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Gay & Bisex

Servizio NCC con sevizie – Parte 2


di Darkdaddy
12.04.2022    |    6.817    |    9 9.1
"Iniziò un veloce movimento tra le dita delle mani, aggiungendo anche un quarto dito ed inserendolo assieme agli altri, per poi arrivare ad avere l’alternanza..."
Attenzione: le scene descritte in questo racconto potrebbero urtare la vostra sensibilità. Se vi ritenete sensibili, non proseguite.

Anche Nicola venne fatto mettere a quattro zampe. Due uomini gli misero entrambi i cazzi in bocca: saranno stati sui 18, 19 centimetri, uno di spessore normale e l’altro un po’ più tozzo. Erano degli uomini molto pelosi, anche sulla schiena, oltre ad avere i fianchi larghi e una pancia prominente. Il terzo, anch’egli pingue e molto peloso, sfoggiava un cazzo un po’ più lungo, con una cappella molto grossa, a fungo, che stava per inserire dentro il culo di Nicola, dopo averci spalmato del lubrificante. Fu così che assistemmo allo sverginamento del nostro amico, forse uno dei ragazzi più belli in circolazione, ad opera di vecchi grassi e pelosi, che si alternarono tra il suo culo e la sua bocca per almeno un’ora, entrando ed uscendo, spanandogli il culo e quasi slogandogli la mandibola. Talvolta uscivano dal suo culo con una patina scura, che prontamente si facevano ripulire dalla lingua di Nicola.
A turno presero a sborrargli in culo, uno dopo l’altro, farcendolo di tanta sborra che ne fuoriusciva lungo le cosce. Rimisero i cazzi nella sua bocca, per farseli dapprima pulire, di sborra e di altra materia più solida, e poi glieli piantarono ben in fondo alla gola, tenendogli la nuca con entrambe le mani: mentre reclinavano la testa all’indietro, si intuì che stavano scaricando la vescica nella sua gola. In tutto questo, Nicola non mostrava alcun cenno di opposizione o di rifiuto, anzi eseguiva qualsiasi desiderio esprimessero quei tre vecchi pervertiti.
“Questo gioco, la trasformazione da macho a troia, procede speditamente: me ne compiaccio. D’altronde, si sa che la troia, termine volgare per definire la scrofa, ossia la femmina del maiale, mangia di tutto, proprio di tutto”.
Nel frattempo, si stava come esaurendo l’effetto della droga: bagliori di lucidità si palesavano nella nebbia dei sensi, per cui riuscivo a mettere a fuoco dei momenti da sveglio.
Portarono una struttura di metallo, con un ritaglio di cuoio attaccato a delle catene, a guisa di altalena, vicino al materasso dove si trovava seduto Nicola. Lo fecero stendere e fissarono i suoi polsi e le sue caviglie alle catene, in una composizione distorta dell’uomo vitruviano, e poi gli infilarono un imbuto in bocca.
Quello più grasso raccolse un vasetto di latta dal pavimento, lo aprì, e spalmò della crema bianca sul culo di Nicola, entrando con due dita, per poi passare anche il perineo, e rientrare con tre dita intonse di quella crema oleosa. Se ne spalmò poi su entrambe le mani, passando il vasetto agli altri due, che fecero altrettanto. Avevano le mani completamente ricoperte, fino ai polsi.
Il tizio si sedette su uno sgabello e rimise tre dita dentro il culo di Nicola, e iniziò a farle girare, prima verso destra, poi verso sinistra, spingendosi verso i bordi del buco elastico. Ne infilò una quarta, che allargò ulteriormente il buco. Inserì infine il pollice, tenendo la mano come se fosse una punta di diamante in procinto di trafiggere il corpo di Nicola.
Cominciò a spingere contro il culo del mio amico, mentre i suoi compari versavano altra crema sopra la parte esterna della sua mano. Ad un certo punto udii un rumore di rottura, e la sua mano sparì dentro Nicola, fino al polso, fermandosi immobile in quella posizione per alcuni minuti.
Riprese a muoverla, facendola girare come aveva fatto prima con le dita, non solo allargando il buco, ma anche spingendosi oltre il polso, a poco a poco. Si fermò qualche centimetro sotto il polso, tenendo la mano ben ferma dentro il culo di Nicola.
Inizio ad inserire prima un dito dell’altra mano, poi un altro, senza muoverli. Rimase immobile per un tempo che mi sembrò interminabile. All’improvviso cominciò a muovere le dita appena inserite, aggirando la mano dal basso verso l’alto, per poi ritornare alla posizione iniziale, dove inserì un terzo dito, e rifece lo stesso tour di prima: salì lungo la china della mano inserita, e poi ridiscese.
A questo punto ritirò la mano dal culo, esponendo le nocche ma tenendo le falangi ben inserite, e spinse più internamente le tre dita, per poi affondarle mentre le dita della mano scivolavano fuori.
Si spalmò altra crema su ambo le mani, ungendosi anche parte dell’avambraccio.
Iniziò un veloce movimento tra le dita delle mani, aggiungendo anche un quarto dito ed inserendolo assieme agli altri, per poi arrivare ad avere l’alternanza tra una mano e l’altra dentro il culo di Nicola, senza ancora spingersi oltre le nocche. Quando spinse la mano sinistra completamente dentro, sfondandogli il buco elastico con le nocche, andò ben oltre il polso, tanto che Nicola ebbe un sussulto, come se gli avesse dato una scarica elettrica. Estrasse la mano, mostrando un buco molto allargato, ed inserì nuovamente la destra, senza le nocche, per inserire anche la sinistra, sempre senza le nocche, e poi giocò di sponda tra le due, inserendo le nocche in alternanza, finché non passarono le nocche di entrambe le mani, e si udì un sospiro tra i presenti. Spinse un po’ più all’interno le mani, senza muoversi troppo, e rimase fermo ad osservare quel buco spanato, ormai della larghezza di un vaso da fiori, mentre gli altri due si ungevano le mani e gli avambracci di quella crema bianca.
