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Un professore troppo ospitale


di Darkdaddy
28.03.2022    |    13.664    |    13 8.3
"Ovviamente Milan spinge come non mai per avere sempre più dildo dentro al culo, con l’effetto di spingerlo anche dentro al mio..."
Dopo una breve chattata, ed uno scambio di foto, decidiamo di vederci di fronte ai giardini pubblici. Milan è il classico bel ragazzo di origine slava, un po’ più alto di me, biondo, occhi azzurri, fisico magro ma definito. Onestamente non abbiamo nulla in comune, e non ci diciamo molto dato che gli interessi comuni mancano totalmente, per cui impernio la discussione sui soliti argomenti di noi giovani gay: locali, esperienze, altri ragazzi… Milan, pur avendo solo 26 anni, pare già ben navigato, e molto esperto del mondo. Mi racconta delle sue ultime vacanze in Istria, dove c’è molta libertà e ci sono campeggi esclusivamente gay dove le orge a cielo aperto accadono continuamente, senza falsi moralismi e senza bigottismi cattolici pronti a giudicare chiunque.
“Sai, in Italia molti gay sono repressi, e non solo quelli sposati o quelli nella Chiesa… anche i gay che frequentano i locali sono repressi, perché magari vorrebbero farsi un giro in giostra con uno nella dark, ma temono il giudizio dei loro amici, e temono che il tipo vada in giro a dire che succhiano cazzi in dark, e cose del genere… che schifo! Se non si è nemmeno liberi di scopare, che senso ha vivere?!”.
Mi sembra una frase un po’ forte, ma capisco cosa intenda dire: forse è per questo che non ho amici gay, perché quelli che li hanno se li tengono per andare a mangiare una pizza o per andare in discoteca, ma quando devono combinare qualcosa escono sempre da soli, proprio per non farsi vedere, e soprattutto per non farsi giudicare.
“Quindi tu non ci badi ad andare in dark se ci sono i tuoi amici nei paraggi…?”.
“Certo che no! Due sabati fa c’era un bel manzo che mi squadrava da testa a piedi, e quando mi sono avvicinato mi ha chiesto se parlassi croato... gli ho risposto in sloveno, e in qualche modo ci siamo capiti e siamo entrati in dark senza tanti problemi. Abbiamo cominciato subito a limonare duro, poi gli ho aperto la camicia e ho cominciato a leccargli i capezzoli, le ascelle, l’ombelico, e poi glielo ho tirato fuori e me lo sono infilato subito in bocca, mentre lui si intrufolava dentro ai miei pantaloni per masturbarmi il culo. Alla fine, mi ha sbattuto contro una parete e mi ha spinto il cazzo contro il buco, facendomi capire che voleva scoparmi, e lo ho lasciato fare. Quando siamo usciti, i miei amici mi fissavano come se avessi ucciso qualcuno, mentre i suoi amici lo hanno applaudito! Se non avessi deciso subito, lui avrebbe cercato un altro! Se ci fossi stato anche tu, avremmo fatto a tre! Hehehe”, e si avvicina per baciarmi, toccandomi il ginocchio ed accarezzandomi la coscia su e giù, fino ad arrivare al pacco. “Mi sa che ti faresti fare un pompino qui al parco davanti a tutti, da quanto ti sta diventando duro!”. Sento il volto avvampare, e sorrido nervosamente, senza sapere cosa rispondere.
“Hai detto che vivi con altri studenti: quindi non puoi ospitare, o sì?”.
“Purtroppo, no, non posso...”.
“C’è uno che conosco, con cui sono stato un paio di volte, che si offre di ospitare bei ragazzi in cambio di poterli guardare mentre fanno sesso. Lui sta seduto in disparte, tirandosi una sega mentre si gode lo spettacolo. Se ti va, posso chiedergli se è libero, così andiamo da lui. Abita non distante da qui”.
Senza nemmeno lasciarmi il tempo di rispondere, Milan gli sta già mandando un messaggio col telefonino. Non trascorre nemmeno un minuto, che parte lo squillo di una chiamata in arrivo.
