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Gay & Bisex

Il compagno di stanza esibizionista - parte 1


di The_southparker
06.09.2021    |    14.577    |    15 9.5
"Ebbe come un brivido, poi scrollò il cazzo un paio di volte per far uscire le ultime gocce di sperma..."
[Questa é la prima parte di un racconto erotico che parla di esibizionismo. Non sono descritti dei rapporti sessuali. Se vi piace il genere, leggetelo pure! :)]

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Il primo incontro con Ivan mi lasciò di stucco. Il giorno in cui andai a vivere nel dormitorio universitario aprii la porta della mia stanza e trovai lui completamente nudo, in piedi, che sistemava la sua roba. Pensai che forse avesse appena finito di farsi la doccia. “Ciao… Scusa, non sapevo ti stessi cambiando”, gli dissi. “Tranquillo non mi stavo cambiando, stavo solo mettendo a posto la mia roba. Ho preso questa scrivania e questo letto, va bene?”, rispose, indicando il letto a destra.

Disfaceva le valigie nudo? “Sì sì, va bene… io sono Umberto, Umberto Gallo”, aggiunsi, allungando la mano. La afferrò saldamente: “Ivan Vitale”. Aveva più o meno della mia stessa altezza, circa 1,80 m, un fisico tonico e snello, e capelli e occhi castani.

Aveva i pettorali ricoperti di peli e una scia di pelo partiva dall'ombelico e scendeva fino al pube incorniciando il suo uccello, che pendeva floscio, e un paio di palle belle grosse. Anche le sue gambe e le sue braccia erano ricoperte da uno strato di peli castani, ma molto sottili.

Raccolsi tutte queste informazioni in una manciata di secondi. Lasciò la mia mano e mi chiese: “Che studi?”. Mi voltò le spalle e vidi la sua schiena muscolosa e il sedere. Ecco, anche i glutei erano ricoperti da una peluria leggera.

“Informatica. Tu?”, gli risposi, cercando di non pensare al fatto che un estraneo fosse completamente nudo davanti a me. “Anche io Informatica… Forse è per questo che ci hanno messo in una stanza insieme”.

Lui era tranquillo, sembrava a suo agio. “Credo di sì”, gli risposi, cercando di celare l’imbarazzo. Ivan continuò a parlare come se niente fosse, raccontandomi del suo liceo, della sua città. Nel frattempo metteva via le sue cose, sistemava il computer, preparava il letto.

Iniziai anche io a sistemare la mia roba. Cercai di rilassarmi, ma non ero mica abituato ad avere un ragazzo nudo accanto a me. Mi è successo di vedere dei ragazzi nudi negli spogliatoi, ma solo di sfuggita. Se ero bravo, riuscivo a sbirciare di nascosto i loro uccelli mentre si cambiavano.

Ma adesso non era la stessa cosa. Ivan non sembrava affatto a disagio a stare nudo di fronte a me. Il suo uccello era lì, in bella vista. Improvvisamente pensai a quante volte avevo sperato di vedere uno dei ragazzi nello spogliatoio con il pisello duro. Non era mai successo, ma il pensiero un po’ mi eccitava. Per me erano solo fantasie ed io mi consideravo etero.

Avevo anche avuto esperienze con delle ragazze. Una ragazza, in realtà: avevo fatto sesso con Alessandra solo due volte al liceo, però non mi era mai pesato. Lei era carina e mi divertivo a passare del tempo insieme a lei, prima di lasciarci.

Tornando ad Ivan, infilò una maglietta e un paio di pantaloncini (senza intimo) ed uscì per andare a mensa. Mi chiese se volessi venire con lui, ed accettai. Era un chiacchierone, il classico ragazzo che stringe amicizia facilmente.

Durante la cena parlò quasi solo lui. Io di solito sono un tipo introverso, e preferisco ascoltare gli altri invece di parlare. Pensai che forse averlo come compagno di stanza sarebbe stato piacevole, e poi magari ci saremmo potuti aiutare a vicenda, visto che avremmo frequentato lo stesso corso di laurea.