Rimosse le mani e si preparò dunque ad entrare nuovamente, con le mani in posizione di preghiera, ed affondò nel culo di Nicola ben oltre i polsi, incedendo lentamente ma con decisione, senza tentennamenti.
Quando tolse le mani e si alzò in piedi, venne sostituito da un altro, che inserì direttamente la sua mano dentro Nicola, fino al polso, e poi la tolse per mettere l’altra, alternandosi tra le due finché anch’egli, come il suo compare, le mise entrambe in posizione di preghiera e le infilò nel culo di Nicola.
Nel frattempo, il terzo si stava scaldando, inserendo talvolta delle dita nel culo di Nicola, nonostante avesse già due mani al proprio interno, ridendo sguaiatamente.
Quando venne il suo turno, entrò direttamente con due mani, spingendole fino al polso con velocità, cosa che fece sobbalzare il povero Nicola, ormai totalmente trafitto dalle loro mani.
Continuò a penetrarlo col pugno, squarciando il buco del mio amico, mentre si sbellicava dalle risate.
Infine, inserì solo una mano, ungendone il polso e l’avambraccio con molta crema, esplorando le interiora di Nicola finché non raggiunse quasi il suo gomito: ora aveva mezzo braccio dentro il culo.
Proprio in quel frangente, gli altri due salirono su altri sgabelli, e pisciarono nuovamente, stavolta nell’imbuto, in pratica inondando la bocca di Nicola col loro piscio caldo. Non capii se gli fosse stato impartito un ordine, ma sicuramente stava ingoiando, dato che loro continuarono a pisciare ed il liquido non traboccò dall’imbuto.
Anche il terzo si unì alla pisciata di gruppo, non prima di aver piantato un dildo davvero enorme, nero, dalla lunghezza approssimativa di venticinque centimetri e dalla larghezza di almeno dieci, dentro il culo ormai sfondato di Nicola.
Pisciarono a lungo, dissetando il mio amico ancora sotto effetto della droga, che ingoiò tutto il piscio, non facendolo debordare dall’imbuto. Gli fecero bere almeno due litri di piscio.
“Signori, anche il secondo gioco è giunto al termine! Più articolato rispetto al primo, ma non per questo meno divertente. Ed ora il terzo gioco…”.
Compresi quanto disse il muscoloso: la droga stava lentamente svanendo dal mio sistema, ma pensai fosse meglio fingere che così non fosse per timore di peggiori conseguenze.
Venni fatto stendere a pancia in giù sul materassino, braccia e gambe divaricate, polsi e caviglie legati ai quattro angoli ma in maniera allentata. I tre uomini avevano un corpo normale, pelosi nella media, coi cazzi grossi già in tiro. Sentii due dita entrare nel mio culo, spalmandomi molto lubrificante dentro e attorno al buco, e poi un cazzo sventrarmi il culo vergine. Affondò fino ai coglioni, poi uscì, e un altro si introdusse nel mio culo, dentro fino in fondo, per poi passare il testimone al terzo cazzo, che ripeté la procedura. Pur lucido di testa, il mio corpo era ancora anestetizzato dagli effetti della droga, per cui non avvertii dolore od altro, e soprattutto il mio culo non oppose la minima resistenza, facilitandomi nella finzione di essere ancora sotto l’effetto di sostanze.
Il primo si distese al mio fianco, alzandomi il braccio sinistro e la gamba sinistra, e poi si spinse sotto il mio corpo, issandolo sopra il suo. Mise la mia testa sulla sua spalla destra, e fece scivolare il suo cazzone duro sotto il mio culo. Mi impalò completamente, muovendosi a ritmo preciso, e tenne le mie chiappe ben divaricate, mentre il secondo mi piantava il suo cazzone fino ai coglioni, scopandomi con foga, fino a sborrarmi dentro. Sentii un fiume straripare dentro di me, tanto che temevo mi arrivasse fin dentro lo stomaco.
Anche il terzo non fu da meno, inserendosi completamente nel mio culo e scopandomi all’unisono con quello sotto di me. Sborrarono assieme, con dei colpi talmente intensi che sentii tutto il bacino vibrare come in preda ai crampi. Il tipo sotto di me si sfilò, lasciandomi disteso a faccia in giù, ripieno di tanta sborra calda.
Cercai di rimanere razionale e di ragionare su quanto ci stava capitando. Avevano finito troppo in fretta e, nonostante la doppia penetrazione fosse stata comunque devastante, non capivo cosa ci fosse ancora in serbo per me. Quello più duramente colpito era stato Nicola, che era stato ridotto ad una sorta di bambola gonfiabile umana, ad uso e consumo di quegli uomini. Sperai che la droga fosse ancora pienamente in circolo nel suo sistema, e che non avesse davvero realizzato alcunché di quello che gli era capitato. Mi chiesi però cos’altro era in serbo per noi, e soprattutto quando sarebbe finito tutto ciò… sempre che sarebbe finito.
“Signori, con la fine del terzo gioco, vi annuncio che ora ci prepareremo al quarto gioco, per poi giungere al finale della festa”.
Tutti gli uomini uscirono dallo stanzone, si spensero le luci, e rimanemmo fermi nelle nostre posizioni.

P.S. Vi ricordo che, essendo un racconto, fatti e persone sono puramente frutto della mia fantasia.
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