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Gay & Bisex

In caserma 2


di sottomessoepassivo
22.04.2021    |    7.152    |    2 9.5
""Ma a te piace, e quando ti viene voglia sei tu che vieni da me e me lo metti in bocca, cos'è, non lo sai che sono maschio? non sai distinguere il mio..."
Se prima il silenzio era denso dopo la sua risposta diventò assordante, sentivo il battito del mio cuore rimbombarmi nella testa come un tamburo, e accadde quella cosa, quella che mi spegne il cervello e mi fa diventare un automa che compie azioni al di fuori del suo stesso controllo, insomma mi partì il classico embolo. "Ma a te piace, e quando ti viene voglia sei tu che vieni da me e me lo metti in bocca, cos'è, non lo sai che sono maschio? non sai distinguere il mio culo da una figa? A me piace il cazzo, è vero, ma a te piace fartelo succhiare da un maschio, sei frocio quanto me!" Avevo appena finito di pronunciare quelle frasi tutto d'un fiato che improvvisamente subentrò la sensazione di pace e di immobilità che mi prende quando vado in cerca di cazzo e lo trovo, quando chiunque sia il maschio davanti a me io mi lascio fare qualsiasi cosa, e infatti avvenne proprio questo. "Ragazzi, se proprio gli piace noi amici suoi siamo, e che amici siamo se non lo accontentiamo?" Aveva parlato Loi, un pastore sardo che tutti dicevano si inculasse le pecore quando era al suo paese, ma chiaramente si diceva solo di nascosto, perché, pur essendo un po' bassino come spesso sono i sardi, era un pezzo di marmo scolpito a martellate, grezzo come la sua parlata con un pesante accento, manesco e violento, mi venne davanti, tirò fuori il cazzo e me lo mise in bocca senza complimenti.

Il cazzo di Loi mi cresceva in bocca, era un bel cazzo normale, quando fu completamente eretto risultò diritto e sottile, lungo sui 15 cm e con una cappella piccola e a punta, ricordo che pensai che nel culo sarebbe scivolato senza problemi, e lui per un po' me lo tenne tutto infilato in gola premendomi il naso contro la sua pancia, poi cominciò a scoparmi in bocca senza darmi modo di succhiarlo, e in pochi colpi sborrò grugnendo di soddisfazione, io non dovetti nemmeno ingoiare, me la sparò in gola direttamente. Appena si staccò dalla mia bocca ricevetti un altro cazzo, non saprei nemmeno dire di chi fosse, ma era decisamente più grosso, sui 18, e soprattutto aveva la cappella a fungo, molto più larga dell'asta, ma questo mi lasciò succhiare a modo mio, raccontando a tutti quanto fossi bravo." A regà, 'sta frocetta è nata pe fà i pompini, se lo risucchia come un calippo, guarda quà che robba, manco me devo movere, fa tutto da sola!" Era chiaramente Ermacora, un bel ragazzo di Rocca di Papa, lui era uno dei capetti del nostro gruppo, e fu lui a spostare l'attenzione dalla mia bocca al mio culo. "A Federì, ma che stavi a ddì prima, c'hai rotto pure er culo hai detto? Quindi che se fà, te dispiace se ce la sbattiamo pure noi la tua frocetta?" "Tranquilli ragazzi, il Fede ha lavorato per voi, questa d'ora in poi sarà la puttana della nostra squadra, quando qualcuno ha le palle piene, va da lei e se le fa svuotare, bocca, culo, mani, quello che preferite, Ambrogina ci darà tante soddisfazioni, vedrete."

