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Dare Ring 18: La cagna e tavolini umani (parte terza)


di TheSecretStoryteller
20.10.2023    |    2.543    |    0 9.5
"Ilaria è tornata ad essere una di noi, e anzi la nostra ospite, piuttosto che una vittima dei nostri dileggi, ed è lei a dirci cosa fare: «Proclamo un’ora..."
Mi alzo in piedi. Inizio a sentire un po’ di stanchezza fisica. Guardo Giovanni e noto un bel sorriso, che trovo un po’ enigmatico. Lui e Ilaria sono i soli a sapere del gioco finale. Cosa diamine hanno in mente? Ormai, mi rendo conto, la nottata deve finire. Il sole sta sorgendo. Manca però ancora una punizione o, meglio, una parte di una punizione. Come da accordi, Ilaria deve tornare a fare la cagna. Non che le sia difficile: attualmente, tutto ciò che indossa è un choker-collare, delle orecchie da cane di stoffa e un plug munito di coda. La guardo e vengo immediatamente compreso. Non c’è neanche bisogno che mi risponda a parole: subito si mette a quattro zampe per terra ed emette un abbaio giocoso. Subito le metto aggancio al collare la catenina d’argento che abbiamo deciso serve come guinzaglio. Restando accovacciato vicino a lei le accarezzo con tenerezza i capelli neri, come si farebbe con un vero cane. Certo, è un gioco, il cui scopo è anche un po’ umiliarla, ma c’è della vera tenerezza nel modo in cui la coccolo. «Andiamo» le faccio, con una voce che tradisce più la mia impazienza e la mia stanchezza che non una intenzione sessuale. Ilaria si dimostra più coordinata di prima nel muoversi a carponi fino al giardino. Francesca tira fuori di nuovo la pallina, mentre io stacco il guinzaglio dal collare.
Francesca si sente in dovere di spiegare nuovamente. Lo fa con una voce allegra ed energica. Avendo ormai superato qualsiasi imbarazzo, almeno con noi, il suo carattere solare ritorna in primo piano: «Allora le regole sono semplici: io lancerò questa pallina in giardino e tu dovrai correre a riprenderla senza alzarti da terra. Quando l’avrai raggiunta dovrai prenderla con la bocca e, sempre rimanendo quattro zampe, riportarmela. Lo faremo per tre volte. Tutto chiaro?» Ilaria emette un abbaio per confermare di aver compreso le regole del gioco. Anche se stare nuda a quattro zampe con un plug nel culo e delle orecchie da cane deve essere piuttosto umiliante, Ilaria non sembra sul punto dell’esasperazione come prima. Ormai è da un po’ che è “vestita” in quel modo e sembra abbia voglia di divertirsi e farci divertire. Una altrettanto gioiosa Francesca tira la pallina, caricando bene il colpo per far intuire a Ilaria la direzione. La pallina fa un lungo volo andando ad atterrare sull’erba del giardino. Ilaria segue la pallina con lo sguardo e poi si gira verso il giardino per vedere dove è atterrata, mostrandoci nel frattempo il suo bellissimo culo munito di coda e la sua fica depilata. Ilaria inizia a muoversi in direzione della pallina. È vero che aveva preso un po’ di scioltezza nel movimento a quattro zampe, ma non si può dire che stia correndo ed è ancora un po’ impacciata. Io resto per un po’ insieme agli altri a godermi lo spettacolo di Ilaria che avanza sull’erba del giardino. La mia amica del cuore, che io mi ero sempre figurato come una creatura irraggiungibile e con un’aura quasi sacra, è lì nuda a sculettare con una coda inserita nell’ano. È uno spettacolo troppo sublime per non intervenire in qualche modo. Inizio a correre verso Ilaria. Potendo muovermi normalmente ci metto un attimo a raggiungerla. Quando ormai le sono vicino le dico: «Su! Forza! Corri un po’! Sei una cagnolina felice! Hanno tirato la pallina! Muovi il culo, coraggio!». I miei incoraggiamenti sembrano avere un effetto. Ilaria si sforza di andare più veloce, anche se mantenere la coordinazione a quattro zampe per terra non è facilissimo. Vedere lei che galoppa in quel modo attizza ancora di più la mia voglia. Se il paradiso è qualcosa, per me è stato quando ho visto Ilaria in quel modo in giardino. Alla fine, la cagna e io affianco a lei raggiungiamo la pallina. Ilaria si avvicina. Le ricordo: «Non puoi prenderla con le mani. Devi usare solo la bocca.» Ilaria mi lancia uno sguardo un po’ torvo. Ho oggettivamente ragione: il gioco prevede questo, ma per Ilaria è l’ennesima umiliazione. Eppure, obbediente cala il capo e, con qualche difficoltà, stringe