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Prime Esperienze

In viaggio di lavoro


di michiamanotu
16.03.2018    |    21.101    |    5 8.3
"Giunti sull’aereo e presi i posti Giorgio decise di concedersi un riposino, mentre Claudia aggiornò Mattia su alcuni dettagli del meeting con un importante..."
Si era appena fatto buio.
Il vento freddo della sera stava iniziando a farsi sentire e colpì forte Mattia non appena sceso dall’autobus dell’aeroporto, che lo aveva portato fin sotto l’aereo. Stava per partire per il suo primo viaggio fuori dall’Italia. In 23 anni di vita le sue scarse disponibilità economiche non gli avevano mai concesso di fare un viaggio all’estero, né con gli amici, né con la famiglia. Per questo, irrazionalmente, si fermò sul posto, con il cuore che gli batteva forte nel petto: non sapeva cosa aspettarsi.
“Su, andiamo”, disse una voce rassicurante ed autoritaria dietro di lui. Mattia sentì l’ampia mano del suo capo, Giorgio, poggiarsi sulla sua spalla, e poi dagli un colpetto. Non disse nulla e riprese a camminare, affiancato adesso dall’uomo, un cinquantenne dal corpo possente, panciuto ed elegantemente vestito. Accanto a lui apparve poco dopo la figura di Claudia, una delle dipendenti storiche dell’azienda di Giorgio, ragazza sui 30, alta, con capelli ricci e corvini, che aveva da sempre attirato le attenzioni del giovane Mattia per le sue forme generose ma non volgari. Giunti sull’aereo e presi i posti Giorgio decise di concedersi un riposino, mentre Claudia aggiornò Mattia su alcuni dettagli del meeting con un importante cliente che li attendeva ad Amsterdam. Per il ragazzo non si trattava soltanto del primo viaggio fuori dal Paese, ma anche di uno dei primi eventi di tale importanza sul lavoro. Erano ormai due anni che, dopo essersi laureato, lavorava nell’azienda di Giorgio come apprendista ed era stato invitato a questa riunione per imparare ad approcciarsi ai clienti nella maniera più corretta. Anche se cercava di non darlo a vedere, mentre parlava con Claudia si sentiva tremendamente in ansia per l’indomani. La ragazza gli diede delle fotocopie contenenti alcuni appunti sul tema della giornata successiva, che Mattia fece per mettere nel suo zainetto, poggiato a terra. Mentre si chinò per raccogliere lo zaino, si soffermò per un attimo ad osservare le gambe di Claudia, una delle parti del suo corpo che lo attraevano di più. Si ricordò di quando qualche mese prima, con suo grande imbarazzo, si era ritrovato a parlarne con Giorgio nel suo studio. Claudia quel giorno portava una gonna più corta del solito. I tre si trovavano nella stessa stanza e la ragazza era stata la prima ad abbandonarla. Non appena uscita Giorgio non era riuscito a trattenere i suoi commenti.
“Ti piace la ragazza, eh?” Aveva detto rivolgendosi a Mattia in tono scherzoso, con l’aria goliardica di un padre, che ogni tanto si impossessava di lui.
Mattia era arrossito.
“Si, belle gambe”, aveva commentato timidamente, spaventato dall’idea di apparire insensibile e di sminuire la collega trattandola come un oggetto da guardare.
Ma Giorgio era sempre stato rispettoso delle sue dipendenti e con un sorriso complice aveva chiuso l’argomento.
Mentre si perdeva fra questi pensieri Mattia decise di fare come il capo e di riposare un po'.

Giunti in hotel i tre presero le chiavi delle loro stanze e si separarono. Appena entrato in camera Mattia non poteva credere di trovarsi in un hotel in centro ad Amsterdam e decise di provare la doccia. Si tolse tutti i vestiti, gettandoli sul letto ed entrò in bagno. Il suo corpo tonico ma minuto era ricoperto di pochi peli, tranne sul pube. La sua carnagione chiara e i suoi capelli biondi accentuavano quell’incertezza adolescenziale che ancora permaneva dentro di lui, seppur ormai lavoratore autonomo. Mentre si lavava i suoi pensieri finirono su Claudia e sul suo discorso in aereo. Poi su Claudia e basta. Quella ragazza, anzi, quella donna piaceva davvero molto a Mattia. Qualcosa nella sua sicurezza, nella sua capacità di gestire così bene il suo lavoro, lo eccitava. E poi c’era quel corpo. Quelle labbra. Quel seno. L’erezione fu immediata e la sega con copiosa eiaculazione che ne seguì inevitabile. Uscito dalla doccia e rivestitosi, Mattia provò ancora l’ansia di quella mattina sull’aereo e decise di andare a rileggere le fotocopie che Claudia gli aveva dato in aereo. Mentre le ripassava un po’ annoiato, notò che subito dopo le fotocopie c’erano anche i fogli originali, appunti presi a mano dalla collega, che doveva averglieli consegnati per errore. Conoscendo la natura metodica della ragazza, Mattia decise che forse era il caso di andarla a disturbare per riportargli i suoi fogli, dato che sicuramente avrebbe voluto rileggerli anche lei.

