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Gay & Bisex

Stefano 1 ---- Disposto a tutto


di michiamanotu
22.05.2013    |    17.950    |    4 9.5
"Bevvi tutto e appena finii vidi che Stefano mi guardava preoccupato..."
Stavo uscendo tranquillamente dal portone di casa sua quando improvvisamente sentii la mano di Stefano che mi bloccò trattenendomi per la spalla destra.
Sapevo cosa voleva. Voleva sempre quello quando mi fermava così senza dire nulla.
Mi girai verso di lui e lo guardai dritto negli occhi, che mi osservavano sicuri sapendo già cosa stava per succedere.
La mano di Stefano si posò in quel momento sulla mia testa.
La spinse verso il basso, e in men che non si dica mi ritrovai in ginocchio ai suoi piedi.
Si sbottono i jeans e spinse la mia testa verso le sue mutande verde acceso.
Impazziva quando gli leccavo e “mordicchiavo” il pacco duro dall’esterno delle mutande.
Lui spingeva sempre più forte con la sua mano sulla mia nuca.
Ero totalmente inebriato dagli odori del bassoventre di Stefano, che mi giungevano tutti insieme : un po’ di sudore, un po’ di piscio, proveniente da qualche gocciolina che si era asciugata, come normale nei maschi, sulla parte frontale degli slip, e un po’ di sano odore di cazzo duro.
L’asta era già bella grossa, potevo sentire ogni vena pulsante mentre la scorrevo tutta con la lingua attraverso la stoffa ruvida delle mutande.
Mentre mi concentravo sul cappellone, la cui forma si intravedeva perfettamente, Stefano mi prese per il collo e mi tirò indietro, poi si abbassò gli slip e velocemente mi spinse di nuovo sul suo cazzo, senza farmelo ingoiare.
Il nostro rito, sebbene mai espresso a voce, era ben preciso : il cazzo andava prima leccato per bene, poi succhiato.
Ma in ogni caso ci pensava lui ogni volta, con le sue mani prepotenti, a ricordarmi come agire.
Ripensavo alle prime volte in cui era successo; Stefano era così in imbarazzo quando gli avevo detto di essere gay e che lui mi piaceva.
Avevamo appena 14 anni, lui si diceva etero, però quando gli chiesi di lasciarmi succhiare il suo cazzo accettò titubante.
Da allora succedeva almeno una volta alla settimana, specialmente il Sabato sera quando ci incontravamo per le vie del corso principale. Con la scusa di prendere una birra lo succhiavo avidamente in una delle viuzze secondarie ben nascoste. Adoravo il buio, l’eccitazione del farlo di nascosto, a rischio, il mio inginocchiarmi a terra mentre lui mi teneva per la testa, appoggiato ad un muro e tratteneva i sospiri di goduria.
Quanto era diventato esperto nel tempo! Ormai mi sapeva trattare benissimo. Il ragazzino che conoscevo si era trasformato in un bel maschio diciottenne capace di soddisfare completamente il suo amichetto affamato di cazzo.
Mentre la mia mente divagava, Stefano aveva agguantato bene il suo cazzo e me lo aveva messo in bocca.
Con la mano meno pressante ora me lo lasciava ciucciare pian piano, come piaceva a lui.
La mia lingua scorreva decisa lungo la parte bassa dell’asta, fermandosi quando arrivava sul frenulo e giocherellandoci un po’.
Conoscevo bene il mio maschio ormai e sapevo quali punti attenzionare per farlo impazzire.
Dopo 5 minuti di questo giochino Stefano sborrò con tantissimi schizzi dentro la mia bocca.
Bevvi tutto e appena finii vidi che Stefano mi guardava preoccupato.
“Che c’è?” Gli domandai.
Mi fece segno di spostarci nella sua camera, e io lo seguii.
Arrivato lì si sedette sul suo letto. Aveva ancora i pantaloni e le mutande abbassati, con il pisello mezzo moscio, sporco di qualche goccia di sborra che penzolava verso il basso.
