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Un incubo dal passato


di Membro VIP di Annunci69.it GSAwNSA77
04.03.2017    |    17.168    |    15 9.5
"Michele era ancora lì in piedi davanti all’orinatoio con il cazzo in mano..."
Questa storia risale a qualche anno fa, quando una sera con la solita irrefrenabile voglia di cazzo, mi trovavo nell’abituale piazzola per sfogare i miei impellenti desideri primaverili. Ero solo, non ricordo esattamente l'orario, ma era sicuramente tardi e come spesso succede a quell’ora, non girava nessuno. Uscendo dai bagni, rimasi letteralmente pietrificato alla vista dell’uomo che contribuì a farmi vivere gli anni migliori dell’adolescenza come uno dei peggiori incubi. In un lampo ripercorsi tutto il difficile periodo scolastico in un flash-back, come una sorta di time-lapse. Vidi lui, il ragazzo di una volta che a ogni occasione mi scherniva, mi emarginava dai compagni, mi faceva sentire sbagliato, in sostanza colui che, etichettandomi come il finocchio della scuola, segnò quegli anni come i più brutti della mia vita. Ricordando il suo nome, Michele, riaffiorò vivo nella mente un turbine di pensieri che a fatica fui riuscito a imprigionare nel profondo del mio inconscio solo dopo anni di terapia.

Nonostante fossero trascorsi più di venti anni, lo riconobbi subito. Anche se ormai era diventato un uomo, pure più carino di come lo ricordavo da ragazzino, certi occhi non si scordano mai. Mi passò accanto camminando in direzione dei bagni, mi guardò e mi salutò con un “ciao” senza fermarsi. “Ciao? Brutto stronzo, adesso mi saluti?” pensai con un sentimento di rabbia che mi martellava in testa. Da piccolo non mi aveva mai rivolto la parola se non per umiliarmi.
Dopo un attimo di esitazione, che sembrò un’eternità, mi lanciai a passo spedito in direzione dell'auto con le chiavi pronte in mano. Mi sentii trasportato dalla paura, quasi come se dovessi ancora scappare dai bulli dell’adolescenza. Non ero neanche sicuro di aver risposto al suo saluto o se le labbra si fossero mosse in un movimento muto senza emettere alcun suono. Di una cosa ero certo, il terrore era stampato nei miei occhi.

Seduto in auto, ancora un po’ frastornato riuscii a calmarmi e a riordinare le idee confuse. Ebbi pochi minuti per riflettere, mi feci un sacco di domande dandomi altrettante risposte, una fra tutte “Cosa ci faceva lì?”. La risposta più plausibile fu che lui come tanti maschi che rientrano da una serata, in quell’occasione dovette fermarsi a pisciare a causa delle troppe birre bevute.
Accesi il motore per ripartire a razzo e non farmi ritrovare alla sua uscita dal bagno, ma qualcosa mi fece cambiare idea: quel saluto gentile e sincero e i suoi occhi pieni di eccitazione fissi sui miei.
Raccolsi tutto il coraggio che non ebbi mai avuto a scuola e mi diressi verso le toilette. Michele era ancora lì in piedi davanti all’orinatoio con il cazzo in mano. Con il cuore che mi batteva a mille, mi misi accanto a lui e lo tirai fuori come se avessi dovuto pisciare anch’io. Mi guardò e senza parlare mi rivolse un sorriso che non riuscii a contraccambiare. Mi cadde l’occhio sul suo pisello, non stava pisciando, se lo stringeva in mano barzotto. Lo vidi per la prima volta, durante gli anni di scuola non ricordo di essermi mai azzardato a guardare uno dei miei compagni sotto la doccia, men che meno Michele.
La sua mazza si stava gonfiando sotto il mio sguardo, si distinguevano bene le vene che pompavano, la cappella lucida che sporgeva sempre di più. Aveva un bel cazzo, sicuramente più grosso della media. Quando iniziò a masturbarsi accanto a me, non contenni più l’eccitazione che mi avvolse tra rabbia e paura e mi fece provare una sensazione mai sentita prima. Senza toccarmi avevo il cazzo durissimo, con le mani distese lungo i fianchi sentivo esplodere la mia erezione sotto gli occhi del mio vecchio nemico. Rimasi sbigottito quando Michele si inginocchiò a terra con le mani protese verso di me. Per un istante lo raffigurai nella mia testa come se mi stesse implorando di perdonarlo. In realtà con una mano mi tirò verso di sé e con l’altra mi afferrò il cazzo su cui affondò la sua bocca. Quando realizzai cosa stesse succedendo, già mi pompava con una foga indescrivibile. Teneva gli occhi chiusi in segno di espiazione. Era bravo, sapeva come usare la bocca e la cosa mi eccitò ancora di più. Gli afferrai la testa tenendola salda tra le mani e iniziai a scopargli la bocca con violenza, volevo fargli male, volevo farlo soffrire come lui aveva fatto soffrire me, invece lui godeva sotto i miei colpi. Trovai la strada fino alla sua gola e allungai gli affondi uno dopo l’altro fino a fargli sbattere le palle sotto il mento. Era sconvolto, aveva gli occhi rossi e lucidi con le lacrime che gli segnavano il viso, rigurgitava il piacere mischiato alla saliva che gli colava dalla bocca, ma nonostante tutto mi guardava con desiderio. Ne voleva ancora, sempre di più.
Gli deflorai la bocca finché sentii la cappella dolermi e i coglioni talmente pieni che supplicavano di essere svuotati. Con un ultimo colpo gli penetrai la gola e lo riempii di succo senza neanche dargli il piacere di gustarsi la dolcezza della mia sborra in bocca. Quando estrassi il mio cazzo ancora duro dalla sua fogna, fece giusto in tempo ad allungare la lingua e ripulirmi un’ultima goccia sulla cappella prima che lo rinfilassi nei pantaloni e ripartissi senza avergli rivolto una parola.

