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16. Al mare: Considerazioni e Confessioni (1° Parte)


di trombamico74
17.10.2020    |    17.524    |    2 9.5
"Le lingue e i baci sul suo orifizio profanato, mentre sfilavano il manico azzurro o subito dopo, quando con la saliva lenivano ogni piccolo dolore rimasto, ..."
Fabrizio da quella prima volta in cui sorprese i genitori far sesso, tenendoli d’occhio, scoprì che all’interno delle loro dinamiche di coppia le loro attività sessuali si limitavano a un paio di volte alla settimana, in corrispondenza del weekend, quando come consueto lui con la mamma e gli zii si trasferivano nella casa al mare.

Il padre, con la scusa del lavoro e di alcuni impegni improrogabili evitava tutte le volte di partire con loro, ma come un animale che vuole marcare il territorio ogni sera prima della partenza e in quella del ritorno, prendendo d’assalto il sedere della mamma si ricordava dei suoi doveri coniugali in un rito che si ripeteva di settimana in settimana.
La mamma ultimamente durante la settimana era quasi sempre era nervosa e scontrosa, ma aumentava la sua litigiosità nei confronti del padre in prossimità del venerdì sera, quando come un copione già visto, il padre pur giustificandosi che aveva fatto il possibile per andare al mare con loro comunicava che sarebbe rimasto in città.

Nel suo mondo adolescenziale fatto di positivo o negativo, bello o brutto, buono o cattivo, queste dinamiche sfuggivano al suo ragionamento e malgrado nella sua testa il sesso fosse qualcosa che appartiene ad un momento di felicità e complicità di coppia, i suoi genitori al contrario, sfuggendo ad ogni sua logica, lo facevano nei momenti in cui litigando e offendendosi e accusandosi, quasi rischiavano di arrivare allo scontro fisico.

Quindi un po' per la curiosità di comprendere meglio le loro dinamiche da persone adulte, un po' per la curiosità di assistere alle inculate che il padre dedicava alla madre, malgrado ormai dopo la pratica con Erica e poi successivamente con Valentina, sotto quell’aspetto si sentisse abbastanza ferrato in materia, non smise di assistere volta dopo volta ai loro momenti di intimità, sempre uguali e sempre con lo stesso finale.

Va precisato, che Erica e Valentina sapendo che il venerdì era l’ultimo giorno della settimana in cui potevano averlo nei loro buchetti spesso in quel giorno, lo spompavano più del solito e solo per un infinito amore materno, osservando la madre a carponi sul letto con il padre che in piedi dietro di lei affondava il suo bastone di carne inculandola, si masturbava aspettando di venire insieme a lei.

Il padre scaricato il suo fucile sistematicamente subito dopo si addormentava a pancia sotto, mentre sua madre mettendosi le dita dentro e toccandosi il clitoride arrivava solitaria alla meta con lo sguardo perso verso il soffitto.

Ogni volta, la madre supplicava il padre di averlo nella figa ed ogni volta il padre lasciava la sua richiesta inascoltata approfittando del suo sedere.
Fabrizio, con il cazzo in mano, se fosse stato possibile avrebbe fatto di tutto, per accontentare la supplica della mamma, ma pietrificato dietro la porta socchiusa, poteva solo guardare, ringraziando il momento in cui le dita di lei entrando nella sua figa aperta lo liberavano da quella richiesta finalmente esaudita.

Ogni volta, come se tacitamente lo avessero deciso e concordato, lui e la mamma venivano in contemporanea e insieme si leccavano le dita intrise del loro piacere prima di addormentarsi ognuno nel proprio letto.

Assistere nella casa al mare alle cavalcate infoiate degli zii durante il riposino pomeridiano, era sicuramente molto più eccitante rispetto a vedere i suoi genitori farlo sempre uguale nella solita maniera, ma nulla di lontanamente paragonabile rispetto ai momenti intimi di sua mamma e di sua zia, quando la mattina presto lo zio andando a correre inconsapevolmente lasciava le due sorelle da sole a ricordare i loro incontri saffici di gioventù.