“Dai, andiamo. Lui è uno molto gentile e molto rispettoso, per cui non sentirti in imbarazzo.”
“Beh, sai… non mi è mai capitato di andare a scopare ospite in casa di qualcuno… ma lui com’è? Davvero guarda e basta? Non è che poi vuole partecipare? E se mi tocca e non mi va, cosa devo fare?”.
Molte domande affollano la mia mente: non mi è davvero mai successo di andare a scopare con un ragazzo in una casa altrui, con il padrone di casa presente… mi sembra che nasconda una sorta di inganno, per cui sono piuttosto titubante a seguirlo.
“Facciamo così: andiamo lì, beviamo una cosa, e se non ti va, amici come prima, ok?”.
“Ok, però… non mi hai ancora detto nulla del tipo”.
“È il mio vecchio professore di lettere alle superiori… seppi che era gay dopo la maturità, per cui un giorno lo invitai a bere un caffè… e successe qualcosa…”.
Mentre me lo dice, ripenso al mio prof di lettere del liceo: un erotomane etero, amante di D’Annunzio.
“Cioè avete scopato?”.
“Sarebbe più corretto dire che mi ha usato… ma magari te ne parlo dopo: questa qui è la casa dove vive. Allora, entriamo?”, e suona il campanello.
Apre la porta un distinto signore: indossa dei pantaloni blue ed una camicia azzurra, aperta fino a metà petto, con dei ciuffi di pelo bianco che spuntano fuori. Ha radi capelli grigi, tagliati corti, ed un velo di barba. È piuttosto alto e forzuto, e la sua stretta di mano è possente.
“Federico, piacere. Accomodatevi… cosa posso offrirvi?”.
Passato l’atrio, il salone è arredato con gusto minimalista, e ha un grande divano a forma di L.
“Per me dell’acqua, per favore. Complimenti per la casa, davvero molto bella!”.
Intanto Milan si è già completamente spogliato, e comincia a togliermi il maglione. Faccio un po’ di resistenza, perché provo imbarazzo, ma il padrone di casa mi fa capire che va tutto bene e che devo sentirmi come se fossi a casa mia. Bevo l’acqua tutta d’un fiato, e quando finisco bacio finalmente Milan, un bacio lungo ed appassionato, con le nostre mani che ci incrociano e che toccano i nostri rispettivi corpi, dalle spalle ai capezzoli, giù fino alle palle e ai cazzi ormai in tiro.
Si mette subito in ginocchio e me lo prende in bocca, andando su e giù in maniera ritmica, mentre io gli tengo la nuca con entrambe le mani, a guidarlo lungo il mio piacere.
Nel frattempo, il professore si è tolto la camicia, e coi pantaloni slacciati si siede sul divano, guardandoci con bramosia. Si tocca il pacco che si gonfia sempre di più, accarezzandosi i capezzoli e il torace ricoperto di peli. Abbassa i pantaloni e le mutande, rivelando un cazzo notevole, sui 18 centimetri, ma con un cappellone molto grosso. Sento i suoi occhi su di me e lo guardo, ed anche lui mi guarda e sorride.
“Che bene che succhi… dai, continua così, a fondo, tutto in gola…” incito Milan a ingoiare il mio cazzo, mentre con un dito gli stuzzico il buco del culo. È naturalmente glabro, e la pelle sembra davvero tirata e rilassata allo stesso tempo, mentre dentro sento tutto ben idratato e soffice, quasi caldo, sicuramente ben accogliente.
“Ora stenditi e dammi il culo, troia!”. Lui prontamente si distende sulla schiena, alza le gambe portandosi i gomiti sotto le ginocchia, per tenerle ben divaricate, esponendo così il suo buco alla mia vista. Sembra che abbia quasi vita propria, dato che sta pulsando in&out…
Gli appoggio la cappella, così da stimolarlo, ed avverto una sensazione di ventosa provenire dal suo culo, come se volesse inghiottire il mio cazzo dentro di sé.
“Dai, entra tutto, che ha bisogno di sentirsi riempito dal tuo cazzo!” mi esorta il professore, ed io metto in pratica.