Pensai che forse, se fossi stato fortunato, lo avrei rivisto nudo. Di certo non avrei potuto lontanamente immaginare che, nel momento stesso in cui abbiamo varcato la porta della nostra camera, si sarebbe nuovamente denudato.

Credo che notò uno sguardo interrogativo sul mio viso, perché si sentì in dovere di giustificarsi: “Mi piace essere nudo. Quando sono in camera mia, sono sempre nudo. Spero che per te non sia problema…”. Mi colse alla sprovvista. “No, per me va bene, è solo… insolito”, gli risposi. Gli avevo appena dato il mio benestare: da quel momento in poi, non appena rientrato in camera, si sarebbe spogliato, rimanendo sempre completamente nudo.

La nostra stanza si trovava all’inizio del corridoio ed era sprovvista di bagno, come tutte le altre camere del resto. C’erano però i bagni in comune: quelli maschili si trovavano alla fine del corridoio, lontano dalla stanza. Dopo cena Ivan decise di farsi una doccia. Prese quindi il doccia schiuma, la spugna, afferrò l’accappatoio ed uscì in corridoio, mettendo l’accappatoio sulla spalla. Immaginai la scena di lui che cammina nel corridoio con il cazzo penzolante, ed il mio pisello si svegliò.

Mentre era via a farsi la doccia, diedi un’occhiata veloce al suo armadio, che aveva lasciato aperto. Aveva pochissimi vestiti: magliette, pantaloni, bermuda, un paio di camicie, calze. Ma niente intimo. Iniziai a pensare che il ragazzo fosse un esibizionista. E il mio uccello di tutta risposta iniziò a gonfiarsi.

Mi allontanai dall’armadio e cercai di rilassarmi, cercando di togliermi dalla testa l’immagine di Ivan e delle sue parti intime. Quando rientrò in camera, ero a pancia in giù sul letto, cercando di nascondere la mia erezione. Chiacchierammo molto quella sera, fino a quasi le due di notte, finché lui a un certo punto non decise di stendersi sul letto e darmi la buonanotte.

Ovviamente era ancora nudo. Mi spogliai, rimanendo in mutande, e mi misi sotto le coperte. Cercai di dormire, ma non riuscivo a togliermi dalla mente l’immagine di Ivan nudo, con il pisello al vento. Ogni tanto mi svegliavo la notte e alzavo la testa per controllare se fosse davvero ancora nudo.

Ma dopo un paio di giorni di convivenza, ormai per me era la normalità. Si vestiva solo per andare a lezione, per andare a mensa, in generale ogni volta che usciva fuori dalla stanza, altrimenti era nudo. Era piacevole vedere un ragazzo nudo tutti i giorni, però c’erano anche dei lati negativi. Conoscevo ormai a memoria il suo uccello, lo sognavo anche la notte. Spesso il mio pisello si intostava quando ero con lui e quindi faticavo a nascondere l’erezione. Inoltre sentivo di non poter invitare nessuno nella mia stanza a causa della sua nudità.

Lui invece non si poneva di questi problemi. Un giorno rientrò in camera con dei colleghi di università. Non appena entrati in stanza, si spogliò completamente e continuò tranquillamente a parlare con loro. Come se niente fosse.

Io ero lì in stanza, e mi godevo la scena: lui nudo al pc con il pisello penzoloni, contornato da 4 ragazzi vestiti. Fecero un progetto insieme, lavorarono al computer o che so io, e lui sempre nudo. Ero senza parole. Pensai che quella scena fosse imperdibile e quindi mi venne l’idea di immortalarla. Presi il telefono e iniziai a fargli delle foto. Il mio cazzo in quel momento si indurì così tanto da farmi male e dovetti andare in bagno a masturbarmi.

