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L'aria che tira intorno ad Agnese Cap 2 di 2


di Zindo
10.05.2024    |    8.173    |    3 9.6
"A differenza di altri suoi amichetti però lui non si era mai fatto una fidanzatina, coltivando solo amicizie cameratesche con diverse sue coetanee, alla pari..."

Davide non aveva mai cercato di capire il perché taluni suoi coetanei cercano nello “sballo” da sostanze stupefacenti, quelle emozioni “straordinarie” che, secondo alcuni, la vita quotidiana non riesce a dare.
Lui si sentiva fin troppo “sballato”, anzi “sballottato”, dalla vita e certamente non sentiva la necessità di fare anche quel tipo di esperienze. Ne aveva già abbastanza di confusione nella sua mente, per vicende reali, da non pensare neanche lontanamente di cercare “confusioni da sostanze allucinogene”.
Caso mai lo avrebbero interessato sostanze capaci di fargli vedere con maggiore chiarezza gli eventi in cui si trovava coinvolto, ma né il caffè doppio, né l'infusione di valeriana avevano sortito alcun effetto “chiarificatore”.
Se ne stava perciò disteso supino sul suo letto, dentro la sua camera con la porta chiusa a chiave, a guardare il soffitto, incapace di formulare neppure una domanda su quanto gli stava accadendo, immaginarsi se poteva darsi delle risposte.
Si sta parlando di quel Davide che alla fine del precedente primo capitolo di questo racconto , si è sentito dire da sua madre “Scopami”.
Davide non era shockato per questo, o non solo per questo.
Neanche, o almeno non solo, per aver assecondato quella richiesta.
Pare opportuno tornare indietro nel tempo. Non esattamente ad una data o ad un episodio preciso, perché neanche lui riusciva ad individuare quando e come era iniziato il percorso che lo aveva, alla fine, portato nel letto di sua madre per vivere proprio con lei il primo vero rapporto sessuale della sua vita.
Certamente non era stato solo quell'inattesa ed inequivocabile parola “Scopami” (detto da sua madre). Cosa avesse indotto sua madre a fargli quella proposta eloquente e spregiudicata lui non lo sapeva e neppure se lo chiedeva, perché era consapevole che quel rapporto lui lo desiderava già da tempo, nel suo intimo, a livello non del tutto inconscio, tanto è vero che gli era capitato di recente anche di masturbarsi immaginato sua madre che aveva un rapporto con qualche uomo.
Davide, ora diciottenne, aveva avuto abbastanza precocemente consapevolezza della sessualità; probabilmente da prima di entrare nell'età adolescenziale. Di certo già sugli undici o dodici anni parlava di ragazze con i suoi amichetti. Ci sarebbe da ridere sulle false idee che avevano delle donne a quell'età e delle loro fantasie strampalate, fatto è che l'interesse verso le femmine lo aveva avvertito molto precocemente.
A differenza di altri suoi amichetti però lui non si era mai fatto una fidanzatina, coltivando solo amicizie cameratesche con diverse sue coetanee, alla pari delle amicizie che coltivava con i ragazzi.
Sui quindici o sedici anni si era chiarito abbastanza le idee sulle donne, sul sesso di vario genere e sulle varie forme in cui si praticava. Mancava di esperienze pratiche, esclusa la fervente pratica dell'auto masturbazione, ma in teoria era ferratissimo. Sapeva di rapporti etero considerati normali , di rapporti omosessuali da taluni considerati normali, da altri no, di rapporti davvero deviati come il sado-masochismo, il feticismo, l'incesto, la pederastia...insomma ne sapeva tanto quanto i suoi coetanei, con i quali di sesso e di donne parlava spesso, disinvoltamente.
Forse troppo disinvoltamente, almeno con Andrea, il più disinibito, spavaldo e donnaiolo dei suoi amici, di un paio d'anni più grande di lui.
Era stato proprio Andrea a dirgli una volta: “Certo che tua madre è ancora una gran bella gnocca”.
S'era sentito a disagio quando Andrea gli aveva detto questo.
Si era sentito altrettanto a disagio tutte le altre volte che Andrea era tornato a fare apprezzamenti su sua madre, dicendo- con molto poco tatto- “Se non fosse tua madre ci proverei. Mi attizza più lei che certe sciapette della nostra età”, oppure “Ma non può essere che tua madre non abbia un amante, forse tu non lo sai, ma deve avercelo per forza. E' troppo bona per stare senza cazzo” o ancora “Se come dici tu davvero non ha relazioni con maschi deve avere una voglia arretrata da far paura. Io già me la immagino fantastica a letto, se fosse pure con fame arretrata sarebbe un turbine pazzesco” ed altri apprezzamenti poco galanti ma molto spregiudicati.
