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Darsi all'ippica


di RaccontiSparsi
11.03.2020    |    987    |    1 9.8
"Un tipo alto, dalle spalle larghe, mi passa davanti e sfreccia a grandi passi verso il bancone..."
È mezzanotte passata all'agenzia ippica. Le luci al neon illuminano un pavimento color pastello. All'uscita, di fianco a dove sono seduto, alcune persone si salutano augurandosi la buonanotte.
Il ronzio del condizionatore fa da sottofondo alle voci degli ultimi scommettitori della serata, che si avvicendano al bancone per le ultime puntate, e anche per intrattenersi con la cassiera, grande attrazione del locale assieme alle scommesse.
La porta si apre con un cigolio. Un tipo alto, dalle spalle larghe, mi passa davanti e sfreccia a grandi passi verso il bancone. La mora dietro il bancone alza la testa, accenna un sorriso e lo ritira subito.
«Hai deciso di farmi incazzare?» sbraita il tipo.
La sala si ammutolisce.
«Non voglio che te ne vada in giro a dare spettacolo, copriti il davanzale e non mi fare incazzare!»
Le persone attorno al bancone si fanno da parte. La ragazza abbassa lo sguardo e dice qualcosa che non riesco a sentire. Il tono del ragazzo si calma e lo vedo gesticolare mentre dice qualcosa.
Ignoro il resto della scena e torno a seguire sugli schermi i risultati delle corse. Passa qualche minuto.
«… allora vado che mi comincia il turno» sento dire dal ragazzo al banco, «Ci vediamo domattina, amore» i due si danno un bacio a stampo e il ragazzo se ne va.
Getto uno sguardo alla ragazza che torna a sedersi dietro il bancone. Ha proprio un gran bel davanzale, che sembra ancora più grande se paragonato al suo fisico esile. E lo stronzo che la tratta di merda neanche si rende conto della fortuna che ha. Lascio perdere i loro problemi e torno a guardare la schedina
Poi il lo schermo.
Poi la schedina. Cazzo ho preso un tris! Con un rapido calcolo conto che sono più di duemila euro! Inspiro profondamente, mi preparo una faccia da culo, con cui sfoggiare tutta la mia fortuna, e mi dirigo al bancone.
La ragazza alla cassa è intenta a fissare lo schermo del computer. “Dare spettacolo”, una maglietta aderente mostra la forma del reggiseno e una scollatura appena accennata. “Quel ragazzo la costringe sempre a vestire accollatissima, anche in queste giornate caldissime. Tanto, con le poppe che si ritrova attira gli sguardi anche con addosso un maglione”. «Guarda qua, Luisa» e le porgo la schedina.
Luisa la prende e le da un'occhiata, «Però, che bel colpo signor Lando. Sono un sacco di soldi!».
Le sorrido mentre la ragazza apre la cassa, conta i soldi e mi porge la mia vincita. Prendo i soldi e li riconto ulteriormente.
«Avessi avuto io la sua fortuna» fa guardando le banconote.
«Se vuoi, mille, te li posso lasciare…» mi scappa.
Luisa spalanca gli occhioni verde oliva e incrocia il mio sguardo. Fa per dire qualcosa.
«Però ci rincontriamo fuori quando stacchi» tronco subito e le poggio mille euro sul banco.
La ragazza schiude le labbra, ma rimane muta. Fissa il denaro come ipnotizzata.
Resto in attesa, teso come una corda di violino, “Ho fatto la cazzata”.
Luisa si sblocca, facendomi sobbalzare, prende i soldi e se li infila in borsa.
“Ha accettato!?” Il pisello mi si fa barzotto. Le faccio un sorriso e mi chino verso di lei, «Ti aspetto nel parcheggio sul retro» sussurro e me ne vado senza attendere una risposta.
Esco dall'agenzia e mi dirigo alla macchina. “Cazzo, le ho regalato mille euro!” penso, “E se lo andasse a dire al ragazzo, come minimo mi spacca la faccia!”.
Porto la macchina nel parcheggio sul retro e aspetto. Il tempo passa finché non mancano che pochi minuti alla mezzanotte. “Se non viene sarà meglio far cadere la cosa e non parlarne più, del resto mille euro basteranno a comprare il suo silenzio sulla mia stupida uscita”.