Con il tempo mi accorsi che Ivan mi stava condizionando. Sebbene non fossi abituato a farlo a casa mia, non appena rientravo in stanza, mi spogliavo anche io, rimanendo però in mutande. Inoltre nei miei pensieri c’era sempre lui: il suo corpo, il suo cazzo, il suo culo. La galleria del mio telefono era piena di foto scattate di nascosto. C’era anche un breve video in cui metteva l’accappatoio sulla spalla e usciva nudo nel corridoio.

Quando la mattina presto o la notte mi masturbavo, guardavo di nascosto le foto che gli avevo scattato. Ormai non vedevo l’ora di rientrare in camera per vederlo nudo, con la speranza un giorno di poterlo beccare con il pisello duro. Finché finalmente non successe.

La maggior parte dei corsi universitari che seguivamo erano in comune, ma alcuni erano a scelta. Un pomeriggio tornai in camera in anticipo perché la lezione di uno di questi corsi era stata annullata. Aprii la porta e lui era sdraiato sul letto, nudo, mentre si menava il cazzo.

Mi scusai, feci per andarmene, ma mi disse: “Va tutto bene, non andartene! È anche camera tua!”. Non cercò in alcun modo di coprire il suo cazzo duro. Smise solo di menarselo. Era più corto del mio, forse di un paio di cm, ma era decisamente più largo. La cappella era enorme, ed era tutta bagnata.

Distolsi lo sguardo dal suo cazzo, e balbettai: “Scusa, non volevo interrompere”. Avevo le mani sudate. Stava succedendo davvero? “Nessun problema. Non essere imbarazzato, io non lo sono. Tutti i ragazzi si masturbano, è una cosa normale. O tu non ti masturbi scusa?”. Cavolo, era davvero un esibizionista.

Lo guardai in faccia. Gli sorrisi, divertito. “Sì, mi masturbo. Però non se… sai… se posso essere beccato da qualcuno”. Ridacchiò, e rispose: “Ah, tipo la notte o la mattina presto quando pensi che io stia ancora dormendo?”. La mia bocca si spalancò.

“Non ti sto spiando, però dormi a un metro dal mio letto... E poi mica sei silenzioso, ti sento gemere…”. Ero imbarazzatissimo, e completamente rosso in viso. Sentivo il calore salire lungo il collo e sulle guance. “Oooh…” risposi, non sapendo cosa altro dire.

“Umberto stai tranquillo, è tutto ok”, disse guardandomi negli occhi. “Se vuoi che smetta, la smetto subito, non voglio metterti in imbarazzo”, aggiunse afferrando nuovamente il suo cazzo con la mano destra. Il suo movimento attirò il mio sguardo, che si posò sul suo uccello.

Che cosa avrei potuto dire? “No, va bene, vai avanti… fai pure”, dissi, fissando il suo cazzo pulsante. “Va bene… sicuro che non ti dà fastidio?”, ribatté, iniziando di nuovo a menarsi il cazzo, a ritmo sostenuto, senza nemmeno aspettare una risposta. Avevo gli occhi incollati sul suo uccello. Me ne resi conto dopo quasi un minuto: ero in piedi davanti alla porta, fissandolo sfacciatamente mentre si masturbava. Distolsi lo sguardo, poggiai lo zaino e la giacca su una sedia e mi sdraiai sul letto, facendo finta di guardare qualcosa al cellulare.

Stavolta non rimasi in mutande: avevo il pisello che mi esplodeva nei pantaloni e di certo non volevo che Ivan se ne accorgesse. Feci di nascosto delle foto, come sempre. Il cuore mi batteva a mille. Ivan rallentò un po’ il ritmo, guardò qualcosa al cellulare, poi lo tolse e si concentrò di nuovo sul suo cazzo, pompando più forte. Dopo un po’ iniziò ad ansimare.

