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Passione cieca: a casa di Guido. (Passione lui&lui - terza parte)


di Membro VIP di Annunci69.it GSAwNSA77
09.02.2017    |    6.796    |    6 9.7
"Libero la mente e sento una forte connessione con Guido, è una sensazione forte e profonda..."
Apro gli occhi e mi giro dall’altra parte, mi dà fastidio la forte luce del mattino che entra dalla finestra. Lancio un’occhiata alla sveglia sul comodino. Sono già le 10.20, ho dormito tanto, ma non ho la minima intenzione di alzarmi dal letto. In fondo è domenica e non ho programmi fino al primo pomeriggio, quando incontrerò Tiziano e gli altri per il brunch.
Sorrido da solo come un ebete ripensando a ieri notte. Sento ancora l’odore di Guido sul mio copro e inizia a salirmi l’eccitazione al solo ricordo. Ancora assonnato mi passo una mano tra le chiappe nude sotto le lenzuola; a me piace dormire così, come Madre Natura mi ha fatto. Lo sfioramento delle mie dita sul buco mi provoca quel tipico formicolio da post penetrazione, quell’irrefrenabile voglia di averne sempre di più, anche se ne hai già preso abbastanza. Chiudendo gli occhi riesco a sentire Guido dentro di me, il suo corpo caldo e sudato che mi prende da dietro, il suo cazzo che mi penetra facendomi assaporare ogni centimetro. La classica eccitazione mattutina si trasforma in un’incredibile voglia di cazzo, ma non uno qualunque, quello di Guido.
Apro l’ultimo cassetto del comodino e tiro fuori il mio compagno di gomma, testimone di mille notti di solitudine e di molti giochi perversi. "Amico mio, stamattina dovrai soddisfarmi tu!" Ho finito il lubrificante, ma basta un po’ di saliva e sento il buco aprirsi alla leggera pressione del fallo, che lentamente scivola dentro accompagnato dalla mia mano. Con l’aiuto dei piedi mi libero dalle lenzuola, mi giro sulla schiena e alzo le gambe verso il soffitto. Con il culo bello divaricato inizio a lavorarmi il buco, prima movimenti lenti che mi entrano in profondità fino a sentire i testicoli in latice appoggiarsi al mio fondo schiena, poi movimenti più corti e decisi, mirati a stimolare la prostata. Dopo pochi secondi ho già il cazzo in piena erezione lungo il ventre. Lo prendo con una mano e inizio a masturbarmi senza smettere di scoparmi con l’altra. Sono eccitatissimo. Ricordo di non essere venuto ieri notte con Guido; rientrato a casa mi sono addormentato senza neanche farmi una sega. Ho i testicoli che mi esplodono.
Mi fermo un attimo ad ammirare il mio cazzo. Nel complesso è un bell’uccello, diritto con le venature ben in evidenza nella sua massima durezza. Non è grandissimo, ma neanche troppo piccolo, una misura normale direi. La cappella si espone totalmente con la giusta quantità di pelle ed è proporzionata all’asta. Compiaciuto del mio arnese, riprendo a segarmi, stavolta con più decisione e aiutato da un po’ di saliva sulla mano. L’insieme degli stimoli e l’immagine immateriale di Guido che entra in camera e senza dire una parola, lo tira fuori e me lo schiaffa nel culo, mi portano al godimento massimo. L’orgasmo non tarda ad arrivare. Urlo di piacere, il mio corpo si irrigidisce, le dita dei piedi si contraggono in aria e un primo abbondante schizzo mi riempie la bocca. Il resto si sparge sul torace e sul ventre in schizzi densi e ben distesi. L’immagine di queste pennellate di sperma in contrasto con il mio corpo abbronzato sembra un’opera d’arte astratta che da artista amatoriale chiamerei “La passione per G”. Smetto di fantasticare, mi ripulisco alla buona con il bordo del lenzuolo (tanto oggi dovrò fare il bucato) e coricandomi su un fianco, rilassato, chiudo gli occhi.