Le loro mani a cono dentro le loro fighe, la loro passione quando strusciavano i loro sessi umidi, il loro desiderio quando intente a succhiarsi il clitoride lasciavano rintoccare nell’aria il rumore delle loro labbra bagnate, tutto esprimeva sesso e godimento fino all’ennesima potenza.
I loro corpi maturi in quei momenti diventavano fanciulleschi, come se il trascorrere dell’età o qualche chilo di troppo sui loro corpi di colpo scomparissero e non fossero più visibili.

Osservare la mano di sua mamma, in proporzione grande il doppio delle sue, scomparire tutta dentro la figa di sua zia fino al polso, senza opporre nessuna resistenza, rumoreggiando quando entrava e usciva, lo mandava in estasi.
Il sesso di sua zia completamente senza peli, con le labbra poco pronunciate leggermente ondulate, simili al bordo di una conchiglia tropicale, che fino a un momento prima sembrava innocente e virginale, un attimo dopo completamente aperto e profanato da una intera mano fino al polso, si trasformava in una cavità famelica mai sazia, che chiedeva solo di essere sfondata.

Al contrario invece, la figa di sua mamma con una fessura molto estesa per tutta la sua lunghezza e due grossi labbroni gonfi circondati da un cespuglio di pelo ondulato e corvino, quando riceveva la mano di sua zia, diventava improvvisamente pudica e malgrado le spinte e i tentativi di andare oltre ruotando il polso, lasciava le nocche della mano fuori, come se si vergognasse di mostrare fino in fondo il suo godimento e le sue voglie.

Fabrizio ammaliato le guardava, menandosi l’uccello che in quei momenti cresceva a dismisura, fino al momento in cui sodisfatte entrambe venivano l’una nella bocca dell’altra, spesso squirtando in maniera violenta bagnando le lenzuola che poi sistematicamente erano costrette a cambiare.

Ma i loro amplessi non erano mai uguali, non erano mai scontati, come a voler rincorrere ciò che i loro uomini non gli davano, quel piacere disatteso e non completamente sodisfatto, a cui si dedicavano cercando di arrivare oltre il godimento fine a sé stesso, sanando delle cicatrici che poi durante la settimana con i loro mariti si sarebbero riformate.
E così, in quelle domeniche mattine in cui le vecchine ai primi rintocchi delle campane andavano in chiesa a pentirsi dei loro peccati, a modo loro in egual misura mondavano i peccati e le colpe dei rapporti con i loro mariti, che forse ormai dato il trascorrere del tempo risultavano stanchi e consumati.

Fabrizio al contrario, scevro di ogni peccato coniugale, godeva di ciò che si mostrava ai suoi occhi, partecipando di nascosto al loro rito di purificazione, desiderando se mai gli fosse stato possibile, di aiutarle a riscattare le colpe che lì si mostravano fin troppo chiare.

E così qualche volta, mentre cavalcava Erica e Valentina, guardandole darsi reciprocamente piacere gli capitava di pensare a sua zia e sua mamma intente a godere insieme; e lì in quei momenti, una parte della sua mente abbandonava il terrazzo di Erica per correre alla casa al mare e inevitabilmente finire con sua zia e a sua madre.
E in quei casi, l’orgasmo arrivava impetuoso e forte facendogli vibrare ogni muscolo del corpo e il suo seme spruzzava con tutta la violenza che i suoi muscoli contraendosi gli riuscivano a dare, affinché oltre Erica e Valentina con il suo piacere potesse sodisfare anche le altre due amanti.