A ripensare a quell’episodio, non mi riconosco. Chi mi conosce sa che non sono una persona vendicativa, tantomeno violenta. Ma quella notte successe qualcosa, fui travolto da una rabbia repressa che mi caricò di un’eccitazione fuori dal comune. Più lui godeva più io mi incazzavo sfogando il mio malessere dentro la sua bocca. Comunque il nostro incontro non terminò quella notte, ci fu un inaspettato seguito. Infatti, un paio di giorni dopo mi suonò il cellulare, era un numero che non avevo in memoria. Risposi e una profonda voce maschile mi disse “Ciao, sono Michele”. Mi colse alla sprovvista e non seppi cosa dire. “Ci sei? Ti ricordi di me? Ci siamo incontrati l'altra notte, andavamo a scuola insieme”. Sarebbe stato impossibile dimenticarsi di lui e di quell’esperienza. Il suo tono era molto gentile, ma io rimasi freddo e muto, proprio come quando ci incontrammo al battuage. Ci volle un po’ finché riuscii a spiccicare due parole ma la maggior parte della telefonata si limitò a un suo monologo. “Ti ricordavo come un ragazzo timido e insicuro, ma ho visto che sei cambiato. Mi piace l’uomo che sei diventato.” proseguì all’apice dell’ipocrisia “Scusa se mi sono permesso di contattarti, ma mi farebbe piacere rivederti. Ho fatto delle ricerche su Facebook e tramite alcuni amici ho trovato il tuo numero. Spero non ti dispiaccia”. Non credetti alle mie orecchie, voleva rivedermi. Pensai alle peggiori cose, gli avrei voluto sputare in faccia tutte le paure che mi accompagnarono per gran parte della vita e che superai solo dopo anni di sofferenza. Mi sarebbe piaciuto urlargli che era una persona orribile, ma gli risposi che ero d'accordo e che ci saremmo rivisti quella stessa sera al solito posto. “Sono pazzo? Può darsi…” ma sicuramente trovai il coraggio e la sicurezza per affrontare di persona gli incubi del passato. In quel momento mi sembrò un'ottima occasione per esorcizzare un po’ di fantasmi e perché no, togliermi qualche sassolino dalla scarpa.

Anche se leggermente più titubante rispetto alla determinazione che avevo nel pomeriggio, andai all'appuntamento. Quando arrivai, lui era già lì, mi stava aspettando seduto in auto, non c’era nessun altro. Scendemmo dai rispettivi veicoli e scambiammo quattro chiacchiere in piedi sul ciglio della strada. Era molto cortese, sicuramente maturato rispetto agli anni della scuola e soprattutto gli si leggeva in faccia una sincera voglia di cazzo.
Evitò accuratamente argomenti legati alla nostra adolescenza. Da parte mia la cosa più intelligente da fare, sarebbe stata vomitargli addosso tutto il mio disprezzo e piantarlo lì da solo con le sue voglie. Invece fui pervaso da quella medesima energia di rabbia ed eccitazione provata al primo incontro. Sentii il cazzo esplodermi nei pantaloni. Lo afferrai per la mano e ci infrattammo nell’ombra di alcuni cespugli al riparo da sguardi indiscreti.

