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Gay & Bisex

Il Compagno Di Stanza Esibizionista - Parte 3


di The_southparker
20.09.2021    |    9.924    |    14 9.7
"In realtà è stato il masturbarmi insieme a lui che mi aveva fatto eccitare di più..."
[Questa é la terza parte di un racconto erotico che parla di esibizionismo. Se vi piace il genere, leggetelo pure! :)]

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Più volte durante la giornata ripensai a quello che era successo. Mi ero davvero masturbato con il mio coinquilino? Quando la sera tornai al dormitorio, ero agitato. Tremavo come una foglia. Respirai profondamente prima di entrare in stanza. Ivan era seduto sul letto, ovviamente nudo. “Speravo tornassi a casa presto”, disse guardandomi e afferrandosi il cazzo. “In che senso?”, chiesi. Cosa stava succedendo?

“Cioè ieri sera è stato così… intenso. Noi che ci masturbavamo, tu che mi guardavi, io che ti guardavo... Ho pensato che sarebbe stato bello farlo di nuovo”. Probabilmente notò il mio sguardo perplesso, e aggiunse: “Sai ero eccitato, ci stavo pensando proprio ora… e sei apparso alla porta”.

Accarezzava lentamente il suo uccello mentre parlava. Vederlo di nuovo menarsi il cazzo mi ipnotizzò. Avevo la bocca secca, e non riuscii a dire nient’altro che: “Io… ehm…”. Rise. “Tranquillo, va bene, ok. Pensavo solo che ti fosse piaciuto ieri sera”.

“Mi è piaciuto”, dissi tutto d’un fiato. Cercai di dire qualcosa: “Non pensavo che volessi me… cioè…” arrossii vistosamente “pensavo ti piacesse se qualcuno ti guarda, non pensavo volessi che io… non ti piace se ti guardo?”. Che cazzo stavo dicendo?

Sorrise. “Mi piace se qualcuno mi guarda, lo sai”. Il suo sorriso si fece più ampio. “Però vedere come eri arrapato tu mentre mi segavo... Vederti mentre ti masturbavi e schizzavi guardando il mio corpo… è stata la cosa che mi ha eccitato di più!”. Dal modo in cui mi parlò non sembrava imbarazzato.

Abbassò lo sguardo sul mio pacco: “E sembra che guardarmi mentre mi accarezzo l’uccello ti stia facendo arrapare anche adesso”. Guardai in basso e mi resi conto che l’erezione crescente nei miei pantaloni era perfettamente visibile. Era impossibile negare che in quel momento mi stessi eccitando. “Sì… mi diventa sempre duro quando ti guardo nudo”. Non riuscivo crederci, glielo stavo confessando!

“Quella è stata la prima volta che mi sono masturbato davanti a qualcuno”. “E sapere che ti stavo guardando non ti ha fatto arrapare ancora di più?”, mi domandò. In realtà è stato il masturbarmi insieme a lui che mi aveva fatto eccitare di più. Forse era stato quel senso di complicità… forse era stato proprio lui. Ma annuire mi sembrava semplicemente la cosa giusta da fare. “Sì… credo di sì”, gli risposi.

“Allora spogliati, mettiti sul letto e iniziamo. Cazzo, ho voglia di sborrare… ho aspettato un sacco di tempo che tu tornassi!”. Allora non era vero che ero arrivato proprio quando mentre si era eccitato. Chissà quanto tempo ha aspettato me…

Tolse le mani dal suo cazzo, si mise seduto sul letto e mi fissò. Credo che stesse aspettando che anche io mi spogliassi. I miei occhi rimasero fissi sul suo uccello mentre mi toglievo le scarpe da ginnastica e mi sbottonavo la camicia. Poi in un colpo tirai giù i pantaloni e i miei boxer, che toccarono il pavimento. Questo fece scattare il mio pisello, che rimbalzò verso l’altro, completamente eretto.

“Eccolo, pronto per iniziare”, disse, guardandomi dall'alto in basso. Mi sedetti sul letto di fronte a lui e allargai le gambe. Stavo fissando il suo pisello e lui il mio. Strinse il cazzo alla base e iniziò a menarselo lentamente, e io feci lo stesso. Poi allungò la mano nel cassetto del comodino, prese una bottiglietta e me la lanciò: “Prova con questo”.

