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Scommettiamo che....


di renko
17.08.2019    |    23.742    |    14 9.4
""Urca, che sete!" E' il mio sprezzante saluto ai due compari..."
Ferragosto a metà degli anni ottanta, un caldo insopportabile, un paese deserto, niente da fare, una gran sete!
Me ne sto seduto indolente ad un tavolo del bar del mio paesino a ciucciare ghiaccioli alla menta nella speranza di battere l'afa impellente e, soprattutto, di veder passare nella piazza del paese Silvie, splendida turista vent'enne che, dalla Francia, è venuta a trovare i nonni materni miei compaesani.
L'ho conosciuta ieri, ho consegnato la spesa che i nonni hanno fatto nel negozio dei miei, ma che non erano in grado di portare fino a casa.
Stava sdraiata in giardino a prendere il sole in costume. Una visione! Mora, occhi castani profondi e penetranti, una bocca disegnata da un fumettista erotico, un corpo perfetto e ancora un po' adolescenziale da conturbante Lolita!
Come spesso mi capita in presenza di bellezze femminili ho fatto la figura dell'imbranato!
Ho fermato il furgone sull'aiuola schiacciando dei bei fiori colorati che ora vi direi anche di che specie sono se non fossero completamente spiaccicati. Ho rovesciato sul prato la cassetta con la spesa e rincorso le mele e le pesche uscite dai sacchetti. Sono inciampato sullo scalino che porta all'ingresso e quasi mi suicido in diretta, tutto questo senza mai staccare gli occhi dalla stupenda creatura che mi guardava sorridendo divertita da tanta incapacità.
Eh, ragazzo mio, mi sono detto, speriamo che con gli anni gli ormoni si assopiscano un po', altrimenti saranno guai!
Sono stati guai, lo posso dire ora che ho molte primavere che pesano sulle spalle.
Consegnata finalmente la spesa, o quel che ne restava, agli anziani nonni, sono riuscito comunque a raccogliere tutto il coraggio a portata di mano e a presentarmi alla visione in costume.
"Ciao, sono Renko. Sei qui in vacanza?"
"Ciao, sì passo l'estate con i nonni. Mi chiamo Silvie, sono francese. Fai un lavoro pericoloso tu...!"
Ragazzi! Mi prende per il culo, ma lo fa con una erre moscia che mi sconvolge fin nei calzini! L'espressione che mi si disegna sul viso deve essere da campionato mondiale di imbecillità. Mi sento come se mi avessero preso a bastonate e io ne fossi felice. Dietro ad un cespuglio credo anche di aver intravvisto un nano da giardino con arco e freccia che mi prendeva di mira...
"No, beh, sì, no no... scusa ma non mi aspettavo di incontrarti. Mi hai colto di sorpresa e allora sono andato in confusione. Di solito non sono così pasticcione, un po' la colpa è tua."
Ride divertita! Sono al 50% dell'opera. MI hanno detto che se riesci a farle ridere le hai quasi conquistate. Chissà se è la verità o una stronzata...
"Beh, ora vado. Domani è festa. Che fai di bello?"
"Domani sono a pranzo con tutti i parenti, poi non lo so, sono appena arrivata e non conosco molte persone qui."
"Anch'io domani pomeriggio non so cosa fare. Casomai ci troviamo al bar in piazza e poi decidiamo cosa fare, ti va?"
"Potrebe essere, non so ancora cosa decidono i miei parenti per domani. Se sono libera lo faccio un salto al bar nel pomeriggio!"
"Ciao Silvie, a domani allora!" Sento la polo pulsare violentemente, sono i battiti che dal petto mi scuotono dappertutto, monto sul furgone non avendo la minima idea di come metterlo in moto...
Ormai sono le due, le carte dei ghiaccioli sono sparpagliate sul tavolo, Merlot il merlo indiano dalla sua gabbia continua a bestemmiare come un veneto ubriaco, ma di Silvie non ho ancora visto traccia.
La piazza è deserta così come il bar, a parte quattro vecchietti che giocano a carte e ormai fanno parte dell'arredamento del locale, la barista annoiata, il merlo Merlot, io e Miro, che cerca di strappare una scommessa alla barista.
