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Gay & Bisex

Stefano 3 ---- Camicie bianche


di michiamanotu
03.06.2013    |    8.479    |    1 9.3
"Iniziai a leccarlo dovunque, incontrando i peli che erano diventati sempre più numerosi su quei possenti pettorali durante gli anni in cui lo avevo conosciuto..."
Dopo l’intensissima giornata passata a casa di Stefano non riuscimmo a creare alcuna occasione di intimità per circa una settimana.
Io ero nervoso, avevo paura che il mio amico si fosse pentito di quanto era successo, mentre io ero sempre più cotto di lui e non vedevo l’ora di essere fottuto di nuovo da lui.
Frequentavamo la stessa scuola, nella stessa classe, ma non avevamo molte possibilità di parlare, perché avevamo banchi lontani e comunque oltre la ricreazione restava poco tempo libero.
Un giorno, durante l’ora di fisica, notai che mi stava guardando.
Il suo sguardo era eloquente, e io, d’altronde, riuscivo a decifrare ogni sua intenzione o emozione semplicemente osservandolo un po’ : era davvero eccitato.
Certamente non poteva però alzarsi e scoparmi lì.
Quindi mi fece un sorriso e distolse lo sguardo.
Al suono della campana scoprimmo che il professore di italiano era assente, e che avremmo avuto supplenza durante quell’ora.
Appena l’insegnante supplente finì di fare l’appello, Stefano si alzò e chiese se poteva andare in bagno.
Quando gli fu detto di si, lui si diresse verso la porta di uscita, non prima però di essersi voltato verso di me e di avermi fatto un sorriso che mi invitava palesemente a seguirlo.
Così, un paio di minuti dopo, imitando Stefano, mi alzai e chiesi il permesso di uscire.
Una volta fuori dall’aula mi diressi spedito verso il bagno dei maschi.
Entrato vidi che Stefano non era nella zona dei pisciatoi a muro, che si parava immediatamente davanti a chi entrava nel bagno.
Così andai a destra, dove c’erano i bagni chiusi.
Stefano mi aspettava di fronte alla porta di uno di questi.
“Vieni dentro dai ... abbiamo poco tempo.” Mi disse piano.
Mi avvicinai, entrammo insieme nel bagno e ci chiudemmo a chiave.
Eravamo faccia a faccia e lui non riusciva a trattenersi.
Si tuffò su di me, sbattendomi contro il muro di fronte alla porta, vicino al gabinetto.
Iniziò a leccarmi ripetutamente ed avidamente il collo, mentre con le mani cominciava a sbottonare la camicia bianca che portava.
Appena se la tolse si stacco dal mio collo, avvicinando il suo viso al mio.
“Ho troppa voglia di sbatterti… preparati, è durissimo…” Mi disse all’orecchio.
Dopo, velocemente, si tolse anche le scarpe e i jeans; l’eccitazione era effettivamente visibilissima attraverso i boxer bianchi che portava.
Si avvicinò di nuovo a me, mentre io avevo lo sguardo fisso sul suo pacco pulsante.
Mi strinse forte un capezzolo con la mano destra, con la sinistra mi prese una mano e se la portò sul pisello, facendoselo massaggiare. Intanto mi aveva raggiunto la bocca e aveva iniziato ad esplorarmela con la lingua.
Quando fu stanco della posizione si staccò da me, mi prese per la testa, e mi spinse forte sul suo petto.
Iniziai a leccarlo dovunque, incontrando i peli che erano diventati sempre più numerosi su quei possenti pettorali durante gli anni in cui lo avevo conosciuto.
Per un attimo mi immaginai come sarebbe diventato in futuro.
Stefano a 20, 25, 30, 35 anni… lo immaginavo sempre più villoso, più forte e… più pervertito.
Avrei voluto tanto avere la certezza di poter essere sempre lì a soddisfarlo durante quegli anni.
E a farmi soddisfare, certo.
Ritornai al presente, mentre Stefano mi spingeva forte la testa sotto la sua ascella sinistra, per farmela leccare tutta.
Potevo sentire l’odore maschio del suo sudore così da vicino per la prima volta; ero ancora inconsapevole di quanto la cosa mi sarebbe piaciuta.
Pian piano notai quanto la cosa mi piaceva dal fatto che il mio pisello, dentro i pantaloni, cominciava a bagnarsi di presperma.