Era del lubrificante. “Mettine un po' sulla cappella e continua a masturbarti”. Aprii la bottiglietta e feci come mi aveva chiesto. Chiusi il coperchio a scatto e gli lanciai la bottiglietta. Aspettai che anche lui si lubrificasse il cazzo. Non volevo godermi quella sensazione senza di lui. Quando ebbe finito, alzò lo sguardo e iniziammo a masturbarci, facendo scivolare la mano lungo l’asta ben lubrificata, in sincronia. La sensazione era fantastica.

Ivan si spinse indietro sul letto, con le spalle contro il muro, e iniziò ad accarezzarsi lentamente con la mano sinistra, mentre con la destra continuava a masturbarsi. Mi misi anch’io contro il muro e feci lo stesso. Ero come il suo specchio, e il fatto che mi avesse chiesto espressamente di masturbarmi per lui mi faceva eccitare da matti.

Era lui a dirigere entrambi i nostri corpi. Strinse e pizzicò il capezzolo destro e io lo seguii, poi toccò al sinistro e io feci lo stesso. Passò alle palle, che soppesò e massaggiò dolcemente. Mi godevo insieme a lui le scariche di piacere che si dipanavano per tutto il corpo, sempre continuando a masturbare lentamente i nostri cazzi.

Abbiamo continuato così per molto tempo, menando lentamente i nostri cazzi ed esplorando i nostri corpi, l’uno per l'altro. Poi la sua mano scivolò ancora più in basso. Ivan si abbassò e ha allargò per bene le gambe, mostrandomi il suo ano. Mi spostai e gli esposi anche il mio. A quel punto non c’era più nulla di nascosto: eravamo completamente esposti, l’uno per l’altro.

Iniziò ad accarezzare il perineo, poi prese la bottiglietta di lubrificante e ne versò una generosa quantità sulla mano. La spalmò sull’ano, impiastricciando i peli di lubrificante, che poi mi lanciò. Ero un po’ spaventato, ma non mi tirai indietro, e lubrificai anche io la zona.

Ivan fece roteare la punta dell’indice attorno al buchetto. Poi con lentezza infilò il dito dentro il suo culo, fino in fondo. Feci lo stesso, e mi lasciai sfuggire un gemito non appena l’indice violò il mio sfintere.

Cominciò a stantuffare il buco. Toglieva e infilava il dito, dandosi una menata al cazzo ogni volta che il dito era dentro. Quindi decise di aumentare il ritmo. Era bellissimo vedere il suo corpo contorcersi dal piacere. I miei occhi non hanno mai lasciato il suo corpo, né i suoi hanno mai lasciato il mio.

A un certo punto accelerò di colpo il ritmo. Notai che iniziava ad avere degli spasmi e il suo respiro si fece più pesante. E anche il mio. Iniziammo a pompare per davvero, masturbandoci con foga, lasciando il dito ben conficcato nel culo.

Vidi la sborra che eruttava dal suo cazzo mentre anche il mio esplodeva. Inarcò la schiena, puntando il cazzo verso l’alto come un fucile. Sparò in aria un fiotto di sperma dietro l’altro, e gli schizzi atterrarono sul suo petto. Sentii il mio seme caldo colpire il mio petto, mentre stringevo la cappella per far uscire ogni minima goccia di sperma, così come fece anche Ivan.

Ansimavamo pesantemente. Quando finì, tolse il dito dal culo e si sdraiò a pancia in su sul letto. Lo guardai mentre raccoglieva con la mano una manciata di sperma dal petto e se la portava alla bocca. Feci lo stesso, succhiando per bene le dita, finché con la lingua non ripulii tutta la mano.

Ci rilassammo e realizzai di essermi appena masturbato di nuovo con il mio coinquilino. Ivan mi guardò, con l’aria stanca ma soddisfatta: “Cazzo, è stato bellissimo!”. Raccolse dell'altro sperma e se lo portò alla bocca. Ed io, ancora ipnotizzato, feci lo stesso. Stavo ingoiando il mio stesso sperma!

Poi diede un’occhiata al telefono. “Porca miseria, è tardi, devo andare a lezione!”. Prese un fazzoletto, si ripulì velocemente e me lo lanciò. “Tieni, pulisciti!”. Presi il fazzoletto e mi ripulii, mentre Ivan afferrò l’accappatoio e corse a farsi una doccia.

Mi sedetti per un momento sul letto, ripensando a quello che era successo. Guardai il fazzoletto sporco di sperma, lo presi in mano e lo annusai. Stavo annusando l'odore di lui, il mio odore. I nostri odori mischiati insieme. Il mio cazzo ebbe un fremito. Cosa mi stava succedendo?