Miro è un erotomane sempre in cerca di una scollatura da spiare, un paio di belle gambe da sbirciare, insomma è malato di sesso, ma tutto sommato è innocuo.
"Scommettiamo cinque mila lire che io, con le mani dietro la schiena, riesco a toccarti le tette?"
"Ma dai che fa caldo! Non ho voglia di cazzate!"
"Allora sai che perdi! Non hai coraggio!"
Continua a insistere da un quarto d'ora, finché Jole, la barista, si arrende e accetta la scommessa. Entrambi sbattono la banconota da cinque mila lire sul bancone, Miro mette le mani dietro la schiena e Jole gli si presenta davanti in attesa. Attesa che dura due secondi, poi Miro allunga le mani a palpare le tette della barista, si alza di scatto dallo sgabello e scappa dal bar urlando: "Hai vinto la scommessa, i soldi sono tuoi!"
Rido mentre anche il merlo lo manda affanc.... gracchiando dalla sua gabbietta, ride anche Jole che il giochino lo conosceva già. Per un attimo non abbiamo pensato al caldo, mi prendo un altro ghiacciolo dal frigo e torno a sedermi di vedetta.
In quel momento entra nel bar Mara, bella mogliettina di Paolo il dottore, medico condotto del paese e noto puttaniere. Anche col caldo è meravigliosa come sempre. Capelli castani tagliati cortissimi sulla nuca, occhi verdi, mini gonna jeans che lascia scoperte due gambe abbronzate e muscolose, frutto di tanto esercizio, una maglietta senza maniche indossata senza reggiseno, come sua abitudine, con due capezzoli che spiccano da due seni piccoli ma perfetti come due piccoli vulcani. Ho già avuto modo di descriverla nei miei precedenti racconti ma non resisto dal farlo nuovamente.
Si siede al mio tavolo strappandomi di mano il ghiacciolo appena scartato e iniziando a ciucciarlo come se fosse un cazzo da spompinare. I vecchietti interrompono la partita dimenticandosi all'istante tutte le carte passate e si girano verso di noi per non perdersi lo spettacolo sexy della bella Mara. Appena mi restituisce il gelato i quattro giocatori riprendono la partita smadonnando perchè non si ricordano a che punto erano. Il merlo Merlot risponde pronto ad ogni bestemmia proveniente dal tavolo dei giocatori di scopa. Io, Jole e Mara scoppiamo a ridere!
Che volete, a queste latitudini ci divertiamo con poco...
"Che fai di bello, Renko?"
"Mi annoio... anzi mi annoiavo, poi sei arrivata tu!"
"Me lo fai un favore?"
"Dipende..." Non lo dico ma dipende se il favore mi impedisce di vedere Silvie o no.
"Paolo doveva accompagnarmi alla festa ma è stato chiamato per un'emergenza, io ho il turno al bar e non posso mancare. Mi ci porti tu?" Mi chiede sbattendo le palpebre e sfanalando con i suoi meravigliosi occhioni verdi.
Il giorno di ferragosto è il gran finale della festa del paese, si tiene a qualche chilometro dalla piazza, in mezzo a un boschetto, circa 800 metri di altitudine e aria bella fresca che richiama i pochi paesani che non sono in ferie al mare e i molti turisti estivi.
Accompagnare Mara vuole dire perdere il controllo della piazza, abbandonare il bar e la speranza di incontrare Silvie... non se ne parla nemmeno, no più assoluto, mai e poi mai e poi mai mi farò convincere a fare questa cazzata!
Non so come ma mi ritrovo dopo pochi istanti in macchina con Mara al mio fianco che sfreccio in direzione della festa! Misteri del genere femminile... a volte sono veramente delle streghe! Come per magia mi ritrovo con un'erezione pazzesca che mi scoppia nei jeans. La mano di Mara da quando è salita in macchina mi massaggia proprio lì, finalmente provvede a liberare dalla costrizione il mio fratellino che abita al piano di sotto e a dargli sollievo con la sua lingua soffice e umida. Mi fa una pompa magnifica accompagnandola con un sapiente movimento della mano, rallenta quando avverte il pericolo di una imminente sborrata e interrompe bruscamente il pompino quando arriviamo a destinazione. E' una tortura ma mi sacrifico volentieri...
