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Gay & Bisex

Pornopoly (2) - Visita in prigione.


di Membro VIP di Annunci69.it GSAwNSA77
24.02.2018    |    9.564    |    9 9.4
"“Le solite cagne in calore non perdono tempo” commentò Claudio invitandomi a lanciare i dadi..."
Si susseguivano i lanci dei dadi, le pedine si rincorrevano sul precorso del Monopoly. Il gioco proseguiva allegramente, tra risate, esibizioni varie e puro godimento con vero spirito cameratesco. Si era creato veramente un bel clima. I terreni erano tutti equamente distribuiti e le contrattazioni si facevano sempre più piccanti: chi offriva i propri indumenti in cambio di proprietà, chi incappava in qualche imprevisto e doveva pagare un pegno, chi si appartava sulla coperta dei peccati, ormai intrisa di saliva e altri liquidi corporei per pagare i propri debiti in natura, il tutto senza mai interrompere lo svolgimento del gioco.
L’aria del salone era satura, si respirava quell’intenso ed eccitante odore di maschio: il profumo di corpi leggermente sudati e arrapati, gli ormoni a mille che emanavano quell’inconfondibile voglia di sesso. Per me feticista degli odori era come essere in un paradiso gay.

Dopo un’ora abbondante di gioco eravamo tutti spogliati delle nostre inibizioni e non solo. Giovanni, il giovane e talentoso pompinaro, era rimasto in mutande, ma aveva già costruito due case su ognuno dei suoi terreni nella speranza che qualcuno dovesse pagargli la pigione. Graziano, un altro giocatore molto giovane e carino, grazie a una fortunata vincita aveva guadagnato le calze di tutti i partecipanti. Beato lui, oltre al grande valore degli indumenti, aveva una fortuna che probabilmente neppure apprezzava. Io di tanto in tanto gli allungavo 20 Euro di nascosto per poterle sniffare e inebriarmi con il loro più e meno intenso profumo. Pietro, il mio bel tenebroso, giocava a torso nudo poiché aveva già ceduto la maglietta a un altro giocatore. Sfoggiava un fisico asciutto ma scolpito che non mi lasciava affatto indifferente. Non si separava mai dalle mie mutande, ogni tanto le portava alla faccia per assaporare un anticipo del mio frutto che fino a quel momento non aveva ancora avuto occasione di assaggiare. Claudio, l’incorruttibile giudice del gioco, continuava a dare istruzioni e impartiva ordini più o meno imbarazzanti. Uno dei momenti più esilaranti fu quando Tony, un giocatore bello in carne, dovette fare tre turni di gioco vestito in lingerie femminile con tanto di parrucca bionda. Non smettemmo un attimo di apostrofarlo con commenti osceni.

Finalmente era giunto il momento che tutti aspettavamo (o temevamo). Fu il turno di Pietro e il lancio dei dadi lo portò direttamente sulla casella della prigione. “Finalmente!” sbuffò Claudio accompagnato da un'esultazione generale. Io che ero nuovo al gioco e non conoscevo ancora tutte le regole, ascoltai attentamente le istruzioni “Pietro, sei condannato a due turni di gioco in prigione. Sarai isolato dal gioco e perderai la possibilità di lanciare i dadi, trattare le tue proprietà e incassare le pigioni. Tuttavia sai bene che tutti i giocatori, se lo desiderano, potranno farti visita in qualsiasi momento e fare con te quello che vogliono”. A quelle parole mi illuminai, da lì a poco avrei finalmente goduto appieno del mio sogno erotico. Qualche altro giocatore non riuscì a trattenere l’entusiasmo urlando di giubilo e battendosi il cinque. Del resto Pietro era un bel bocconcino e io non ero il solo ad aver messo gli occhi su di lui.
Pietro che evidentemente conosceva le regole, si alzò e andò a sedersi su un divano in disparte in fondo al grande salone. Claudio lo seguì, gli ammanettò le mani dietro la schiena e prima di mettergli la maschera nera sugli occhi e le cuffie con una musica ad altissimo volume sulle orecchie per isolarlo completamente, gli chiese se avesse un desiderio particolare. Pietro senza rispondere alla domanda guardò verso di me e mi fece l’occhiolino accompagnato da un sorriso malizioso. Il messaggio era chiaro e mi bastò annuirgli prima che venisse bendato e la musica iniziasse a rimbombargli in testa.

Quando Pietro fu sistemato, il gioco proseguì ed era arrivato il mio turno. In una manciata di secondi Giovanni il pompinaro e l’altro ragazzo, Graziano, che si era distinto anche lui in ottime prestazioni orali per barattare un terreno, si fiondarono contemporaneamente sull’inerme prigioniero sotto gli occhi sbigottiti di tutti. “Le solite cagne in calore non perdono tempo” commentò Claudio invitandomi a lanciare i dadi. Si inginocchiarono davanti al divano-prigione e insieme gli slacciarono i pantaloni per liberare il suo pene già in evidente erezione. Fu Giovanni il primo ad affondare la bocca, seguito a ruota dal compagno che si dedicò a leccare le grosse palle di Pietro che poggiavano sul divano come due belle susine. Se lo passavano da una bocca all’altra, le loro lingue si rincorrevano su quella turgida mazza che si imponeva sulle loro labbra vogliose, si scambiavano la saliva e insieme continuavano a succhiare avidamente. Ogni tanto mentre avanzavo con la pedina e cercavo di seguire il gioco, lanciavo un’occhiata alla prigione e la scena che si presentava ai miei occhi era davvero eccitante. Pietro seduto sul divano con le braccia immobilizzate dietro la schiena e la testa rivolta al soffitto, si lasciava succhiare tranquillamente sapendo che presto gli avrei fatto visita anche io. Nell’attesa era evidente che si gustava quel doppio pompino come un delicato antipasto prima del piatto forte.

