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Le farfalle nella pancia


di Isaac
22.06.2013    |    6.631    |    1 9.9
""non è niente, mio amor, adesso passa, adesso passa..."
C'è stato un tempo, venti e più estati fa, nei già permissivi e post-moderni anni '90, in cui ero giovane e bello e ... curioso.

Vent'anni dopo la curiosità è rimasta, ma le occasioni per soddisfarla sono nel frattempo divenute assai meno, man mano che queste si presentavano ed in maniera più o men soddisfacente me le toglievo; di una, però, il ricordo ancora mi emoziona, sarà il ritorno impetuoso dell'estate, l'intenso e carnale profumo della siepe di gelsomino appena fuori la finestra dell'ufficio, la visione, iersera mentre tornavo a casa, d'una trans statuaria ed elegante quale quella che giusto quell'estate ... ma andiamo per ordine, e cerchiamo di non pensare che la divina creatura di allora sarà anch'essa, ormai, un uomo di mezza età, invecchiato chissà come e chissà dove.

Allora possedevo un'utilitaria, di seconda mano e piuttosto malconcia; lavorando su turni mi capitava di staccare assai tardi e poiché svolgevo un lavoro di fatica, avevo la necessità di docciarmi prima di rientrare a casa dalla mia ormai ex moglie. Vent'anni fa, in questi giorni, l'afa era opprimente e allentava un poco la morsa solo a notte fonda, la doccia mi rigenerò e, siccome già nel recarmi in fabbrica al pomeriggio avevo incrociate lungo la provinciale diverse trans riparate all'ombra degli alberi al pensiero di rivederle, anzi, di rivedere quelle "del turno successivo" pensai divertito in analogia col mio lavoro, mi eccitai nuovamente proprio come alcune ore prima, quando avevo seriamente preso in considerazione l'idea di tardare d'una mezz'ora inventando un pretesto, ma avevo poi desistito colla riserva mentale che, se da li a nove-dieci ore ne avessi avuto ancora voglia ... ed in effetti quella voglia ce l'avevo ancora, anzi, non m'aveva mai abbandonato e più volte ero stato ripreso per la mia distrazione di cui avevo data la colpa al caldo tropicale.

Rinfrescato e profumato, pregustando la cosa che ormai m'ero deciso a compiere e che non avevo mai fatta prima, pensai di radermi pure, infischiandomene di quello che si sarebbe potuto pensare a casa e confidando nel fatto che tanto a quell'ora la mia compagna già dormiva; prima di vestirmi ebbi un'intuizione: non indossare l'intimo ed uscire con indosso la sola t-shirt, i calzoncini da tennis alla Magnum PI ed i sandali, di modo che, all'occorrenza, fossi "pronto all'uso" con pochi gesti. Ero memore di qualche lettura dove la signorina di turno, per eccitarsi ed eccitare il partner, non indossava l'intimo sotto ai vestimenti leggeri e la mia intenzione di quelle sera era proprio immedesimarmi nel ruolo ... ricettivo, diciamo, o comunque del partner sedotto, anziché seduttore.

Apprezzai l'idea sin da subito, già nell'uscire dallo stabilimento salutando colleghi e colleghe: lo sfregamento della stoffa sulle mie pudenda, l'incunearsi del cavallo nel solco ed a contatto con scroto ed il perineo, il turgore dell'asta già mezza intostata e non tenuta al suo posto dagli slip mi riempivano di ilarità ed eccitazione, soprattutto al pensiero che qualcuno potesse accorgersene o sospettare l'assenza delle mutande.

