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La prima e unica (finora) volta di mia moglie - 3/7 - L'incontro con Jacopo


di jakibono
16.05.2020    |    18.189    |    3 9.8
"Mi ha detto che ero bellissima..."
Veronica intanto il giorno dopo prenotò il parrucchiere e l’estetista per il primissimo pomeriggio di sabato e si accordò con i nonni. Me lo disse al telefono cercando di non urtare la mia suscettibilità. Ma era chiaro che stava organizzando tutto e si stava preparando per l’incontro.
Avevo sensazioni contrastanti di eccitazione e gelosia. Per la prima volta sarei stato nella parte del cornuto. Ero anche curioso di vederla all’opera, era inesperta di sesso fatto fuori dal matrimonio. Era la prima volta in assoluto per lei. Mi disse: “Se riesco a liberarmi mentalmente e se lui riesce a metterci a nostro agio sono sicura che godrò come non mai. Il fatto che ci sia anche tu con me mi tranquillizza molto. Non avrei mai fatto questo passo senza di te. Il sesso per me è sempre stato sinonimo anche di sentimento. Questa volta invece vado a scopare con uno sconosciuto e mi interessa solo il suo cazzo. Anche se mi spaventa”.
Poi, più eccitata aggiunse: “Ma hai visto amore che cazzo che ha? Quanto è grosso? Forse è troppo. Se avessi potuto scegliere sarei andata certamente su uno più normale. E tu, dopo avermi messo tante volte le corna, sei pronto a diventare cornuto per la prima volta? Sei contento di vedere tua moglie alle prese con un altro? Da quello che ho visto so che piacerà pure a te veder fare la troia a tua moglie. Voglio lasciarmi andare, anche se ancora ho molte remore, soprattutto per la dimensione del suo cazzo. Sono eccitata al pensiero ma anche contrastata. Magari alla fine decido che è meglio rimandare tutto a dopo l’estate e trovare qualcun altro” L’appuntamento sarebbe potuto dunque saltare in qualsiasi momento, dipendeva tutto da lei e dalla sua convinzione di andare fino in fondo a prendersi il rischio di fare una scopata con un tipo con quelle caratteristiche.
Io intanto riflettevo sul fatto di come fosse stato possibile che mia moglie, una donna fino ad allora irreprensibile, superati i 40, potesse essersi trovata nel volgere di poco tempo in questa situazione. Alle prese con i preparativi per essere trombata da uno sconosciuto.
Riflettevo che era dipeso tutto da me. Mai avrei creduto, quando prima la invogliavo, che lei si sarebbe potuta trasformare così in una donna pronta a farsi sbattere da un altro cazzo. Pensavo che sarebbe rimasto sempre tutto alle parole ed alle fantasie. Invece. Avevamo assunto anche un linguaggio porco ormai, in maniera naturale. Poi, solo per casualità, era capitato in mezzo questo superdotato. La scopata con un superdotato, che peraltro non a tutte le donne piace fare, poteva risultare traumatica anche per una donna navigata in questo gioco, figuriamoci per una neofita al primo incontro. Ero preoccupato per lei e per noi. Ma al tempo stesso me la immaginavo e mi tirava il cazzo. Mi avrebbe cornificato, facendo la puttana con Jacopo, ne ero sicuro ormai.
La giornata di sabato volò letteralmente. La mattina al centro commerciale, lo shopping per Veronica. Alla fine scegliemmo un intimo semplice e sexy. Reggiseno in pizzo, perizoma, autoreggenti, tutto rigorosamente nero. Le volli far comprare per la prima volta le reggicalze. Non fece resistenza, era ormai convinta lo lessi dolorosamente nel suo sguardo di risposta "Che porco che sei amore" mi disse sorridendo. Lei invece volle comprare un sandalo nuovo. Tacco alto. Poi scomparve dalla mia vista fino alle 16,30, quando rientrò in casa e si chiuse in bagno. L’appuntamento era alle 20 in centro a Bologna, dove Jacopo aveva prenotato un tavolo in un localino per un aperitivo. Ricomparve alle 18,30. “Come sto amore? Ho paura. Tanta”, mi disse col volto sconsolato. Era veramente bella, come al solito elegante. Docciata. Profumata. Truccata leggermente.