Decisi di giocarmela e schiacciai rec al cellulare. Lo stavo filmando mentre si masturbava. Ivan irrigidì le gambe, ansimò ancora e schizzò. Sparò 2, 3, 4 schizzi di sborra sul suo petto, mentre con la mano sinistra accarezzava le sue palle. Ebbe come un brivido, poi scrollò il cazzo un paio di volte per far uscire le ultime gocce di sperma. “Wow, grazie per avermi lasciato finire”.

Con la mano raccolse il suo sperma, lo portò alle labbra e si leccò le dita per pulirlo. Lo fece diverse volte, fino a pulirsi completamente. Mi guardò e sorrise: “Adoro il sapore dello sperma!”. Si leccò il dito un’altra volta, guardandomi negli occhi. “Dai, non dirmi che non l’hai mai assaggiato!”.

Per qualche stupido motivo arrossii e spiccicai qualcosa: “Sì, l'ho fatto anche io…”. Si mise a ridere. Poi allungò la mano, prese un libro e si mise a studiare. Il suo cazzo iniziò ad afflosciarsi. Sulle labbra aveva ancora un po’ di sperma, che luccicava con il riflesso del pc. Schiacciai stop.

Non riuscivo a togliermi dalla mente l'immagine di lui che si masturbava e che ingoiava la sua sborra. Non vedevo l’ora di riguardare il video. Aspettai circa una mezzora, poi feci finta di niente ed andai in bagno. Non c’era nessuno per fortuna. Mi sedetti su un gabinetto e iniziai a masturbarmi.

Misi play al video. Riguardai quelle schizzate ancora e ancora. Mi sentivo come se, visto che lui si era masturbato, anche io avrei dovuto farlo. Ero eccitato e dopo poche menate schizzai direttamente nel gabinetto. Raccolsi un po’ di sperma sul dito e lo portai alle labbra, come aveva fatto lui. Prima di sborrare mi sembrava la cosa più eccitante del mondo, ma dopo mi disgustava un po’. Non lo assaggiai. Pulii il dito con la carta igienica, tirai su i pantaloni e tornai in camera.

Ivan ovviamente era ancora nudo, ed era sdraiato sul letto. Mi sedetti alla scrivania e passai la serata a lavorare al pc. Non parlammo molto quella sera, perché dovetti finire un progetto al pc. Ad un certo punto, mi diede la buonanotte, spense la luce e si addormentò sopra al lenzuolo, con il sedere nudo rivolto verso di me.

Gli guardai il culo. Era un bel culo, tondo e proporzionato. Cercai di guardare tra i glutei, immaginando come potesse essere il suo buchetto. Immaginai di tirargli una pacca sul culo e infilarci un dito. Mi venne improvvisamente in mente la scena di lui che leccava lo sperma dalle sue dita.

Il cazzo mi divenne di nuovo duro, ma tornai al lavoro. Un’oretta dopo spensi il computer, le luci e mi misi in mutande sotto le coperte. Mi addormentai velocemente, ma quella notte sognai persone nude che facevano sesso, e ovviamente Ivan.

Quando mi risvegliai avevo il durello mattutino. Guardai il letto di Ivan e mi sembrava stesse ancora dormendo. Così sfilai le mutande e iniziai a masturbarmi sotto le coperte. È così bello avvolgerlo con la mano sinistra e accarezzarlo, mentre con la destra giocavo con le palle. Mi piaceva far scorrere avanti e indietro la cappella, adoravo la sensazione di attrito delle lenzuola.

Mi stavo godendo il momento, stavo per venire. Diedi un'occhiata veloce per assicurarmi che Ivan fosse ancora addormentato, e notai che lui era sveglio. Mi guardava e sorrideva. Non feci in tempo a dire nulla, che mi rassicurò: “Buongiorno Umberto! Vai, continua pure, non mi dà fastidio se ti masturbi”. Il suo cazzo era duro e se lo stava accarezzando. “Guarda, anche io ce l’ho duro”, disse iniziando a menarselo.