la pallina trai denti. Poi tira su la testa. Per un paio di volte la pallina cade nuovamente a terra: noi esseri umani non siamo abituati a prendere le cose in quel modo. Ma Ilaria non si rassegna e per due volte recupera la pallina da terra. Dopodiché si gira per tornare da Francesca. Non serve neppure che glielo ricordi: Ilaria sgambetta veloce, non curandosi neppure del fatto che i ragazzi possono vederla con la pallina in bocca. Sta prendendo sempre più confidenza con quel gioco, sebbene per almeno un altro paio di volte la pallina le cade per terra. Alla fine, riesce a portarla vicino a Francesca e la depone ai suoi piedi, come farebbe un bravo cagnolino. Francesca si accovaccia e accarezza un po’ i capelli di Ilaria, dicendole: «Sei stata brava!» Poi prende la pallina e, incurante del fatto che è tutta sbavata, la tira scaglia di nuovo. Il secondo giro va un po’ come il primo: la pallina cade sull’erba, io e Ilaria ci avviamo a recuperarla, io camminando sulle mie gambe e lei per terra su tutti e quattro gli arti. Noto però due cose: la prima è che la vagina di Ilaria si sta bagnando notevolmente, la ragazza deve essere piuttosto eccitata da questo gioco; la seconda è che noto un po’ di disagio nel modo in cui Ilaria sta gattonando a questo giro. In ogni caso, recuperata la pallina, Ilaria torna da Francesca e di nuovo la depone ai suoi piedi. Stavolta è riuscita a tenerla trai denti senza farla cadere neanche una volta.
Francesca mi invita a essere io a tirare la pallina. La ringrazio e accetto volentieri. Poi prendo la pallina e dico a Ilaria: «Pronta?» Ilaria annuisce. Scaglio la pallina un po’ più lontano di come aveva fatto Francesca. Stavolta è Giovanni a mettersi a seguire Ilaria per controllare la sua performance, mentre noi ci godiamo lo spettacolo. Noto però che Ilaria fa sempre più difficolta a gattonare e mi chiedo se non sia dovuto alla fatica. Per fortuna è l’ultimo giro, mi dico. Alla fine, obbediente, Ilaria mi porta la pallina e la depone ai miei piedi. Mi guarda: sembra essere molto soddisfatta di aver concluso il gioco, ma leggo nel suo volto una certa impellente sofferenza, che non riesco a spiegarmi. Giovanni mi dice: «Prima invece di afferrare la pallina con la bocca, se l’è portata in bocca afferrandola con la mano.» Non me lo faccio ripetere una seconda volta: per puro istinto Ilaria ha violato le regole. Adesso che è serena, è il momento di appioppargli una punizione supplementare. Lo annuncio a tutti: «Bene! Serve una punizione per questa violazione delle regole, non concordate?» Gli altri concordano, ma la malcapitata stacca una mano da terra e la alza come a chiedere il permesso di parlare. Dal suo volto sembra molto in sofferenza, per cui decido di concedergli questa licenza: «Puoi parlare.»
«Scusate ragazzi, io capisco tutto ma ho un’urgenza.»
«Devi andare in bagno?»
«Sì, mi scappa la pipì. Dopo faccio quello che volete, ma è molto urgente; quindi, direi di fare un attimo di pausa.»
Poverina, l’abbiamo fatta gattonare di corsa mentre doveva andare al cesso. Ma subito mi viene un’idea troppo bella e troppo appropriata per non metterla in pratica in quel contesto.
La prendo alla larga: «Le due cose non sono in conflitto. Puoi andare in bagno e, nello stesso arco di tempo, svolgere la tua punizione.»
Ilaria mi guarda stupita: «Che intendi?» Una certa sorpresa si solleva anche dagli altri.
Passo all’essere più esplicito: «Non ho mai visto un cane usare il gabinetto. La farai qui sull’erba davanti a tutti, e questa sarà la tua punizione per aver preso la pallina con le mani.»
Non so come mi sia uscita. Non so nemmeno con quale coraggio ho detto una cosa simile. Quasi mi tremava la voce. Ilaria, la nostra ospite, la padrona di casa, avrebbe dovuto pisciare davanti a tutti, davanti ai suoi amici più intimi, inclusi quattro maschi. Ho paura che Ilaria mi mandi semplicemente a fanculo e di fare una figura di merda. E ho confessato un mio fetish davanti a tutti. Questo è davvero troppo, rischio di perdere ogni dignità. Chiudo gli occhi… e sento un abbaio.
Apro gli occhi e guardo Ilaria. Si è immedesimata di nuovo nella parte della cagnolina obbediente. Un chiaro assenso a partecipare al gioco.
Il giorno dopo
«Quella non l’ho capita. Non la capirò mai, credo» dico. Sono nudo nel letto accanto a una altrettanto nuda Ilaria.
