. Ero terrorizzato, avevo paura di sanguinare, avevo male e mi toccavo per sentire se c'erano ferite, se ero rimasto dilatato. Quella notte ricordo che ebbi anche la febbre. Da quel giorno divenni la sua fissazione. Mi doveva avere tutti i giorni. Se non c’era occasione la creava lui. Telefonava persino a casa inventandosi pretesti per avermi in canonica. Il suo obiettivo era sempre penetrarmi. Tutte le volte che lui me lo metteva sentivo molto male. Mi diceva che col tempo, non solo sarebbe passato, ma mi sarebbe piaciuto così tanto che sarei stato io a chiederglielo. Ma nel frattempo doveva sempre tenermi la mano sulla bocca perché io mi dibattevo, urlavo e piangevo. Non credo che lo infilasse tutto dentro, il ricordo che ho è di un cazzo enorme, se l'avesse fatto forse m'avrebbe lacerato. Non provavo piacere fisico ad essere scopato, ma mi sentivo realizzato affettivamente. Però avevo capito che se stavo fermo e respiravo forte il dolore risultava meno devastante...Ormai stavo imparando a riceverlo dentro di me. Mi scopava ovunque: in bagno, in soffitta, in sagrestia, in chiesa. Mi scopava in tutti i buchi e in tutte le posizioni. Aspettavo sempre con gioia quell’ululato finale. E poi si occupava di me facendomi raggiungere l’orgasmo nella sua mano baciandomi e dopo avermi leccato e succhiato dappertutto. Ma più di ogni cosa era la sua voce, le sue parole che mi davano piacere. Ero suo. Tutto suo. Solo suo. Quando lo vedevo celebrare messa mi sentivo orgoglioso. Durante le funzioni la sua voce da baritono mi eccitava e sognavo il momento in cui l'avrei rivisto da solo. Io forse l'amavo. Non potevo stare senza i suoi occhi addosso, senza sentire la sua voce e siccome quando mi prendeva mi diceva tutte quelle belle parole e le sue attenzioni erano solo per me io mi sarei fatto fare tutto. E poi mi baciava mi leccava mi spompinava mi segava. I miei ormoni erano a palla e lui sapeva cosa fare. Era un gran porco. Penso che sapesse chi scegliere. Io ero solitario, malinconico, non avevo amici. Forestiero e senza attitudini da leader. Non sapevo giocare al calcio. Ero preso in giro perché parlavo una lingua forestiera. Io mi sarei potuto ribellare, però mi stava bene, io godevo quanto lui. Andò avanti per un po’. Poi un giorno a casa mi fecero un interrogatorio. “Cosa fai sempre in parrocchia?...e dove sta il don?...ti ha mai fatto strani discorsi?...cosa fate quando siete lì?...di’ la verità, ti ha mai toccato?...tu comunque non ci vai più…ti ho detto di no! In chiesa hai finito d’andare, cercati una bella ragazzina” erano altri tempi e nessuno mi fece domande dirette. Seppi che circolavano voci. Probabilmente non ero l'unico oggetto delle sue attenzioni e qualcuno forse aveva parlato. Sparì in breve tempo sostituito da un brutto foruncoloso e laido sacerdote. Mi trovai una ragazza anche per mettere a tacere eventuali pettegolezzi. Decisi di farmi una vita da etero. Non andai più in chiesa. Non andai più con gli uomini. Ma nel periodo di Pasqua sento forte il richiamo e vorrei perdermi fra le sue braccia ancora per sentirmi dire “hai voglia, eh?...dimmi che lo vuoi...quanto sei bello!…di chi è questo sederino? è mio…solo mio…tutto mio. Per sempre mio”
Per tutti i secoli dei secoli
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