È tardissimo! Tra venti minuti devo incontrare Tiziano, Matteo, Luca e un suo amico in centro da Patty. Perché mi sono riaddormentato? Sarò di nuovo in ritardo. Con ancora addosso tracce rinsecchite di sperma dal dolce risveglio di stamattina, mi fiondo in doccia. Senza perdere tempo, mi lavo, mi asciugo, do una sistemata ai capelli e m’infilo un paio di boxer e jeans puliti dall’armadio. Vedo appoggiata sulla sedia la maglia di Guido, quella che mi ha gentilmente prestato ieri notte. L’annuso portando entrambe le mani al volto e sento il suo profumo. Un brivido mi sale lungo la schiena, ma non posso perdere altro tempo a sognare, se no stavolta Tiziano si arrabbia davvero. Indosso la maglia di Guido ed esco di casa.
Sul bus mi sfilo il telefono dalla tasca dei pantaloni, ci sono tre nuovi messaggi: uno della mamma che mi ricorda che oggi è il compleanno dello zio in Puglia, uno di Tiziano “Troia! Dove seiiiii?” e uno di Matteo che gli fa eco. Come sempre Tiziano si rivolge a me usando amichevolmente dei termini molto coloriti, come dargli torto. Apro nella rubrica il contatto di Guido e come settimana scorsa rimango immobile a fissare la schermata del telefonino. Non può succedere un’altra volta, stavolta devo scrivergli sul serio, gliel’ho promesso e poi devo assolutamente restituirgli la maglia. Inizio a digitare, “Ciao! Quando ci vediamo? Devo restituirti la maglia. Sono stato veramente bene ieri notte…”, cancello l’ultima frase e senza pensarci troppo invio. Neanche il tempo di mettere via il telefono e arriva la risposta “Ciao, se ti va ci possiamo vedere stasera. Io finisco di lavorare alle 22.00, poi sono libero e ci possiamo trovare a casa mia. P.S. Sono stato bene con te ieri notte”. Imbecille, perché non gliel’ho scritto prima io. Ci scambiamo ancora un paio di messaggi, mi lascia l’indirizzo e confermiamo per questa sera. Sono al settimo cielo, stasera vado a casa di Guido e si tromba, di nuovo! Continuo il viaggio guardando fuori dal finestrino e immaginandomi la serata che si prospetta. Sento l’eccitazione crescermi nei pantaloni, non posso farci niente, Guido mi fa questo effetto. Torno con i piedi per terra all’annuncio della mia fermata.

Entro di corsa nel bar di Patty, dove ci troviamo ogni domenica per il brunch tra amici. Conosco Patrizia, per gli amici Patty, da qualche anno. È una bellissima ragazza, sveglia e molto esuberante. A tratti sembra un po’ pazzerella, quasi isterica, probabilmente perché è perennemente single e non riesce a mantenere una relazione con un uomo per più di qualche mese. Ha la nostra età e gestisce questo bar-tea room insieme alla zia, lei veramente fuori di testa e zitella convinta. Ho conosciuto Patty frequentando il suo bar e con il tempo siamo diventati buoni amici, trovandoci reciprocamente simpatici.
Avvicinandomi al nostro solito tavolo della domenica, vedo che sono già arrivati tutti (chiaro, sono in ritardo di quasi un’ora). Il mio arrivo interrompe le chiacchiere di Patty, che sta confidando ai miei amici l’esistenza dell’ennesimo uomo della sua vita “Ragazzi, ve lo giuro, stiamo insieme da sei mesi…”. Tutti scoppiano in una fragorosa risata che è spezzata dal mio arrivo. “Sei di nuovo in ritardo”, esordisce Tiziano prima di rivolgermi un saluto. Con gli occhi bassi fissi sul pavimento, impacciato, cerco di mettere insieme una frase, “Lo so, scusate. Il bus…”. Tiziano, vedendo la mia espressione pentita, per togliermi dall’impaccio mi interrompe “Dai, non fa niente! Ormai sappiamo che sei fatto così. Vieni, siediti!”. Sollevato dall’imbarazzo, sorrido e mi siedo con loro. La tavola è già tutta imbandita e si vede ogni ben di Dio: brioche, pane tostato, michette, marmellate, salumi, salmone, yogurt fatti in casa di diversi gusti, frutta fresca, spremuta d’arancia, tè e caffè. Il tutto è disposto su una tovaglia bianca e come centro tavola un vasetto con un mazzo di fiori da campo. “Wow, Patty! Hai veramente superato te stessa”, mi complimento con lei “Ti piace? I fiori li ho raccolti io stamattina”, mi risponde. Si chiacchiera del più e del meno, ci si diverte, si ride e si scherza. Tiziano e Matteo lanciano qualche battutina sulla mia misteriosa “scomparsa” dal locale di ieri sera, cerco di eclissare il discorso giustificandomi con il fatto che non mi sentivo bene e che mi sono appisolato su una panchina. “Vacca come sei, ti sarai fatto violentare su quella panchina…” e tutti scoppiano a ridere, compreso me. Non me la sento di raccontare loro dei miei incontri con Guido, non ancora. Potrebbe essere l’uomo giusto per me e per ora queste sensazioni non le voglio condividere con nessuno, tantomeno con i miei amici, che inizierebbero a fare mille domande su tutto quello che un gay vuole sapere di un uomo (dimensioni, misure, ruolo e tutto quello che ci gira intorno). Guido è solo mio!