Aveva scelto un abito bianco leggero, con i bordi neri. Leggermente scollato, maniche fino ai gomiti. Gonna con apertura a portafoglio davanti, arrivava fin sopra il ginocchio. Ai piedi il sandalo nero tacco 12. Così era anche più alta di me. Un giubbino leggero nero sopra. Alcune foto perché volevamo immortalare l’evento. Avevo i morsi allo stomaco e le dissi: “Tranquilla, amore, se vuoi possiamo disdire tutto in qualsiasi momento anche in macchina. E poi anche se ci andiamo, non è detto che si faccia qualcosa stasera. L’appuntamento è senza alcun impegno lo sa benissimo anche Jacopo”. Ma sapevo già che lei voleva farsi scopare, lo si vedeva.
In macchina verso Bologna Veronica continuava ad essere presa dall’ansia. Mi ripeteva di chiamare Jacopo per disdire e rimandare. Lo chiamai in vivavoce ma parlai solo io. Mi disse che ci stava aspettando. Chiese se poteva sentire Veronica. Lei fece cenno di no.
Capì l’agitazione e lui se ne uscì con una frase tranquillizzante: “Non vedo l’ora di incontrarvi. E’ solo un aperitivo conoscitivo. So che certamente terminerà così. Di a Veronica di stare tranquilla. Passeremo un’oretta insieme e poi eventualmente ci rivedremo”. Ci sapeva fare. Veronica aveva sentito tutto e mi strinse la mano. Lo salutai dicendogli, a dopo.
Concordammo che se le fosse piaciuto alla fine mi avrebbe chiesto di andarle a prendere una bottiglietta d’acqua. Di aspettare 10 minuti. Poi di tornare. Se lei mi avesse chiesto di versargliene un bicchiere sarei dovuto essere io a proporre di continuare la serata. Se invece avesse semplicemente preso la bottiglietta, avrei dovuto fare in modo che ci si salutasse, come anche nel caso non mi avesse detto nulla. Si tranquillizzò.
Parcheggiammo in Piazzale VIII Agosto. Conosco bene Bologna. E ci incamminammo a piedi verso il locale mano nella mano. Fino alla fine Veronica mi chiese di tornare indietro o di andare da qualche altra parte. Ma ormai eravamo in ballo e pensai che se lo avessimo fatto, poi lei sarebbe rimasta delusissima, dopo tutti i preparativi. La presi più forte e proseguimmo.
Arrivammo al locale. Jacopo ci aspettava all’entrata. Una stretta di mano, un bacio a Veronica, entriamo.
Era un ragazzo imponente. Un viso da uomo vissuto. Capelli corti. Moro, elegante anche lui. Pantalone di cotone morbido. Una camicia. La giacca sopra. Un bel sorriso coinvolgente. Mi colpì lo sguardo, quasi da rapace. Un bel tipo, devo ammettere.
Ci sediamo in un tavolo riparato in fondo sala. Io di fronte a Veronica su una sedia. Loro due seduti di fianco su un divanetto con le spalle al muro. Prendiamo una bottiglia di prosecco e comincia la conversazione in maniera naturale. Ci parla del suo lavoro, delle sue abitudini, delle passioni, ci chiede delle nostre. Anche lui è di origini meridionali, ma siciliano. Parla anche di sua moglie, dice che stava provando a coinvolgerla nel gioco e ci stava quasi riuscendo. Entriamo in argomento in maniera naturale. Gli dissi che forse erano ancora fin troppo giovani. Vedremo, rispose. Si parla anche di sesso ma in maniera sobria e sotto forma di battute. L’aperitivo scivola liscio per un’oretta. Io però ero nervoso, avevo capito che si sarebbe potuti andare anche oltre ed ero sempre alla ricerca di messaggi con gli occhi da Veronica. Per capire come si sentiva lei. Sembrava tutto sommato a suo agio.
A un certo punto guardandomi mi dice. “Amore, mi andresti a prendere una bottiglietta d’acqua per favore?”. Lui capi' subito, si vedeva che era esperto di quelli situazioni da come mi guardò. Ebbi una fitta.
“Certo Veronica, ne approfitto anche per andare alla toilette”.
Voleva restare da sola con il suo amante. Ero in subbuglio. Presi l’acqua al bar nella sala di fianco.
Tornai dopo circa un quarto d’ora. Veronica mi guardava. Era rossa in viso, la conoscevo. Dopo qualche minuto, con voce rauca mi disse:
“Me ne versi un pò?”. Guardandomi negli occhi, quasi dispiaciuta. Poi abbassò lo sguardo. Aveva deciso.
