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Gay & Bisex

L'addio a Coach Keenaigh


di The_southparker
22.06.2021    |    6.529    |    5 8.8
"“Ed ecco”, disse Sean, il capitano della loro squadra, “come Coach Keenaigh chiude in bellezza la sua carriera!”..."
[Questo è un racconto erotico che parla di esibizionismo. Non sono descritti dei rapporti sessuali. Se vi piace il genere, leggetelo pure! :)]
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Ben era felice mentre iniziava a spogliarsi. La finale era stata fantastica, erano riusciti a catalizzare l’attenzione di tutti fino alla fine, e solo nell’ultimo minuto avevano finalmente segnato 3 punti, aggiudicandosi la vittoria.

“Ed ecco”, disse Sean, il capitano della loro squadra, “come Coach Keenaigh chiude in bellezza la sua carriera!”. Il sorriso di Ben si stagliava tra i suoi denti, incorniciando la sua folta barba rossa.

Era un sorriso agrodolce: l’allenatore tanto amato dalla squadra se ne sarebbe andato dopo quella sera. Ma Sean aveva ragione, non esiste un modo migliore di ritirarsi dalle scene che portare alla vittoria del campionato la propria squadra.

“Bene ragazzi” urlò Sean affinché tutti i giocatori potessero sentirlo “vi siete tutti ricordati della sorpresa, vero?! Avete tutti portato il vostro?”. E nel dire questo, Sean prese il suo kilt con una mano e lo portò in alto.

Sean era il buffone della squadra. Amava fare scherzi e ogni volta se ne usciva con nuove trovate per divertire e imbarazzare gli altri. In particolare gli piaceva giocare con la nudità. E quella che si mostrava a Ben era l’ennesima scenetta interessante.

Sean era entrato nello spogliatoio, si era denudato completamente per farsi la doccia, e per attirare l'attenzione della squadra si era messo in piedi su una delle panche, nudo, sventolando il tessuto scozzese come se fosse una bandiera.

Il ragazzo era molto ben dotato e anni di sport agonistico avevano scolpito alla perfezione i suoi addominali, i suoi pettorali e ogni singolo muscolo del suo corpo. Il suo viso non era particolarmente bello, ma il suo sguardo da stronzo e il ghigno che assumeva quando combinava guai lo rendevano irresistibile, almeno agli occhi di Ben.

Così come il suo kilt, anche il suo cazzo sventolava a destra e a sinistra, e Ben lo guardò velocemente con la coda dell’occhio, cercando di memorizzarne ogni piccolo particolare. Sicuramente avrebbe utilizzato quelle preziosissime immagini più tardi, nella solitudine della sua stanza.

Il viso di Sean si illuminò nel vedere i suoi compagni di squadra estrarre i kilt dalle loro borse. Coach Keenaigh era scozzese e molto fiero delle sue origini, per questo la squadra aveva deciso di fargli una sorpresa presentandosi al locale in kilt. Naturalmente era stata un’idea di Sean.

La maggior parte dei kilt erano neri o grigi perché nessun giocatore era scozzese. Erano i classici kilt che si acquistano per Halloween, alcuni di mediocre, altri di buona qualità. Ben però era scozzese di origine, come era intuibile dalla sua carnagione chiara, dalle lentiggini e dai capelli rossi.

Lui era il pilone della squadra, un omone alto più di 1,90 m, muscoloso e coperto di peluria rossa. Nonostante la stazza, era però mite e remissivo. E nascondeva la sua omosessualità a tutti, nel timore che potesse intaccare l’intesa cameratesca che si era instaurata con i compagni di squadra.

Il padre di Ben, anche lui estremamente orgoglioso delle sue radici, aveva tirato fuori per l’occasione un'autentica uniforme tradizionale scozzese, cimelio di famiglia. Ben era felice di indossarla, ma allo stesso tempo sapeva quanto fosse preziosa per suo padre. Indossarla significava quindi limitarsi nel fare baldoria quella serata, per non rovinarla.

