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Gay & Bisex

La prima volta sbagliata – Parte 2


di Darkdaddy
06.05.2022    |    6.833    |    7 9.4
"Si rimise l’asciugamano, e notò che l’uomo era ancora in corridoio, col cazzone di fuori..."
Filippo rimase immobile, appoggiato alla parete, chiedendosi cosa fare. Devis era davvero un gran figo, ma gli dava l’idea di avere qualche rotella fuori posto: come si poteva lasciare aperta la porta di un camerino in una sauna mentre ci si appartava con un ragazzo?! Lo aveva visto fare, ma erano sempre uomini grandi, in genere dei pervertiti, e non dei ragazzi giovani e carini come loro.
Si rimise l’asciugamano, e notò che l’uomo era ancora in corridoio, col cazzone di fuori. Lo guardò schifato e se ne andò verso le docce. Si distese nuovamente nella sauna finlandese, stavolta tenendosi l’asciugamano a copertura delle parti intime, e cercò di scrollarsi di dosso quanto successo.
Stava per andare al bar, quando sentì gente ridere. Sbirciò dietro una colonna e vide Devis tenere banco di fronte al gestore, un signore sui sessant’anni, e tre avventori, tutti over 50. Sicuramente stava raccontando del loro incontro, e tutti stavano ridendo del suo comportamento pruriginoso, almeno secondo loro, dato che sentì dire da uno di quelli che “quel ragazzo se la tira un sacco”.
Filippo non se la tirava; semplicemente, andava solo con chi gli piaceva: se questo era tirarsela!
Decise di entrare nel bagno turco, rimanendo vicino alla porta, unica fonte di luce. Quando stava per uscire, si aprì la porta di scatto: era Devis, completamente nudo.
“Allora, checchina, ti stai ancora segando?”, gli sussurrò.
Non gli badò ed afferrò la maniglia della porta.
“Eh no, ora mi rispondi”, richiudendo la porta e staccando la mano di Filippo dalla maniglia.
“Non mi sto segando, e non sono un pervertito… e nemmeno una checca, anzi!”.
“Non mi pare che quell’uomo ti abbia toccato… ti stava solo guardando, dato che in quel momento tu rappresentavi il suo materiale per una sega. Vedrai quando arriverai alla sua età!”.
“Non do spettacolo quando sto con un ragazzo… le mie cose le faccio in tranquillità, lontano da occhi indiscreti. A te invece piace farti guardare, ma a me no!”, alzando un po’ la voce.
Devis gli sciolse il nodo dell’asciugamano, prendendolo prima che cadesse per terra, e lo appoggiò sopra un divisorio. Lo avvicinò a sé, lo accarezzò facendogli sprizzare sudore ovunque, e lo baciò, toccandolo ovunque. Filippo era come paralizzato, le sue braccia lungo il busto, incapaci di toccarlo.
Quando si sbloccò, allungò le mani sulla schiena di Devis, la tastò ovunque, e poi scese, sentendo delle natiche ben levigate, e quando tentò di passare un dito lungo il solco intergluteo, venne subito bloccato da Devis, che gli portò la mano sul suo cazzo in erezione: al tatto sembrava davvero enorme, molto grosso di sicuro, la cappella sembrava ancor più grossa dell’asta, e poteva percepire le vene che lo percorrevano.
Cominciò a masturbarlo, mentre Devis, aiutato anche dall’umidità nel bagno turco, gli stava nuovamente stuzzicando il buco con un dito, cercando di entrare. Spinse ed entrò tutto il dito indice. Filippo avvertì come una scarica che lo fece sobbalzare, arrestando il movimento della mano sul cazzo di Devis, per poi riprenderlo non appena si riebbe.
“Bravo… rilassati... un dito non è un cazzo, stai tranquillo”, gli sussurrò nell’orecchio.
Ripresero a baciarsi mentre la mano di Filippo aumentava l’intensità, e Devis inseriva anche il medio nel suo culo, imitando così una sorta di penetrazione.