«Che c’è da capire? Non volevo essere la prima a rifiutarmi di giocare, non lo aveva fatto mai nessuno» risponde lei, candidamente.
«Quindi lo hai fatto solo per ordine di gioco? Lo hai sentito come un obbligo?»
«Ma no! Mi stavo divertendo.»
«Ti faceva divertire la prospettiva di far vedere a Massimo e Marco la scena di te che pisci?»
«C’è un certo erotismo nella cosa, no? Anche se è un po’ disgustosa. Tanto davanti a voi avevo fatto uscire dalla mia fica tutti i liquidi possibili, non c’era da scandalizzarsi per un po’ di piscio.»
«A proposito, lo sai che mi sa che devo andare io a pisciare adesso?»
«Bene! Allora posso vendicarmi. Ti accompagno in bagno!»
Andiamo in bagno e mi avvicino al gabinetto. Lei sta lì a fissarmi come una guardona. Del resto, è la sua vendetta. Provo a ricordarmi un’altra volta dove l’ho fatta davanti a una ragazza. Mai successo con la mia ex. Era molto pudica su queste cose. Comunque mi libero senza problemi. Dopo quello che ho fatto passare a Ilaria, questo è il minimo…
La notte del gioco
Come in trance, seguito da tutti (alcuni più stupiti di me), accompagno Ilaria vicino a un alberello nel giardino.
«Bene, cagna, alza la gamba e piscia. Hai detto che hai lo stimolo no?» Mi sarei aspettato una attesa più lunga ma evidentemente l’urgenza di Ilaria deve essere molto forte e più impellente dell’imbarazzo che pure l’attanaglia.
Alza la gamba destra da terra e l’appoggia sul tronco dell’albero, poi un fiotto giallo inizia ad uscire dalla sua fica. Sta pisciando a quattro zampe come una cagna, mentre il plug continua a rimanere nel culo. È un getto costante e forte, che in parte cade sull’erba, in parte colora di scuro la superficie della base del tronco e in parte, soprattutto verso il finale, inizia a scorrerle lungo la coscia. Noi guardiamo tutta la scena. Non saprei dire quali fossero di preciso le emozioni degli altri, ma mi è sembrato che nelle ragazze prevalesse il disgusto, mentre nei maschi l’eccitazione per quella scenetta umiliante. Quando è sicura di aver finito, Ilaria poggia la gamba a terra. Adesso ha la fica e la coscia sinistra unta di piscio, ma non è ancora arrivato il momento di pulirsi. Sempre con lei che ci segue a quattro zampe ritorniamo all’ingresso del villino.
Io, che ho condotto questo gioco, dico: «Bene, direi che la tua punizione è finita. Sei stata molto brava Ilaria, ci hai regalato soddisfazioni! Io direi che ci vuole un applauso.»
C’è un applauso molto di cuore, che è un piccolo modo per sdebitarci dei guai che abbiamo fatto passare alla povera Ilaria. Poi concludo: «Puoi rialzarti e ritornare a parlare. Puoi anche toglierti tutto l’armamentario.» Ilaria si alza in piedi e si toglie le orecchie di cane, poi si slaccia il collare e mi passa le cose. Non va di fretta. Sembra persino delusa che il gioco si sia già concluso. Per il plug mi chiede una mano. Io le vado dietro e le dico di mettersi a novanta, cosa che lei fa senza imbarazzo. A quel punto afferro l’estremità del plug e inizio a tirare per rimuoverlo. Non era un plug troppo grande e viene via abbastanza facilmente, mentre Ilaria tira fuori un gridolino che ci fa un po’ sorridere mentre viene stappata, poi si rialza.
Ilaria è tornata ad essere una di noi, e anzi la nostra ospite, piuttosto che una vittima dei nostri dileggi, ed è lei a dirci cosa fare: «Proclamo un’ora di paura, poi faremo il gioco finale. Se ne avete ancora bisogno, possiamo fare il caffè e se volete vi consiglio una seconda doccia. Io devo andare assolutamente.» Ridacchiamo. È ovvio che si sta riferendo al fatto di avere il piscio sulla coscia. La pausa è molto tranquilla. Adesso ci siamo pienamente abituati alla nudità e siamo anche piuttosto stanchi. Fosse per me, la serata potrebbe chiudersi qui. Ma manca ancora il gioco finale. Passo la pausa a parlare con le ragazze e Marco, mentre Francesca mi sta accanto. All’inizio al massimo ci teniamo per mano, ma verso la fine dell’ora inizia a coccolarmi un po’ di più e proprio alla fine anche a segarmi dolcemente. Del resto, siamo nudi ed eccitati. Ilaria capisce che la situazione degenererebbe e ci invita tutti nel salone dove si era tenuto il Dare Ring. «Ora bisogna chiudere i giochi!»
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