Appena riesco a ricacciarlo nei pantaloni parcheggio e scendo dall'auto, raggiungo lo spiazzo gremito di gente che si gode il fresco e le bibite ghiacciate alla festa camminando un po' impacciato per via del pisello ancora un po' barzotto.
Accompagno Mara al bar dove deve prendere servizio come volontaria con la speranza di bermi una birretta fresca quale compenso per il passaggio.
"Mara! Meno male che sei arrivata un po' prima!" La accoglie Genio correndole incontro. Si chiama Eugenio ma non è molto sveglio, per questo il soprannome "Genio" gli è stato affibbiato dai compaesani spiritosi.
"Paola ha avuto un'emergenza e non può venire a fare il turno con te al bar, pare abbia chiamato Paolo il dottore perché sta poco bene. Adesso ti cerco una sostituta che faccia il turno con te."
"Non importa, Genio. Lascia stare, Renko si è offerto di fare il turno con me questo pomeriggio, problema risolto, stai tranquillo."
Non se ne parla proprio! Io devo saltare immediatamente in macchina e tornare in piazza ad aspettare Silvie, eppoi non mi ha neanche finito il pompino e sono ancora scombussolato, vado via, scappo, fuggo, scompaio, arrivederciiii!
Mi allaccio il grembiule che Mara mi porge e inizio a lucidare il bancone del bar e a versare bibite ai clienti senza nemmeno pronunciare una parola. Perché hanno questo potere smisurato su di me?
Appena rientro in possesso delle mie facoltà mentali e gli ingranaggi del ragionamento riprendono cigolando a funzionare realizzo che Paola è la moglie del direttore dell'ufficio postale e che si mormora sia una delle amanti di Paolo il dottore.
Mara ha incassato il colpo da gran signora e secondo me medita già di vendicarsi dell'ennesima scappatella del marito con il sottoscritto. E' un film che si ripete ormai da qualche tempo e la cosa non mi dispiace affatto.
Però oggi volevo vedere Silvie! Mi è entrata in testa e non riesco a pensare ad altro da ieri. Ora faccio finta di niente e mi defilo con discrezione per tornare a controllare se la bella francesina viene al mezzo appuntamento che le ho strappato ieri.
Verso l'ultima "ombra" (bicchiere di vino in veneto) e poi...
Per farlo passo alle spalle di Mara che, ormai è evidente, mi legge nel pensiero e si piega in avanti con il risultato di far combaciare per un attimo il suo culetto con il mio bacino. Lo strusciamento, anche se dura poco, provoca immediatamente una nuova erezione che mi impedisce di staccarmi dal bancone. Troppo evidente perché i clienti non se ne accorgano.
La maliziosa troietta continua a lavorare come se niente fosse, ma non perde occasione per strusciarsi contro di me, per mostrarmi i piccoli seni chinandosi a prendere bottiglie da sotto il bancone, mi pizzica anche il sedere quando passa dietro di me, insomma mi molesta in tutti i modi!
Che bello!!!
Ad un certo punto arrivano due clienti inattesi. Matita l'impiegato e il direttore dell'ufficio postale, colleghi sei giorni la settimana, anche nel giorno di festa non si separano e mi ordinano due spritz sogghignando maliziosi.
Mi hanno beccato a palpeggiare Mara nel loro ufficio postale qualche settimana fa e ora ci vedono ancora insieme dietro il bancone del bar, i sorrisini beffardi non se li risparmiano.
"Ehi Renko, sempre indaffarato vedo!" Mi saluta il direttore dando di gomito a Matita.
"Ciao Direttore, ho saputo che Paola sta poco bene e che ha dovuto chiamare Paolo il dottore per un'emergenza, niente di grave spero."
Tiè! Beccati questa, cornutone! Manca solo il gesto dell'ombrello ma è come se l'avessi fatto.
A Mara scappa una risatina subito soffocata con un colpo di tosse.