Dopo essersi fatti la doccia, i ragazzi iniziarono a vestirsi. La maggior parte di loro indossava una semplice camicia bianca da abbinare al kilt, ad eccezione dei pochi che avevano invece un’uniforme intera, completa della giacca d’ordinanza.

L'unica uniforme originale però era quella di Ben, completa anche di cappellino, calze e sporran, cioè il borsellino da posizionare in vita. Per indossarla, si chiuse in uno degli spogliatoi e aprì la cerniera della borsa che gli aveva dato suo padre, dove aveva riposto l’uniforme dopo averla fatta pulire.

Non aveva mai indossato un’uniforme tradizionale scozzese prima, e per questo motivo aveva solo preso la borsa, senza controllare se fosse necessario anche altro. Si rese conto di non avere una camicia da mettere sotto la giacca, né dei fermagli per bloccare il berretto.

L’unica cosa che aveva pensato di portare era un perizoma nero, come quelli che si utilizzano per le gare di bodybuilding. Ben non era un culturista, però adorava indossare perizomi infradito, e guardandosi allo specchio spesso immaginava di partecipare ad una di quelle competizioni, con tutti gli sguardi su di lui.

Gli piaceva anche la sensazione del retro del perizoma tra i glutei: quel filo che si perdeva tra le grosse natiche lo faceva impazzire. Ciò che però lo eccitava sul serio era soprattutto il pensiero che altre persone potessero vederlo così nudo in pubblico.

Il pensiero di essere esposto a tutti, con solo un pezzettino di stoffa a coprirli a malapena il pisello gli faceva intostare il cazzo. Il guardare la sua stessa erezione crescere nel perizoma lo portava inevitabilmente ogni volta a segarsi e schizzare davanti allo specchio.

Un altro motivo per il quale Ben adorava i perizomi era perché tenevano tutto “ben saldo”. Ben non era dotato come Sean, tuttavia evitava di indossare dei boxer larghi, perché non voleva che il suo uccello ciondolasse nei pantaloni. Ovviamente questa sua passione era ben nascosta, ma quella sera non voleva rischiare di avere un’erezione indossando il kilt, e pensò dunque di osare e indossare il perizoma.

Lo infilò su per le sue gambe, facendolo arrampicare lungo le sue cosce muscolose. Posizionò quindi il pisello nella sacca e aprì per bene le sue natiche, per permettere al filo del perizoma di introdursi e ficcarsi saldamente tra di loro. Si rese conto di aver messo su un po' di peso, perché ci volle un po’ più di forza del solito per infilarlo.

Afferrò il kilt e tentò di tirarlo su per la gambe. Ben aveva dimenticato i bottoni allacciati e nel cercare di metterlo tirò inavvertitamente i fili che fissavano i bottoni al tessuto. Quello che stava indossando non era infatti un kilt moderno, con fibbie o zip, bensì un kilt classico, con due bottoni per lato.

Lo tolse subito, slacciò i bottoni e lo infilò nuovamente. Le cuciture si erano un po’ allentate, dandogli la sensazione che il kilt potesse scivolare sui fianchi, ma tutto sembrava ok. I bottoni erano ancora al loro posto e il suo culo enorme non avrebbe di certo permesso al kilt di scivolare.

Forzò quindi le sua grosse gambe nelle lunghe calze e mise il suo telefono e il portafoglio nello sporran, che attaccò al kilt. Non sapendo cosa mettere sotto la giacca, la abbottonò completamente senza niente sotto, di modo che nessuno notasse l’assenza della camicia. Infilò infine il cappello ed uscì.

Quando uscì dallo spogliatoio, tutti lo stavano aspettando. I compagni di squadra nel vedere l’uniforme di Ben iniziarono ad acclamarlo. Tutti si precipitarono attorno a lui per vederla da vicino, toccare la giacca, ispezionare il suo sporran e dare uno strattone goliardico al kilt, cosa che lo preoccupò un po' visto lo stato delle cuciture.

Una volta ritornata la calma, Sean richiamò l’attenzione su di se. Aveva il solito ghigno alla Sean, stava per farne una delle sue. “Bene ragazzi, adesso che abbiamo il kilt, dobbiamo comportarci come dei veri scozzesi! E se il Coach dovesse chiederci se indossiamo i kilt come dei veri scozzesi, non possiamo mica dire di no! Quindi io dico: stasera tutti senza mutande!”.