“Non possiamo andare in un camerino?”.
“C’eravamo prima, ma ti sei lamentato… e qui non c’è nessuno, per cui…”.
“Lo sai, la porta non era chiusa”.
“Chiusa o aperta, per quello che facciamo non è che ci dobbiamo nascondere… o avevi in mente qualcosa?”.
Filippo avvertì uno sguardo malefico su di sé, pur non vedendolo. Quel ragazzo era davvero strano: tanto bello fuori, quanto potenzialmente pervertito dentro. Non ci pensò troppo, dato che ormai gli era venuta davvero tanta voglia di assaggiare quel cazzone, e gli confidò in un orecchio che avrebbe voluto assaggiare la sua cappella con la lingua.
Devis gli rispose coi fatti, spingendolo in ginocchio davanti al suo cazzone bello svettante, e facendogli aprire bene la bocca gli tirò fuori la lingua con due dita. Poi passò il cazzo sulla lingua, partendo dalla cappella, poi lungo l’asta fino alla base, dove spinse la lingua contro i suoi coglioni, molto duri e ben attaccati all’asta. Gli passò nuovamente la cappella sulla lingua, prima sopra, poi sotto, facendosi avviluppare tutta la cappella dalla lingua. Filippo cercò di succhiare, ma Devis gli bloccò la fronte con forza, spingendogli la testa all’indietro. Si chinò verso il volto di Filippo, e sputò dentro la sua bocca.
Filippo cercò di sputar fuori, ma Devis gli chiuse la bocca con la mano libera, obbligando Filippo ad ingoiare lo sputo di Devis. Dopo averlo fatto, Devis spinse il suo cazzone contro le labbra di Filippo, che le aprì e si ritrovò quel palo piantato in gola, quasi soffocandolo.
Devis gli teneva la nuca con entrambe le mani, e prese a scopargli la bocca con virulenza, senza sosta, tanto da provocare delle lacrime a Filippo: quei conati continui non gli facevano provare alcun tipo di piacere, e la sua lingua non riusciva ad assaporare quel cazzone come avrebbe voluto.
Continuò a lungo a pompargli la bocca, ogni tanto tirandolo fuori, più per sbatterglielo contro la lingua che per far respirare il povero Filippo. Ad un certo punto Devis gli bloccò nuovamente la fronte con una mano, mentre con l’altra gli sbatteva il cazzone sulla lingua. Filippo cercava di leccare il più possibile, allungando la lingua per assaporare quel cazzone maestoso, e masturbandosi a sua volta in maniera frenetica. Se lo stava menando talmente veloce che sentiva la sborrata montargli in canna, per cui cercò di frenarla, dando dei colpi netti ma alternati, così da ritardare l’orgasmo.
Devis si chinò nuovamente su di lui: “che c’è, non ti piace più che hai smesso di menarti?”.
“No, no, mi piace eccome, anzi… non ho mai provato un cazzone del genere!”.
Filippo poteva immaginarlo sorridere. Senza rispondergli, gli rimise tutto il cazzone in gola, scopandolo senza sosta, mentre con un piede gli toccava il cazzo duro, facendogli moto di masturbarsi a pieno ritmo. Continuarono un po’, finché la stretta di Devis sulla nuca si fece più salda, e cominciò ad ansimare. Filippo pensò che stesse per venire, per cui cercò di divincolarsi dalla presa, inutilmente.
Proprio in quel frangente si aprì la porta, ed entrò l’uomo che li aveva spiati in corridoio: non portava l’asciugamano, e vedendo la scena gli venne subito duro. Si avvicinò masturbandosi, mettendosi alla sinistra di Devis, a cui accarezzava i pettorali e gli addominali, dando qualche carezza alla testa di Filippo, completamente inerme in quella posizione. Devis teneva la testa sempre più irremovibilmente, fino a quando non cominciò a gemere ad alta voce, bestemmiando ed imprecando.