Arrivato alla porta della collega, fece per bussare, ma si accorse che la porta, sebbene sembrasse chiusa, non era effettivamente stata tirata abbastanza forte, e con la pressione della sua mano si aprì. La stanza di Claudia era più grande di quella di Mattia e aveva un piccolo, e in quel momento buio, atrio, che, tramite una porta, sulla destra, dava sulla vera e propria camera da letto. Mattia fece per entrare e soffocò a malapena un “Permesso” incerto, rimanendo poi fermo in penombra sulla porta. La scena davanti ai suoi occhi lo lasciò attonito per diversi secondi. Giorgio, nudo, con il pisello venoso, duro e pulsante, stava in piedi al centro della stanza, mentre Claudia a terra, ai suoi piedi, intenta a leccarglieli. Le mani legate dietro la schiena con una corda rossa. Sui capezzoli due mollette che li stringevano oscenamente. I due erano così presi dal loro gioco che non si accorsero dell’entrata del ragazzo, ancora impietrito, e continuarono in quello che stavano facendo. Giorgio, dall’alto, incitava la sua bella dipendente a continuare col suo lavoro.
“Brava. Lecca bene, troia. Lecca bene, che se mi fai contento ti scopo”.
Claudia sembrava eccitatissima e mentre leccava i piedi del capo con devozione cercava i suoi occhi. Ogni tanto uno sputo dell’uomo la colpiva sul volto, o sul corpo, un po’ dappertutto e in quei momenti la ragazza era visibilmente scossa da fremiti di eccitazione che non riusciva a trattenere. Tra le sue gambe era tutto umido e non di saliva.
Il cuore di Mattia batteva all’impazzata, il suo uccello era duro come non mai e si stava cominciando a bagnare di preseperma, nonostante avesse appena eiaculato. Il suo respiro si fece più forte e forse per questo i due si accorsero che c’era qualcuno, si voltarono e lo notarono.
“Da quanto tempo stai lì?” Chiese Giorgio con tranquillità.
Mattia non sapeva cosa fare, ma non voleva scappare via. Non disse niente, non si mosse.
“Vieni qui”, disse con fermezza il capo.
Mattia obbedì.
Venne fuori dall’atrio in penombra e con il volto paonazzo, mentre guardava a terra si mostrò ai due. Nonostante l’eccitazione che la devastava, a Claudia scappò una mezza risata, probabilmente per l’estremo imbarazzo.
Giorgio non aveva perso la calma, o perlomeno così sembrava. Si avvicinò al ragazzo e gli mise una mano sulla spalla come aveva fatto prima quel giorno.
“Ti disturba quello che hai appena visto?” Chiese.
“No”, balbettò timidamente Mattia.
“Bene”, replicò Giorgio, poi guardò negli occhi Claudia. Tra i due si stabilì un tacito accordo.
“Siediti lì e continua a guardare allora”, disse ancora, indicando una poltrona alle spalle del suo giovane dipendente. Nei suoi occhi era evidente un’eccitazione incontrollabile.
Mattia iniziò a stupirsi delle sue azioni, ma con accondiscendenza obbedì alle parole del suo capo, che stava nudo a due passi da lui. Una volta seduto notò il suo corpo e non si stupì che la bella Claudia si potesse concedere a lui. Nonostante l’età l’uomo poteva vantare due braccia possenti, bicipiti e pettorali gonfi, molto villosi. La sua pancia era prominente, ma anch’essa villosa e in armonia col resto del corpo. Il suo uccello era di lunghezza normale, ma molto grosso, ben più della norma. Quello che veniva fuori era una commistione di vigorosità e indubbia virilità, coronata da capelli e barba brizzolati.
“Fai vedere a Mattia come sei brava a fare le pompe al capo adesso”, disse con tono autoritario, mentre slegava la corda che teneva stretti i polsi di Claudia, che arrossiva sempre più. Nonostante la vergogna, l’eccitazione era evidentemente padrona del suo corpo e della sua mente. Quel gioco le piaceva, la appagava. E per quello si fiondò sull’uccello di Giorgio, ne baciò con tenerezza la cappella e poi iniziò un sapiente pompino. Mentre faceva avanti e indietro con la parte superiore del suo corpo per dare piacere all’asta del maschio, il suo grosso seno rimbalzava un po’, insieme alle mollette che le stringevano i capezzoli. Mattia trovava quell’immagine immensamente appagante, così iniziò a massaggiarsi il pisello dall’esterno.
“Chi ti ha detto che puoi toccarti?” La voce di Giorgio lo fulminò.
“Metti quelle mani dove possa vederle e non muoverle”.