Ma non c’era nulla di incestuoso nei suoi pensieri e dopo averli fatti non si sentiva in colpa, sicuro che l’unico sentimento che lo guidava era esclusivamente l’amore, l’amore per le quattro donne che in quel momento nella sua vita erano tutto ciò che di bello lo circondava.
Riprova ne era che quando osservava suo padre, cavalcare la madre o suo zio approfittare di ogni pertugio della zia, lui non era geloso, ma faceva il tifo per loro, sperando che inconsciamente comprendessero ciò che ormai lui sapeva e aveva capito: cosa le loro donne in quel momento desideravano per raggiungere fino in fondo il massimo del piacere.

Ma per meglio lasciare comprendere anche voi, permettetemi una piccola descrizione di ciò che Fabrizio aveva visto e compreso.

Lo zio rispetto al padre era un amante molto più poliedrico, le sue esibizioni amatorie non erano mai le stesse, al punto che Fabrizio osservando gli amplessi degli zii trovava sempre qualche nuovo spunto o qualcosa da imparare e poter provare con Erica e Valentina, ma più attento alla forma che alla sostanza, arrivava al traguardo troppo in fretta, lasciando spesso la zia con ancora la voglia di essere stantuffata e di sentirlo dentro.
Spesso dopo aver finito si dedicava a leccargli il clitoride e a penetrarla con la mano, portandola all’orgasmo, ma sembrava che il piacere della zia passasse in secondo piano e per lui fosse più la voglia di vederla squirtare e di bere i suoi umori a motivare le sue azioni, in maniera da potersi autoproclamare un eccellente amatore, ma tralasciando che l’amore è fatto anche di carezze e coccole, di abbracci e baci.

“Quanto felice sarebbe stata sua madre, se suo padre rompendo la monotonia invece del sedere per una volta si fosse dedicato al piacere della sua figa calda e sbrodolante e allo stesso tempo quanto sarebbe stata la felicità di sua zia, se invece di godere con le dita e la bocca dello zio, per una volta a farla spruzzare fosse stato un paletto di carne piantato dentro le sue intimità”.

Fabrizio prendendo spunto dalle due sorelle e dalle due amiche, piano piano maturava una sua idea delle donne e le amava e le ammirava sempre di più, al contrario osservando il padre e lo zio radicava l’idea di quanto gli uomini con i loro pensieri elementari spesso si perdevano parte di quello che accadeva intorno a loro, come chi guardando il dito che puntando in alto indica la luna, invece di guardare la luna si sofferma sul polpastrello.

Dal canto suo, quando era con Erica e Valentina, più attento al loro godimento che al suo, cercava di sodisfarle e di riempirle di attenzioni, non tralasciando nulla del loro piacere, anche se questo a volte lo portava a doversi adeguare e farsi andare bene alcune cose che non aveva considerato, come ad esempio, le incursioni che Valentina con sempre maggiore frequenza dedicava al suo sedere.
Le prime volte non completamente accettate le aveva sopportate per non spezzare il momento di complicità, poi piano piano ne aveva colto il piacere e la sottile sfida di poter ricambiare con la stessa moneta, per poi ritrovarsi a godere come un matto mentre un palo azzurro gli profanava il sedere fino alle profondità delle viscere.

Ma questo non toglieva nulla alla sua mascolinità e alla sua prestanza fisica, al contrario invece quando le loro lingue giocando con le pieghe del suo sedere ne preparavano il momento della penetrazione e quando le loro dita poi piano piano facevano capolino dentro la sua cavità che in risposta si apriva per accoglierle, sentendo montare dentro l’eccitazione e il brivido per la successiva inculata, in qualche maniera si sentiva molto più affine a loro e comprendeva lo stato d’animo con cui Erica e Valentina, bramose aspettavano di essere penetrate dal suo paletto di carne.
Le lingue e i baci sul suo orifizio profanato, mentre sfilavano il manico azzurro o subito dopo, quando con la saliva lenivano ogni piccolo dolore rimasto, erano di una dolcezza infinita, una coccola meravigliosa, che lui comprendendo e apprezzando poi aveva modo di ricambiare.

