Prime Esperienze

Titanic


di Isaac
24.08.2012    |    3.154    |    0 9.2
"" e dal modo in cui lo dissi dovettero preoccuparsi, perchè smisero di scherzare..."
L'estate di quell'anno, come quelle di tutti gli anni precedenti e dei successivi, la passai nella medesima località sul medio Adriatico, località in cui prevale la presenza di turisti romani, quasi tutti con la seconda casa al mare (noialtri milanesi siamo una colonia assai sparuta, ma ben integrata coi capitolini, che poi a me sono sempre piaciuti ...), ed appunto una ragazza di Roma, di vent'anni con tutto ciò che questo comporta, conobbi quell'estate.

Dalla chiacchiera alla passeggiata, dalla partita a racchettoni al set di beach volley, dal film alla pizza, dall'appuntamento al bacio intercorse assai poco e, qualche giorno dopo esserci conosciuti avevamo già raggiunta una buona intesa fisica che poi si concretizzava in qualche ora passata assieme nel folto d'un canneto di bambù dentro la mia Panda di allora a fare quel che ti lascio immaginare, praticamente tutte le sere.

Poichè a quell'età le energie sono praticamente inesauribili succedeva che il picco di concentrazione ormonale ci sorprendesse anche durante il giorno, allora una bella nuotata ci portava al largo dove potevamo godere d'un poco di intimità. Una volta noleggiai un moscone e, con quello, ci allontanammo per davvero, sin quasi a non vedere più la linea di costa, dal bacio alla carezza, dal tuffo al massaggio total body coll'olio solare finimmo col fare una cosa un poco difficile da descrivere nella meccanica ma che, in buona sostanza vedeva me seduto su uno dei galleggianti del moscone, colle gambe in acqua e lei del tutto in mare, appoggiata coi gomiti sul medesimo galleggiante a cingermi i fianchi colle mani nel mentre che mi accarezzava il membro con la bocca; quanto di più vicino alla felicità mi sia toccato di provare, dato che la ragazza era decisamente vocata e delicata e financo rumorosamente compiaciuta, sino a che ... sino a che non le scivolò un gomito, così perso il sostegno fece per inabissarsi ma, dato che aveva il mio povero (povero per il motivo che verrà tra poco) membro in bocca, colle labbra proprio a cingere il bordo del glande, affondo solo quei pochi centimetri che la profondità della sua deliziosa boccuccia e la limitata lunghezza della mia asta potevano consentire; per farla breve ci facemmo male entrambi: lei perchè si ritrovo il membro praticamente in gola, io perchè lei cogli incisivi inferiori quasi mi recise il frenulo. Così io gridai, e lei cerco di farlo senza riuscirci ma in compenso riuscì a strabuzzare gli occhi sin quasi a farseli uscire dalle orbite; finalmente staccatici l'uno dall'altra constatai di star sanguinando copiosamente nel mentre che la poverina tossiva, così a forza di braccia la issai sul galleggiante e stemmo abbracciati sino a che non la passò l'eccesso di tosse ... nel frattempo il rivolo di sangue aveva formata una piccolissima pozza sul bordo e da lì gocciolava nelle acque turchesi con un contrato cromatico assai bello a vedersi ... poi un'intuizione fulminò entrambi, ci guardammo negli occhi e, quasi all'unisono esclamammo: "Oddio, gli squali!"

Del resto la scena era proprio da film: il mare perfettamente piatto, smeraldino con riflessi iridescenti, sotto al sole a perpendicolo, su di un pattino mezzo affondato, giacchè tutto il peso era su di una porzione di galleggiante a la porzione opposta dell'altro si ergeva dall'acqua neanche fosse la poppa del Titanic, noi piuttosto scioccati e lei persino tremante (anch'io ero un po' preoccupato, più che altro della funzionalità di quel lato recondito della mia personalità, allora agli albori della sua peraltro non scintillante carriera ...). Cercai di rassicurarla dicendole che in quel tratto di mare gli unici avvistamenti erano quelli relativi a verdesche, squaletti di circa mezzo metro che non attaccano l'uomo (anni dopo fu riferito d'uno squalo bianco lungo quasi tre metri, ma allora per fortuna non se ne parlava ...).

Faticosamente riguadagnammo lei la posizione del passeggero, ed io i remi; l'erezione m'era già passata da un pezzo e vuoi l'azione antisettico-cicatrizzante dell'acqua di mare, vuoi il ripiegarsi del prepuzio sul povero martire, il sanguinamento cessò. Il viaggio di ritorno fu interminabile, e per una certa mia languida spossatezza e per un paio di interruzioni dovute a suoi eccessi di pianto. Un'altra dura prova ci aspettava giunti a riva: l'escursione in mare era durata assai più del previsto ed il nolo del pattino molto più costoso di quanto avessi preventivato e di quanto avessi dietro con me, così dovetti chiedere un prestito agli amici in spiaggia i quali celiarono parecchio, chiedendomi provocatoriamente come mai ci fossimo trattenuti così a lungo e che cosa fosse successo, laconicamente risposi loro: "qualcosa che era in acqua mi ha morso ..." e dal modo in cui lo dissi dovettero preoccuparsi, perchè smisero di scherzare.

Va da se che per i giorni a seguire, ma fortunamente non sino alla fine dell'estate, dovemmo contenerci assai: ogni mia erezione riapriva la ferita colle conseguenze immaginabili a livello di vestiario, ma fortunatamente passò anche quella e da allora riporto solo una scalfitura pressocchè invisibile, come una minuscola tacca, sul frenulo, ravvisabile solo da vicino e solo in piena erezione tant'è che nessuna altra l'ha mai notata ...
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