Buttai il fazzoletto, presi l’accappatoio e andai alle docce. Stavolta nel bagno c’erano degli altri ragazzi, ma a farci la doccia eravamo solo io e Ivan. E poi era tardi, quindi non abbiamo potuto ripetere il nostro spettacolo dell’altro giorno. Ivan però lasciò la tenda un po' aperta per permettermi di guardarlo mentre si lavava, ed io feci lo stesso. Mi affrettai, per finire di lavarmi insieme a lui.

Ci asciugammo, ci lavammo i denti e tornammo nelle nostra stanza, io in accappatoio, lui nudo con l'accappatoio sulla spalla. Non gli dava mai fastidio incrociare altre persone nel corridoio. Nel caso, si limitava a salutare e a parlare, come se non fosse nudo.

Tornati in stanza, mise al volo un paio di pantaloncini, niente mutande come al solito, e una maglietta. Anch’io mi iniziai a vestire, dandogli le spalle. “Va tutto bene?” mi chiese. “Sì… è solo che è tutto nuovo per me” gli risposi. Poi aggiunsi: “Ma hai ragione, è stato bellissimo!”, celando un po’ di imbarazzo nella mia voce.

“Ok, volevo solo assicurarmi che stessi bene… perché per me è stato incredibile!”. Poi mi diede una pacca sulla spalla e disse: “Ci vediamo stasera. Ceniamo insieme?”. “Certo. A che ora?”, risposi. “Va bene alle 8 e mezza? Ceniamo fuori?”. Avrei voluto cenare in un posto carino, al limite anche al Mc, ma ero a corto di soldi. “Forse è meglio a mensa” dissi, un po' contrariato.

Ivan sapeva che i miei non mi avevano ancora fatto il bonifico. “No, stasera offro io. Conosco un ristorante qui vicino, voglio portarti lì”. “Va bene”, dissi. Sorrisi, non so per quale motivo. All’improvviso mi sentivo l’uomo più felice del mondo. “Perfetto! A dopo”, mi rispose, uscendo e chiudendo la porta.

Eravamo usciti insieme tante volte, ma stavolta era diverso. Mi misi le scarpe, presi la borsa con le mie cose e andai a studiare in biblioteca. Poi andai a lezione. Durante la giornata ripensai più volte a quello che era successo. In quei momenti mi sentivo come se il corpo bruciasse, mi girava la testa.

Intorno alle 6 tornai in stanza. Ivan non c'era. Studiai ancora, poi giocai un po' al mio computer. Iniziò a salirmi un’ansia senza senso. Poco prima delle 8 e mezza, Ivan entrò. “Sei pronto?”. “Sì!” esclamai, senza rendermi nemmeno conto di quanto fossi felice di vederlo. “Ok, andiamo!”. Prese le chiavi e andammo verso la sua macchina.

Mentre guidava, mi guardò e disse: “Vuoi tirarlo fuori mentre guido?”. Feci di no con la testa. Io non volevo farlo, ma non mi sarebbe dispiaciuto se lui l’avesse fatto lui. “Pollo!”, mi disse. Allungò la mano e si slacciò i pantaloncini. Tirò fuori il cazzo. Non lo toccò nemmeno, ma si indurì così tanto da svettare verso l’alto e toccare il volante. A quel punto, iniziò ad accarezzarlo.

A quel punto gli fissai il cazzo. Lui mi guardava mentre glielo fissavo e sorrideva. Mi stavo arrapando a guardarlo mentre guidava con il cazzo da fuori. Presi il telefono e gli feci una foto. Una volta arrivati nel parcheggio del ristorante, spense il motore e si infilò l’uccello nei pantaloni. Entrati nel locale, scelse un tavolo vicino al muro, come faceva sempre in biblioteca, e insistette affinché mi sedessi accanto a lui.

I piatti nel menu sembravano squisiti, e non mi sembrava vero di poter mangiare finalmente qualcosa di diverso. Non appena il cameriere ebbe raccolto le nostre ordinazioni, dopo circa un minuto, Ivan mi diede un colpò con il gomito e indicò con la testa di guardare sotto il tavolo.

Aveva abbassato la zip dei pantaloni e il suo cazzo faceva capolino da sotto la tovaglia. Era seduto vicino la finestra, mentre io ero accanto a lui, con il corridoio alla mia destra. Si alzò leggermente per abbassare un po’ i pantaloni e per permettermi di vedere il suo cazzo nella sua interezza. Iniziò a menarselo dolcemente, mentre si godeva l’espressione sul mio viso.

