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Gay & Bisex

Il commesso del negozio


di svuotocazzi
02.01.2019    |    29.949    |    18 9.6
"Dopo alcuni minuti accelero il ritmo e gli accarezzo anche le palle che, belle sode, pendono verso il basso..."
Mancano ormai pochi giorni alle vacanze.
Sto tornando a casa da lavoro e sono mezzo ibernato, per l’aria fredda che oggi imperversa in città. Prima di rientrare, mi fermo a un negozio di articoli da bagno. Devo comprare un paio di cose che ho finito. Non c’ero mai entrato prima, nonostante sia proprio sul tragitto casa-lavoro che faccio ogni giorno.
Prendo i prodotti che mi servono e mi dirigo alla cassa. Il cassiere sta parlando con la cliente prima di me e io, ancora mezzo intontito dal freddo, mi metto a osservarlo attentamente. È un ragazzo alto, con due spalle ampie e un certo fisico che intravedo dai vestiti. Ha una faccia pulita, con un lieve accenno di barba, due intensi occhi neri e i capelli schiariti in un biondo piuttosto vivace. Un bel tipo, davvero: non so perché ho aspettato così tanto a entrare in questo negozio!
La signora finisce e se ne va. Il cassiere si rivolge a me con le solite parole di rito e qualche sorriso gentile. Poi quando è il momento di pagare, mi accorgo di non avere contanti e di dover utilizzare il bancomat. Glielo porgo e lui fa per inserirlo nel lettore.
“Guarda, non serve. Dovrebbe bastare appoggiarlo sopra e fa tutto da solo”, gli dico.
“Ah beh, allora lo appoggio qui sopra” risponde e mi fa un sorriso leggermente ammiccante.
“Sì, a questi aggeggi ormai non serve più alcun contatto”.
Lui fa una leggera risata, conclude l’operazione e mi restituisce il bancomat.
Altre due parole e i soliti auguri mentre sistemo i miei acquisti nella borsa e me ne vado.
Nel giro di dieci minuti sono a casa. Mi sistemo, vado in bagno e inizio a prepararmi il pranzo. Mentre attendo che la carne finisca di riscaldarsi nel microonde, cerco il cellulare e controllo i messaggi ricevuti nelle ore precedenti. Faccio appena in tempo ad aprire Grindr che suona il timer del microonde. Lascio il telefono, prendo le cose in forno e mi metto a mangiare.
Nel silenzio del mio pranzo, sento un paio di suoni familiari venire dal telefono. Qualcuno mi ha appena contattato. Non ho fretta di rispondere, vista la fame che ho. Finisco di mangiare, sparecchio quel poco che avevo messo in tavola, sistemo tutto in lavastoviglie e mi preparo il caffè. Mentre aspetto che si freddi, riprendo il telefono e controllo chi mi ha scritto. Ovviamente un profilo anonimo, ma la sorpresa viene quando leggo i messaggi.
“Speriamo sia solo al bancomat che non piace il contatto :P” seguito da una foto del viso.
È il cassiere del negozio! Allora non mi ero sbagliato prima, stava proprio alludendo con le sue risposte.
“Non so in generale, ma posso dirti che al sottoscritto il contatto piace parecchio, soprattutto se entra nel profondo”.
“Sei simpatico! Mi sembravi più timido prima”.
“Ero congelato dal freddo e soprattutto stupito dal non averti mai visto prima”.
“Si vede che non mi faccio notare abbastanza”.
“Nono, ti si nota eccome :P”.
Andiamo avanti a chattare per un po’, contando che lui sta anche lavorando. Vengo così a scoprire che è stato fidanzato fino a non molto tempo fa e che da poco è tornato sulla piazza. Da alcuni doppisensi si capisce che il ragazzo ha parecchia voglia da sfogare e io non mi lascio scappare l’occasione.
“Ma a parte il bancomat ti piace appoggiare anche altro?” gli faccio.
“Ma certo e ho anche parecchio da appoggiare!”.
“Ah sì? Beh, se è parecchio dovresti farlo giudicare agli altri!”.
“Pronto a dimostrarlo anche subito!”.
“Devo tornare in negozio a controllare?”.
“Ahahah! Credo sia meglio se passo io da te”.
Mi dice che stacca alle cinque e che poi mi raggiunge ben volentieri. Chiaramente accetto, ho anche il tempo per sbrigare un paio di faccende a casa. Gli mando l’indirizzo di casa e gli chiedo solo di avvertirmi quando sta per arrivare.
Puntuale come promesso, pochi minuti dopo le cinque il ragazzo mi riscrive, dicendomi di aver finito e di poter essere da me a breve.