Andammo avanti a chiaccherare qualche minuto, dopo di che come eravamo d’accordo tra di noi dissi:
“Allora ragazzi cosa ne dite se proseguiamo questa bella serata da un’altra parte? Magari Jacopo puoi farci vedere il tuo studio che è qui vicino. Sono certo che avrai anche un altro prosecco in frigo”.
Lo sguardo di Jacopo si illuminò. “Con molto piacere, mi aspettate un po’? Vado a pagare, voglio offrire io. Vi lascio un quarto d’ora da soli ed esco fuori a fumare una paglia. Vi aspetto fuori”. E si alzò.
Veronica mi prese le mani. Era confusa, mi parlava con una voce bassa, ma anche eccitata. Mi si avvicinò e mi disse:
“Amore, mentre eri via, Jacopo mi ha chiesto se avevo indossato la lingerie. Io mi vergognavo ma gli ho risposto di si. Mi ha chiesto se poteva vederla. Di tirarmi un pò su la gonna. Mi ha preso alla sprovvista, ed io l’ho fatto. Poi come se non bastasse, mi ha chiesto di tirarla ancora più su e di allargare di più le gambe perché voleva vedermi meglio. Tremavo ma ho fatto anche quello. Ero praticamente nuda sotto il tavolo con le gambe aperte e con in vista tutto. Avevo anche paura che qualcun altro ci potesse vedere anche se in quel momento non c’era nessuno vicino. Mi guardava con occhi avidi. Mi ha detto che ero bellissima. Mi vergognavo, era la prima volta che qualcuno che non fossi tu mi guardava così. Mi ha chiesto se ero bagnata ma lo sapeva benissimo e io non ho potuto fare altro che annuire. Mi ha detto che anche lui era molto eccitato, all’improvviso senza che me ne accorgessi mi ha preso la mano destra e l’ha messa sul...suo...coso...da sopra i pantaloni per farmelo sentire tenendomela premuta. Era durissimo. Lo senti? Mi ha chiesto. Ero molto confusa. Ci siamo velocemente ricomposti quando ti abbiamo visto. Mi potrai mai perdonare? Mi stai vicino? Cosa facciamo?”.
Pensai che Jacopo ci sapeva fare, avrei fatto la stessa cosa. La tranquillizzai dicendole che la situazione aveva eccitato anche me.
Lei parve calmarsi. Poi proseguì: “Amore trova tu un modo per sbloccare la situazione, tanto è chiara ormai per tutti e tre. Ma lo devi fare per strada. Voglio avere un altro momento di riflessione prima di salire da lui. Altrimenti ce ne torniamo in macchina. Lo fai per me amore? Sempre se lo vuoi anche tu. Non sono ancora decisa”. Ma aveva nello sguardo la voglia di cazzo. Uscimmo.
I portici di Bologna la sera creano angoli nascosti. Ero mano nella mano con Veronica, Jacopo al suo fianco destro.
Stavamo facendo delle battute. Poi ad un certo punto feci: “Veronica, questa situazione con Jacopo mi sta eccitando tantissimo. Vuoi sentire il mio cazzo quanto è duro?” Lei mi guardò sbalordita per la sfacciataggine. La tirai a me, la abbracciai e lingua in bocca le portai la mano a strofinare il cazzo. “Lo senti come è duro?”. “Siiiii”.
In effetti avevo il cazzo enorme per l’eccitazione. Poi dopo un poco le dissi. “Ora prova a sentire se anche Jacopo è eccitato, Jacopo glielo fai sentire?”. Jacopo con un sorriso guascone le prese la mano e la portò a se, abbracciandola: “Lo vuoi sentire Veronica?”. Lei annuì senza dire nulla e lui le portò la mano destra su tutta l’asta che aveva sotto i pantaloni, facendola scorrere a mò di sega.
Poi le mise tutte e due le mani sul culo e la strinse a se. Veronica fu presa alla sprovvista e si fece trasportare. “Toccalo tutto fino in fondo, brava, così” disse Jacopo accompagnandole la mano sul cazzo nel movimento e Veronica andava su e giù con la mano da sopra i pantaloni.
“Come è Veronica?”. Le chiesi io.
“E’ grosso, amore, tanto grosso”, e le uscì un sospiro di eccitazione, mentre continuava.
“Veronica se fai così però mi fai venire subito”. Ci mettemmo tutti e tre a ridere.
Arrivammo velocemente sotto lo studio di Jacopo: “Allora che fate? Salite?”. Guardai Veronica. Lei annuì convinta. Saliamo....(continua)
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