“Perché lo fai?”, gli chiesi. “Non lo so, mi piace essere nudo in pubblico. L’idea di avere il pisello da fuori qui dentro mi faceva arrapare. E poi mi piace mettermi in mostra per te”. La sua risposta mi mise un po’ in imbarazzo, ma come sempre il suo cazzo mi ipnotizzò.

Mi stavo godendo lo spettacolo della sua cappella grossa, che iniziava a bagnarsi di presperma mentre Ivan aumentava leggermente il ritmo. All’improvviso, con uno scatto coprì il pisello con la tovaglia mentre vide il cameriere arrivare con il nostro cibo.

Iniziammo a mangiare, e nel frattempo chiacchierammo. Parlammo delle nostre famiglie, dell’università. Finimmo di cenare e Ivan ordinò il dolce. Nell’attesa, mentre avevo la mia mano sinistra giù lungo il fianco, lui la afferrò e la mise sul suo uccello, sotto la tovaglia. Il suo cazzo era duro come una roccia. D’istinto tirai indietro la mano, e lui mi disse: “Non mi dire che non hai mai toccato un cazzo duro?”.

Arrossii, temendo che il cameriere o qualcun’altro lo sentisse. Gli risposi sussurrando: “No, non ho mai toccato il cazzo di nessuno… duro o moscio”. “Volevo solo farti sentire che ce l’ho ancora duro. Scusa, non volevo farti arrabbiare”. Dal tono sembrava mortificato. “No, non sono arrabbiato”, risposi velocemente. “Sono solo… sorpreso. E imbarazzato… Ho paura che qualcuno ti veda così”.

“Non me ne frega niente se qualcuno mi vede così”, disse togliendo la tovaglia e mostrandomi nuovamente il suo cazzo, completamente eretto e fuori dai pantaloni. “Io voglio che TU mi veda così. Inoltre…” aggiunse allungando il braccio e mettendo la sua mano sul mio pacco “sembra che anche il tuo sia duro!”.

Era vero, ero eccitato nel vederlo duro ed esposto a tutti. Ebbi un sussulto mentre mi stringeva il cazzo attraverso i pantaloni. Iniziò a stimolarmi, stringendo e lasciando il mio uccello attraverso i pantaloni. Poi mi disse: “Fammi uscire, devo andare al bagno”. Mi alzai, cercando di coprire l’erezione. Ivan aveva riposto il cazzo nei pantaloni, ma non cercò nemmeno di nascondere l’erezione, che svettava in bella vista. “Seguimi!”, disse in tono perentorio.

Entrammo nel bagno degli uomini, e vide due orinatoi uno di fianco all’altro. Si avvicinò a uno di loro e mi fece cenno, indicandomi l'altro. Lo guardai mentre si apriva i pantaloni e tirava fuori il cazzo duro. Iniziò a menarlo lentamente. “Ora tocca a te”, mi disse.

Ero ammaliato dal suo cazzo. Mi guardai attorno nel bagno prima di aprire la mia cerniera e tirai fuori il mio cazzo duro. “Bravo, così”, disse, menandosi ancora un po' il cazzo. Sentivo le guance bruciare dall’imbarazzo, ma rimasi lì in piedi accanto a lui con il pisello da fuori nel bagno del ristorante. Sapevo che la porta non era chiusa a chiave, e che probabilmente nemmeno c’era una serratura. Però non andai a controllare.

Allungò la mano destra e mi afferrò il cazzo. Ebbi un brivido e le gambe fecero per indietreggiare. “Mi fa impazzire vedere quanto sei eccitato”, disse alzando lo sguardo verso di me e guardandomi dritto negli occhi. “Stai tranquillo”, aggiunse. Il cuore mi esplodeva nel petto.

Continuò a guardarmi. Aveva ancora il suo cazzo da fuori. Stringeva con la mano destra il mio uccello e stava aspettando che anche io prendessi il suo in mano. Ero come in trance e semplicemente lo toccai, accarezzandolo. Lo sentii sospirare. Allora chiusi le dita attorno alla sua asta, diedi una menata e lui sospirò di nuovo.

Ivan strinse il mio cazzo come io avevo fatto con il suo. Sentii come una scarica di elettricità che mi attraversava il mio corpo. Stavolta ero io a condurre. Lui me lo menava con la mano destra e io, con la mano sinistra, menavo il suo. Eravamo come in una bolla, e aumentavamo sempre di più il ritmo.