Comincio a stantuffarlo, alternando movimenti rapidi e martellanti, ad altri più lenti, che mi portano quasi ad uscire dal suo culo. Vado avanti così per un po’, fino a quando non lo giro su di un fianco, tenendogli sempre il cazzo in culo, e lo scopo anche in quella posizione laterale, bloccandogli la bocca con una mano, mentre l’altra tiene una natica ben aperta così da osservare il mio cazzo che entra ed esce.
Si mette a pecora, e qui dà il meglio di sé: sto fermo mentre lui si muove lungo il mio cazzo, dentro e fuori, andando avanti a lungo, fino a farmi quasi sborrare.
Ad un certo punto, non riesco più a trattenermi, e comincio a fargli segno di smetterla, ma lui accelera il ritmo apposta.
“Fermati o vengo... cazzo vai piano… tra poco ti inondo se non la smetti… oh cazzo vengo, madonnaputtana vengo… ahhh”.
Gli inondo il culo di sborra calda, schizzando a più riprese dentro quel culo così caldo ed accogliente.
Mi distendo stremato a fianco di Milan, che mi sorride e mi dà un bacio stampato sulla bocca.
Dopo un quarto d’ora in cui ci accarezziamo la schiena a vicenda, chiede al suo ex insegnante lubrificante e popper. Federico glieli porta, assieme a due dildi: uno sui 20 centimetri, non tanto grosso, ed un altro molto lungo, un dildo doppio, lungo almeno 40 centimetri, con due grosse cappelle alle estremità. Milan si eccita alla visione di quest’ultimo e suggerisce di provarlo.
“Dai, facciamo una gara a chi lo prende più a fondo… chi perde si fa fistare, e chi vince si fa scopare!”.
Sinceramente mi eccita molto l’idea di usare un dildo doppio assieme a lui, per cui accetto, sperando di vincere, sebbene il mio culo sia ancora poco esplorato, e soprattutto non abbia mai avuto esperienza di fist (né da attivo, né tanto meno da passivo!).
Federico ci fa stendere su un materassino da campeggio, e ci aiuta a mettere lubrificante sul dildo. A turno, ci mettiamo il lubrificante sul buco del culo, massaggiandoci l’interno per prepararlo a ciò che ci scoperà. Milan comincia a tirare di popper, e me lo passa: facciamo almeno 4 tiri a testa, e poi ci distendiamo, divaricando bene le gambe e piegando le ginocchia.
Il professore ci aiuta a far entrare la cappella nel culo, spingendola dentro con forza: non trattengo le smorfie di dolore, e Milan mi passa il popper per farmi rilassare ancor di più.
Ora che è un po’ dentro, comincio a rilassarmi e a cercare di farlo entrare sempre di più.
Vedo che Milan se ne è già messo dentro un bel po’, e io faccio lo sforzo per infilarmelo a fondo, ma non mi sento così aperto come vorrei. Intanto Federico si sta masturbando sopra di noi, molto lentamente, gustandosi la scena di due bei ragazzi che si impalano con un dildo.
Chiedo del lubrificante, ma Milan nemmeno mi ascolta, impegnato com’è ad infilarsi il dildo dentro il suo culo spanato – posso vedere adesso quanto il suo buco sia aperto: devono averlo scopato davvero in tanti di recente, per essere così spanato!
“Mi sento davvero col culo spaccato… dammi lubrificante altrimenti non riesco a continuare…”.
Federico si inginocchia e mi passa il lubrificante, aiutandomi a spalmarlo sul dildo e pure sull’esterno del mio buco.
“Se vuoi, fallo uscire così ti metto più lubrificante anche dentro”. Seguo il suo consiglio, e prima di rimettermelo dentro, faccio nuovi tiri di popper, e lui mette altro lubrificante sulla cappella del dildo.
“Ora ti infilo tre dita così ti allargo meglio il buco, e il dildo ti entra meglio, va bene?” e sento le sue grosse dita entrarmi e girare dentro il mio buco a 180 gradi per tre, quattro, cinque volte, fino a quando non le estrae e mi infila il dildo ben oltre al punto dove mi era entrato prima.
