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Gay & Bisex

La prima volta sbagliata – Parte 1


di Darkdaddy
03.05.2022    |    14.437    |    2 8.2
"Entrò intorno alle 20:30, quando la clientela del pomeriggio se n’era già andata..."
Nonostante fosse maggio, la temperatura sembrava autunnale, e i giorni di pioggia si susseguivano senza sosta. Nessuno si ricordava un mese così freddo e così poco soleggiato: i fine settimana al mare dovevano attendere, e le terrazze esterne dei locali erano chiuse, in attesa di tempi migliori.
Stanco del solito mercoledì universitario, e complice il meteo, Filippo, un bel ventiduenne, decise di andare in sauna. Si sarebbe fatto un ciclo di bagno turco, sauna finlandese e idromassaggio, affollamento permettendo. Non gli piaceva andare in sauna di domenica pomeriggio, come faceva il suo amico Stefano: troppa gente, troppe mani che si allungavano ovunque, troppa confusione, poca tranquillità.
Entrò intorno alle 20:30, quando la clientela del pomeriggio se n’era già andata. C’erano solo quattro o cinque clienti, per lo più seduti al bar, a discutere un programma televisivo in onda in quel momento.
Si fece una lunga doccia tiepida, ed entrò nel bagno turco, aprendo l’asciugamano, senza tuttavia rimuoverlo o scoprire le pudende. Cominciò a sudare copiosamente, per cui si passò le mani lungo le braccia, il torace coperto da un pelo corto e liscio, infine le gambe, per poi inclinare la testa sull’addome e passarsi le mani sui corti capelli a spazzola, spruzzando un misto di sudore e vapore acqueo tutto attorno. Resistette circa una decina di minuti, quindi uscì, riprese fiato per qualche minuti, per passare alla sauna finlandese, dove si passò l’asciugamano sul corpo per detergersi, stendendolo infine sulle assi in legno, sopra cui si distese, completamente nudo, senza coprirsi.
Rimase con gli occhi chiusi a riflettere, una mano a toccare il suo cazzo che stava prendendo vita, l’altra ad accarezzare un capezzolo. Mentre si stava toccando con maggiore trasporto, la porta si aprì.
Entrò un ragazzo magro, ma ben definito, con la barbetta, qualche pelo sul petto, e dei capelli castani, a spazzola, ma più lunghi dei suoi. I loro occhi verdi si incrociarono e si studiarono brevemente.
“Sembri una mia replica, ma io sono più figo, e soprattutto non vengo in sauna per segarmi”.
Filippo rimase ammutolito dalla sua sfrontatezza.
“Veramente… io… sono in relax”.
“Certo, e magari vieni pure in sauna gay per farti la sauna, vero?”.
“Non è che uno debba scopare per forza in una sauna gay”. Si mise seduto, per guardarlo meglio. Era un bel tipo, e aveva pure i cubetti degli addominali: quanto avrebbe voluto toccarglieli! Però era proprio uno stronzo… perché mai gli stava parlando così, che nemmeno lo conosceva?!
“Ah beh, se sono tutti cessi, per forza di cose non scopi! Stasera va proprio male!”.
“Io non sono un cesso”, rispose piccato Filippo, che si riteneva non tanto un bel ragazzo, pur essendolo, ma soprattutto un ragazzo affascinante ed interessante, con molti interessi.
“Uhhh ti senti figa… buon per te”.
“Sono maschile, il femminile usalo per te”.
“E pure acida… da quanto non scopi?”, e ridendo uscì dalla sauna finlandese.
Filippo si alzò, scioccato per quanto gli era stato detto. Andò alle docce, e si infilò nell’idromassaggio, in penombra, nuovamente con gli occhi chiusi, per scacciare il pensiero di quel ragazzo, non riuscendoci. Figo, era figo. Anzi, era proprio un gran bono. Aveva gli occhi verdi come i suoi, e quella barbetta gli conferiva un aspetto quasi luciferino. E poi quegli addominali… facevano davvero tanto sesso. Certo che aveva una lingua biforcuta che faceva passare la tensione sessuale, ma magari era solo un meccanismo di difesa, chissà.
Si rifece un’altra doccia, e poi si asciugò dentro la sauna finlandese, completamente a sua disposizione.
Andò a farsi un giro tra i camerini, più per sgranchirsi le gambe che per reale voglia di trovare qualcuno con cui scopare: in fondo, erano tutti vecchi, e il figo era il classico figo ma stronzo, da cui stare alla larga. Stava per uscire dal labirinto quando incappò nel ragazzo di prima: quasi si scontrarono, tanto che le mani del ragazzo toccarono il torace di Filippo per bloccarlo nel movimento di avanzata.
“Almeno guarda dove vai, mi stavi venendo addosso!”.
“Io?! Casomai tu camminavi troppo veloce e questo è un angolo cieco!”.
“Tu sei cieco, con tutte le seghe che ti fai!”, disse ridendo. “Mi sa che questi occhi sono lenti colorate, o sbaglio?”.
“Quelle le indossi tu!”. Filippo pensò che sembrasse uno scambio di battute tra checche isteriche, cosa che odiava del mondo gay, e si dannò per quello.
