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Il vostro leccapiedi


di aipiedi
20.10.2022    |    1.389    |    0 6.0
"A quei tempi non esisteva internet, c’erano giornali porno con annunci e a Milano (dove vivevo e vivo) un settimanale che usciva il giovedì chiamato..."
I
Ho cominciato verso i trent’anni ad incontrare coppie libidinose. In un incontro con una coppia dominante mi sono accorto che mi eccitava di più essere sottomesso e umiliato. Ho così cercato siti che favorissero questo tipo d’incontri. Avevo quasi escluso padrone donne perché la stragrande maggioranza erano mercenarie. Ero un bel ragazzo e ritenevo di potermi trovare “compagnia” senza esborso di denaro. Fra l’altro andare con prostitute sarebbe stato per me piuttosto dispendioso visto che ci mettevo molto a venire. A quei tempi non esisteva internet, c’erano giornali porno con annunci e a Milano (dove vivevo e vivo) un settimanale che usciva il giovedì chiamato Secondamano. Oltre a promuovere vendita di auto, ricerca di lavoro, vendita case, aveva degli annunci nella rubrica incontri e matrimoniali. Anche su consiglio di un amico optai per i matrimoniali, era più serio. La formula da usare era che cercavi una donna per convivenza o matrimoni. In realtà chiamavano anche le coppie e io nel testo dell’annuncio sottolineavo che ero d’indole sottomessa e leccapiedi. Sono feticista da sempre e leccare i piedi, specialmente delle donne, mi eccita da matti. Per mettere l’annuncio bisognava andare in una delle sedi di Secondamano (in città ce n’erano diverse) e presentare un documento d’identità valido. All’inizio forse gli annunci erano gratuiti, poi costavano poche lire. Specialmente quando Secondamano usciva una volta alla settimana era conveniente mettere annunci. In seguito non era più settimanale, ma usciva in tutti i giorni feriali. Abitavo con mia madre, avevo indicato un orario in cui era assente, ma anche se le era capitato di rispondere lei non mi aveva rimproverato. Avevo scritto il mio nome nell’annuncio, ma era anche capitato che una signora avesse chiesto a mia madre particolari su di me. Mia madre era stata vaga, ma come dicevo non mi aveva rimproverato. Mi aveva chiamato una coppia di mezz’età. Così almeno aveva detto lil lui, ma in realtà lei mi pareva che la signora avesse una settantina d’anni. Per carità era una donna ancora piacente, ma d’età così lontano dalla mia che non avevo ancora trent’anni. Lui invece dimostrava una sessantina d’anni. Mi avevano ricevuto a casa loro. La maggior parte degli incontri avvenivano in campo neutro, in un bar di solito per preservare una sorta di discrezione. Ma i più smaliziati come pareva fosse questa coppia se ne infischiavano. Era più comodo ricevere a casa propria o in una garconniere. Lei disse di chiamarsi Marzia, lui Luigi. Certo il nome Marzia si addiceva a una mistress. Vedevo che lei mi squadrava come a farmi una radiografia. Ero perplesso.
-Credi forse che io sia troppo vecchia? -
-Signora non ho detto niente.-
-Stronzetto i tuoi occhi parlano per te.- E dicendo questa parole mi diede un sonoro ceffone. Mi fece male perché aveva al dito un anella, ma mi eccitò. - Quindi vuoi essere o no nostro schiavo? -
- Certo, Signora.- - -
- Bene allora giù ai miei piedi e baciami le scarpe. -👟
Aveva dei sandaletti col tacco deliziosi di quelli che piacciono a me. Mi impegnai a leccarli quasi con devozione. Mi strapparono i vestiti e dovetti leccare anche i piedi nudi di lui che avevano l'’inconfondibile afrore maschile. Luigi prese una cintura e cominciò a colpirmi con fosulla schiena, sul culo e ahia! Sulle gambe dove le cinghiate fanno più male. Le mie implorazioni di pietà non fecero altro che intensificare i colpi.
- Lu come ti pare ‘sto schiavo? –
- E’ una merdaccia. –
E il buon Luigi, si fa per dire, mi prese a calci. Marzia cominciò anche lei mi a darmi dei calci e poi si mise a calpestarmi calzando le scarpe con i tacchi. Urlavo come un maiale scannato. Lei si lamentò che io avevo detto loro che ero resistente al dolore. Suonò il telefono e mi mandarono sul balcone, mi chiusero fuori al freddo. Ero nudo! Dopo una decina di minuti o forse più mi fecero rientrare, tremavo. Adesso ti scaldiamo noi mi dissero e entrambi presero a pisciarmi in faccia e poi mi costrinsero a leccare il pavimento pieno di piscio. Ero schifato, ma anche eccitato. A quel punto la diabolica coppia mi disse che dovevano uscire per un imprevisto, ma mi affidavano alla loro governante alla quale dovevo ubbidienza come a loro. Arrivò a questo punto Carmela, la loro tuttofare, una donna un po’ pingue, ma piacente, sulla quarantina. Il suo piglio era dittatoriale. Prese a chiamarmi stronzetto o merdaccia e a mollarmi schiaffoni a ogni piè sospinto. Siccome goffamente cercavo di ribellarmi mi legò e mi frusto…Sì proprio con una frusta; per una decina di minuti. Poi dovetti leccarli i piedi sporchi. Uno me lo ficcò in fondo alla bocca. Stavo quasi male. Mi disse che dovevo fare una doccia subito. Poi mi avrebbe scopato. E fu proprio così. Con un fallo finto legato in vita mi sodomizzò per più di una mezzora. Urlavo e lei mi sculacciava mentre mi fotteva. A un certo punto venni e lei mi fece leccare la mia sborra.
Continua.





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