Un'ombra entra nel parcheggio. Passa di fronte a una fila di macchine ed entra nel cono di luce di un lampione. Le ombre mettono in evidenza la voluttuosità della sua forma. La figura porta una mano ai capelli e gioca con una ciocca guardandosi attorno. “Se questa fosse stata una strada trafficata, per una così, ci sarebbe già la fila, ma per fare mille euro quanti cazzi dovrebbe prendere? Dieci? Venti?” al pensiero che effettivamente quella gnocca è proprio venuta lì per battere i pantaloni ricominciano a tirarmi.
Faccio i fari, Luisa li nota e viene verso di me. Cammina svelta. A ogni passo la borsetta sbatte contro il jeans attillato e il seno sobbalza. Arriva alla macchina, passa sul lato del passeggero ed entra.
Lascia cadere la borsetta davanti al sedile. Si volta verso di me e mi si getta addosso senza dire nulla. In un attimo le sue labbra sottili premono contro le mie. Di rimando la afferro per il braccio e la trattengo a me ricambiando il bacio. Infilo la lingua tra le sue labbra in cerca della sua.
Una mano mi afferra il pacco e lo massaggia da sopra i pantaloni. Le sue labbra si staccano dalle mie, fa per allontanarsi, ma stringo la presa sul braccio e la tengo incollata a me. Mugola. Le afferro un seno e glielo strizzo attraverso la maglia e la coppa del reggiseno.
Continua a segarmi attraverso i pantaloni mentre con l'altra mano mi slaccia la cintura, la infila nelle mutande e mi tira fuori il cazzo già eretto. Entrambe le mani corrono ad afferrarlo. Lo accarezzano e lo esplorano. Fanno fatica a cingerlo.
La libero dal bacio. Non mi degna di uno sguardo che subito si tuffa sul mio cazzo. La mia cappella viene avvolta dalle sue labbra. Succhia con forza e cerca di ingoiarne il più possibile, ma è troppo largo per la sua boccuccia, e per non raschiare i denti contro la pelle finisce per prenderne solo pochi centimetri. Mi lecca dal glande alle palle, sbavandomi tutto. Lo prende in bocca e riprova a ingoiarlo con un rumoroso gorgoglio. È in preda a una tremenda voglia di cazzo, come se non ne veda uno da mesi. O forse è la prima volta che ne vede uno vero?
Infilo una mano sotto di lei e le strizzo una tetta, «Ti piace il mio cazzo, eh?»
«Sì» fa Luisa tra una leccata e l'altra.
«Si vede che hai la faccia da porcona!» le porto una mano sulla testa dandole il ritmo, «Ma una pompinara non vale nulla se non lo prende in gola!». La forzo giù, fregandomene dei denti, fino a farle entrare in bocca quasi metà cazzo, abbastanza per toglierle il fiato per qualche secondo. «Guadagnateli 'sti mille euro!». La tengo un attimo prima di lasciarla perché riprenda fiato.
Luisa lascia andare il mio cazzo e si rimette seduta dritta. Mi guarda con un mezzo sorriso e si sfila la maglia e il reggiseno liberando due montagne sode con due piccoli capezzoli. Le afferra, «E queste, secondo te quanto valgono?».
Non dico nulla e mi lancio verso di lei. Una mano va a strizzarle una tetta, mentre la mia bocca si attacca al capezzolo dell’altra cominciando a succhiare con forza.
Un motore si avvia poco lontano da noi. Mi stacco dal paradiso e mi do un’occhiata attorno. La situazione mi sembra tranquilla, premo le mie labbra sulle sue.
Il mio cazzo, però torna a chiedere attenzioni. Mi stacco da Luisa e scivolo sul sedile posteriore. «Vieni!» le dico mentre mi sfilo i pantaloni. Lei si leva i jeans e io accendo la luce per potermi godere la vista del suo corpo.
Luisa scivola sul sedile posteriore come una gatta in calore, le sue curve generose strusciano sulla spalliera del sedile, raggiunge il retro della vettura e mi monta in braccio. Il mio glande si incunea tra le labbra fradice della sua figa e subito sprofonda per una buona metà. Lei si aggrappa alle mie spalle e inizia a cavalcarmi. «Sì! Sì! Che bel cazzo!» urla. Le sue tettone ballano di fronte a me. Le afferro e le succhio e, non contento, le do anche due sberle.
La sua figa sbava sul mio cazzo e poco alla volta si abitua a prendere qualcosa di diverso dal cazzetto del suo tipo. «Mi fai godere, sì!» ripete senza trattenere la sua lussuria.