Al direttore si cancella immediatamente dal brutto muso che si ritrova il sorrisetto beffardo imitato subito da quel topo di biblioteca di Matita. Bevono d'un sorso lo spritz e se ne vanno con la coda tra le gambe.
"Urca, che sete!" E' il mio sprezzante saluto ai due compari. Mi volto e vedo Mara che mi fissa con quei due smeraldi che brillano di luce propria, si mordicchia un'unghia e tiene l'altra mano appoggiata al fianco, è una meraviglia! Poi fa un passettino verso di me, si alza sulle punte dei piedi e mi stampa un casto bacio sulla guancia.
"Grazie!" Non aggiunge altro. Evidentemente soffre ancora per le numerose scappatelle di Paolo il dottore, ma forse io non sono più solo un modo di vendicarsi, forse a poco a poco sto diventando un amico, forse qualcos'altro, chi lo sa?
Intanto il bar della festa si è svuotato, l'orchestrina ha iniziato a suonare e sono partite le danze sulla pista di cemento. Io e Mara ci appoggiamo con i gomiti al bancone ad osservare i ballerini di liscio. Coppie male assortite che zompettano mazurke scatenate pestandosi i piedi e sudando copiosamente.
Sento la mano di Mara infilarsi discreta nei miei jeans alla ricerca del mio fratellino calvo. Nessuno ci può vedere in questa posizione, siamo nascosti dal bancone del bar e le nostre espressioni restano impassibili. Le sue dita sapienti mi accarezzano stringendo con la giusta forza per poi allentare la presa senza mai smettere di segare il mio uccello. Ben presto l'erezione raggiunge il massimo possibile.
Con un rapido sguardo Mara si accerta che nessuno ci stia guardando, poi scompare sotto il bancone, infila le mani sotto il mio grembiule, abbassa la zip e si impossessa del mio piccolo grande amico, compagno di tante avventure.
Inizia una sega magistrale con entrambe le mani, senza trascurare di massaggiarmi i coglioni che ha fatto uscire dai jeans. Faccio uno sforzo per mantenere un'espressione impassibile mentre la porcellina mi lecca la cappella con quella meraviglia di lingua che la natura le ha donato. Quando ritiene che sia sufficientemente lubrificato della sua saliva lo fa sparire tutto nella bocca succhiandolo piano mentre non smette di colpirlo impietosamente con la lingua.
Accompagna la manovra con le mani e, anche a causa del pompino interrotto bruscamente poco fa, sento che ben presto dovrò sborrarle in bocca. Sono sempre appoggiato al bancone del ar come se niente fosse, forse solo il respiro un po' affannato mi tradisce, ma nessuno nota niente, per ora.
Si avvicina Miro che mi sembra assetato.
"Una birra, grazie!" Ordina con un sorriso interrogativo stampato in faccia, evidentemente qualche cosa lascio trapelare.
"Miro! Che cazzo ci fai qui? Non ti do nessuna birra adesso! Vai a fare qualche scommessa che le perdi volentieri!"
"Come non mi dai da bere? E' un bar o cosa?"
"Miro, scommettiamo cinque mila lire che io, con le mani dietro la schiena, riesco a darti un pugno sul naso?"
Ci pensa un attimo... poi gira i tacchi smadonnando peggio di Merlot e si allontana finalmente lasciandomi gustare le ultime lappate di Mara inginocchiata sotto il banco.
"Non si fa così però..." Lo sento mormorare mentre se ne va, sì sì Miro si fa proprio così, un pompino da maestra si fa proprio così...
Sono arrivato a fine corsa, ora la riempio di succo, le faccio bere tutto il possibile...
Se ne accorge anche lei e immediatamente interrompe la sontuosa pompa stringendomi il cazzo nella mano e bloccando così la meritata sborrata!
"Non si fa così però!" Le urlo attento a non farmi sentire da altri.
"vieni con me..." Mi risponde prendendomi per mano e dirigendosi verso le cucine.
"Genio! Noi andiamo a prendere altri scatoloni di bottiglie in cantina, pensaci tu al bar." Grida in direzione del tipo allampanato che sta guardando invidioso i ballerini di liscio volteggiare sulla pista da ballo.