Passiamo un piacevolissimo pomeriggio in compagnia, poi rientriamo nelle rispettive case. Ringraziamo e salutiamo tutti Patty che ci manda via un po’ scocciata. Stasera dovrà fare chiusura, perché la zia non si è sentita bene, e non finirà prima dell’una. Trascorro le poche ore che mi separano dal mio uomo riassettando casa, facendo il bucato e inviando qualche messaggio, tra cui gli auguri allo zio che praticamente non conosco. È normale definire Guido “il mio uomo” dopo solo due (ottime) scopate? Non lo so, ma mi piace immaginare di stare insieme a lui, conoscerlo meglio, confidargli la mia vita (magari non proprio tutta) e condividere ogni orgasmo da qui all’eternità. Devo ammettere che ha stranamente un grande ascendente su di me.

Arrivo puntuale all’indirizzo indicato nel messaggio. Mi avvicino alla porta d’ingresso attraversando un vialetto ben curato. Dall’esterno si presenta una bella casetta su un piano solo, una massiccia porta rossa, due finestre ai lati con vasi di gerani fioriti sui davanzali. Prima di suonare controllo il nome sul campanello. Scoppio in una rumorosa risata, i cani del vicinato iniziano ad abbaiare, nelle case attigue si accendono le luci. Senza che suono Guido apre la porta e chiaramente irritato, mi trascina dentro per un braccio, “Che fai? Vuoi svegliare tutti i vicini?”. Lo fisso negli occhi divertito, “Guido Piano?! I tuoi genitori ti devono voler veramente male”, continuo a ridere di gusto, ho le lacrime agli occhi (anche queste lacrime di gioia, la gioia di stare con Guido). Addolcitosi nel vedermi sinceramente divertito, mi racconta la storia del suo nome, “Dalla parte di mia madre, non so da quante generazioni, è tradizione chiamare tutti i maschi primogeniti Guido… Guido Santoro. Purtroppo i mie nonni non hanno avuto figli maschi e mia mamma, essendo la figlia maggiore, sotto pressione dei genitori, si è trovata costretta a chiamarmi Guido, ma con il cognome di mio padre… be’ il risultato lo conosci. La storia è molto più complicata di così, ma te l’ho semplificata”. Poverino, deve avere recitato questa solfa un milione di volte. Scherziamo ancora un po’ sull’unicità del suo nome e poi cambiamo discorso. Passiamo la serata parlando delle nostre vite, degli interessi che condividiamo, delle origini pugliesi in comune, del lavoro, delle amicizie e delle esperienze sessuali. Sulle mie cerco di sorvolare un po’ (meglio così), ma sono curioso di conoscerlo meglio sotto questo aspetto. Le due bottiglie di vino rosso che abbiamo bevuto sdraiati sul pavimento davanti al camino spento, lo stanno aiutando a confidarsi. Sapeva sin da piccoli di essere attratto anche dai maschi, ma ha sempre represso questo sentimento fino a qualche anno fa. È cresciuto in una famiglia molto cattolica ed è stato sottoposto a un’educazione rigida sia dai genitori sia dai nonni che dai suoi racconti presumo abbiano un'importante influenza su tutta la famiglia. Per questo motivo ha sempre dovuto reprimere l’attrazione per gli uomini a favore di "sane" relazioni eterosessuali con le donne. Ha vissuto fino all’età di trent’anni una sorta di bisessualità repressa (reprimendo l’attrazione per i maschi). Volutamente non parla molto della sua attuale ragazza, ho capito che non stanno insieme da molto tempo, ma lei comunque esiste e lo devo accettare. Guido intuisce che questo argomento mi provoca una leggera tristezza, capisce che tra noi non è solo sesso, ma c’è una scintilla che, se propriamente alimentata, si può accendere e bruciare. Ci troviamo bene insieme. Ci desideriamo, adesso e sempre.