Salii in auto e cominciai il puttan-tour, deciso a godermi pure quei momenti: l'avvicinarsi cautamente, l'indugiare con lo sguardo, il fare cenno per chiedere le tariffe, il soppesare pro e contro di ciascuna di quelle creature e così via. Ebbi modo anche di divertirmi, alcune erano davvero inavvicinabili, uomini malamente imbellettati e privi di ogni grazia, vocioni arrochiti ed impastati, braccia tatuate ... altre decisamente più attraenti, ma qualcuna respingente per via dell'atteggiamento insofferente e per la mancanza di cordialità; a ciascuna, di quelle che mi piacevano, fingendo un pudore virginale che mi sembrava adeguato alle circostanze (la mia prima volta, del resto) chiedevo se fossero anche "attive" e se mi rassicuravano in tal senso sempre più fintamente imbarazzato e balbettante chiedevo se ce l'avessero "grosso" e se potevano farmelo vedere.

Qualcuna rifiutava sdegnata, qualcuna accondiscendeva e tra quelle alcune erano davvero ... impressionanti. A tutte, fingendomi spaventato, dicevo di doverci pensare su ancora un poco, che non ero ancora del tutto sicuro di sentirmi pronto, poi le ringraziavo e le salutavo; qualcuna rispondeva stizzita mandandomi al diavolo, convinta d'essersi imbattuta in un guardone, qualcun'altra mi congedava con sorniona cordialità.

Il primo giro durò così circa un'ora, la mia eccitazione, alla vista di tutti quei cazzi (peraltro tutti assai più consistenti del mio, ma in quel contesto l'idea non mi dispiaceva) e di alcuni corpi davvero scultorei, così simili alla statua dell'ermafrodito dormiente che avevo visto al Louvre l'estate prima, aveva portata la mia eccitazione al massimo, dall'elastico dei calzoncini spuntava il prepuzio semischiuso sul glande già imperlato di smegma ed avvertivo lo sfregamento della maglietta sui miei capezzoli maschili inusualmente inturgiditi per quel poco che potevano; oltretutto lo stare seduto tutto quel tempo sul sedile di plastica, pur coi finestrini spalancati (non era un optional frequente, almeno per quel modello di autovettura, l'aria condizionata ...), lo star seduto così a lungo, dicevo, m'aveva fatto sudare lungo la schiena ed un rivolo di sudore s'era incuneato tra le natiche bagnandomi l'ano che più o men consapevolmente contraevo e rilasciavo in una sorta di ginnastica pelvica preparatoria.

Però nessuna di quelle chimere m'aveva persuaso del tutto: chi era stata glaciale, chi aveva la mascella troppo squadrata, chi aveva avuto un atteggiamento troppo laido o un linguaggio inutilmente triviale ed insomma, insieme all'eccitazione stava montando la delusione quando, finalmente, ne vidi una che sin da lontano si intuiva di rara bellezza; pieno di speranza mi accostai e lei m'accolse con un sorriso radioso, mostrando una dentatura perfetta ed un viso compiutamente femmineo seppure d'una femminilità androgina, diciamo. Rifeci per la centesima volta la pantomima: "Ciao, quanto viene? Be', no, pensavo ad una cosa in macchina ... Senti, tu sei anche "attiva"? Si? Perdonami, ma come sei messa ... si, insomma, scusa la domanda, ce l'hai grande? Come dipende? Che risposta sibillina ... non è che me lo faresti ved ... Oddio!".

Già, la frase mi rimase in bocca per metà: ancorché in fase di detumescenza le sue mani grandi ma morbide e curate avevano elegantemnte alzato il sipario della minigonna plissettata, dapprima su due cosce marmoree e tornite, poi su di un'incantevole bastone grande e nodoso, adagiato su di un pube folto e riccio, ma ben disegnato come quello d'una donna; il bello è che quel gesto impudico era stato compiuto con naturalezza ed enfasi insieme, con un evidente autocompiacimento paradossalmente scevro da ogni volgarità.