Mi porta nella cella refrigerata che funge da dispensa per l'intera sagra, contiene un po' di tutto, tra cui anche le scorte di bevande che servono a rifornire il bar. Mi spinge verso un ammasso di cartoni vuoti, ci cado come un sacco di patate ma la posizione non è così scomoda. Sono disteso sui morbidi cartoni, Mara in piedi davanti a me si sfila la maglietta mostrandomi finalmente quei due capolavori della natura che solitamente tiene (poco) nascosti.
Ragazzi! Le tette di Mara sono spettacolari! Piccole meraviglie progettate direttamente dal Creatore, che è uno che sa il fatto suo in queste cose, prendendo come stampo due coppe di Champagne e ideate con l'unico scopo di far rizzare i cazzi che hanno la fortuna di poterle ammirare.
Si muove sinuosa verso di me mentre si slaccia anche la mini gonna jeans lasciandola cadere ad abbracciarle le caviglie. E' fantastica! Fa scivolare il perizoma minimale che resta a far compagnia alla gonna sul pavimento e, completamente nuda, mi si siede in grembo. Inutile che vi descriva in quali stati sia il mio attrezzo da riproduzione.
In tempo zero sono dentro di lei, la sento calda e umida pulsare sul mio tarello, i movimenti lenti e ritmati a salire e scendere mi fanno ben presto ansimare, bofonchio pezzi di frasi sconnesse, non so nemmeio io cosa voglio dirle in questo momento.
E' la scopate più bella della mia vita, resto immobile e lascio che sia lei a condurre il gioco. Le cedo volentieri il comando delle operazioni, non saprei certo fare di meglio. Gioca con il mio sesso come se non avesse fatto altro finora nella vita. Con le mani le stringo le chiappe, più per paura che possa interrompere il movimento che per il piacere di palpare un culo da urlo.
Subisco in silenzio il supplizio, la sento mormorare: "Non volevi mica godere solo tu, vero Renko?" Sussurra ansimando per il piacere che si sta impossessando dei suoi sensi. "Volevi lasciarmi a bocca asciutta?"
"No veramente mi mancava proprio poco per riempirtela la bocca..." Rispondo strappandole una risatina.
Scopiamo in una cella in cui da un momento all'altro potrebbe entrare qualcuno. Fuori dalla porta ci saranno due o trecento persone che si aggirano alla festa. La cosa è estremamente eccitante e il risultato è una durata limitata della mia capacità di trattenermi. Complice anche le due pompe bruscamente interrotte poco fa, scoppio ben presto in una copiosa sborrata, subito seguito da Mara che viene urlando il suo consenso. "Sììììììììììììììììì, sììììììììììììììììììì!" Coperto dalla mazurka per fortuna.
Restiamo abbracciati ancora per qualche istante, ci baciamo languidamente, poi ci rivestiamo e usciamo con un paio di scatoloni di vino e torniamo a prendere servizio al bar. Nessuno ha notato niente di strano per fortuna.
Portiamo a termine il turno senza altri diversivi e, salutato Genio che ci ringrazia calorosamente, ce ne torniamo in paese. Fermo l'auto in piazza, Mara scende e mi saluta con un veloce bacio sulla guancia. "Ho urgente bisogno di una doccia!" Mi dice prima di scappare verso casa.
Anch'io ho voglia di una doccia fredda, ma la mia attenzione è catturata da Silvie che mi fissa seduta ad un tavolino del bar. L'ho combinata grossa stavolta! Scendo e mi avvicino con l'espressione più mortificata che riesco a fare, sembro John Belushi in Blues Brothers quando incontra l'ex fidanzata col mitra nel tunnel...
"Mi avevi detto che di solito non sei così pasticcione!" Mi fulmina, bruciandomi ogni scusa a cui avevo pensato in questi pochi attimi.
"Scusami..." Non so che altro dire e rimango lì imbambolato mentre arriva di corsa Miro e rivolto a Silvie le fa: "Scommettiamo cinque mila lire che io con le mani dietro la schiena ...."
No, no, no, nooooooooooooooooooooo!!!
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