Si è fatto tardi, fingo uno sbadiglio, mi stiro lasciando intravedere tra la maglietta e i pantaloni il mio fisico asciutto. Mi alzo in piedi per segnalargli l’ora tarda. “Non vorrai mica andartene così?” mi dice tirandomi a sé per un braccio. “È tardi, anche se domani inizio a lavorare solo alle 11.00, dovrei andare a dormire.” gli rispondo con un’espressione vogliosa che conferma tutto il contrario. “Vieni qui…” con una mossa inaspettata mi fa perdere l’equilibrio e mi blocca sul pavimento sotto il peso del suo corpo. Ci scambiamo un ultimo sguardo prima di chiudere gli occhi e abbandonarci in un nuovo appassionante bacio. Assaporo il gusto delle sue labbra, s’incastrano alla perfezione, mentre le lingue scivolano nelle rispettive bocche in un turbine di passione. Con gli occhi ben chiusi mi lascio trasportare dalle sensazioni: felicità, attrazione, desiderio, voglia e paura… paura di amare. Di colpo mi rendo conto che forse anche io sono in grado di amare, di provare questo profondo e sconosciuto sentimento per un’altra persona. Apro gli occhi senza staccarmi dalle sue labbra e reprimo tutti questi pensieri mielosi in un angolo della mia mente. Sono qui per farmi sbattere, per prenderlo nel culo, per sentirmi “troia”, non per altro.
Guido deve aver capito che ho cambiato marcia e subito mi dà corda, aumentando il ritmo nel bacio, leccandomi il collo e le orecchie e... sputandomi in faccia. Non l’aveva mai fatto prima. Sento tutta la faccia bagnata, la sua saliva sulla pelle e tra i capelli. Mi eccito ancora di più.
Mi sfila la t-shirt e la getta vicino al camino, si sbottona la camicia con una mano sola, mentre con l’altra si sistema il pacco che sta prendendo sempre più forma nei jeans. Si alza davanti a me e dall'alto mi osserva supinamente sottomesso ai suoi piedi. È statuario, la camicia slacciata sfilata dai pantaloni incornicia un corpo atletico sul quale si riflette la luce tenue del soggiorno. Per la prima volta mi soffermo ad ammirare anche i suoi piedi nudi; deve essersi sfilato le Adidas, che avevo già notato in precedenza, senza che me ne accorgessi. Sono bellissimi, molto maschili, a stima calza un 43-44, ha una pianta abbastanza larga, le dita proporzionate al resto e una leggera peluria scura sull'alluce e lungo il dorso. Deve aver colto le mie fantasie e inizia a muovere le dita sul pavimento come se stesse stuzzicando il mio intimo desiderio. Io resto fermo sdraiato appoggiato sui gomiti, in attesa. Sono a torso nudo con la patta dei pantaloni già slacciata e il viso ancora lucido di saliva. Ci fissiamo negli occhi e la complicità reciproca ci trasporta nei momenti successivi.