“Scopami!” mi disse con mia immensa sorpresa. Stavo per possedere il bullo della scuola.
Si calò i pantaloni e girandosi mi diede il culo. Aveva delle belle chiappe sode e una rosetta che a prima vista sembrava bella stretta, pensai che non era passato molto da quel buchetto. Travolto dall’eccitazione, srotolai un preservativo sul mio cazzo durissimo, lo lubrificai con un po’ di saliva e con un colpo secco lo infilzai senza pietà. “Piano!” urlò di dolore “Sei il primo”. Esitai per un attimo, ricordando i dolori allucinanti che provai io la prima volta. Immediatamente, trasportato da sentimenti contrastanti, affondai il mio cazzo in profondità una seconda volta. Lo scopai senza altre remore. Era strettissimo, sentivo il contorno del suo buco spezzarsi sotto la pressione della mia cappella, il calore delle viscere avvolgermi il cazzo. Lo penetrai a lungo e in diverse posizioni, dopo esserci spogliati completamente. Mi supplicava di non smettere avendo ormai scoperto i piaceri della sodomia. Fu la prima volta che mi sentii veramente soddisfatto a scopare un uomo. Durante la monta gli procurai due orgasmi incontrollati in cui schizzò inaspettatamente il suo seme, la prima volta sul suo ventre quando era supino e la seconda sul mio quando cavalcava il mio cazzo. Nel volergli infliggere dolore gli stavo solo dando un piacere immensurabile.
Mi volle scopare anche lui. Provai un iniziale disagio nel sentirmi dopo tanti anni di nuovo sottomesso a lui, poi mi lasciai andare quando per la prima volta riuscì a darmi piacere e non sofferenza. Anche lui mi scopò come un toro. Completamente eretto aveva un bel cazzo, un’asta notevolmente grossa e una penetrante cappella a punta. Lo sentivo pulsare dentro di me mentre mi pompava inesorabile il buco. Persi il conto del numero di volte che sborrò quella sera, sia mentre lo scopavo io sia mentre mi prendeva lui. Nonostante ciò non perse mai di consistenza, neanche per un attimo.
Avvinghiati con i nostri corpi sporchi di terra, incuranti dei fari delle auto che andavano e venivano, ci abbandonammo nell’oblio dell’odio e dell’amore. Godemmo di ogni parte dei nostri corpi, di ogni sensazione, di ogni istante, ognuno alla ricerca del proprio piacere. I nostri corpi esausti ma ancora tesi dall’eccitazione si trovarono in un 69 per raggiungere insieme il culmine del godimento. Succhiai il suo cazzo con la mia bocca esperta, mi piaceva sentirlo pulsare a contatto con la mia lingua. Deglutii tutto il suo precum, si bagnava molto e questo mi eccitava parecchio. Lui pompò e leccò avidamente il mio fino all’apice del piacere in cui sborrammo contemporaneamente nelle rispettive bocche. Lo saziai con cinque potenti schizzi che ingoiò solo dopo aver assaporato la dolcezza del mio liquido proibito. Gli schizzi che riempirono la mia bocca furono solo due, sufficienti considerate tutte le sue precedenti sborrate. Il gusto amaro della sua sborra mi fece stringere la bocca e mi sbrigai a sputare. Ci lasciammo cadere esanimi in posizione supina con la testa appoggiata l’una sui piedi dell’altro. Dopo aver recuperato un po’ di fiato, le nostre labbra si cercarono e ci abbracciammo in un appassionante bacio. Quello fu il nostro primo bacio e le lingue curiose si scambiarono gli umori del nostro amplesso. Mi sussurrò all’orecchio “È stato bellissimo! Avrei già voluto farlo vent’anni fa.” Calò di nuovo il gelo e il mio sguardo si spense nel vuoto.

Rividi Michele parecchie altre volte, sempre in occasione di incontri fugaci visto che lui era sposato con due figli. Con il tempo lo conobbi meglio e scoprii che era veramente una bella persona a conferma del fatto che l’adolescenza è un’età stupida e che le persone possono cambiare. La rabbia inconscia che nutrivo nei suoi confronti teneva alta quella particolare carica sessuale che si creò tra noi durante i primi incontri. Scopavamo che era una meraviglia: lui prendeva me ed io prendevo lui. Furono sei mesi della mia vita di sesso intenso senza freni e inibizioni.

Smisi di vederlo quando si spense la passione, il giorno in cui lo PERDONAI.

FINE
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