Sorrisi completamente afono, la gola mi si era serrata ed avvertivo d'avere la fronte imperlata mentre con gli occhi vagavo nervosamente tra le caviglie sottili e la linea dell'abbronzatura da costume; restammo così qualche secondo, io consapevole d'essermi finalmente imbattuto nel mio fatale destino e lei altrettanto consapevole d'aver fatto centro; aprì le mani ed il sipario ricadde su quella gioia della creazione, poi si avvicinò senza dir nulla ed aprì la portiera salendo con un gesto fluido e sedendomi accanto con le gambe conserte, mi appoggiò una mano al ginocchio e disse: "andiamo? Vedi il lampione? svolta a destra dopo di quello nella stradina, arriva sino alla cascina e posteggiati la dietro ...". Ingranai la marcia, rilasciai malamente la frizione grattando rumorosamente e m'avviai lentamente verso la terra promessa.

Giunti lì presi il borsello da tranviere in cui tenevo le mie cose, ne estrassi il portafogli e tesi la banconota all'incantatrice, con nonchalance la mise nella borsetta, senza degnarla d'uno sguardo, e dalla borsetta estrasse un preservativo che mise sul cruscotto. Nonostante non ne avessimo parlato e fossi anche allora un tipo assai prudente (si faceva un gran parlare di AIDS, allora) dovetti corrugare le sopracciglia alla vista del preservativo che in quello stato d'animo e col vorticoso sfarfallio di desiderio che avvertivo nella pancia mi sembrava del tutto incongruo ... lei guardò me, poi guardo il preservativo che aveva preso tra indice e pollice, sembrò soppesare la questione eppoi lo riappoggiò lentamente sul cruscotto; capiva perfettamente il mio stato d'animo e per rompere il ghiaccio, con voce sommessa ma calda mi chiese: "è la prima volta?". Assentii col capo e con un mezzo sorriso ebete, poi a mia volta dissi: "mi chiamo Roberto" (il che, ovviamente, non è vero, sin da allora è il mio nom de plume per certe situazioni); lei mi disse il suo nome d'arte ma, ca va sans dire, non lo ricordo e nemmeno so se lo ricordassi allora, un secondo dopo averlo sentito.

Parlammo un po', due tre battute giusto perché io mi rilassassi un poco, poi lei con la mano destra mi accarezzò il viso e mi poggiò la sinistra sul pube, scoprendo metà di quel glande che già da qualche ora faceva capolino di tanto in tanto, rise deliziata e la cosa riempì di allegria pure me; la destra discese dal viso passando lievemente sul collo, aprendosi sul petto e posizionandosi accanto all'altra con cui, nel frattempo, era risalita sino all'elastico, le dita dell'una e dell'altra superarono il bordo ed infine abbassò i calzoncini mentre io mi inarcavo per consentire me li sfilasse oltre la seduta portandoli sin sotto alle ginocchia, mi guardò e gentilmente mi fece qualche complimento che allora, forse, meritavo davvero per via del ventre piatto e dei pettorali, unitamente a qualche scherzoso rimprovero per via dell'assenza delle mutande: "vai sempre in giro così per spaventare le signore?", "solo quelle affascinanti come te" chiosai. Sorrise eppoi si rimise compunta al proprio posto con un'espressione del tipo la Gioconda di Leonardo; riflettei sul da farsi, poi mi tolsi i sandali strappando il velcro e scalciandoli sotto ai pedali, sfilai del tutto i calzoncini che gettai all'indietro ed altrettanto feci con la maglietta restando completamente nudo ed emozionato.