Mi appoggia un piede sul petto, lo sento leggermente sudato e lo posso ammirare da più vicino. Perfetto! Il suo odore non troppo pesante, fresco di scarpe da ginnastica appena tolte, mi riempie le narici. Mi lascio ricadere sulla schiena e gli afferro il piede con entrambe le mani portandomelo alla faccia. In equilibrio su una gamba sola, si lascia massaggiare il piede. Lo accarezzo quasi solleticandolo e lo odoro con inalazioni lunghe e profonde. Mi manda in visibilio. Inizio a leccarlo lungo tutta la pianta, lo ripulisco dagli sforzi della giornata fino a succhiare l'alluce e qualche altro dito. Mi gusto ogni momento. Il sapore del suo piede sudato mi riempie la bocca. Gli passo la lingua tra le dita, mordicchio le parti meno sensibili della pianta e lo lascio riposare appoggiato sulla mia faccia coprendo naso e bocca fino a farmi mancare il fiato. È una vera goduria per entrambi. Con il secondo piede prende lui il controllo. Dopo avermelo fatto sniffare e pulire, con l'altro piede saldo a terra, mi penetra la bocca, con forza cerca di farsi strada tra la lingua e i denti spingendolo in profondità. Mi schiaccia la faccia con una certa pressione, mi spalma la saliva di occasionali sputi, mi tortura i capezzoli ormai inturgiditi, tutto con i piedi. La sua figura possente mi sovrasta in posa autoritaria, la troietta che è in me lo sta assecondando in ogni suo volere. Non ancora appagato, mi infila il piede nelle mutande e al contatto con la mia erezione inizia a masturbarmi. Sono già tutto bagnato e il suo piede scivola benissimo sul mio cazzo che sento pulsare mentre spunta da sotto le mutande. Lo sfregamento si fa sempre più intenso, si interrompe di tanto in tanto per farsi lubrificare il piede. Non resisto più, sento il cazzo esplodermi. Capisce che sono al limite dell'orgasmo, ma non sembra voler smettere o rallentare il ritmo. Un'eruzione di puro godimento mi inonda il ventre mentre esalo l'ultimo sospiro di piacere. Subito mi lancia uno sguardo dal quale interpreto chiaramente che non ha ancora finito con me. Con il piede sporco del mio seme continua a massaggiarmi delicatamente il pisello adagiato sulla pancia in posizione di riposo, poi bagna l'alluce e le altre dita nella pozzanghera bianca e densa che si è formata sul mio ventre. Lo guardo impietrito e senza che potessi reagire, m'imbocca il mio stesso sperma. Decido di assecondarlo e gli ripulisco per bene il piede. La serata sembra tutt'altro che finita.
Con un'abile mossa da calciatore mi fa rotolare sulla pancia e con altrettanta abilità di mani mi abbassa i pantaloni fino a mezza coscia. I miei glutei si mostrano a lui che si ferma qualche secondo ad ammirarli. Mi stuzzica un altro po' massaggiandomi il buco con l'alluce ancora bello umido, poi libera la sua verga dai pantaloni ormai troppo stretti.
All'improvviso il rumore di un vaso che si rompe ci fa sobbalzare, proviene dall'esterno e in lontananza si sente di nuovo abbaiare. Ci blocchiamo all'istante, vedo il desiderio di Guido spegnersi progressivamente con lo sguardo fisso verso la finestra da dove è provenuto il rumore. Senza perdere tempo Guido si ricopre l'essenziale e si precipita alla porta. Sulla soglia si sporge spostando la testa da sinistra a destra e ancora a sinistra. Non c'è nessuno, ma la sua attenzione si sofferma sotto la finestra. "È caduto un vaso..." mi dice senza girarsi, "sarà stato il vento" conclude poco convinto, richiudendo la porta dietro di sé. Si avvicina, mi porge la mano "Meglio continuare di là", così dicendo mi accompagna in camera da letto.

Il display della sveglia sul comodino indica che è già mezzanotte e venti. La camera è molto ampia ma arredata in maniera minimale con un grande letto al centro della parete più lunga, affiancato da due piccoli comodini in stile giapponese; un comò con una poltrona si trovano sul lato opposto. Le pareti bianche sono nude, niente quadri né specchi, solo un calendario Pirelli. Non vedo un vero armadio, ma solo dei ripiani a vista e una stanga per le camicie. Sul pavimento in un altro angolo della stanza sono posati un tappetino per le addominali, una corda per saltare e dei pesi per le braccia. L'arredamento e lo stile sono molto moderni, in contrasto con il soggiorno più rustico e pieno di mobili e mobiletti, come se in quella casa abitassero due personalità diverse.
Sdraiati nel letto completamente nudi, ci impegniamo a ricreare l'atmosfera interrotta. È la prima volta che vedo Guido come mamma l'ha fatto nella sua intera perfezione. È pensieroso. Si offre di farmi un massaggio per darmi il tempo di riprendermi dal piacere di un attimo fa, ma probabilmente è più per sé stesso, per scaricare la tensione accumulata dallo spavento appena preso. Accetto volentieri e mi metto a pancia in giù con le braccia distese lungo il corpo. “Massaggio rilassante con happy ending?” lo provoco scherzando. “Non preoccuparti, so io come farti contento…” risponde cogliendo la provocazione. Sprovvisto di olio per massaggi, torna dal bagno con una lozione di crema idratante. Mentre si avvicina al letto, colgo l’occasione per godere nuovamente della sua bellezza disarmante: il pisello in tutta la sua lunghezza (completamente a riposo) gli balla ad ogni passo tra le gambe muscolose, lo scroto un po’ più corto, ma comunque bello grande con due bei testicoli, segue il dondolio. Ma la cosa che lo contraddistingue in assoluto è questa sua aria sornione. La sua sicurezza e i suoi modi di fare da "uomo che non deve chiedere mai" mi disarmano.