Ben impallidì e gli ululati e i fischi riecheggiarono nello spogliatoio. “Bene bene, allora passate da me uno alla volta e consegnatemi le mutande! Le terrò nel mio armadietto fino alla fine della serata”. La stanza si riempì di risate, alcuni scherzavano dando a Sean del pervertito “collezionista di mutandine”.

Tutti i ragazzi però ubbidirono, infilando le mani sotto il kilt e tirando giù la propria biancheria intima. Ben stava per svenire. Uno alla volta? Tutti gli occhi puntati su di lui mentre gli passava il suo perizoma? No, non esiste, lo avrebbero preso per il culo per sempre!

Era così intimorito da questa immagine che non riusciva a ragionare. Avrebbe potuto togliere il perizoma prima che Sean si avvicinasse a lui, ma non lo fece. Osservò con aria assente i suoi compagni di squadra consegnare ogni tipo di biancheria intima, dagli slip bianchi in cotone, ai boxer aderenti, alle mutande a vita bassa di tutti i colori… un ragazzo consegnò un jockstrap, un altro un paio di boxer larghi con i colori della squadra.

E alla fine Sean arrivò da Ben. Con un forte accento scozzese disse “Va bene sir, alza il kilt, vediamo cosa hai lì sotto!”. Ben guardò i suoi compagni di squadra che lo fissavano e ridevano per la scenetta, e con le guance rosse per l’imbarazzo si chinò e mise le mani sotto il kilt, tirando con forza per rimuovere il filo del perizoma dalle sue natiche.

Il perizoma era ben saldo e non veniva via facilmente. Passarono i secondi. “Ah ah! Che cazzo fai laggiù, ragazzo?!” scherzò Sean. Ben andò nel panico, si allungò maldestramente, mise più forza, e nel farlo tirò ancora di più le cuciture dei bottoni. Poi riuscì finalmente ad afferrare e rimuovere il suo perizoma.

Quando quel minuscolo pezzo di tessuto scese tra i suoi polpacci, i ragazzi impazzirono. Urlarono e scoppiarono tutti a ridere, mentre Ben consegnava a Sean il perizoma. Sean rideva così tanto da piangere. “Va bene, andiamo ragazzi” riuscì a dire tra le risate.

“Aspetta Sean!” disse Marvin, che aveva appena consegnato il suo paio di Calvin Klein preferite. “E tu?! Io non ti ho visto togliere le mutande!”. Sean si voltò e con risolutezza disse: “Marv, così mi offendi! E poi io non ho mai indossato un paio di mutande in vita mia…”.

Dicendo questo, sollevò in alto il suo gonnellino per mostrare il suo grosso cazzo, un po' barzotto per l'eccitazione dovuta allo spogliarello dei suoi compagni. L'intera squadra esultò e si mise a fischiare. Poi si avviarono tutti verso il pullman che li avrebbe portati al locale dove c’era l’evento.

Ben emise un sospiro di sollievo, sembrava che la faccenda del perizoma fosse stata dimenticata, vista l’eccitazione di tutti per la serata. Ma la notte stava solo per iniziare, e uno dei quattro bottoni del kilt si era staccato senza che Ben se ne fosse accorto.

***

Non appena i ragazzi salirono sul pullman, iniziò a scorrere l’alcool e i festeggiamenti iniziarono. Tutti bevvero un bel po' di birre ancora prima di arrivare, ma fecero attenzione a rimanere più o meno sobri finché le formalità di rito non fossero terminate.

Quando la squadra entrò nel locale, tutti con il kilt addosso, Coach Keenaigh rimase sbalordito e scoppiò in lacrime per il gesto e per l'emozione. Tutti erano commossi e si abbracciarono. Poi iniziarono le formalità: sono stati distribuiti trofei, fatti discorsi, scattate milioni di foto.