"Bravo", sussurrò, poi si avvicino al mio petto e con la lingua comincio a tormentarmi i capezzoli dandomi delle sensazioni inattese e sconcertanti, nel frattempo la sua mano sinistra mi carezzava la nuca e le orecchie, con la lingua scese sino all'ombelico dove pure la introdusse, "davvero bravo" la sentii mormorare, e capii si riferiva al fatto che mi fossi presentato a lei fresco di doccia, poi s'approssimò al mio membro eretto, sembrò guardarlo da vicino, lo avvicinò al viso come per annusarlo senza darlo a vedere e lo accolse tra le sue labbra purpuree e carnose. Gemetti senza ritegno, provavo già delle sensazioni di intensità mai provata prima e tantomeno con quella che allora era la mia compagna; fu un attimo prima che mi rendessi conto che con la bocca era già arrivata al pube, avendo letteralmente ingoiata tutta l'asta, ritenevo la cosa impossibile, o forse mi sopravvalutavo ma mai prima, e mai più dopo, vidi una cosa del genere. Cominciò a scorrere su e giù succhiando con dolce determinazione, indugiando con le labbra sul bordo del glande ad ogni escursione; sarei venuto subito se poco meno di due ore prima, in doccia, non mi fossi già "portato avanti col lavoro", diciamo, e quindi beneficiavo di un po' più di resistenza, ma il dilungarsi della cosa pareva non dispiacere nemmeno a lei; nel frattempo la mano sinistra era scesa lungo la schiena sino alle reni, dopo un po' smise di succhiare e mi invitò a girarmi e ad appoggiarmi coi gomiti sullo schienale già quasi del tutto orizzontale; obbedii emozionato, lei fece scorrere le mani l'una sul petto, l'altra sulla schiena e sul sedere, mentre mi riempiva di complimenti che non sentivo, poi tuffò il suo viso perfetto nelle mie natiche e mi inondò di attenzioni con quella morbida, spessa e bagnatissima lingua facendomi quasi delirare ... nel frattempo la mano destra mi vellicava delicatamente il membro, ad un certo punto lei si staccò dal mio culo dando un bacio sull'ano palpitante e avvicino la sua mano destra al mio viso, poggiandomi il pollice sulle labbra ed intimandomi dolcemente di succhiarlo, fatto che ebbi tornò al mio didietro e delicatamente mi introdusse quel dito nel culo per tutta la sua lunghezza cominciando a farlo roteare ed andando avanti ed indietro mentre mi segava con la sinistra e mi mordicchiava i fianchi.

Il suo pollice non mi dava alcun disagio, anzi, perdipiù avevo avuto l'accortezza di evacuare prima di docciarmi ed insomma, ero nelle condizioni ideali per darmi e per prendere ... quando lei sfilò il dito sentii l'ano completamente prolassato all'infuori, in grado di accogliere qualsiasi cosa, poi risentii quel dito sulle labbra e senza che me lo dovesse chiedere nuovamente lo succhiai senza perlatro e per fortuna avvertire alcunchè di sgradevole ... "sei quasi pronto, direi", le sue mani si staccarono da me, torno sul proprio sedile e cominciò con lo sbottonarsi la camicetta, sfoderando letteralmente un paio di seni geometricamente perfetti come la cupola del Brunelleschi e che ricoprii avidamente di baci, in cerca dei grossi e turgidi capezzoli, vero miracolo della chirurgia senza più nulla di maschile; mentre le baciavo i seni lei si sfilò del tutto la camicetta, poi slacciò i sandali da schiava ed aprì i bottoni a pressione che tenevano su la gonna, denudandosi completamente anche lei ed esibendo quella meraviglia della natura non ancora svettante.

Indietreggiò completamente col sedile ed alzò una gamba tornita e perfettamente depilata presentandomi al viso il suo piede destro; femminile e maschile ad un tempo, levigato, profumato, curato come quello d'una modella ma di taglia inusuale tra le donne, eppure le unghie accuratamente smaltate e l'arco perfetto me lo fecero adorare da subito, cominciai a suggere l'alluce ed a ripassare la lingua tra l'un dito e l'altro strappandole, finalmente, gemiti di piacere; ricoprii di umide attenzioni anche l'altro e quando alzai gli occhi vidi, dal basso, che era completamente e potentemente eretta; il suo cazzo, che mi parve, ed era, smisurato, sussultava nervosamente mentre i suoi grossi e turgidi coglioni venivano protesi all'infuori dal cremastere che intuivo di consistenza lignea, oltre il cazzo i suoi occhi saettavano di desiderio mentre la lingua le inumidiva le magnifiche labbra; ci guardammo senza dir nulla, poi la mia bocca abbandonò il suo piede ed io risalii a glorificare quella divina potenza.

