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l'ospite 2 l'incontro...


di Membro VIP di Annunci69.it lara_diva
23.01.2018    |    854    |    1 9.7
"“Brava puttanella, adesso puliscimi come si deve, ti è piaciuto eh? Così avrai qualcosa da raccontare alle tue amiche la sera” non risposi leccai quella..."
Dopo un’attesa infinita sentimmo la macchina fermarsi davanti al garage, le porte chiudersi e gli uomini salire le scale, e quando suonarono alla porta eravamo pronte ad accogliere i nostri signori. Il professore si scostò per cedere il passo al nuovo venuto e, quando lo vidi, mi si gelò il sangue…era orribile, una specie di gigante sformato, untuoso con un’espressione ributtante, anche la signora rimase scioccata, ma con la sua capacità di mascherare il disgusto rimase sorridente ed imperturbabile, accogliendo l’orco con modi da vera Lady. Fattolo entrare, la Vicky mi presentò al nuovo venuto come Lara, la loro figlia adottiva, lui mi strinse la mano ed ebbi quasi un conato di vomito, molle, sudaticcia e fredda, un vero pesce morto, ero terrorizzata all’idea di avere rapporti carnali con quella bestia ma la signora era stata categorica “a qualsiasi costo”, quindi lo accompagnai, portando la sua valigia, nella camera degli ospiti. Appena entrati gli mostrai il bagno gli porsi la biancheria e mi misi a sua disposizione con un sorriso, ottenendo come risposta una sculacciata volgare e un ”brava serva, mi do una sistemata e poi vedo cosa farti fare” abbassai lo sguardo e feci per andarmene ma il tipo mi trattenne per un braccio e mi infilò la mano nei suoi calzoni “capisci cosa intendo?” sussurrò ghignando, annuii e, liberatami lentamente, mi diressi verso la cucina trattenendo le lacrime di vergogna e disgusto. Mentre mi lavavo le mani il professore entrò nella mia stanza e abbracciatami da dietro mi strinse dolcemente baciandomi sul collo, “sei bellissima, quando ti ho vista ho capito quanto somigli alla nostra dea, cercherò di farci perdonare, ti amiamo piccola, non piangere ti prego” feci segno di no con la testa senza muovermi in quell’abbraccio dolce e sincero, lui uscì ed entrò lei mi porse l’asciugamano e mi guardò negli occhi, non disse nulla ma riuscì a farmi sentire meglio avvicinò le sue labbra alle mie quasi a toccarle, sentivo il suo respiro caldo e meraviglioso “ti voglio bene bambina mia” mi accarezzò il viso e uscì.
Mi ricomposi e andai in cucina a preparare la cena, sempre con il terrore di dover raggiungere il tizio ma, grazie ai miei padroni ciò non avvenne e potei completare il mio lavoro. Per la prima volta non cenai a tavola con i miei amati e, le carezze che ricevevo da loro aumentavano il ribrezzo per le mani di quell’individuo ripugnante e rozzo, battute sulla serva, toccate sotto la gonna e palpate penetranti furono il suo biglietto da visita per tutta la cena fino a quando, finalmente, si spostarono in studio per il caffè, serviti andai a sistemare la sala da pranzo e riporre le stoviglie a lavare poi, come ordinato dalla signora, andai a cambiarmi per il dopo cena. Il vestito era semplicemente splendido, smanicato e con la scollatura a barchetta metteva in risalto il mio collo e le mie spalle, la gonna ampia esaltava le mie gambe sottili e le meravigliose decolleté di vernice con il tacco a spillo, avrei voluto essere sola con i miei amati padroni ma appena entrata l’ospite si produsse al meglio “povero il fidanzato della serva, avrà più corna di un cesto di lumache” e rise sguaiatamente, incurante degli sguardi offesi dei miei padroni, finalmente ci fu il commiato e accompagnai il nostro personaggio importante in camera non osando pensare a cosa avrei dovuto subire.