Nel frattempo magnum di champagne e casse di birra sono state tracannate. I membri della squadra erano seduti tutti insieme ad un tavolo, su un palco rialzato. Il palco era di fronte ad una folla di persone, composta da fan, genitori, funzionari, e persino alcune celebrità locali.

Terminate le formalità, la festa iniziò sul serio. I ragazzi erano in piedi e ballavano, alcuni piuttosto brilli, altri decisamente sbronzi. Molti di loro, stanchi di indossare le scarpe eleganti e i calzini, li avevano tolti e andavano in giro a piedi nudi.

Al tavolo erano rimasti in pochi, solo 5 ragazzi. Sean iniziò per gioco ad alzare le gambe e i piedi nudi e a metterle sulla sedia davanti a lui, mentre era seduto. Nel fare questo, si è sollevato il kilt mostrando agli altri ragazzi il suo uccello. Se non fosse stato per la tovaglia, l’intera folla avrebbe visto il cazzo di Sean dondolargli tra le gambe.

Gli altri ragazzi al tavolo pensarono che sarebbe stato divertente fare lo stesso. Iniziarono tutti ad alzare le gambe in maniera goliardica, mostrando i loro uccelli. Sentivano la brezza che si diffondeva tra le loro gambe, praticamente esponendosi a un locale pieno di gente. Ben, seduto tra loro, era pietrificato. Fece lo stesso, seguendo gli altri meccanicamente.

La birra scorreva ancora, e ad un certo punto Marvin, che era seduto accanto a Sean, fece cadere qualcosa sotto il tavolo e allungò una mano per riprenderla. Sean, scherzando, gli urlò: “Marv, quello che stai cercando non è lì… Vieni Marv, è un po’ più su!” disse, dando due scrollate al suo cazzo.

Marv ritirò la mano, mostrando l'orologio da polso che aveva raccolto da terra, e tirò un colpo a Sean sulla spalla. I ragazzi attorno a loro ridevano di gusto. “Marv in realtà mi hai dato una bella idea…” disse Sean, alzando le sopracciglia mentre faceva scendere lentamente la mano sinistra sotto la tovaglia.

Quando il suo avambraccio iniziò a muoversi avanti e indietro, le risate al tavolo si fecero più forti. “Sei un pervertito, Sean” esclamò Marv. Per Ben vedere il suo amico masturbarsi al tavolo, sotto gli occhi di tutti, era la cosa più eccitante che avesse mai visto.

Il suo cazzo si intostò all’istante e spingeva il kilt verso l’alto. Decise di staccare lo sporran e di poggiarlo sul tavolo. “Nah” disse Sean, “i pervertiti siete voi, che siete fermi lì a guardarmi invece di fare lo stesso”. Nel fare questo, lanciò uno sguardo di sfida a Ben.

I membri della squadra si guardarono a vicenda. Per Sean un comportamento del genere poteva essere concepibile, ma per loro? Stavano davvero per masturbarsi in pubblico? Ben non poteva resistere oltre: “Va bene amico, l'hai chiesto tu”. E sollevò il kilt con la mano destra, toccando il suo cazzo duro che bramava attenzioni.

Prima lo accarezzò un paio di volte per rompere il ghiaccio, poi iniziò a segarsi con più intensità. Cercò di non dondolare troppo il braccio, per evitare che la gente nel pubblico potesse accorgersi di cosa stesse accadendo. Gli altri ragazzi lo seguirono.

Se non ci fosse stata la tovaglia, lo spettacolo sarebbe stato indecente. Cinque ragazzi muscolosi nudi dalla vita in giù con le gambe alzate, che mostrano il cazzo sotto i kilt, mentre si masturbano lentamente in un locale pieno di gente.

Gli occhi dei ragazzi erano chiusi, come se fossero tutti racchiusi in una bolla. Solo Ben si godeva la scena mentre sentiva il silenzio degli altri intorno a lui. Sean lo sfiorò con la sua gamba mentre era con gli occhi chiusi. Ben avrebbe dato qualunque cosa per vedere in quel momento il cazzo imponente di Sean, eretto e bagnato.

