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Gay & Bisex

La prima volta sbagliata – Parte 4


di Darkdaddy
12.05.2022    |    8.313    |    5 9.7
"“Ehm sì, però eri in una situazione particolare…”..."
Filippo si voltò per guardarlo meglio: non poteva aver pronunciato una frase così insensibile.
“Guarda che non voglio farlo con qualcuno a caso. Se lo faccio, è perché mi piace il ragazzo e sto bene con lui”.
“Ah, che bello l’idealismo giovanile! Però tu ventidue centimetri in culo non riesci a prenderli, per cui dobbiamo trovare una alternativa”.
“Potremmo cominciare con lubrificante vero, magari!”, sospirò Filippo.
Devis snappò le dita. “Giusto! Fammi prendere una cosa”, ed uscì dal camerino.
Tornò poco dopo con qualcosa in mano: un tubetto di lubrificante e una boccetta in vetro.
“Fortuna che è arrivato Giuseppe, così gli ho chiesto di prestarmi l’occorrente”.
Filippo lo guardò interrogativo, per cui gli venne spiegato che Giuseppe altri non era che il tipo con cui era in sauna qualche giorno prima, quello che gli aveva sborrato in faccia. Spalmò il lubrificante sul buco, entrando con un dito, per poi passare tutto attorno. Svitò il tappo della boccetta e la mise sotto il naso di Filippo, chiudendogli una narice. Filippo lo osservò dubbioso, e Devis annuì col capo. Sentì il sangue andargli alla testa, e quando inspirò anche dall’altra narice, non capì più nulla: avvertì una irrefrenabile voglia di cazzo, come se non ci fosse altro che contasse nella sua vita. Cominciò a succhiarlo a fondo, senza sosta, completamente rapito da quel cazzone che adorava come fosse un totem religioso. Lo leccava, lo succhiava, baciava la cappella e infilava la lingua nel meato urinario, espandendone il buco.
Nel frattempo, Devis stuzzicava il suo buco dapprima con un dito, poi con due, facendo impazzire Filippo di godimento, soffiandogli nelle orecchie e mordendogliele. Senza farsi notare, mentre era piegato su Filippo, aprì il chiavistello della porta, lasciandola socchiusa. Dietro di essa, si poteva scorgere la sagoma di un uomo che spiava l’interno del camerino.
“Questo buchetto ha davvero tanta voglia di essere scopato… dopo tutti questi anni di astinenza, ha proprio bisogno di essere scopato per bene”. Gli rimise il popper sotto il naso, che Filippo accettò ben volentieri. Inspirò due volte per narice, sentendosi totalmente assuefatto al cazzone di Devis.
“Ti devi far scopare, ma non posso essere io il primo… ti farei solo male… ci vuole un cazzo normale, come il tuo, o come quello di qualcuno che conosco…”, ed aprì un po’ la porta, “così ti penetra dapprima facilmente, per poi aumentare l’intensità dello stantuffo e aprirti pian piano il buco, così da accogliere anche cazzi più grandi, come il mio”.
Filippo lo stava spompinando senza sosta, in preda ad un raptus di lussuria.
“Fatti guidare per essere sverginato come si deve… ho trovato la valida alternativa, però devi essere consenziente… ti fidi di me?”, gli chiese, dopo avergli imposto altro popper mentre gli teneva il cazzone tutto in bocca: Filippo non poté far altro che inspirare nuovamente, ben tre volte per narice, mentre quel cazzone continuava a scoparlo a fondo in gola.
“Allora, ti fidi? Mi basta un cenno della testa, e poi sarò io a gestire il tutto per tuo conto, chiaro?”.
Filippo chiuse gli occhi e annuì, volendosi perdere in quella situazione così estrema, in cui stava varcando la soglia del bravo ragazzo per diventare, a tutti gli effetti, una troietta ad uso e consumo di quel ragazzo tanto figo quanto stronzo, con un gran cazzone come pochi in giro. L’uomo entrò quatto quatto nel camerino, mettendosi dietro a Devis.
“Bravo… tieni gli occhi chiusi, sarà più eccitante. Ora apri bene la bocca ed assapora l’alternativa”.
Sentì un altro cazzo insinuarsi nella sua bocca, entrando gentilmente ma deciso, fino alla gola. Sembrava un cazzo comunque grande, di uno spessore notevole, però più gestibile del precedente.