Appena entrati lo aiutai a togliersi la giacca e la sistemai, quando con gesto eloquente mi fece capire che dovevo slacciargli i pantaloni, mi avvicinai e mi chinai davanti a lui, aprii la cintura e poi i calzoni li abbassai e lui si sedette, dovetti togliergli le scarpe e spogliarlo eseguendo ordini dati con sprezzante arroganza, non si lasciò togliere i calzini e nudo con quelli era davvero rivoltante, i suoi attributi sessuali erano davvero insignificanti e quando mi apostrofò con “avanti checca di m…fammi vedere cosa sai fare con quella bocca” avrei voluto morire. Mi avvicinai e accosciata davanti a lui, seduto, presi in mano il suo pene, lui presami per i capelli mi trascinò fino a prenderlo in bocca tutto, “avanti zoccola cerca di fare bene il tuo lavoro o ti faccio tornare sui marciapiedi” lo leccai e succhiai trattenendo lacrime e voglia di vomitare, cercando lo stesso di dargli un immeritato piacere, ma mentre sentivo montare la sua erezione cominciai a provare un gusto perverso, i suoi insulti mi eccitavano, sapevo di essere bella e desiderata dal professore e lo immaginavo mentre sapeva cosa stavo facendo, chissà cosa stava pensando di me, sentivo il mio culetto contrarsi, inumidirsi e il contatto umido con le mutandine mi faceva impazzire, con un gesto delle braccia feci scivolare la gonna verso le cosce scoprendo il bordo delle calze e, in quel momento, sentii il mio odore di femmina eccitata, avevano ragione il professore e la signora, sono una sgualdrina, questo pensiero mi spinse a prodigarmi con dita e lingua al piacere del mio cliente che non tardò a godere di un orgasmo davvero insignificante, un’eiaculazione inesistente che mi rifiutai di bere facendo cadere quella goccia in un fazzolettino che avevo infilato nelle mutandine. “Brava puttanella, adesso puliscimi come si deve, ti è piaciuto eh? Così avrai qualcosa da raccontare alle tue amiche la sera” non risposi leccai quella miseria, già moscio, e, quando mi voltai e, mi vidi allo specchio per poco non scoppiai a ridere, non avevo neanche perso il rossetto, mi sentii prendere per un braccio e buttare a terra, lui mi fu addosso e sollevato il vestito mi scostò le mutandine e mi penetrò con le dita, senza bagnarle, producendomi un dolore assurdo, gemetti e questo lo eccitò ancora tanto da riuscire a penetrarmi, seppure a stento, sentivo suoi colpi sul mio culetto lo sentivo scorrere dentro di me, i suoi insulti umilianti, la sua tracotante maleducazione, lo avrei ucciso poi finalmente venne ancora me ne accorsi solo dal suo rantolo ansimante e dal successivo lasciarsi cadere su di me…emisi un gemito e un singhiozzo, questo forse gli fece intuire di essere stato una bestia ma non lo commosse di sicuro tant’è che la prima frase fu “ per un po’ non sarai più stitica anche se da come ti ho ridotta non potrai più usarlo” e aggiunse “adesso puoi andare zoccola io ho voglia di dormire levati dai piedi” mi rialzai, nel modo più elegante possibile mi aggiustai i capelli e senza una parola mi diressi verso la mia stanza, mi sentivo sporca essere toccata da quel maiale mi faceva sentire male ma, contemporaneamente, l’averlo fatto godere due volte, senza alcuna partecipazione da parte mia, mi dava un senso di piacere cattivo e perverso, mi sentivo abbietta davvero una prostituta e quasi arrabbiata perché non ero stata pagata, arrivata in camera mia prima di sistemarmi per la notte mi guardai allo specchio, ero ancora perfettamente, o quasi, truccata ma alla luce più fioca della mia lampada sullo scrittoio apparivo molto più vecchia e quasi volgare, mi toccai il buchino e lo sentii bagnato di sperma, tolsi le mutandine, mi bagnai il dito e lo misi tra le labbra…si ero proprio stata una puttanella, ero strana, combattuta ma sempre più cosciente che per me l’unico scopo ella vita era dare piacere come schiava.
La mattina successiva l’animale lasciò la nostra casa e seppi, poi, che costui era rimasto molto soddisfatto dell’ospitalità complimentandosi per le mie qualità, ma il bello fu ritornare ad essere la bambina coccolata e viziata dai miei due amanti padroni.
Mi mancano da morire, non li posso dimenticare e spero che dovunque siano continuino ad amarsi aspettando la loro Lara.
Ho voglia e infinito amore da dare a chiunque abbia tanto bisogno di dolcezza… un bacio a chi mi leggerà
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