Si immaginava di far scendere la sua mano sotto alla tovaglia e toccarglielo, oppure di succhiarglielo lì, davanti a tutti. All'esterno la festa pulsava, proprio come lo sperma che sentiva salire dalle sue palle verso la cappella. Stava per raggiungere il punto di non ritorno. No, non poteva di certo sborrare in pubblico davanti a tutti. O forse sì?

“Attenzione, signore, signori…”. All'improvviso la voce di coach Keenaigh rimbombò attraverso la stanza, facendo scoppiare la bolla in cui erano i ragazzi. Tutti smisero subito di menarsi il cazzo, facendo risalire le loro mani da sotto il tavolo. Tutti tranne Sean.

Sean aprì gli occhi e fissò Ben. Ebbe un paio di spasmi, poi tirò leggermente la tovaglia per pulirsi. Era venuto lì, guardando Ben dritto negli occhi, con il suo sguardo bastardo e tentatore. Ben istintivamente guardò sotto il tavolo: i fiotti di sborra erano lì, ben visibili. Si sentì mancare la terra sotto i piedi da quanto era eccitato: doveva venire anche lui.

“Temo che sia giunto il momento per me di lasciarvi” urlò l'allenatore nel microfono. Anche lui era un po' provato dai troppi bicchieri bevuti con i suoi colleghi e con la squadra. “Ma prima di andare, voglio un enorme applauso per i ragazzi che hanno vinto la partita oggi, fatevi avanti ragazzi!”.

I giocatori che erano sulla pista da ballo si avvicinarono, mettendosi in fila accanto al coach. I ragazzi che erano al tavolo hanno cercato di temporeggiare leggermente, per far sì che l’erezione si potesse un po’ sgonfiare. Sean ormai si era ripulito e sghignazzava. Si posizionarono quindi in seconda fila, dietro al coach. Per Ben era impossibile far sgonfiare l’erezione, che anzi sentiva sempre più forte.

“Due di questi ragazzi hanno mostrato una notevole passione sul campo…. voglio fare una menzione speciale a Sean Cummins e Ben Paterson!”. Il pubblico applaudì rispettivamente al capitano e al migliore in campo. I due ragazzi si guardarono l'un l'altro, e Sean guardò il kilt di Ben in direzione del suo uccello.

Sembrava volesse dire che sapeva benissimo in che stato si trovasse Ben in quel momento. Furono costretti a oltrepassare la fila per mettersi accanto all'allenatore, in prima fila, davanti a tutti. Mentre Ben si infilava tra i ragazzi, sentì come un cedimento attorno alla vita. Sul suo piede nudo rimbalzò qualcosa: era un bottone del kilt.

I suoi occhi si spalancarono e mentre camminava sentì il tessuto scivolare verso il basso e il kilt abbassarsi leggermente intorno ai suoi fianchi, evidenziando la sua erezione. Guardò tra la folla e vide suo padre leggermente accigliato. Ben realizzò in quel momento di non avere le scarpe e i calzettoni tradizionali, e nemmeno lo sporran.

In quel momento la sua priorità era quella di cercare di far rimpicciolire il suo cazzo eretto, e cercò di concentrarsi su ciò che stava dicendo il coach. “Sean, mi hanno detto che è stata tua l’idea di indossare il kilt questa sera…. un'altra dimostrazione della tua leadership che ha portato questi ragazzi alla vittoria!” disse il coach.

“Mentre tutti voi conoscete il modo di giocare di Ben… ma adesso vorrei attirare la vostra attenzione sull'uniforme tradizionale incredibilmente ricca di dettagli che sta indossando. Un grazie al clan della famiglia Paterson per avercela portata!”.

Ben vide il padre tra la folla con lo sguardo orgoglioso e compiaciuto. “Ben, non ho mai visto una giacca scozzese originale prima d’ora, ti dispiacerebbe toglierla così posso mostrare a tutti la fodera interna? Dovrebbe riprendere il motivo del kilt…”.

Ben sussultò. Togliere la giacca? Ok, c'era qualcosa di speciale nelle cuciture e nella fodera, ma togliere la giacca sul palco davanti a tutti? L’allenatore non poteva di certo immaginare che Ben sotto la giacca non indossasse nulla.