Mattia obbedì.
Non avrebbe mai voluto farlo arrabbiare ed essere mandato via. Voleva vedere quella scena, voleva vedere quello che ancora lo aspettava.
Il pompino durò a lungo. Ad un certo punto Giorgio ordinò a Claudia di guardare Mattia negli occhi mentre lo spompava. La vergogna era ormai andata via quasi del tutto e fra i tre si respirava una rinnovata aria di complicità. Mattia e Claudia si guardavano negli occhi. Lui era costretto a stare fermo dall’ordine di Giorgio, che in quel contesto diventava evidentemente legge, ma se avesse potuto si sarebbe segato con ardore alla vista degli occhi di Claudia che lo fissavano mentre la sua bocca era piena di cazzo. Lo sguardo durò per minuti che a Mattia sembrarono infiniti, tanto era contento e al contempo teso. Ogni tanto la bocca di Claudia perdeva il cazzo che adorava tanto, e in quel momento si apriva per ricevere dall’alto la saliva di Giorgio, oppure riceveva forti colpi di nerchia sulle guance. Disinibito, sottomesso, completamente appagato, Mattia non avrebbe mai dimenticato il volto di Claudia in quell'occasione. Gli riusciva difficile immaginare che quella persona così ligia al dovere che ammirava nella vita potesse essere così lasciva nella camera da letto.
“Prendimi il preservativo”, ordinò poi improvvisamente Giorgio. Claudia si alzò e fece per muoversi, ma venne dolcemente trattenuta dalla mano del maschio.
“Non dicevo a te”.
Il cuore di Mattia gli balzò in gola. I due, fermi in piedi, aspettavano che eseguisse. Il ragazzo si spostò verso la valigia di Claudia, chiedendo conferma della posizione con lo sguardo. Giorgio annuì. Trovato il preservativo fu chiaro che la mossa successiva non era passarglielo. Mattia si sentì un po’ umiliato, ma anche estremamente eccitato da quello che il suo capo gli stava tacitamente chiedendo. Aprì il pacchetto coi denti, si avvicinò a lui, e poi, con le mani che tremavano, gli infilò, con non poca fatica, il preservativo sull’uccello. Poi, dopo aver scambiato uno sguardo veloce che segnava l’assenso di Giorgio, Mattia tornò a sedere. Claudia si posizionò a novanta sul letto e attese con gli occhi chiusi. Poco dopo Giorgio tirò fuori dalla valigia una gag ball rossa. La infilò nella bocca di Claudia e subito le fu dentro. I mugugni della ragazza venivano trattenuti dall’aggeggio nella sua bocca, ma i suoi occhi esprimevano tutta la sua goduria. Il cazzo di Giorgio doveva proprio mandarla in estasi, tanto che ad un certo punto sembrava avere le lacrime agli occhi.
“Mettiti di fronte a lei”, ordinò Giorgio a Mattia, che si fece spazio sul letto. Adesso il giovane poteva vedere dritto negli occhi la ragazza, che veniva sbattuta incessantemente. L’amplesso durò ancora per qualche minuto. Alla fine la bocca di Claudia fu liberata da Mattia su ordine di Giorgio, e poté sfogare i suoi mugugni di piacere mentre veniva sotto i colpi di quel maschio dominante. Improvvisamente anche i suoi versi animaleschi si fecero più intensi e Mattia intuì che stava sborrando nel preservativo mentre era ancora dentro Claudia.
Finito di godere, Giorgio tirò fuori il pisello dalla ragazza, che, devastata ed appagata nel profondo, si accasciò sul letto, con lo sguardo perso nel vuoto. Il capo si tolse il preservativo, e con delicatezza ne svuotò tutto il contenuto su Claudia, partendo dal seno e finendo sulla faccia e i capelli.
“È ora di andare a dormire”, disse poi lapidario. E sorrise.
Mattia li lasciò abbracciati fra le coperte. Claudia si era pulita solo sommariamente il viso, mentre il suo seno era ancora ricoperto del seme di Giorgio. Le braccia possenti dell’uomo la cingevano, mentre con la testa era poggiata sul suo petto, già mezza addormentata.

Quello che Mattia aveva visto quella sera lo segnò. Capì molto della sua sessualità e dei suoi gusti grazie a Giorgio. L’indomani il meeting andò molto bene, grazie soprattutto alla bravura nella presentazione di Claudia. Durante il viaggio di ritorno Giorgio comunicò che, se voleva, Mattia era invitato alla loro trasferta a Londra del mese successivo. Senza dubbi o rimostranze il ragazzo accettò, non senza arrossire leggermente.
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