“Cazzo le tue dita sembrano una mano da quanto sono grosse… mi stanno davvero svangando il buco…”.
“Hahaha… ora siete pari circa… dovreste avere almeno dodici centimetri ciascuno in culo. Se vi prendete le mani e cominciate a tirarvi l’uno verso l’altro, dovreste riuscire a farlo entrare molto di più. State attenti a non sfondarvi però… non voglio trovare dei culi slabbrati…”.
Ovviamente Milan spinge come non mai per avere sempre più dildo dentro al culo, con l’effetto di spingerlo anche dentro al mio.
“Cazzoooo mi stai spingendo il dildo più a fondo… che male porcodio… mi brucia…”.
Vorrei farlo uscire, ma Federico interviene mettendo altro lubrificante sul dildo, e mettendomi di nuovo il popper sotto al naso.
Nonostante tutti gli sforzi, Milan deve fermarsi perché non riesce a far avanzare oltre il dildo… perché si scopre che in realtà mi sono entrati ben diciotto centimetri di dildo, mentre a lui solo quattordici! Tutte le sue spinte hanno favorito il mio culo, e non il suo, ed ora bisogna ritirare i premi.
“Adesso con molta lentezza e molta calma dovete togliervi il dildo… non abbiate fretta…”.
Lascio che il culo si rilassi da solo, senza cercare di estrarre il dildo, e dopo un po’ sento che la presa si allenta, lasciando che esca da solo senza causarmi traumi. Milan lo ha ancora in culo, forse perché l’aver perso lo ha innervosito, e quindi fatica a lasciarlo andare. Tiriamo entrambi di popper per rilassarci ulteriormente e toglierci del tutto il dildo.
“Ora che ho vinto, mi devi spiegare come fistarti…”.
“Forse non hai capito… non sei tu a fistarmi… e non sono io a scoparti…”.
Strabuzzo gli occhi, non capendo cosa intenda dire. I patti erano chiari… di certo non mi faccio fistare!
“È il prof a fistarmi… mentre ti scopa… come ringraziamento per averci ospitato” – guardo Federico, che sorride famelico, senza parlare – “ed ora mettiti ancor di più lubrificante, e tira di popper, perché quella sua cappellona sfonda il culo che non hai idea!”.
Capisco che è meglio farmi scopare che farmi fistare, per cui comincio a prepararmi. Mi eccita l’idea del professore che sevizia l’alunno, ma non so se farsi fistare sia così piacevole per chi si ritrova la mano nel culo… non l’ho mai provato nemmeno da attivo, per cui non ho la più pallida idea se si provi una qualche sorta di piacere, oltre ad un immenso dolore…
“Dai ragazzi, mettetevi tutti e due alla pecorina, uno di fianco all’altro… così, bravi”.
Milan si mette a destra, ed io a sinistra. Appoggiamo la testa di lato, così da guardarci, e ci accarezziamo con una mano, mentre Federico sta spargendo il culo di Milan con una crema bianca. Gli infila un dito, poi due, mentre l’altro mugola di piacere. Le dita intanto sono diventate tre, e comincia a girarle da destra a sinistra, e da sinistra a destra, per allentare la presa del buco.
“Mettiti altro lubrificante sul buco... anche dentro… bravo. Ora fai qualche tiro di popper, perché sto per piantarti la cappella nel culo così cominci ad abituarti allo sfondamento”.
Sento la cappella che spinge, ma solo dopo che ho tirato di popper riesce ad entrare, come se fosse un’onda enorme, perché sento che il suo cazzo va ben oltre la cappella, forse entra fino a mezz’asta.
Provo a toccarlo, ed in effetti è entrato un bel po’. Cerco di farlo uscire, ma lui me lo tiene bloccato.
“Hai bisogno di tenerlo fermo nel culo, così ti si allarga il buco e vado meglio a montarti come una troia appena finisco di fistare lui”.
Già, perché adesso ha infilato tutte e cinque le dita nel culo di Milan, senza però andare oltre le nocche della mano. Vedo che la gira e la rigira, facendo sobbalzare Milan e facendolo mugolare sempre di più.
“Milan, attaccati al popper per un minuto di fila. Staccati solo quando te lo dico io”.