Davide non aveva mai saputo rispondere per le rime, e non era mai andato oltre il sentirsi a disagio, arrossire, e dire, al massimo “Adesso piantala, mi hai stufato”
Però, proprio per le parole di Andrea, quando si separava da lui gli capitava di ripensare ad esse e da li erano iniziate le fantasie erotiche anche su sua madre.
Prima di quelle battute di Andrea su sua madre lui si masturbava fantasticando rapporti tra lui e donne quasi sempre immaginarie, al limite somigliante a qualche donna famosa, ma nessuna di preciso. Dopo gli era capitato di masturbarsi anche immaginando di vedere sua madre far sesso con un altro uomo. Questa volta però tendeva ad immaginare che il partner di sua madre fosse qualche persona reale, tra quelli conosciuti, frequentati da sua madre nella vita normale. Si eccitava e contestualmente provava avversione per il partner immaginato, che variava di volta in volta dal datore di lavoro di sua madre, ad un negoziante della zona, ad un vicino di casa...tutti uomini piacenti comunque.
A forza di fantasticare su sua madre in intimità con altri uomini e sentirsi ripetere da Andrea che sua madre era desiderabile, probabilmente con un amante segreto, forse affamata da prolungata astinenza, aveva cominciato a guardarla con altri occhi, scoprendo davvero le sue belle ed appetibili forme, a dar peso anche a certi modi di guardare, di gesticolare, come a voler capire se era sessualmente appagata o affamata, in preda a voglie da soddisfare o contenta del suo stato.
Non si era accorto quando era successo di aver fatto un passo enorme nelle sue immaginazioni ed era arrivato a fondere le due fantasie, quella di lui con una ipotetica donna e quella di sua madre con un altro uomo, per concentrarsi su un eventuale rapporto proprio tra loro due. Per un attimo si era spaventato di questo pensiero, ritenendolo orribile. Poi però si era auto confortato dicendosi che le fantasie sono solo fantasie e che sono ben altro da fatti reali, autorizzandosi perciò a coltivarle queste fantasie. Poi era andato oltre, dicendo a se stesso che in fondo se di incesto si parla è perché l'incesto qualcuno lo pratica e se lo fa qualcuno perché escludere di farlo anche lui? Al contrario, aveva cominciato a legittimare questa eventuale pratica dicendosi che in fondo sua madre era ancora bella, giovane, che aveva diritto anche lei a certi piaceri e prima di sputtanarsi con qualche estraneo forse era meglio che si appagasse con lui, anche perché lui con altre donne avvertiva una specie di timore, quello di non saper fare sesso come altri ragazzi, per mancanza di esperienze e invece considerava quasi un bene se sua madre lo avesse istruito facendogli fare pratica.
Insomma nella sua mente l'incesto era diventato quasi una cosa normale, non aberrante. Non credeva di arrivare a praticarlo davvero, ma ci aveva preso l'abitudine ad adagiarsi sul fantasticarlo.
Si masturbava così spesso fantasticando rapporti tra lui e sua madre che ormai non si scandalizzava più neppure di queste sue fantasie, considerandole appunto solo fantasie, molto lontane dalla realtà e mai realizzabili.
Invece era successo, per le ragioni che chi ha letto il primo capitolo sa già e che Davide non ci teneva a sapere, che un giorno, quel giorno, sua madre gli aveva chiesto ed dato un bacio, un bacio vero, sulla bocca, con la lingua, e poi gli aveva chiesto con tono irresistibile “Scopami”.
Se non ci fossero stati gli antefatti ora raccontati, probabilmente la sua reazione sarebbe stata diversa, chissà, al limite anche violenta. Forse avrebbe dato uno schiaffo a sua madre, invece....
..Invece Davide era ancora sul letto a chiedersi non tanto come era potuto succedere quel che era successo ma quello che sarebbe stato di lui e di sua madre da quel giorno in poi.
Era dovuta tornare al lavoro sua madre e lui, Davide, era rimasto in casa da solo.
Aveva bisogno di stare solo per pensare. Così bisogno da aver chiuso a chiave anche la porta della sua stanza, nonostante non ci fossero altri in casa.