“Ti aspetto”.
In dieci-quindici minuti è già arrivato. Gli apro il portone e lo faccio salire.
Ci salutiamo rapidamente e, un po’ imbarazzato, mi chiede subito dov’è il bagno. Lo accompagno e torno ad attenderlo in cucina. Sento l’acqua scorrere e dopo poco torna da me con un bel sorriso stampato in viso.
“Vuoi qualcosa da bere?”, gli chiedo.
“Mah, pensavo mi offrissi altro”, mi risponde avvicinandosi.
È un attimo e si china a baciarmi. La sua lingua entra rapida dentro la mia bocca e mi dona delle splendide sensazioni. È un ottimo baciatore, come ne capitano di rado e sembra non volersi più staccare da me. All’inizio tiene le sue mani ferme sul mio petto, poi prende a muoverle, tastandomi il corpo, fino ad arrivare al culo che spingo leggermente in fuori, facendogli capire la mia piena disponibilità.
“Mmm, hai voglia eh?” mi sussurra, staccandosi un attimo.
“Quella non manca mai”.
“Troietta!” e riprende a baciarmi.
Anch’io decido di darmi da fare e inizio a spostare le mani sul suo corpo. Nonostante i vestiti ne riconosco bene le forme e no, non mi ero sbagliato: ha proprio tutto al posto giusto! Si vede che è un maschietto che tiene alla sua forma fisica.
Non resisto a lungo e infilo rapida una mano sotto il maglione a toccargli la pelle. Una peluria sottile gli ricopre il petto e tutti i muscoli ben allenati. Gli sollevo la maglia e, staccandomi dalle sue labbra, porto la bocca al suo capezzolo destro, leccandolo e mordicchiandolo lentamente. Lui esprime tutto il suo gradimento, gemendo con forza e guidandomi la testa da un capezzolo all’altro. Lo lascio fare e gli lecco completamente il petto che, nonostante le ore di lavoro, profuma di pulito.
Mi risolleva dolcemente e prende a spogliarmi, chiedendomi di restare solo in mutande. Mentre mi libero dei vestiti, anche lui fa lo stesso, rivelando tutta la sua prestanza fisica.
“Apperò!” mi lascio scappare dalle labbra.
“Che c’è?” mi fa con uno sguardo interrogativo.
“Notavo che qui qualcuno fa parecchia palestra”
“Eh sì, se non fossi qui da te, adesso starei sollevando un po’ di pesi”
“Ma per fortuna sei qui da me” e mi riavvicino a tastargli i pettorali e a baciarlo ancora.
Lui nel frattempo finisce di spogliarsi, lasciando cadere anche i pantaloni. Devo dire che non aspettavo altro e subito porto una mano al suo pacco. E che pacco! Sotto la stoffa dello slip si riconosce un bel bastone, spesso e allungato sul fianco destro.
Si stacca ancora una volta da me e, sempre con un bel sorriso, mi spinge verso il basso. Non ho bisogno di altri chiarimenti. Mi inginocchio e gli accarezzo la mazza, sentendola fremere sotto il mio tocco. La libero finalmente dagli slip e la possente erezione mi colpisce in faccia, lasciandomi estasiato. È un cazzo lungo e grosso, con una bella cappella rosata che spunta dal glande.
Non me lo lascio sfuggire e rapido lo faccio entrare in bocca. Lo sento premere con forza sulle pareti della gola finché, con un piccolo sforzo, non lo lascio scivolare per intero dentro di me, toccandogli il pube con le labbra.
“Porca puttana!” lo sento sussurrare lì in alto e, sollevando lo sguardo, incrocio i suoi occhi fissi su di me.
Soddisfatto dalla sua reazione, inizio lentamente a succhiare. Non voglio fare in fretta e lui mi lascia scegliere il ritmo che preferisco. È un dentro-fuori scandito solo dai suoni dei miei risucchi. Dopo alcuni minuti accelero il ritmo e gli accarezzo anche le palle che, belle sode, pendono verso il basso. Il ragazzo inizia ad ansimare con forza e io ho come il timore che stia per venire. Lo faccio uscire dalla mia bocca e, tenendolo con una mano, gli succhio e lecco solo la cappella. Il suo gradimento è sottolineato dalle sue mani che, ferme sulle mie spalle, prendono a stringermi la pelle.
Dò ancora qualche succhiata e poi mi rialzo. Ci baciamo e lo sento rinvigorito dal gustare il suo sapore dalla mia bocca. Mi stringe forte a sé e torna a tastarmi il culo, introducendo un paio di dita sotto la stoffa dei miei slip per toccarmi la pelle.