Obbedisce al comando, e dopo circa quindici secondi vedo che Federico spinge la mano come un forsennato, oltrepassando le nocche, incurante delle proteste di Milan, entrandogli con tutta la mano dentro al culo, fino al polso, girandola e rigirandola continuamente.
“Continua a tirare troia, altrimenti finisci male… tira diocane, o ti entro fino al gomito”.
Milan tiene gli occhi chiusi, stringe i denti e mugugna a voce bassa: una lacrima cade sul materassino.
“Bene, ora che ti ho messo tutta la mano dentro il culo, e ti tengo come una marionetta, posso finire di aprire quest’altro culo col mio cazzone”.
Spinge dentro quel che restava del suo palo, e sento le sue palle sbattere contro di me, facendomi andare in visibilio.
“Oddio… cazzo… mi stai sfondando il culo… aaah… piano piano per fav…”.
“Zitta troia, che ti piace… scommetto che avresti voluto provare il fist… di sicuro lo proverai prima o poi perché ho visto come ti eccita questa situazione…”.
Federico sta scopando il culo di destra con la mano, ed il culo di sinistra col suo cazzone.
Estrae e rimette cazzo e mano di continuo, finché ad un certo punto tira fuori il cazzo dal mio culo e ordina a Milan di girarsi per prenderglielo in bocca, facendo attenzione a non far uscire la sua mano dal culo. Così facendo, Milan si ritrova il culo sfondato dalla mano, e la bocca scopata dal cazzone di Federico, finché non scarica tutta la sua sborra in fondo alla sua gola.
“Cazzo sììì, ingoiala tutta la mia sborra calda diocane… cazzo che gran vacca che sei… avrei dovuto aprirti già alle maturità come premio… sapevo che eri una troia colossale porcodio…”.
Una volta svuotato, prima toglie la mano dal culo di Milan, poi anche il cazzo dalla bocca. Lo fa piegare a novanta, per mostrarmi quanto il buco di Milan sia largo.
“Guarda qui, è talmente aperto che ci passa una pallina da tennis… se prende cazzi nei prossimi giorni non sentirà proprio nulla… anzi, sarebbe bene che si mettesse una plug così rimane bello spanato per la prossima volta… cosa ne dici Milan?”.
“Non voglio… voglio avere di nuovo un buco normale…”.
“Ormai il tuo buco del culo è completamente spanato. Tra un po’ potrai solo farti fistare per godere un po’, perché se ti mettono un cazzo in culo non sentirai più nulla da quanto aperto sei”.
Mentre glielo diceva, gli inseriva una plug grossa come il suo cazzo, facendo attenzione a fissarla con dello scotch da pacchi alle natiche di Milan.
“Questa la tieni fino a domattina. Domani voglio farti il doppio fist… devi essere pronto… e grazie per avermi portato questo splendore – lo dice fissandomi con un sorriso davvero diabolico – spero di rivederlo presto. Ora andate pure a farvi una doccia, che io vi preparo la merenda… ve la siete davvero guadagnata”.
Ci facciamo una doccia calda, massaggiandoci a vicenda. Il culo di Milan è molto dolorante, anche a causa della plug che non gli permette di lasciarlo a riposo per un po’. Mi spiega che, se se la togliesse, il professore se ne accorgerebbe subito, per cui sopporta stoicamente questa umiliazione, tanto sa che dopo il doppio fist lo lascerà in pace per un po’.
Ci rivestiamo, beviamo un infuso alle erbe e mangiamo un pezzo di crostata, per poi salutare il padrone di casa.
Rientro nell’appartamento pensando al fist, ancora indeciso se provarlo un giorno, se dia dolore o piacere, o entrambi…

P.S. Vi ricordo che, essendo un racconto, fatti e persone sono puramente frutto della mia fantasia. I racconti sono, per l'appunto, racconti, ovvero una narrazione in prosa di contenuto fantastico o realistico, ma non per questo una storia vera. Se ritenete che quanto scritto da Dick, Cooper o Apollinaire corrisponda al vero, allora forse dovreste rileggere il significato di “racconto”…

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