“Non c’è bisogno di nasconderti sotto le coperte per masturbarti”. Non ebbi il coraggio di sollevare le coperte per scoprirmi. Ero imbarazzato, ma il mio cazzo, che si era un po' ammosciato nel vedere Ivan sveglio, stava diventando di nuovo duro.

“Fai come vuoi… io ora mi masturbo”. Si girò sulla schiena, prese il telefono e dopo aver visto qualcosa lo mise a posto. Poi si rigirò verso di me e iniziò a concentrarsi sul suo cazzo, che agguantò con la mano destra. Mentre lo strofinava, giocherellava con i suoi capezzoli, strizzandoli uno alla volta. Ansimava quando li strizzava, ma con la mano non smetteva mai di menarsi il cazzo. Anzi, iniziò ad aumentare il ritmo.

Allora diventò una specie di gara. Chiusi gli occhi e continuai ad accarezzarmi il cazzo, anche se ero cosciente di farlo davanti al mio coinquilino. Dopo un po’ entrambi iniziammo ad ansimare, persi nel piacere. Pompai più velocemente. E all’improvviso sparai un fiotto di sperma dritto sulla mia guancia, seguito da altri fiotti caldi sul mio petto. Continuavo ad accarezzarmi il pisello, non volevo che quella meravigliosa sensazione finisse.

Quando aprii gli occhi, spiai Ivan con la coda dell'occhio. Anche lui era venuto e stava spremendo la cappella per far uscire le ultime gocce di sperma. Come il giorno prima, raccolse un po' di sperma con il dito e lo portò alla bocca. Leccò tutto con gusto.

Mi guardò e disse: “Fallo anche tu!”. Non avevo mai fatto niente di così audace, ma non potevo di certo tirarmi indietro. Con un dito accarezzai la guancia, raccolsi un po’ di sborra e la leccai. Non era affatto male, un po’ salata e viscida, ma pensavo peggio.

Presi un fazzoletto dal comodino, mi ripulii la guancia e il petto, indossai i boxer e mi alzai dal letto. Presi l’accappatoio, il rasoio elettrico e senza dire una parola andai in bagno per farmi una doccia. Mentre mi radevo la barba e mi facevo la doccia, ripensai a quello che era appena successo.

Pensai al fatto che se Ivan non mi avesse chiesto di assaggiare il mio sperma, probabilmente non l’avrei mai fatto. Di solito ero timoroso e prudente, ma Ivan in qualche modo riusciva a far cadere i miei freni inibitori. La sua influenza su di me, con il tempo, era sempre più forte.

Lui invece non aveva mai paura di esporsi. Quando uscivamo insieme la sera, mentre guidavo a volte mi diceva: “Guarda!” e si toglieva i pantaloncini, rimanendo nudo dalla vita in giù finché non arrivavamo a destinazione. Non cercava di coinvolgermi. Sembrava che queste cose lo eccitassero a prescindere, perché ogni volta che si spogliava gli diventava duro.

Io pensavo a guidare, dovevo concentrarmi sulla strada, ma anche se di sfuggita lo guardavo sempre mentre era seduto nudo accanto a me ad accarezzarsi il cazzo. Una volta ha continuato a menarselo finché non ha sborrato in macchina, mentre guidavamo lungo la strada. Ovviamente ha leccato tutto e si è ripulito per bene. Mi faceva eccitare ogni volta che si spogliava mentre eravamo fuori. Era così imprevedibile che nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa avrebbe fatto la volta successiva.

La cosa che preferiva di più era andare al McDrive. Gli piaceva rimanere a cazzo all’aria e coprirsi solo all’ultimo momento. Pochi istanti prima di avvicinarci allo sportello per ordinare, allungava la t-shirt per coprire il cazzo duro e faceva ordinare me. Le sue cosce nude indicavano a chiunque lo guardasse che addosso aveva solo una maglietta, che tra l’altro essendo sottile rendeva l’erezione ovviamente visibile.