Mi sedetti sul letto, poi mi sdraiai con la testa sulle sue gambe, sfiorando il suo pene.
“Che c’è?” Tornai a chiedergli, guardandolo dal basso.
“Ho paura delle cose che mi ispiri.” Mi sussurrò lui.
“I pompini?” Chiesi “Non ci siamo mai fatti problemi.”
“Ho paura che ormai non mi attirino più solo quelli…” Disse con lo sguardo rivolto da un’altra parte.
Appena sentii queste parole sussultai.
Voleva andare oltre.
Non so perché fu così immediato, ma mi girai verso il suo pube, presi il suo pene, gli diedi un tenero bacio sulla cappella, mi alzai e mi spogliai interamente.
Non avevo più nulla addosso e il mio pisello duro svettava.
“Io sono disponibile, lo sai.” Gli dissi diventando un po’ rosso, mentre gli mostravo il mio corpo interamente nudo ed eccitato, come non avevo mai fatto.
Mi guardò per due secondi. Poi mi fece segno di avvicinarmi.
Appena fui accanto a lui mi baciò di scatto. Con la lingua. Intanto la sua mano destra esplorava per la prima volta il mio culo, tastandolo senza arrivare al buco.
Ero incredulo. Stavo per perdere la verginità con lui. Non avrei potuto chiedere di meglio.
“Ti farà male senza lubrificante?” Mi chiese.
“Puoi sempre leccarlo.” Gli risposi timido.
Non se lo fece ripetere due volte.
Dopo un paio di secondi ero a 90 gradi, sul suo letto, mentre da dietro lui mi leccava il buco.
Con le mani intanto si era fatto spazio tra le gambe, raggiungendomi il pisello e massaggiandomelo.
Era così bello sentire per la prima volta lui che mi toccava.
Mi leccò per un bel po’, poi mi disse di mettermi seduto.
Mi fece assistere al suo “spogliarello”.
Rimase nudo, mostrandomi il suo petto non troppo grosso ma gonfio e la sua pancia i cui peli sotto l’ombelico conducevano dritti dritti alla foresta nera che coronava il suo nerchione bello largo che ben conoscevo.
Dopo avermi fatto ammirare lo spettacolo si avvicinò e mi prese per le gambe.
Se le mise sulle spalle e iniziò pian piano a spingere verso l’interno del mio buco ancora stretto col suo cazzo.
Furono momenti di puro dolore.
Stefano mi copriva la bocca con una mano per non farmi urlare.
Lui amava il silenzio.
Quando il mio buco era ormai completamente pieno del suo cazzo mi sentii sorprendentemente sollevato ed eccitato.
“Fottimi a sangue…” gli sussurrai.
Non se lo fece ripetere.
Il ritmo della scopata era serrato e velocissimo e io provavo una sensazione mista di dolore e piacere indefinibile.
Stefano incredibilmente ruppe il silenzio che contraddistingueva quei momenti ed inizio ad emettere mugugni secchi sempre più forti.
“Vengooooo!” Urlò ad un certo punto, e stava per uscire da me, quando io lo bloccai tenendolo per i polsi.
“Dentro.” Gli dissi calmo.
Poco dopo il mio culo grondava del liquido bianco che Stefano aveva rilasciato in grande abbondanza. E fortuna che era la seconda volta.
Dopo che aveva tolto il pisello dal mio culo si avvicinò a me e mi si sdraiò accanto.
“Questo nelle vie non lo possiamo fare.” Mi disse.
Io risi e mi girai sdraiandomi su di lui.
Restammo in quella posizione per un bel po’.
Ogni tanto Stefano prendeva un po’ di sborra di quella che mi colava giù dal culo sulle cosce con le dita e me le faceva succhiare.
Mi addormentai sul suo petto e lui decise arbitrariamente che la sera avrei dormito a casa sua.


Vorrei sottolineare che il racconto è di pura fantasia, ma che Stefano esiste davvero. E che se lui fosse d'accordo io sarei disposto a fare anche molto più di quanto è scritto qui con lui...

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