Cominciò a spompinarlo a ritmo deciso, mentre altre mani gli tenevano la nuca. Percepì intanto una lingua insinuarsi nel suo buco, che veniva leccato a fondo, dentro e fuori, avertendo della saliva calda posarsi su di esso, facendolo rilassare tanto che entrò un dito senza nemmeno fargli male. Una mano si staccò dalla nuca per accarezzargli una chiappa, fino al buco dove c’erano ora due dita dentro a penetrarlo. Quando queste uscirono, due dita di un’altra mano ne presero il loro posto, più tozze rispetto alle precedenti, per cui avvertì il buco allargarsi un po’ di più. Devis cercò di mettergli anche il suo cazzo in bocca, tuttavia, notando che Filippo faceva resistenza, gli fece tirare dell’altro popper, affinché questi aprisse di più la bocca: ora aveva due cazzoni in bocca che quasi lo soffocavano, ma il primo si sfilò ben presto. Devis gli diede dell’altro popper, dicendogli di rilassarsi, perché finalmente stava per essere sverginato da un bel cazzone. Filippo si lasciò completamente andare, tanto che il cazzo che teneva in bocca fino a poco prima iniziò ad entrare dentro il suo culo lentamente, senza fermarsi, finché non fu tutto dentro: Filippo poteva sentire i coglioni sbattere contro i propri, e quello che lo aveva appena sverginato doveva anche avere un po’ di pancetta perché la sentiva contro la sua schiena. Il cazzo continuò a penetrarlo, entrando a fondo nel suo culo, per poi ritrarsi completamente.
Filippo intanto cominciava a sentirsi sempre meno a suo agio in quella situazione: realizzava di aver perso la verginità con uno sconosciuto, e magari nemmeno bello. Il tipo continuava a sbatterlo con vigore, facendogli anche un po’ male, vista la circonferenza del cazzo, e sentiva il culo ormai in fiamme.
“Mi pare che il cazzone stia per sborrare… dove vuoi farlo sborrare?”.
“Sulla schiena”, rispose Filippo.
“Non sarebbe meglio sul buchetto? Così te lo idrata con la sua sborra calda”.
“No, non voglio…”.
“Allora fatti sborrare almeno in faccia, dai”, e girò Filippo all’improvviso, mettendogli una mano sugli occhi così da non vedere il tipo che lo aveva appena sverginato. Questo prese a segarsi finché non fu in procinto di sborrare, e Devis cercò di aprire la bocca di Filippo, per fargli assaggiare la sborra.
“Dai, su, apri la bocca… così assaggi la sborra di chi ti ha sverginato… sei stato una brava troia fino adesso, non vorrai mica tirarti indietro proprio ora”.
Filippo tenne le labbra sigillate, pur sentendo le dita di Devis che cercavano di forzarle. Udì il tipo ansimare, e al nuovo assalto delle dita di Devis gliene morse una, così da obbligarlo a ritrarsi, allentando anche la presa sugli occhi, facendolo distendere sul materassino.
Fece appena in tempo a richiudere la bocca che il tipo cominciò a sborrargli in faccia, e senza più la mano di Devis a coprirgli la vista scoprì con orrore che si era appena fatto sverginare da Mario, il tizio ultracinquantenne. Avendo la faccia ricoperta dalla sua sborra, non poté nemmeno urlare: cercò della carta con cui pulirsi, e non appena rimosse della sborra che gli colava sulle labbra urlò la sua rabbia.
“Pezzo di merda, schifoso, come hai potuto?! Bastardo… sei solo un bastardo”.
Prese il suo asciugamano ed uscì di corsa dal camerino, direzione docce, per lavarsi di dosso quel senso di sporco e di tradimento che avvertiva dentro di sé.
“Oh dai, perdere la verginità non è tutta ‘sta roba… mica sei una ragazza!”, Devis era venuto in doccia e lo stava canzonando.
Filippo si fermò a guardarlo: era tanto bello, quanto vuoto e stupido. Realizzò dell’abbaglio che aveva preso, sorrise nervosamente e si avvicinò a Devis.
“Hai ragione, non è tutta ‘sta roba”.
“Vedi che mi dai ragione? E poi ti ho fatto sverginare da un gran cazzone, uno molto esperto!”.
“Già, anche perché il tuo per un po’ non farà nulla”.
“Hahaha! Se te lo chiedessi, ti metteresti subito a novanta! Troietta che non…”.
Non finì la frase perché la ginocchiata lo colpì in pieno proprio lì, sul cazzone floscio. Filippo lo fissava sorridente, mentre quell’altro annaspava dal colpo forte ed inaspettato.
“Spero di non vederti mai più, pezzo di merda”.
Filippo si rivestì ed uscì in fretta. Il gestore gli chiese se fosse successo qualcosa, e lui fece spallucce.

Una volta uscito, cacciò un urlo liberatorio, rivolto al cielo stellato, per poi tranquillizzarsi ed avviarsi verso casa. Proprio in quell’attimo incrociò lo sguardo di un ragazzo, che gli sorrise. Aveva due occhi azzurri come il mare. Contraccambiò il sorriso, e si fermò. Il ragazzo si avvicinò e cominciarono a parlare.