Aveva bisogno di pensare, avrebbe avuto bisogno di farlo, ma non ci riusciva.
Era solo capace di guardare il soffitto e ricordare la straordinaria esperienza vissuta nelle ultime due ore.
Sua madre l'aveva abbracciato come non aveva mai fatto dopo avergli detto di aver sospettato persino di una sua tendenza omosessuale. Un'accusa infondata che aveva fatto scattare già in lui il desiderio di dimostrare con i fatti che non era vero, di dare prova della sua virile mascolinità. Poi, assurdamente sua madre gli aveva chiesto e dato un bacio, un bacio vero, con la bocca sulla bocca, le lingue nella bocca, il travaso di saliva. Lui non aveva mai scambiato un bacio così e con le sue immaginazioni non si era neanche avvicinato lontanamente al piacere che può dare un vero bacio. Il suo corpo di giovane poco più che diciottenne aveva risposto con immediatezza e senza pudori, con una erezione immediata, incrementata dallo stringersi al suo corpo del corpo della madre, dal sentire i seni di lei schiacciarsi contro il suo petto, il ventre di lei contro il suo pene indurito e teso, le braccia di lei attorno alle sue spalle e poi quell'invito quasi inutile , quello “Scopami” non necessario da dire perché ormai lui era già intenzionato a far diventare realtà le sue fantasie da troppo tempo coltivate.
Aveva risposto con un semplice “Spogliati”
La madre l'aveva tirato per mano verso il letto. Si era spogliata davanti a lui. Affascinato da quel corpo che nulla più aveva di “sacra inviolabilità” ma sprigionava femminilità da ogni poro. Lui se li era quasi strappati di dosso i suoi vestiti, arrivando alla nudità integrale prima di sua madre. Si era avventata su di lei, vicina al letto, con tale foga da spingerla sul letto e finirle addosso. Poi lui non ci aveva capito più niente. Sua madre lo aveva stretto a se, baciato, aveva aperto le sue cosce. Aveva sognato da sempre di guardare da vicino, nei dettagli, una figa quando l'avrebbe vista la prima volta, invece quel giorno che avrebbe potuto farlo, non ci aveva neppure pensato al mettersi a guardare. Aveva invece cercando subito, per istinto, la penetrazione.
Non aveva mai fatto sesso prima, ma l'istinto aveva sopperito alla sua inesperienza ed aveva sbattuto a dovere sua madre in una prima fase e poi invece l'aveva posseduta con dolcezza, quasi consolandola quando lei, come rientrata in se, aveva esclamato “Dio, ma che stiamo facendo?”.
Lui, come fosse stato un uomo navigato, prontamente glie aveva detto “E' inutile chiedercelo. Ormai è successo, tanto vale godercelo questo momento”.
“Scusami”, aveva detto lei.
“Scusarti di che? Anzi grazie” aveva risposto lui riprendendo a cavalcarla con maggiore veemenza e raggiungendo lui prima di lei l'orgasmo.
Nonostante fosse al “debutto” l'istinto gli aveva suggerito di abbandonare la battaglia, uscendo dal corpo di lei un attimo prima di schizzare il suo sperma a fiotti rigogliosi, che colpirono la madre sul ventre.
Lei, più confusa di lui, in parte frastornata, forse pentita di essere stata debole, forse dispiaciuta di non aver goduto abbastanza, aveva detto “Dobbiamo procurarci dei preservativi”.
Ecco, su queste parole meditava ora Davide, guardando il soffitto.
“Dobbiamo procurarci dei preservativi”: significava che non avevano vissuto un episodio isolato, significava che ci sarebbe stato un seguito. Ora non sapeva più se volerlo davvero o avere disgusto di una storia tra lui e sua madre. Ora si stava chiedendo se sua madre era la donna tranquilla ed eroica che l'aveva cresciuto da sola, o forse aveva ragione Andrea che più di una volta aveva insinuato che nessuna persona può vivere una vita senza rapporti sessuali , neppure sua madre, insinuandole il dubbio che sua madre, badando a non farlo sapere in giro le sue soddisfazioni se le pigliava con chissà chi e chissà quante volte.
Ora si chiedeva“Mia madre non sarà mica una troia?”
Non sapeva però se temeva questa possibilità o sperava che fosse davvero una gran zoccola, perché non sapeva più se voleva essere il figlio o l'amante di quella donna.
In attesa di capire meglio i suoi desideri, si alzò, si vestì, andò in farmacia per procurarsi una scatola di preservativi
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