Si mette a cavalcioni sopra di me, si spalma un po’ di crema sulle mani e inizia con il massaggio. Con gli occhi sbarrati mi lascio trasportare dal suo tocco. Alterna abili e forti movimenti di mani con delicati baci: gambe, glutei, schiena, spalle e collo a cui dedica una particolare attenzione con i baci. Sento il suo respiro caldo sfiorarmi dietro alle orecchie. Mi vengono i brividi. Si lascia cadere sopra di me. Il massaggio sta assumendo una sua interpretazione tantrica. Libero la mente e sento una forte connessione con Guido, è una sensazione forte e profonda. Al contatto con il suo corpo, godo di un erotismo nella sua totalità, un’emozione mai provata prima, con nessuno. I nostri respiri e i movimenti sono totalmente in sintonia. Non riesco a riaprire gli occhi, sto vivendo questa esperienza come se mi avesse bendato, sento ogni attimo di godimento amplificato nella mia mente.
Senza provocarmi alcun dolore mi scivola dentro e dolcemente inizia a muovere il bacino. L’estasi aumenta per entrambi. Le sue dita sono intrecciate nelle mie, i suoi piedi toccano i miei, i nostri corpi si incastrano alla perfezione e il suo respiro si fa sempre più insistente sul mio collo. Il ritmo rimane costante con movimenti pelvici lenti e profondi. Il fatto di non vedere, di non essere distratto da niente, mi permette di percepire ancora meglio ogni dettaglio di quello che succede. Trasportato dalla passione, riesco a visualizzare nella mia mente il suo membro eccitato dentro di me. Ha la cappella al suo massimo splendore, scivola interamente avvolta dalle mie membra lungo tutto il movimento. Le vene che percorrono l'asta pulsano sangue senza sosta, offrendomi una consistenza e durezza quasi innaturali. È tutto un altro modo di vivere l'atto sessuale rispetto a quello a cui sono abituato. Per la prima volta non mi sento usato come un contenitore per svuotare i piaceri altrui. E poi essere riciclato ancora, ancora e ancora.
I movimenti continuano delicati e naturali fino a quando il suo corpo si irrigidisce e inizia a fremere sopra il mio. Ansima. La presa delle mani si fa più salda, le dita dei piedi si contorcono. Mi morde il collo per soffocare un urlo. Io faccio altrettanto con il cuscino in cui ho affondato la faccia. Sento pulsare (e raffiguro nella mia testa) l'orgasmo che mi riempie il culo, il suo seme che schizza alla ricerca di quel niente da fecondare. È solo puro piacere reciproco. Infatti, non so se Guido sì è accorto che questo amplesso ha fatto sborrare anche me. L'intimità di quell'atmosfera magica, i movimenti sinuosi e il costante stimolo alla prostata mi hanno fatto avere un famigerato orgasmo anale, anche se discretamente soffocato da cuscino e lenzuola. Disorientato. In estasi. Giro la testa e finalmente riapro gli occhi.

“È stato fantastico..." commenta lui ancora eccitato mentre si lascia rotolare al mio fianco senza lasciare la presa della mia mano. "Sì" gli confermo con un sussurro. È la prima volta che Guido dà voce ad un suo giudizio, anche se negli incontri precedenti le sue espressioni e piccoli gesti hanno sempre confermato la sua soddisfazione.
Restiamo sdraiati a guardare il soffitto senza parlare per qualche minuto. Ci gustiamo il fresco ricordo di questa esperienza. Di tanto in tanto ci lanciamo un'occhiata e ci scambiamo qualche sorriso. Sdraiato sul letto di Guido, ho finalmente capito la differenza tra scopare e fare l'amore. Adoro scopare in tutte le sue forme e perversioni, ma stanotte per la prima volta sto scoprendo un sentimento più profondo. Mi sento più completo, una persona migliore. Assaporo il gusto delle sue labbra un'ultima volta. Mi giro su un fianco dando le spalle a Guido. Mi lascio abbracciare a cucchiaio da dietro e chiudo gli occhi ripercorrendo gli avvenimenti di questi ultimi giorni. Sogno tutta la notte.
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