“Non sono pazzo, tranquillo…”.
“Hahaha, non l’ho pensato… Sai, io ti ho già visto…”.
“Ah davvero?”.
“Ehm sì, però eri in una situazione particolare…”.
“Ovvero?!”, Filippo sgranò gli occhi: non gli veniva in mente una situazione particolare.
“Beh, eri in doccia con uno e lo stavi spompinando… molto eccitante, eh, però il tipo è tanto figo quanto stronzo, per cui non mi sono avvicinato…”.
“Concordo, è proprio uno stronzo… e se vuoi saperlo, urlavo proprio a causa sua! Invece tu sei figo e basta!”.
Il ragazzo sorrise. “Anche tu lo sei. E non mi interessa se te lo sei fatto, tanto penso si sia fatto il mondo, per cui non fa testo. E poi, dopo quell’urlo un po’ da pazzoide, mi sa che ti sei pure calmato”, aggiunse ridendo.
Filippo si lasciò andare ad una grassa risata. “Beh, mi sa che anche tu allora hai avuto una brutta esperienza con quello… che ne diresti se ci bevessimo sopra? O stavi entrando in sauna?”.
“Mi sa che ho trovato quello che cerco senza nemmeno entrarci – disse sorridendo – abito a duecento metri da qui, vuoi venire?”.
Filippo lo seguì. Il ragazzo si chiamava Diego, studiava chimica all’università, ed era un suo coetaneo.
Dopo un giro di amari, cominciarono a baciarsi intensamente, mentre le mani andavano ovunque, strappando i vestiti dai loro corpi. Finirono sul pavimento, senza camicia e coi pantaloni abbassati alle ginocchia, i loro cazzi duri come il marmo.
“Sono solo attivo, è un problema?”, chiese Diego.
“No, però voglio farlo guardandoti negli occhi e baciandoti”.
“Assolutamente sì, è la mia posizione preferita!”.
Si spostarono in camera da letto, dove si spogliarono completamente. Diego aveva una fila di peli che dall’ombelico scendeva al cazzo, piuttosto tozzo, e lungo sui 18 centimetri. Il suo corpo era definito dal nuoto praticato in età adolescenziale. Filippo cominciò a baciarlo e a leccarlo ovunque, partendo dalle ascelle, poi i capezzoli, l’addome, l’ombelico, giù fino alla cappella, che baciò e leccò a lungo, per poi prenderlo tutto in bocca, succhiando avidamente quel bel cazzo grosso.
Diego lo prese per mano e lo fece stendere a letto: fu così che si persero in un lungo 69, leccando anche le palle, per poi risalire verso il buco del culo. Diego lo leccava benissimo, infilandoci la lingua, e gli piaceva molto anche farselo leccare, mugolando di piacere.
Filippo si stese poi sulla schiena, alzò le gambe mettendo i gomiti nell’incavo delle ginocchia, e gli fece cenno di essere pronto. Diego entrò in lui fissandolo negli occhi, e non appena fu abbastanza vicino gli mise la lingua in bocca, perdendosi in un bacio che durò tutto il tempo della scopata, dapprima lenta e dolce, poi ben ritmata, con stantuffi decisi. Tirava fuori tutto il cazzo per poi spingerlo a fondo nel culo di Filippo, che stava finalmente godendo per la prima, vera volta, sentendo quel misto di dolore e di piacere, lungo una sottile linea tra queste due emozioni così forti e così connesse tra di loro in quel preciso istante.
“Dimmi la verità… sei vergine, vero?”.
Filippo sorrise, senza rispondere.
Diego intese che fosse una risposta affermativa: “E lo fai con me per la prima volta… non è forse un segno?”, gli disse, estasiato.
“Un segno?”.
“Che eravamo destinati a trovarci…”, e cominciò ad ansimare, sempre più forte.
Filippo gli sussurrò di venirgli in faccia: Diego lo baciò intensamente, e poi si mise in ginocchio sopra di lui, menandosi il cazzone finché non uscirono le prime gittate di sborra, che ricoprirono totalmente il volto di Filippo, il quale non si mosse, ma si poteva ben vedere un grande sorriso sul suo volto.
‘Questa è la prima vera sborrata in faccia che prendo, e cancella tutto quello che ho vissuto qualche ora fa’, pensò tra sé e sé, convinto che quell’incontro fosse davvero voluto dal destino, per scacciare quell’esperienza negativa e quell’essere di cui si era invaghito.
Una volta ripulito da Diego, con grande cura e tenerezza, si baciarono nuovamente, rotolandosi sul letto, e dopo una lunga doccia in cui giocarono nuovamente con le loro bocche, si misero a dormire abbracciati, la prima di molte notti assieme.

P.S. Vi ricordo che, essendo un racconto, fatti e persone sono puramente frutto della mia fantasia.
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