Finito il mio turno di gioco mi scusai con i miei compagni, mi alzai e mi sgranchii le ginocchia indolenzite. Senza chiedere presi un preservativo e il lubrificante a disposizione per il gioco e mi diressi verso Pietro. Era il momento giusto, aveva il cazzo durissimo, pronto per me. I miei due compagni di gioco si fecero da parte, io mi sfilai i pantaloni, srotolai il goldone sulla mazza con un filo di gel sulla punta e mi misi a cavalcioni sopra di lui. Quando la cappella premette vogliosa contro il mio buchetto lubrificato, Pietro accennò un leggero sorriso. Anche se estraniato dalla realtà, aveva intuito che ero io, sapeva cosa stava per succedere e la cosa lo eccitò ancora di più.
Feci un sospiro e sprofondai completamente sul suo cazzo fino ad appoggiare le chiappe sul suo basso ventre. Le sue labbra si aprirono in una smorfia di piacere. Lo accarezzai sulla guancia. “Sei bellissimo” gli sussurrai ma non poteva sentirmi a causa della canzone degli Imagine Dragons che gli rimbombava nelle orecchie. Restai fermo qualche istante ad osservarlo impalato sul suo cazzo. Mi faceva tenerezza, così indifeso e inerme, seduto con le mani costrette dietro la schiena senza vedere né sentire, bloccato sul divano dal peso del mio corpo. Con le mani esploravo ogni centimetro del suo corpo perfetto: i pettorali erano ricoperti da finissime perle di sudore e le spalle con i bicipiti erano in tensione mettendo in evidenza ogni muscolo. Mentre lo baciavo delicatamente sul collo gli passavo le mani tra i capelli arruffati. Lo sentivo sempre più duro dentro di me. Iniziai a muovere il bacino con sinuosi movimenti circolari, poi con la sola forza delle ginocchia appoggiate sul divano abbassavo e alzavo il culo al ritmo della canzone che potevo chiaramente sentire dalle sue cuffie. Prima il ritmo era più leggero, poi sempre più veloce con affondi profondi e stando attento a mai fare uscire del tutto il suo cazzo. Avevo il totale controllo della situazione, alternavo i movimenti del mio culo a brevi pause quando sentivo i sui lamenti gutturali troppo frequenti. Non potevo farlo sborrare, sarebbe stato eliminato dal gioco e io non mi sarei più potuto divertire con lui.
Ci misi un po’ ad accorgermi di non sentire più le urla, le risate e il rotolare dei dadi. Nella stanza regnava il silenzio, si sentiva solo il rumore delle mie chiappe sbattere contro il corpo di Pietro. Mi girai verso gli altri e vidi tutti gli occhi puntati su di noi, guardavano il cazzo di Pietro sparire nel mio culo ad ogni mio affondo. Avevano interrotto il gioco estasiati dallo spettacolo fino a quando li esortai a proseguire. “Continuate pure a giocare, fate come se non ci fossimo”, subito riprese il trambusto del gioco ma gli occhi di tutti erano comunque rivolti verso di noi.

Andammo avanti a scopare fino alla sua scarcerazione, feci solo una breve pausa quando fu il mio turno di lanciare i dadi. Persi diverse opportunità di incassare pigioni e trattare terreni con gli altri giocatori, ma non mi importava. Non mi interessava più vincere, avevo già realizzato il mio desiderio e goduto del mio premio.
Non appena Pietro fu liberato, mi prese la testa tra le mani e mi diede un lungo bacio facendo scivolare un po’ di lingua nella mia bocca. “Sei stato fantastico” mi disse e quelle furono le prime vere parole che mi rivolse in tutta la giornata. Fummo immediatamente ammoniti dal severissimo Claudio che ci richiamò all’ordine, ricordandoci che Pietro non era più in prigione e stavamo infrangendo un’importante regola del gioco.

Erano trascorse più di due ore di gioco e fuori il sole era già tramontato. Appena scarcerato, fu la volta di Pietro a lanciare i dadi. Fece un doppio sei e dalla prigione avanzò fino alla casella degli imprevisti. Nel guardare il cartoncino Claudio si portò la mano alla fronte e per un attimo restò a bocca aperta in un’espressione mista tra il divertito e il preoccupato. Poi lesse ad alta voce “Ti sei beccato una denuncia per atti osceni in luogo pubblico, vai subito in prigione per due turni di gioco. Valgono le stesse regole della classica prigione, ma in questo caso dovrai scegliere una persona che sconterà la pena insieme a te”. Tutti scoppiarono in una fragorosa risata seguita da un applauso generale e da commenti di ogni genere. Senza dare troppo peso alla reazione dei nostri compagni Pietro mi prese la mano e mi accompagnò dall’altra parte della stanza fino al “nostro” divano.

Continua
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