Da allora non ho mai capito come le donne non si avventino letteralmente addosso a qualsiasi uomo incontrino per succhiargli avidamente il cazzo, o meglio, ho capito che il vero culto del cazzo è faccenda tutta maschile, nelle sue declinazioni etero, omo e transgender, una religione ancestrale a loro in parte preclusa ma tant'è, in quel momento non pensavo certo alle donne e cercando di imitare la mia maestra di poco prima, cominciai a suggere quella grossa mazza profumata deliziandomi di ripassare con la lingua l'intero glande, il frenulo, l'asta tutta ... andai avanti così diversi minuti, mentre il respiro della mia regina si faceva affannoso poi la sua mano mi prese per i capelli e mi arrestò, alzai gli occhi e lessi sulle sue labbra, più che sentire, il comando imperioso: "voltati".

Come prima mi misi alla pecorina, con minor garbo di prima mi fece inumidire il pollice che poi mi infilò nuovamente nel culo per prepararmi, da sotto le braccia conserte sbirciai il suo membro enorme ed imperlato di umori, con la sinistra mi fece pressione sulle reni, affinchè protendessi le natiche quanto più all'infuori possibile appoggiando il petto e lo sterno al sedile in una totale ed oscena profferta, si posizionò ditero di me, appoggiò il glande sul mio ano dischiuso e ... sentii come un bruciore insopportabile, come una ferita da taglio che mi fece scattare in avanti gridando, solo per rendermi conto dopo pochi secondi che non era successo nulla e che, semplicemente, tra quel glande grosso come un'albicocca ed il suo dito c'era una notevole differenza; lei rise e cominciò col carezzarmi la nuca ... "non è niente, mio amor, adesso passa, adesso passa ... è davvero la tua prima volta!" Mi blandì così per qualche minuto, fino a quando il bruciore non mi passò del tutto, poi mi chiese: "sei pronta?", "pronta?" chiesi incuriosito, "si, pronta a divenire donna, a farti possedere, violare, inseminare come una vacca ...": Queste oscenità, dette con la sua voce suadente e con quel viso angelico, nel mentre che non riuscivo a staccare gli occhi dal suo bastone di piacere, ebbero l'effetto di riattizzare l'incendio, mi rimisi in posizione, chiusi gli occhi cercando di rilassare lo sfintere, avvertii la sua lingua umida vellicare il mio anelante buco del culo eppoi, nuovamente, l'imperiosa cappella appoggiarcisi sopra ma stavolta ... stavolta entrò agevolmente, l'urto di prima doveva aver fatto persuaso un qualche fascio di muscoli, qualche anello segreto ma in men che non si dica quella spanna abbondante di spessa e durissima minchia fu completamente dentro di me ed avvertii i suoi marmorei coglioni toccare i miei. Inizio a stantuffarmi dapprima con cautela e dolcezza, poi, preso l'abbrivio e constasta la resa incondizionata della mia pancia, con decisione; ad ogni affondo potente mi sentivo sollevare e tutto il mio peso insistere sulla guancia appoggiata, poi l'ariete tornava indietro ed io riappoggiavo le ginocchia un centimetro più avanti della spinta precedente, così mi ritrovai con la testa contro il portellone e con l'implacabile mistress che con la cadenza d'un metronomo usciva per quasi tutta la spanna rivoltandomi come una calza, eppoi riaffondava premendo la dura cappella contro la mia prostata.