Ben era troppo stordito dall’alcool e dall’eccitazione per pensarci troppo, così segui le istruzioni del suo allenatore e aprì i bottoni della giacca come se fosse in trance. Pensò che suo padre sarebbe stato felice di vedere la folla di persone apprezzare così tanto il di famiglia.

Quando aprì la giacca rivelando il suo petto nudo, si udì un mormorio tra la folla. I pettorali robusti e gli addominali ben definiti di Ben erano esposti lì davanti a tutti, e disegnavano una netta linea a V che portava all'inguine.

I peli sul petto e lungo lo stomaco erano tinti di rosso. Anche i peli del pube erano rossi, e si intravedevano dalla parte superiore del kilt, leggermente sceso a causa dei bottoni mancanti. Si sfilò la giacca e poi lo consegnò all'allenatore, che disse “Ovviamente Ben avrebbe dovuto indossare la camicia…” e il mormorio divenne una risatina sommessa.

Ben non riuscì a sentire nulla. Si rese improvvisamente conto che si trovava di fronte a centinaia di persone, con indosso nient'altro che un berretto in equilibrio sulla testa e un gonnellino intorno alla vita che aveva perso almeno un bottone.

Il suo respiro accelerò, e poteva sentire gli occhi di tutti sul suo collo possente, sui suoi capezzoli eccitati, sul suo addome peloso, sui suoi piedi nudi. Cercò di calmarsi. Finirà presto, pensò, in un secondo il coach mi restituirà la giacca, scenderò dal palco e sarà tutto finito. E sarebbe andata così, se non fosse stato per Sean.

Sean non poteva lasciarsi sfuggire quell’incredibile occasione per farne una delle sue. Si mise dietro a Ben e gli strappò di colpo il kilt, facendo saltare i bottoni rimanenti ed esponendo Ben completamente nudo davanti a tutti. Grida e fischi partirono dalla platea mentre Ben era stordito, con le gambe aperte, i muscoli tesi, sentendo gli occhi di tutti posarsi sul suo cazzo ancora grosso, completamente eretto.

I suoi compagni di squadra avevano gli occhi fissi sul suo culo enorme, anch’esso ricoperto di peli rossi. Sean strappò la giacca dalle mani dell'allenatore Keenaigh e scese dal palco ridendo, lasciando Ben senza vestiti con cui coprirsi. Ben era immobile sul posto, nudo e tremante sotto le calde luci del palcoscenico, con dei rigoli di sudore che scorrevano sul suo corpo nudo.

L'allenatore Keenaigh tolse il berretto dalla testa di Ben e glielo porse, per permettergli di coprirsi almeno il pisello, mentre la folla iniziava a fischiare e ridere alla vista dell'atleta nudo. Ben si coprì con quel piccolo cappellino. La sua mano tremante e la sensazione del feltro del cappellino, unita all’eccitazione di essere così esposto, lo portarono quasi al limite.

Il cappellino era veramente piccolo, e la cappella turgida, ormai sgrondante presperma e le grosse palle pelose spuntavano fuori, rendendolo di fatto ancora completamente esposto. Il suo cervello andò in blackout e smise di pensare. Strinse solo forte il berretto muovendolo su e giù e iniziò a gemere. La gente era a bocca aperta.

I suoi compagni di squadra cercarono di svegliarlo dal suo torpore, ma sentire delle mani forti toccare il suo corpo nudo, le braccia possenti di qualcuno cercare di trascinarlo via, lo portarono al limite. Si abbandonò completamente al piacere, lasciando andare anche il cappellino, che cadde per terra.

Ben ormai completamente nudo sentì come una scossa attraversargli il corpo, le sue grosse gambe muscolose, le sue natiche contratte. Schizzò sul palco grossi fiotti di sperma, sul suo petto, sull’addome, sul pavimento. Mentre veniva trascinato via tremava per l’estasi e per l’orrore.

La pozza di sborra sul palco e le scarpe sporche di sperma segnarono un indimenticabile addio per Coach Keenaigh.
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