All’improvviso sentii un rumore fuori dal bagno, che mi fece ritornare alla realtà. Eravamo in piedi nel bagno di un ristorante masturbandoci a vicenda. Mi spaventai e lo guardai con il panico negli occhi. Mi rassicurò dicendo: “Continua, ti prego…. Dai, ci siamo quasi… Se qualcuno apre la porta, fai finta di pisciare finché non se ne vanno”.

Non volevo neanche io che finisse, volevo ancora continuare a stringere il suo cazzo. Iniziammo a masturbarci con sempre più foga, volevo vederlo schizzare e lui voleva vedere me. La situazione era tremendamente eccitante.

Ad un certo punto, Ivan iniziò a lamentarsi e ad avere degli spasmi. Ci guardammo negli occhi e pompammo più forte, finché tutti e due non sborrammo gemendo di piacere. Abbassai lo sguardo. Gli schizzi colpirono il muro, l’orinatoio, ed anche le mani si riempirono di sperma. Abbiamo continuato a stringere e a pompare, finché ogni goccia di seme non uscì dal nostro cazzo.

Quando lasciai il suo uccello, alzai lo sguardo e lo vidi sorridere maliziosamente. Si portò la mano alla bocca e la leccò. Feci anche io lo stesso. Stavo ingoiando il suo sperma, e lui il mio. Cosa mi stava succedendo? Con il cazzo ancora fuori dai pantaloni, leccammo per bene le dita, sempre guardandoci negli occhi. Solo dopo aver ripulito per bene le nostre mani, lo rimettemmo a posto nei pantaloni.

“Ora sei pronto per il secondo dessert?”, disse ridendo. Mi prese per mano e mi portò al tavolo, dove il dolce che aveva ordinato ci aspettava. Lo dividemmo, mangiandolo con un solo cucchiaino. Mi imboccava lui, e nel frattempo ridevamo. Mi sembrò la cosa più naturale del mondo.

Solo quando uscimmo dal locale iniziai ad avere dei sensi di colpa. Mi sentivo spaventato. Entrai in macchina e dissi, tremando: “Ivan, io...”. “Aspetta” mi interruppe. “Prima di dire qualunque cosa, sappi che per me è stato incredibile. Non avrei mai immaginato di sentirmi così, è stato fottutamente fantastico”. Le ultime parole gli uscirono con una voce tremolante. Cercava di avere un’aria imperturbabile, sorrideva. Ma vedevo che gli tremavano le mani, e che stava sudando.

Il mio cuore galoppava, non mi ero mai sentito così. Mi stava salendo la ridarella e ogni traccia di paura era scomparsa. “Sì, hai ragione, è stato *fottutamente fantastico*”, dissi imitando la sua voce tremolante. Mi guardò e ridemmo insieme.

“Non ho mai fatto niente del genere prima”, aggiunsi, “E tu?”. “Con alcuni compagni del liceo ci mettevamo in cerchio e di tanto in tanto ci facevamo delle seghe di gruppo”. L'immagine di lui con altri ragazzi nudi che si masturbavano a vicenda mi fece arrappare. “Tu non hai mai avuto ragazzi con cui sperimentare?”. “Nah, sono sempre stato un tipo solitario. Sono figlio unico e non ho mai avuto molti amici. Nel senso, nessun amico intimo”, risposi.

“Quindi te ne stavi seduto nudo in gruppo e vi masturbavate a vicenda?” gli chiesi. “Di solito, una o due volte al mese, ci incontravamo a casa di uno di noi quando i suoi genitori non c'erano. Qualcuno portava del porno, ci sedevamo insieme a guardarlo e facevamo quei discorsi da ragazzini su cosa avremmo fatto alla ragazza del porno, dove avremmo infilato il cazzo, ecc. Poi quando tutti erano arrapati, qualcuno tirava fuori il cazzo e ci si iniziava a masturbare. Sai, basta che inizia uno…”.

“E quell’uno, fammi indovinare, di solito eri tu”, dissi. Rise. “Beh sì, lo sai, mi piace essere nudo e masturbarmi davanti agli altri. E poi volevo vedere gli uccelli degli altri ragazzi. Con due di loro ci siamo anche masturbati a vicenda in privato, quando eravamo solo io e lui, ma niente di più”. Calò il silenzio.

Alzai lo sguardo verso Ivan e notai che mi stava fissando. “Bene, è arrivato il momento del favore”, disse. “Che devo fare, devo togliermi i pantaloni e le mutande? Devo uscire dalla macchina con il pisello da fuori?”, risposi ridacchiando. “Beh se proprio vuoi farlo…”, rilanciò, ridendo. Poi mi accarezzò la guancia e disse: “Vieni qui e baciami”.
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