Non so nemmeno io che cosa provassi in quei momenti, sentivo la regina ansimare armoniosamente ed un gran calore crescermi dentro, smaniavo anch'io biscicando frasi smozzicate con cui la imploravo di non smettere, di entrarmi ancora più dentro, di aprirmi tutta, farmi godere e riempirmi di seme ... la cosa doveva piacerle perché il ritmo aumentò ed ad un certo punto cominciò anche a darmi dei gran ceffoni sulle natiche, quando si ritraeva, elettrizzandomi ulteriormente col bruciore che questo mi dava, al parossismo cominciò a fare escutsioni talmente ampie che l'asta usciva del tutto, lasciando il mio buco del culo aperto e proteso all'infuori, eppoi vi si riprecipitava dentro, facendomi produrre rumori così osceni e rimproverandomi per quelli dandomi della maiala, della cagna sfondata. Ad un certo punto si irrigidì, lasciandomi colle ginocchia sollevate dal sedile, in appoggio sulla guancia e sulla punta delle dita dei piedi, ed emise una specie di rauco ruggito; sentivo il suo cazzo sussultare e scuotermi le viscere mentre eiaculava abbondantemente ed ebbi quasi la percezione del fiotto di seme che inondava il mio retto; ancora spingeva, ma senza più entrare ed uscire, con intensità man mano declinante sino a rilassarsi del tutto, infine si mise seduta sulla ginocchia e mi tirò a se; ancora e definitivamente impalato, baciandomi sul collo, leccandomi le orecchie e stordendomi con parole dolci che, sconvolto com'ero, quasi mi commossero.

Mentre mi cingeva così, tenendomi fortemente abbracciata col braccio sinistro, la destra scendeva sino al mio membro, cominciando una delicata ma micidiale opera segatoria e da li a poco, col suo cazzo ancora ben piantato dentro di me, venni ma, prima di eiaculare lei portò la mano sinistra dinanzi al mio glande e raccolse parte del mio seme che poi portò alla mia bocca introducendovelo colle dita; scoprri così quel sapore albuminoso e lievemente salato che tanto mi piacque, e che piaceva anche a lei, visto che poi leccò anch'essa quelle dita.

"Ce n'è dell'altro, sai?" mi sussurrò all'orecchio, io lì per lì non capii, credevo vollesse eiaculassi nuovamente, poi mi fece alzare sulle ginocchia sfilandosi da me e mettendo a coppa la mano sotto al mio culo dilatato da cui fuoriuscì il suo liquore prezioso ed abbondante; m'abbeverai anche di quello, denso e lattiginoso, assai più caldo del mio e leggermente striato di sangue, ne bevve anche lei eppoi ci baciammo con trasporto, limonando come due adolescenti.

Stancati che ci fummo subentrò un grande silenzio, io ero sconvolto da quanto avevo scoperto e pazzamente innamorato di quella donna meravigliosa, anche lei era assorta; capii, e rimasi compiaciuto da ciò, che la cosa le era sfuggita di mano, che si era lasciata andare ad amare con passione quello che doveva essere solo l'ennesimo cliente da accontentare frettolosamente. Ci rivestimmo, rimisi in moto la macchina e la riaccompagnai dove l'avevo raccolta, o dove ero stato raccolto, mentre all'orizzonte si intuiva il lucore dell'alba e gli uccelli mattutini cominciavano a cinguettare, ci salutammo sottovoce con un bacio a fior di labbra, poi lei scese e scomparve nel cono d'ombra d'un albero, rimisi in moto e lentamente rincasai, cominciando finalmente ad avvertire un certo qual bruciore al culo che, lungi dal dispiacermi, m'accompagno dolcemente sin nelle braccia di Morfeo, accanto alla mia compagna addormentata da li a mezz'ora.

E questo è quanto, nei giorni successivi la cercai, e la cercai ancora ed ancora ma non la ritrovai mai più, esasperato mi sfogai con altre, alcune pessime, altre deliziose ma mai nessun'altra come lei ... di tanto in tanto ancora la cerco, ed ogni volta debbo accontentarmi d'una qualche pallida imitazione. Del resto anch'io sono il ricordo deformato dal tempo di ciò che fui. Chissà dov'è, adesso, chissà che cosa sta facendo, chissà come si chiamava ...
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