Una volta si spinse anche oltre. Dopo aver ordinato, Ivan vide che a consegnarci la busta con gli hamburger sarebbe stato un ragazzo della nostra età, visibilmente effemminato. Mi disse: “Guarda!”, si tolse anche la maglietta e rimase completamente nudo accanto a me, con il cazzo eretto. Quando il ragazzo ci passò l’ordine, fece quasi cadere la busta con i panini nel vedere Ivan. Lui ovviamente si menava l’uccello ridacchiando, mentre io imbarazzatissimo ringraziai il ragazzo, afferrando i panini.

Un giorno gli chiesi della sua nudità. Mi disse che sia lui, sia i suoi fratelli erano sempre stati nudi in casa fin da quando era un bambino. Mi raccontò che al liceo vinceva un sacco di scommesse con i compagni di scuola. Racimolava un sacco di soldi, scommettendo di spogliarsi in un determinato momento o in un determinato luogo. E ogni volta che tirava fuori il cazzo lo acclamavano tutti.

Lo sfidavano a spogliarsi nei posti più strani, dai bagni della scuola, alla biblioteca e persino in classe una volta. In quel momento immaginai Ivan nudo circondato dai compagni di classe, con il rischio che qualche professore potesse vederlo. Mi eccitai così tanto da dovermi fare una sega.

Ivan non si rifiutò mai di rispondere alle mie domande sul suo esibizionismo. Mi raccontò cose anche molto personali e intime, ad esempio quando la prima volta che si era masturbato, il posto più strano in cui si era denudato o a cosa pensava quando si masturbava. A quest’ultima domanda mi rispose: “Penso sempre alle persone che mi guardano quando mi masturbo. Mi fa arrapare pensare di essere visto nudo dagli altri”.

Mentre i primi tempi lo faceva solo di rado, più passò il tempo e più tendeva a spogliarsi quando uscivamo insieme. Fino a che alla fine era diventato naturale che ogni singola volta che eravamo insieme, sia in camera, sia altrove, tirasse fuori il suo cazzo. Ad esempio, se eravamo in biblioteca a studiare, lui apriva la zip dei pantaloni e lo tirava fuori.

La prima volta che lo fece eravamo nella sala studio dello studentato. Stavamo preparando un esonero ed eravamo seduti uno di fianco all’altro, con le sedie di spalle al muro. La sala studio era aperta 24 ore su 24, e in quel momento c’erano sì e no una ventina di persone, tutte concentrate a studiare.

A un certo punto sentii il suono inconfondibile di una cerniera. Abbassai la testa e lo vidi mentre si slacciava i pantaloni e se li abbassava fin sotto il sedere. “Il solito Ivan”, pensai. “Guarda!”, mi sussurrò all’orecchio, e iniziò a masturbarsi accanto a me.

Cercai di rubare delle occhiate, senza che le altre persone se ne potessero accorgere. Se lo menò finché non iniziò ad avere dei piccoli spasmi: questo significava che era vicino a venire. Pensai che in quel momento si sarebbe fermato. E invece continuò a masturbarsi, aumentando il ritmo.

In quel momento non potevo non guardarlo. Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e scaricò sulla mano e sul pube la sua sborra. Quando ebbe finito, mi guardò, sorrise e disse: “Niente di meglio per prepararsi allo studio”. Poi avvicinò alla bocca la mano imbrattata di sborra, che inghiottì avidamente. Lì, in sala studio, davanti a tutti. Non se ne accorse nessuno in realtà, ma in quel momento la situazione mi eccitò così tanto che quasi mi venni nelle mutande.

A volte, dopo una delle sue, aspettavo un po', poi andavo nel bagno degli uomini e mi sparavo una sega. Guardavo e riguardavo le foto che gli avevo scattato, i video rubati di nascosto. Ripercorrevo con la memoria ogni volta che si era spogliato, i momenti al McDrive.
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