Erica e Valentina, pur se adolescenti gli avevano saputo insegnare molto sul significato intrinseco della sessualità e di questo Fabrizio era molto grato e al di là dell’attrazione fisica e dell’eccitazione che si innescava quando era con loro, aveva finito per innamorarsene perdutamente.
Ma non di un amore esclusivo fatto di possesso e gelosia, ma di un amore puro in cui conta essere felici e desiderare la felicità di chi si ama, al punto che quando Erica e Valentina in sua assenza, si amavano tra di loro, lui non si sentiva tradito e anzi ne era felice, sapendo che la sua assenza non faceva cessare l’amore non lo rovinava, ma la sua presenza al contrario lo rendeva più forte e più completo.

Queste considerazioni che lo accompagnavano ogni fine settimana, quando distante dalle due ragazze, viveva la sessualità riflessa dei suoi genitori e dei suoi zii, portandolo inevitabilmente a fremere attendendo il lunedì pomeriggio in cui finalmente, poteva essere tra le loro braccia alla mercé delle loro bocche e dei loro corpi.
Con il trascorrere del tempo, di settimana in settimana, giunti gli ultimi giorni di luglio, Fabrizio sempre più legato e innamorato, sentiva montare dentro di lui l’angoscia per l’imminente separazione da Erica e Valentina, dato che, come tutti gli anni, si sarebbe trasferito per un intero mese nella casa al mare con la mamma e la zia, mentre lo zio e il padre presi dagli impegni lavorativi, li avrebbero raggiunti soltanto durante i fine settimana, lasciando per il resto del tempo l’onere a lui di essere l’unico maschietto di casa.

Il distacco da Erica e Valentina per un intero mese sarebbe stato sicuramente straziante e difficile da sopportare; fortuna che nelle due settimane centrali del mese di agosto, quando finalmente anche i loro rispettivi genitori sono in ferie, andando la stessa località dopo le loro innumerevoli insistenze ne avrebbero permesso il ricongiungimento.

Quella separazione non sarebbe stata difficile solo per Fabrizio e anche se le due amiche sarebbero comunque rimaste insieme a tenersi compagnia, l’imminente distacco pesava anche a loro ed anche se fecero di tutto per non pensarci ed impregnare di tristezza i loro incontri, nei giorni che precedevano la sua partenza, Erica e Valentina con una leggera tristezza nel cuore, approfittarono delle sue attenzioni il più possibile, regalandogli degli orgasmi memorabili, cercando di lenire se fosse possibile, quel senso di assenza che dentro di loro avrebbero provato.

E così in quei momenti, il manico azzurro, compagno ormai inseparabile del suo manico di carne, quando non era piantato nel suo sedere, era comunque impegnato in qualche altra cavità femminile, a donare piacere alternandosi con il suo, in una varietà di posizioni e di ruoli sempre diversi e mai uguali.

Unica costante erano le sue esplosioni di piacere, che nel caso di Valentina si limitavano alla sua bocca e al suo sedere, dato che da prassi non usavano mai i profilattici, mentre Erica che ormai prendeva la pillola, quasi sempre al culmine del piacere gli chiedeva di esploderle dentro la sua figa il suo caldo nettare.

Giunse infine il venerdì prima della partenza, nudi ancora avvinghiati dopo essersi lungamente amati ed aver goduto a più non posso, Fabrizio tra le braccia di Erica e Valentina, prima di staccarsi da loro e lasciarle per una intera settimana dovette fare loro una solenne promessa:

(Erica e Valentina) “Prometti che andando al mare, cercherai e troverai un posticino tranquillo dove potremo stare insieme indisturbati”
(Fabrizio) “Prometto che da domani appena sarò arrivato mi metterò alla ricerca”

A lui il compito di mantenere quanto promesso, cosa che ormai rivestiti quando stava per andare via, Erica facendo scivolare una mano dentro le mutandine, bagnandosi le dita nell’ostrica ancora umida, portandole alle sue labbra gli ricordò.
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