Filippo capì che stava per sborrare, e cercò di frapporre la lingua tra la cappella e la gola, ma non vi riuscì: Devis schizzò direttamente nella gola di Filippo, inondandogliela di sborra molto calda, facendo fuoriuscire almeno una decina di copiosi fiotti, senza tuttavia mollare la presa sulla testa di Filippo.
Anche l’uomo cominciò ad emettere dei suoni, incitato da Devis, che gli fece cenno con la testa di avvicinarsi a quella di Filippo: sborrò molto anche lui, coprendo gran parte del volto di Filippo, il quale chiuse gli occhi appena in tempo. Aveva una maschera di sborra dai capelli fino alla guancia destra, passando per le sopracciglia e le palpebre. In quell’istante, sborrò anche lui, in parte sul pavimento umido del bagno turco, in parte su un piede di Devis, che se ne accorse.
Quando lo lasciò libero, cominciò a tossire, quasi soffocandosi, Cercò di sputare la sborra che aveva dovuto ingoiare per non strozzarsi, ma non vi fu modo: era ormai avviata verso lo stomaco. Con la sinistra cercò di scostarsi quell’impiastricciamento di sborra, giusto per poter aprire un po’ gli occhi e guadagnare l’uscita. Fece per alzarsi ma Devis lo bloccò con le mani sulle spalle, dicendogli di leccargli il piede che gli aveva messo davanti alla faccia.
“È coperto dalla tua sborra, per cui ora me lo pulisci”.
Filippo, completamente stordito dalla situazione, scosse il capo per non sottostare a tale richiesta, ma Devis gli appoggiò il piede sulle labbra, forzandole ed obbligando così Filippo a leccare la propria sborra dal piede del ragazzo.
“Ah, però, fa tanto il fighetto, ma in realtà è una troietta! Buono a sapersi!”, esclamò l’uomo che aveva ricoperto di sborra la faccia di Filippo.
“E questo non è che l’inizio!”, disse Devis ridendo.
Filippo cominciò a piangere, e non appena riuscì ad alzarsi, corse fuori sotto le docce, dove vi rimase almeno dieci minuti, cercando di lavarsi via quella sensazione di sporco che sentiva dentro di sé. Il pianto era incontrollabile, così come i singhiozzi: non riusciva a credere di aver succhiato un cazzo in un bagno turco, non riusciva a credere di aver ingoiato la sborra di uno – cosa mai fatta! – e non riusciva a credere di essersi fatto sborrare in faccia da un vecchio. Senza contare l’umiliazione che quel vecchio lo aveva visto ingoiare la sborra di Devis, e poi leccargli il piede dove – per sbaglio! – aveva sborrato lui stesso. No, non poteva essere vero, era tutto un incubo, non poteva essere successo davvero. Lui era un bravo ragazzo, non faceva queste cose da pervertiti. Sì, andava in sauna e ogni tanto ci scopava, ma sempre chiuso dentro in un camerino, con un altro ragazzo; mai e poi mai a tre o più, o comunque con qualcuno che guardava mentre scopava. Cosa gli era successo?!? Si sentiva sporco, tanto sporco, e non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione.
Devis lo raggiunse sotto le docce, fischiettando.
“Erano cinque giorni che non sborravo! Sicuramente ti ho dissetato”.
“Maledetto… tu…”, Filippo si avventò contro di lui, ma Devis era evidentemente allenato per cui lo bloccò facilmente.
“Quello era solo un giro di riscaldamento… come ti ha chiamato? Ah sì, ‘troietta’, hahaha!”.
Mollò la presa e riprese a lavarsi, incurante dello sguardo carico d’odio di Filippo.
Filippo si rivestì in fretta, e si avviò verso l’uscita. Il gestore lo accolse con un sorriso ironico.
“Te ne vai di già? La notte è giovane”.
Non rispose alla provocazione, pagò ed uscì. Inforcò la bicicletta e si diresse verso casa: una tisana ed un sonno ristoratore lo avrebbero sicuramente aiutato a tranquillizzarsi.


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