“Toglili” gli sussurro all’orecchio e subito me li abbassa, scoprendomi il sedere.
Le sue mani sono libere di muoversi. Mi afferra le natiche e porta un dito al buco. Lo sento mugolare dal piacere, si separa leggermente da me, mi porge due dita da leccare e, quando le ho inumidite a dovere, le riporta al buco spingendomele dentro. Quasi stupito dalla mia dilatazione, le muove rapidamente e le fa ruotare dentro di me, arrivando ad aggiungerne anche una terza.
Decido di facilitargli l’operazione e, senza fargliele togliere, mi giro lentamente, appoggiandomi al bancone della cucina e dandogli le spalle. Mi inarco e sporgo il culo in fuori.
“Sei proprio una troia” mi dice.
“Non sai neanche quanto!” gli rispondo sfrontato.
Mi sorride compiaciuto e si abbassa dietro di me, continuando a masturbarmi il buco con le sue dita. Ci sputa contro della saliva che rende ancora più facile l’operazione. Alla fine le toglie, lasciandomi con il buco aperto e palpitante proprio davanti ai suoi occhi. Mi fa i complimenti e, senza darmi il tempo di rispondere, appoggia le sue labbra alla mia mucosa, succhiandola e leccandola a fondo. Mi sistemo meglio con le braccia e sento chiaramente la sua lingua entrarmi in corpo, gustando i miei umori. Lui grufola sul mio culo a lungo, regalandomi intense sensazioni, e io lo incito tenendogli la testa con la mano. Io sarò sì troia, ma anche lui è un bel porco!
La seduta di rimming dura dieci minuti abbondanti e mi fa salire dentro una voglia tremenda.
“Dammi il cazzo” gli dico, con voce spezzata dal godimento.
Si stacca dal mio buco e mi chiede: “Non resisti più, troietta?”.
“No, dammi il cazzo, ne ho bisogno” ripeto con tono più alto.
“Adesso te lo dò tutto, tranquillo!” mi fa, rialzandosi.
Giro lo sguardo verso di lui e lo vedo sputarsi sul cazzo e bagnarlo per bene. Mi afferra una spalla con una mano e con l’altra indirizza il pisello al mio buco. Si appoggia a me e con un paio di colpi mi impala completamente. L’eccitazione è tale che non sento alcun dolore, ma mi lascio andare a un profondo sospiro.
Restando fermo dentro di me, si piega sulla mia schiena e, leccandomi il collo, mi sussurra: “Lo senti tutto, troietta?”.
“Cazzo, sì! Voglio che mi sfondi il culo!”.
“Vedrai come te lo riduco!” e prende a muoversi con estrema lentezza. Lo estrae quasi completamente e sento tutti i suoi centimetri scorrermi nelle viscere. Quando è rimasta dentro solo la cappella, me lo risbatte dentro con grande forza, facendomi uscire un urletto di piacere.
Ripete quest’operazione molte altre volte, a un ritmo sempre crescente, e a ogni colpo sento le sue palle sbattere dure contro il mio culo. È deciso e delicato al tempo stesso. Mi sta squarciando il buco, ma con le mani mi accarezza il busto e la schiena, riprendendo una posizione eretta. Raramente mi sono sentito così dominato. Inarco il mio busto verso l’alto e lui mi afferra saldo per le spalle dando inizio a una monta feroce.
Subisco tutti i suoi colpi, sempre più ravvicinati, mentre lui mi riversa addosso varie ingiurie che mi eccitano all’inverosimile. Sono una vacca che ha scelto di darsi completamente al suo toro.
All’improvviso si stacca da me ed estrae completamente la sua minchia. Mi volto all’indietro e vedendo la mazza brillare per i miei umori mi giro e, in un istante, mi piego e me la infilo in bocca.
“Oh merda!” si lascia uscire lui, che non si aspettava una mia iniziativa.
“Vuoi il cazzo eh, puttanella?” e mi afferra la testa con una mano, dettando il ritmo anche alla pompa. Lo lascio scivolare dentro la mia bocca, gustandomi i sapori del suo membro. Gli afferro l’altra mano e la porto decisa al mio culo, facendogli capire di tenere occupato anche quello. Non ha bisogno di altre istruzioni e mi sbatte dentro tre dita senza difficoltà. Per fargli capire quanto sono aperto, allungo anch’io due dita verso il buchetto e, dopo alcuni tentativi, le aggiungo alle sue.
“Lo senti quanto cazzo sei largo qui dietro?”.