Ermacora mi tolse il cazzo di bocca, da seduto che ero mi afferrò per le spalle e mi spinse a terra a quattro zampe, afferrò i pantaloni da dietro e cercò di tirarli giù da lì, ma la cintura era troppo stretta e non scendevano, così dovetti aiutarlo e me li abbassai io comprese le mutande, a quel punto riprese in mano la situazione e mi infilò il suo cazzone nel culo con un colpo solo togliendomi il fiato. Per fortuna era ben lubrificato dalla mia saliva, e il mio buchetto poche ore prima era stato come al solito fatto a pezzi da Federico, quindi la penetrazione non fu così dolorosa, ma Ermacora era un altro di quelli a cui importa di più fare male che godere, e cominciò a incularmi con violenza, colpi secchi tenendomi le chiappe ben aperte, tutto dentro tutto fuori con un ritmo che non dava tregua né al mio buchetto, né al fondo del mio retto, cercavo di resistere ma dopo un po' non ce la feci più e cominciai ad abbassarmi a terra per sottrarmi ai suoi colpi, ma mi si pararono davanti due cazzi, e uno di questi mi fu infilato in bocca bloccandomi a spiedo, che è la mia posizione preferita: un bel cazzone che mi sfondava il culo senza pietà e in bocca un cazzo della dimensione giusta per essere succhiato fino alle palle.

Ero nel mio ambiente, la caserma, i commilitoni, la paura del nonnismo, lo sputtanamento, non c'era più niente, c'erano solo cazzi da soddisfare, sborra da ingoiare, porcate da subire e godimento da morire. Non so se mi incularono tutti, alcuni sicuramente fecero più di un giro, perché a volte riconoscevo il cazzo che mi sborrava in bocca per averlo già svuotato prima, alcuni mi sborrarono in culo, ma la maggior parte mi sborrò in bocca, seguendo le indicazioni di Federico che insieme a Ermacora, a Loi e altri continuavano a deridermi e insultarmi incitando tutti gli altri a trattarmi come una puttana. Dopo avermi fatto ingoiare un bel po' di sborra Federico me lo infilò ancora in bocca e mentre io, che ormai andavo in automatico, avevo cominciato a succhiarlo, fece partire una pisciata tenendomi la testa premuta sulla sua pancia, come faceva quando voleva umiliarmi sotto la doccia. Ingoiai al volo le prime boccate, ma poi dovetti prendere fiato, il piscio mi andò di traverso e cominciai a tossire, il piscio mi uscì dal naso, bruciava, lui si scansò, io mi accasciai a terra sotto i colpi dell'ultimo cazzo che stavo prendendo, lui puntò il getto di piscio sulla mia nuca e si mise a ridere, in un attimo i getti di piscio divennero due, poi tre, cinque, in testa, sulla schiena, sul culo, erano tutti intorno a me e dopo aver goduto avevano tutti bisogno di scaricarsi, e tutti avevamo bevuto almeno due medie, quindi la cosa durò abbastanza, io ero completamente scarico, nemmeno sentivo più quello che dicevano, so solo che a un certo punto se ne andarono lasciandomi in una pozza di piscio assorbita dalla sabbia.

Passata la sbronza di cazzi, di eccitazione, di godimento e di umiliazione, era tornata la consapevolezza della situazione in cui mi ero cacciato, ero stato sputtanato, sarei dovuto rientrare in condizioni pietose, e presto tutta la caserma avrebbe saputo che Fusella, terza compagnia, terzo plotone, seconda squadra, era un ricchione di merda, faceva le pompe, ingoiava la sborra, lo prendeva in culo, si faceva pisciare in bocca, più tutte le cose che nel passaparola ciascuno avrebbe aggiunto, sarei rimasto lì per sempre se avessi potuto, nella mia pozza di sabbia pisciata, con i pantaloni e gli slip arrotolati alle caviglie e la maglietta tirata sulla testa, non ricordo nemmeno chi me l'aveva messa così, ricordo solo che facendolo mi aveva detto di nascondermi perché facevo schifo, e infatti sarebbe stato quello avrei voluto fare, ma dovevo rientrare, avevo perso la nozione del tempo, ma non doveva mancare molto alla ritirata e mi dovevo muovere.

CONTINUA ...
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