Improvvisamente però, Stefano si annoiò e decise che era ora dell’azione vera e propria.
Mi spinse velocemente verso il muro, con la faccia rivolta verso di esso, poi mi slacciò velocemente i pantaloni, me li abbassò (e con loro le mutande), e me lo infilò dentro decisamente e senza riguardi.
Sapevo bene che non lo faceva perché aveva poco rispetto per me, ma perché in fondo lui sapeva che se non fosse stato così “prepotente” a me sarebbe piaciuto tutto meno.
Amavo essere guidato da lui… sin da quando ero solo il suo pompinaro di fiducia.
La violenza con cui mi scopò quella volta era inaudita.
Il suo pisello era mille volte più duro che nei nostri precedenti rapporti, e l’attrito mi causava un po’ di dolore.
Dolore ripagato dal piacere immenso che mi provocava fisicamente e mentalmente l’essere fottuto in quel modo spudorato da lui, che tanto amava solitamente le cose calme e silenziose. Amore che dimenticava gradualmente quando l’eccitazione lo prendeva.
I miei inevitabili versetti vennero bloccati dal mio amico, che mi aveva raggiunto con la mano la bocca e l’aveva prontamente tappata infilandoci quattro dita.
Se la scopata precedente era stata romantica, questa volta mi sentivo davvero un gran porco : mi stavo facendo fottere a sangue da Stefano in un bagnetto della mia scuola, ancora con addosso i vestiti, mentre lui, nudo ed eccitatissimo era costretto a trovare il modo di contenere i miei gemiti.
Una vera e propria sveltina mentre dovevamo essere in classe a fare i bravi studenti.
Insomma, una cosa fantastica!
Ma specialmente perché stava accadendo con lui.
Lui che era l’unico a cui avrei mai concesso di essere così autoritario nei miei confronti.
Improvvisamente sentii che i colpi che ricevevo da dietro, e che mi facevano sfregare il pisello contro il muro, mi stavano facendo venire.
Sborrai sul muro.
Pochi secondi dopo sentii le dita di Stefano, che avevano soffocato tutti i miei gemiti di goduria, uscire dalla mia bocca; contemporaneamente anche il suo cazzo abbandonò il mio culo, per venire copiosamente subito dopo.
“Oh, dannazzione!” Esclamò Stefano rammaricato “Scusa, non ce l’ho fatta a spostarmi…”.
Mi voltai verso la mia schiena e notai, per quanto potevo, che Stefano era venuto sulla camicia, bianca come la sua, che ancora avevo addosso.
Allora lo guardai in viso, gli sorrisi dolcemente, ed iniziai a sbottonarla.
Quando l’avevo ormai tolta mi sedetti sul water, la presi mettendo bene in vista la zona piena di sborra, e, mentre guardavo Stefano, che non capiva bene, ancora un po’ rosso per la venuta, iniziai spudoratamente a leccare la sua sborra via dalla mia camicia, bevendola tutta dopo averla portata in bocca.
Dall’alto, adesso, Stefano mi osservava compiaciuto mentre leccavo il suo seme.
Ad un certo punto avvicinò la mano sinistra al mio viso ed inizio ad accarezzarmi lentamente, sorridendo appagato, mentre io finivo di ingoiare tutta la sua sborra.
Quando terminai, mi alzai e lo baciai.
Fu un bacio lungo, da cui Stefano si liberò dopo qualche minuto.
Osservammo la camicia, che era comunque rimasta un po’ macchiata.
“Sei stato fantastico… mi piace che tu sia così perverso…” Mi disse con la voce un po’ affaticata “Adesso però tieni questa.” E, prendendo la sua camicia da dove l’aveva lasciata cadere prima me la porse.
“Ma no, figurati!” Gli risposi io imbarazzato.
“Non se ne parla, prendila!” Mi rispose categorico, lasciandomi in mano la sua camicia, prendendo la mia ed uscendo in fretta senza che potessi fermarlo.
I miei compagni di classe lo presero in giro per tutta la giornata, ma lui, eroico, la indossò per tutta la giornata non rispondendo alle provocazioni.
Di quella camicia non ho più visto traccia, ma la sua mi è rimasta, ed oggi la indosso ancora ricordandomi quei momenti.

CONTINUA
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