Si era divertita abbastanza, adesso toccava a me montarla a dovere. La abbraccio costringendola a fermarsi e la rigiro sdraiata sul sedile. Le allargo bene le gambe e la penetro con forza. Luisa caccia un urlo. Incurante comincio a trivellarla, «Ti sfondo vacca tettona che non sei altro!». I suoi seni ballano a ogni colpo, li afferro e mi ci aggrappo, mentre tutta la macchina oscilla sotto i miei colpi. Le strizzo i capezzoli e le mungo le mammelle mentre il mio cazzo fracico le tartassa la figa. Luisa gode come la vacca che è, «Ti piace il cazzo, eh? Ti piace!».
«Sì mi piace!» urla la ragazza scossa da un possente orgasmo.
«Godi, eh vacca?» le dico senza smettere di sfondarle la figa, «Ora voglio godere anch’io, e per mille euro voglio anche il culo!».
Luisa continua a gemere sotto i miei colpi.
«Te lo ha mai fatto il culo il tuo ragazzo?».
«No» risponde, «ma tu fai pure, però fa piano» dice incerta per i continui affondi del mio cazzone. Ormai è completamente partita.
Mi fermo e sfilo il cazzo dalla fica rossa e dilatata. Mi porto una sua gamba contro la spalla, per penetrala meglio, e mi bagno il cazzo con la saliva. Punto il cazzo contro il sua rosetta. La cappella entra facilmente, ma il resto del cazzo sembra troppo largo per entrare.
«Sei bella stretta, eh? Ora ci penso io» e con un colpo spingo il mio cazzo dentro il suo culetto, allargando il suo buchino a dismisura, Luisa caccia un urlo e io la trattengo perché non si stacchi. Continuo a spingere facendolo entrare fino alla base. Prendo fiato qualche secondo, lasciando che anche Luisa si abitui all’invasore che le ha aperto il culo, e comincio a muovere il cazzo con movimenti circolari, come si fa al mare per gli ombrelloni, in modo da allargarla il più possibile.
Con una mano vado a stuzzicarle il clitoride. La sua figa torna a bagnarsi e decido che anche il suo culo è ormai pronto. Comincio a pistonarla piano. Luisa geme dimostrando tutta la sua porcaggine. Decido allora di aumentare la velocità.
Luisa riprende a urlare a ogni colpo, questa volta non certo per il dolore, e allora ci metto ancora più forza.
«Piano! Piano!» urla mentre le spacco il culo, «Dai, piano!».
Le infilo due dita nella figa, umida. La troia se la sta godendo. Decido di rincarare la dose, ormai il suo sfintere non oppone più nessuna resistenza, e mentre le scasso definitivamente il culo continuo a sgrillettarla con due dita. «Ti piace prenderlo in culo, vacca?»
«Sì» urla, «Spaccami!».
Sprofondo con tre dita nella sua figa fradicia e lassa, e comincio a masturbarla con forza. «Dai che dopo questo il cazzetto del cornuto non lo sentirai più!» dico.
Luisa urla come una scrofa e spruzza sulla mia mano un altro orgasmo.
Ormai sto per sborrare anch’io. In preda al fiatone mi fermo e sfilo il cazzo dal suo culo rotto. Scavalco le sue gambe e mi metto a cavalcioni sul suo petto. Le afferro le tettone e ci infilo in mezzo il mio cazzo. Subito i miei fianchi riprendono a trottare e godendomi una spagnola tra le mammelle di questa vacca.
«Dai, sborrami tutta!» fa Luisa.
La sborra risale lungo il mio cazzo.
«Dai schizzami tutta!» mi incita.
Mi afferro il cazzo e lo sego forte. Uno schizzo parte dalla cappella colpendola in faccia. Luisa strizza gli occhi e spalanca la bocca sporgendo la lingua fuori, mentre i successivi fiotti le inondano la faccia e le entrano in bocca.
Finito di sborrare le affondo la cappella tra le labbra, «Tieni vacca tettona!» e lei prende a succhiarmela con riconoscenza svuotandomi della sborra rimasta. «Ah, che scopata» ansimo, «Te li sei guadagnati quei mille euro, puttanella».
Luisa annuisce dandomi un ultimo succhiotto alla cappella, «Se vince di nuovo, signor Lando, sappia che le mie gambe, per lei, sono sempre aperte» dice con la sborra che le luccica in faccia.



Libera rielaborazione del racconto “Stronzettto geloso, fidanzata tettona” scritto per Erositalia.net da “geronimo”.
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