“È proprio quello che volevo” rispondo, facendomi uscire la minchia dalla bocca e leccandomi le labbra con la lingua. Il ragazzo riprende subito in mano la situazione, mi fa girare con forza e me lo risbatte dentro con un colpo solo.
“Oh sì!” urlo.
“Toh, prendilo tutto, troietta!” mi risponde e riprende a sbattermi come un forsennato.
È proprio un toro coi fiocchi ed è chiaro che ha bisogno di sfogarsi dopo un certo periodo di astinenza. Non solo non mi lamento della sua forza, ma anzi mi giro e con la mano lo porto a baciarmi. Le nostre lingue si intrecciano con la stessa velocità con cui lui mi sta aprendo il culo.
Ancora una volta si ferma. Si afferra il cazzone e lento lo fa scivolare fuori dal mio corpo.
“Girati e siediti sul bancone!” mi fa, con un tono che non ammette repliche.
Ho capito quello che ha in mente e non vedo l’ora che realizzi le sue intenzioni. Mi sistemo come mi ha detto, con il culo sul margine del mobile. Lui si avvicina rapido, mi afferra le gambe e, una alla volta, se le sistema sopra le spalle. Con un piccolo aiuto della mano, cerca il mio buco con il cazzo e sprofonda di nuovo dentro di me, tenendo lo sguardo fisso sul mio viso. In questa strana posizione riprende a scoparmi e a ogni affondo vedo il piacere dipingersi sul suo volto.
Facendo attenzione stacco le mie mani dal mobile e le intreccio al suo collo. Mi sporgo a baciarlo, stringendomi completamente al suo corpo. Entrambi ansimiamo con forza, io di sicuro sto provando un piacere raramente sentito, per la piena sintonia sessuale che si è creata tra di noi.
Mi afferra il culo e, sussurrandomi di tenermi stretto, mi solleva dal mobile, iniziando a muoversi nella cucina. Era molto che non ripetevo questa posizione: del resto è necessario che il partner abbia una forza sufficiente e in questo caso sembra averne in abbondanza. Mi trovo ad ammirare i suoi bicipiti tesi dallo sforzo, alternando i baci a profonde leccate alla barbetta e al collo.
Non ha mai smesso di scoparmi. Anzi, per facilitarsi il compito, a volte piega leggermente le gambe così da potersi dare uno slancio maggiore. Mi sbatte contro la parete della stanza e io sussulto per il freddo del muro. I suoi colpi si fanno ancora più intensi, tanto da riuscire a roteare il suo cazzo dentro il mio retto prima di risbattermelo dentro fino in fondo.
Lui alterna sguardi lascivi al mio viso a momenti in cui si fissa a guardare il mio corpo saltellare sul suo. Lo sento pulsare nettamente dentro di me.
“Non manca molto – mi fa – sei pronto?”.
Non ho la forza di rispondergli, ma mi avvento sulle sue labbra, riprendendo a baciarlo. Rallenta il ritmo della scopata e si dà a degli affondi semplici e decisi. Mi morde alcune volte le labbra e inizia a gemere con forza. Sento chiaramente il suo cazzo tendersi più di prima e lo incito mordicchiandogli un orecchio e sussurrandogli di ingravidare la sua vacca.
“Cazzo, sborro!” mi urla contro.
Faccio appena in tempo a rispondergli “Dammela tutta, dai!” che un fiume caldo mi si riversa nel culo. È una sborrata notevole e riesco a distinguere almeno una decina di spruzzi che mi riempiono. Si scarica completamente dentro di me e posa delicatamente le sue labbra sulle mie, baciandomi languidamente.
Un piccolo tremore nel suo corpo mi fa capire che è ora di scendere da lui. Mi riporta al bancone, e mi ci fa sedere, aiutandomi a non cadere. Estrae la sua mazza e mi riporta le gambe a terra. Ci fissiamo soddisfatti in volto e scoppiamo in una leggera risata.
Con una mano vado a stringergli il cazzo che trovo ancora tosto. Mi inginocchio ai suoi piedi, me lo metto in gola e glielo ripulisco completamente, mentre mi accarezza la testa in segno di ringraziamento.
Finito il mio compito mi risollevo un po’ a fatica e lancio un’occhiata all’orologio sulla parete. Sono le sette passate: il torello che ho davanti, mi ha scopato per quasi due ore e adesso mi spiego perché ho i muscoli tutti indolenziti.
“Grazie!” faccio al ragazzo.
“Grazie a te! Spero sia solo il primo di molti incontri” mi risponde con un occhiolino.
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