“Uuuh sentila la checchina… e sì che mi eri sembrato un bel maschietto appena ti ho visto…”, disse mentre superava Filippo, guardandolo con finta supponenza. Filippo ebbe la prontezza di riflessi di fermarlo, ed il ragazzo si lasciò fermare. Si guardarono negli occhi, e Filippo si avvicinò per baciarlo.
L’altro rimase fermo mentre le labbra di Filippo si appoggiavano alle sue, e quando la lingua di Filippo cercò la sua, lui gliela morse, facendo urlare Filippo.
“Ma sei scemo?!”, si toccò la lingua per paura di sanguinare: fortunatamente era tutto a posto.
“Cerchi di limonarmi senza permesso… secondo te, cosa avrei dovuto fare?”.
Filippo lo guardava sgranando gli occhi: non capiva se questo fosse interessato, o se lo stesse solo prendendo in giro. Stavolta fu lui a voltarsi per andarsene, ma il ragazzo lo bloccò.
Con una presa sul braccio sinistro molto forte lo girò verso di sé, e gli cacciò la lingua in bocca, baciandolo profondamente ed intensamente, come non era mai successo a Filippo. Le mani del ragazzo andavano ovunque, dalla testa alle braccia, dal torace alla schiena, scendendo lungo l’asciugamano che rimosse con uno strattone, lasciando Filippo completamente nudo, e mostrando il cazzo di 18 centimetri in piena erezione.
“Almeno ti ho impedito di sborrare prima!”, notò il ragazzo con un sorriso, guardando il suo cazzo duro. Glielo prese in mano mentre riprese a baciarlo, e con una mano lo segava mentre l’altra cercava il buco di Filippo, per stuzzicarlo senza entrare.
Filippo teneva invece le sue mani su quegli addominali d’acciaio, incantato dalla perfezione di quel six pack, e non riusciva a prestare attenzione alle altre parti del corpo del ragazzo. Con la coda dell’occhio notò un uomo che li guardava segandosi sotto l’asciugamano. Fece per piegarsi a raccogliere il suo asciugamano così da coprirsi, ma il ragazzo gli spinse la testa contro il suo pacco, ormai in erezione.
“Non l’hai ancora visto e già me lo vuoi succhiare, eh? Ma prima devi meritartelo”, e alzò Filippo di scatto, ancora nudo, e con una mano gli bloccò la faccia contro la parete, esponendo così il suo culo.
Il ragazzo si sputò su due dita, le mise nella bocca di Filippo, e poi cercò di infilarle nel culo, riuscendo ad inserire solo le falangette.
“Ahia! Cazzo! Mi fai male!”.
“Oh, ma questo culetto è molto stretto! Che figata! Ci sarà tanto da divertirsi allora!”, gli sospirò nell’orecchio il ragazzo, continuando a trastullare il culo di Filippo, inserendo anche le falangine.
Filippo non riusciva a divincolarsi dalla presa, per cui cercò di tirare dei calci all’indietro. Uno prese il ragazzo, che controbatté con una ginocchiata, allentando la presa sulla testa di Filippo, ed estraendo le dita dal suo culo. Se le portò al naso per annusarle, e poi fece un gesto di approvazione con la testa.
Filippo raccolse il suo asciugamano e si allontanò in fretta, per paura che il ragazzo lo assaltasse nuovamente. Il ragazzo lo inseguì fino al bar, dove si sedettero entrambi.
“Pensavo ti piacesse”, esordì il ragazzo.
“Ti sembrava che mi piacesse? Cosa mai te l’avrebbe fatto pensare?”.
“La tua acidità mi faceva pensare che tu ne avessi bisogno”.
“Non sono acido! E comunque non mi piace la violenza, nemmeno da un figo come te!”.
“Il figo si chiama Devis. E tu?”, tendendogli la mano.
“Filippo, piacere”. Non gli piaceva Devis: Loris, Devis, Denis, gli sembravano dei nomi gretti, poco romantici e sicuramente poco attraenti.
“Ora che ci siamo presentati, possiamo riprendere”. Prese Filippo per mano e lo condusse in un camerino, dove gli tolse l’asciugamano appena entrati, lo spinse sul lettino, e si distese sopra di lui per baciarlo voluttuosamente, masturbandogli il cazzo già duro. Filippo tentò di rimuovergli l’asciugamano, ma lui lo bloccò, portandogli la mano dietro la testa, scoprendo così l’ascella che Devis cominciò a leccare intensamente, causando degli spasmi di godimento in Filippo.
Ripresero poi a baciarsi e ad accarezzarsi i capelli, le spalle, la schiena, avviluppandosi in un corpo unico. Quando Filippo aprì gli occhi, cacciò un urlo: l’uomo di prima si stava masturbando sulla soglia del camerino, col cazzo di fuori, piuttosto grosso. I suoi occhi erano fissi sul suo corpo nudo.
“Fuori! Fuori di qui!!”, gridò mentre chiudeva la porta a chiave “L’avevi lasciata aperta!”, accusò Devis.
“Sì, e quindi? Tanto non c’è nessuno”.
“Come non c’è nessuno? Quello era nessuno, secondo te?”.
“Ehi bimbo, stai calmino… non è successo nulla, ok? Comunque, si vede che hai tanto bisogno di cazzo”, ed uscì dal camerino, lasciando spalancata la porta.


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